Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Nuove intuizioni su come l'esercizio fisico protegge dalle malattie neurodegenerative

Stanno aumentando le evidenze che l'esercizio fisico può migliorare la funzione cerebrale e ritardare o prevenire l'insorgenza di malattie neurodegenerative come il morbo di Alzheimer (MA) e il Parkinson. Nonostante i meccanismi sottostanti rimangano poco chiari, ricerche recenti suggeriscono che l'attivazione indotta dall'esercizio dei sistemi periferici come muscoli, intestino, fegato e tessuto adiposo, può influire sulla plasticità neurale.


Un numero speciale di Brain Plasticity presenta nuove ricerche e informazioni sulla plasticità neurale e sul ruolo dei fattori periferici nella salute cognitiva.


"Sono stati identificati almeno una dozzina di fattori periferici che influenzano i livelli di neurotrofina, la neurogenesi adulta, l'infiammazione, la plasticità sinaptica e la funzione della memoria"
, ha spiegato la redattrice della rivista Henriette Van Praag PhD, della Florida Atlantic University.


Si è scoperto che la catepsina B (CTSB), una miochina, e il 'fattore neurotrofico derivato dal cervello' (BNDF) possiedono effetti neuroprotettivi solidi. In un nuovo studio presentato nell'edizione speciale, gli investigatori hanno cercato di chiarire se aumentare l'intensità dell'esercizio aerobico può aumentare la quantità di CTSB e BDNF circolanti nel sangue. Sedici giovani soggetti sani hanno fatto esercizio aerobico su tapis roulant alla massima capacità e poi al 40%, 60% e 80% della capacità.


CTSB e BDNF circolanti sono stati misurati nel sangue prelevato dopo ogni sessione di esercizio e sono state misurate la proteina CTSB, la proteina BDNF e l'espressione dell'mRNA nel tessuto scheletrico. I ricercatori hanno scoperto che l'esercizio ad alta intensità eleva la CTSB circolante nei giovani adulti immediatamente dopo l'esercizio e che il tessuto muscolare scheletrico esprime sia messaggi che proteine ​​di CTSB e BDNF.


"CTSB e BDNF sono obiettivi terapeutici promettenti che possono ritardare l'insorgenza e la progressione del deterioramento cognitivo"
, ha affermato l'autore senior Jacob M. Haus PhD, della University of Michigan. "Sono necessari altri studi per chiarire i meccanismi che regolano il loro rilascio, l'elaborazione e il ruolo specifico del tipo di fibra nel tessuto muscolare scheletrico".


Il numero speciale condivide anche una nuova ricerca secondo cui la CTSB può avere un ruolo nel controllo cognitivo modulando la velocità di elaborazione e che l'esercizio di intervallo a intensità sia moderata che alta aumenta i livelli sierici di BDNF e le prestazioni della memoria di lavoro nelle donne adulte.


Cinque articoli di revisione coprono la comunicazione tra organi di muscoli, fegato, tessuto adiposo, microbioma intestinale e cervello. Mentre si sapeva che l'esercizio fisico protegge il sistema nervoso centrale, si è scoperto solo di recente che ciò dipende dalla capacità endocrina del muscolo scheletrico.


Nella loro revisione, i coautori Mamta Rai PhD e Fabio Demontis PhD, entrambi del St. Jude Children's Research Hospital, evidenziano l'impatto di miochine, metaboliti e di altri fattori non convenzionali che mediano gli effetti della comunicazione muscolo-cervello e muscolo-retina sulla neurogenesi, sulla sintesi dei neurotrasmettitori, sulla proteostasi, sull'umore, sul sonno, sulla funzione cognitiva e sul comportamento di alimentazione dopo l'esercizio.


Essi sollevano anche la possibilità che le miochine dannose derivanti dall'inattività e dagli stati di malattie muscolari possano diventare un nuovo obiettivo per un intervento terapeutico:

"Proponiamo che adattare la segnalazione del sistema muscolo-sistema nervoso centrale, modulando le miochine e i miometaboliti, ci permette di combattere la neurodegenerazione legata all'età e le malattie cerebrali che sono influenzate dai segnali del sistema", hanno affermato.


Uomini e donne mostrano differenze nella loro risposta biologica alle attività fisiche e anche nella loro vulnerabilità all'insorgenza, alla progressione e agli esiti delle malattie neurodegenerative. Una revisione di Constanza J. Cortes PhD, dell'Università dell'Alabama di Birmingham e Zurine de Miguel PhD, della California State University, discute la ricerca emergente sulle differenze specifiche del sesso nella risposta del sistema immunitario all'esercizio fisico, come potenziale meccanismo per mezzo del quale l'attività fisica influisce sul cervello.

"I risultati individuali suggeriscono che la risposta immunitaria all'esercizio fisico potrebbe essere maggiore nelle femmine, ma sono necessari ulteriori studi", hanno osservato le autrici. "Sono necessarie ricerche interdisciplinari che integrano neuroscienze, fisiologia dell'esercizio e geroscienza per spiegare le differenze sessuali nell'invecchiamento cognitivo e nelle malattie neurodegenerative legate all'età e per sviluppare nuovi obiettivi terapeutici".


Sono inoltre state fatte revisioni delle ricerche sul dialogo incrociato tra il cervello e il tessuto adiposo, in particolare su un ormone che può attraversare la BBB e che ha dimostrato di migliorare la funzione neuronale nei modelli animali del MA, sulle evidenze in crescita che la neurogenesi può essere regolata dal microbioma intestinale, e sugli effetti dell'esercizio e della dieta sulla segnalazione del BDNF nell'ippocampo, che suggeriscono approcci al trattamento delle condizioni neurodegenerative.


"La ricerca raccolta in questo numero conferma l'importanza dell'esercizio per la funzione della memoria", ha dichiarato la redattrice Christiane D. Wrann PhD/DVM, del Massachusetts General Hospital e della Harvard Medical School. “Siamo lieti di condividere questo entusiasmante numero speciale. Nei prossimi anni probabilmente saranno scoperte molte più molecole sistemiche rilevanti per il cervello e potrebbero fornire una base per nuovi approcci terapeutici alle malattie neurodegenerative".

 

 

 


Fonte: IOS Press (> English) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti:

  1. CE Mazo, ...[+3], JM Haus. High Intensity Acute Aerobic Exercise Elicits Alterations in Circulating and Skeletal Muscle Tissue Expression of Neuroprotective Exerkines. Brain Plasticity, 21 Oct 2022, DOI
  2. M Rai, F Demontis. Muscle-to-Brain Signaling Via Myokines and Myometabolites. Brain Plasticity, 21 Oct 2022, DOI
  3. CJ Cortes, Z De Miguel. Precision Exercise Medicine: Sex Specific Differences in Immune and CNS Responses to Physical Activity. Brain Plasticity, 21 Oct 2022, DOI

Copyright: Tutti i diritti di testi o marchi inclusi nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer OdV di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Il 'Big Bang' dell'Alzheimer: focus sulla tau mortale che cambi…

11.07.2018 | Ricerche

Degli scienziati hanno scoperto un "Big Bang" del morbo di Alzheimer (MA) - il punto pre...

Laser a infrarossi distrugge le placche di amiloide nell'Alzheimer

7.08.2020 | Ricerche

L'aggregazione di proteine ​​in strutture chiamate 'placche amiloidi' è una caratteristi...

Convalidare il sentimento aiuta meglio di criticare o sminuire

30.03.2020 | Ricerche

Sostenere i tuoi amici e la famiglia può aiutarli a superare questi tempi di incertezza...

Nuovo metodo di selezione farmaci spiega perché quelli di Alzheimer falliscono…

31.01.2022 | Ricerche

Analizzando i meccanismi di malattia nei neuroni umani, dei ricercatori dell'Università del...

Orienteering: un modo per addestrare il cervello e contrastare il declino cogn…

27.01.2023 | Ricerche

Lo sport dell'orienteering (orientamento), che attinge dall'atletica, dalle capacità di ...

Che speranza hai dopo la diagnosi di Alzheimer?

25.01.2021 | Esperienze & Opinioni

Il morbo di Alzheimer (MA) è una malattia che cambia davvero la vita, non solo per la pe...

Svolta per l'Alzheimer? Confermato collegamento genetico con i disturbi i…

26.07.2022 | Ricerche

Uno studio eseguito in Australia alla Edith Cowan University (ECU) ha confermato il legame tra Alzhe...

L'esercizio fisico genera nuovi neuroni cerebrali e migliora la cognizion…

10.09.2018 | Ricerche

Uno studio condotto dal team di ricerca del Massachusetts General Hospital (MGH) ha scop...

Sintomi visivi bizzarri potrebbero essere segni rivelatori dell'Alzheimer…

1.02.2024 | Ricerche

Un team di ricercatori internazionali, guidato dall'Università della California di San F...

Ricercatori delineano un nuovo approccio per trattare le malattie degenerative

8.05.2024 | Ricerche

Le proteine sono i cavalli da soma della vita. Gli organismi li usano come elementi costitutivi, ...

Vecchio farmaco per l'artrite reumatoide suscita speranze come cura per l…

22.09.2015 | Ricerche

Scienziati dei Gladstone Institutes hanno scoperto che il salsalato, un farmaco usato per trattar...

Flusso del fluido cerebrale può essere manipolato dalla stimolazione sensorial…

11.04.2023 | Ricerche

Ricercatori della Boston University, negli Stati Uniti, riferiscono che il flusso di liq...

Relazioni personali ricche migliorano il funzionamento del cervello

22.06.2020 | Ricerche

Come interagiscono gli individui, come si percepiscono uno con l'altro, e i pensieri e i...

L'invecchiamento è guidato da geni sbilanciati

21.12.2022 | Ricerche

Il meccanismo appena scoperto è presente in vari tipi di animali, compresi gli esseri umani.

Scoperto perché l'APOE4 favorisce l'Alzheimer e come neutralizzarlo

10.04.2018 | Ricerche

Usando cellule di cervello umano, scienziati dei Gladstone Institutes hanno scoperto la ...

Nuovo farmaco previene le placche amiloidi, un segno specifico di Alzheimer

8.03.2021 | Ricerche

Le placche di amiloide sono caratteristiche patologiche del morbo di Alzheimer (MA): son...

Scoperta inaspettata: proteine infiammatorie possono rallentare il declino cog…

5.07.2021 | Ricerche

Finora la ricerca aveva collegato l'infiammazione al morbo di Alzheimer (MA), però scien...

Subiamo un 'lavaggio del cervello' durante il sonno?

4.11.2019 | Ricerche

Una nuova ricerca eseguita alla Boston University suggerisce che questa sera durante il ...

Meccanismo neuroprotettivo alterato dai geni di rischio dell'Alzheimer

11.01.2022 | Ricerche

Il cervello ha un meccanismo naturale di protezione contro il morbo di Alzheimer (MA), e...

Identificazione dei primi segnali dell'Alzheimer

7.03.2022 | Ricerche

Un team multidisciplinare di ricerca, composto da ricercatori del progetto ARAMIS, dell...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

We use cookies

We use cookies on our website. Some of them are essential for the operation of the site, while others help us to improve this site and the user experience (tracking cookies). You can decide for yourself whether you want to allow cookies or not. Please note that if you reject them, you may not be able to use all the functionalities of the site.