Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Featured

I ricordi potrebbero essere conservati nelle membrane dei tuoi neuroni

Synapse scheme OpenStax CC BYLo spazio tra due neuroni è chiamato sinapsi. (Fonte: OpenStax CC BY)

Il cervello è responsabile del controllo della maggior parte delle attività del corpo; le sue capacità di elaborazione delle informazioni sono ciò che ti consente di apprendere ed è l'archivio centrale dei tuoi ricordi. Ma come si forma la memoria e dove si trova nel cervello?


Sebbene i neuroscienziati abbiano identificato diverse regioni del cervello in cui sono conservati i ricordi, come l'ippocampo nel mezzo del cervello, la neocorteccia nello strato superiore e il cervelletto alla base del cranio, non hanno ancora identificato le strutture molecolari specifiche all'interno delle aree coinvolte nella memoria e nell'apprendimento.


La ricerca del nostro team di biofisici, chimici fisici e scienziati dei materiali dell'Università del Tennessee suggerisce che la memoria potrebbe essere localizzata nelle membrane dei neuroni.


I neuroni sono le unità di lavoro fondamentali del cervello. Sono progettati per trasmettere informazioni ad altre cellule, consentendo al corpo di funzionare. La giunzione tra due neuroni, chiamata sinapsi, e la chimica che ha luogo tra le sinapsi, nello spazio chiamato 'spazio sinaptico' (synaptic cleft), sono responsabili dell'apprendimento e della memoria.


A un livello più fondamentale, la sinapsi è fatta di due membrane: una associata al neurone presinaptico che trasmette le informazioni e una associata al neurone postsinaptico che le riceve. Ogni membrana è costituita da un doppio strato lipidico contenente proteine e altre biomolecole.


I cambiamenti che avvengono tra queste due membrane, chiamati nell'insieme 'plasticità sinaptica', sono il meccanismo principale dell'apprendimento e della memoria. Questi cambiamenti includono modifiche alle quantità di diverse proteine nelle membrane, nonché alla struttura delle membrane stesse.


La plasticità sinaptica può essere classificata come a breve termine, che dura da millisecondi a pochi minuti, o a lungo termine, che dura da minuti a ore o più a lungo. I processi chimici che si verificano tra le membrane presinaptiche e postsinaptiche nella plasticità a breve termine, alla fine portano alla plasticità sinaptica a lungo termine.


Dal momento che gli scienziati pensano che il modo in cui il cervello elabora e memorizza le informazioni sia attraverso questi cambiamenti a lungo termine alle sinapsi, ci siamo chiesti se la memoria può essere immagazzinata nel doppio strato lipidico della membrana.


Abbiamo scoperto che l'esposizione di un modello di un semplice bistrato lipidico alla stimolazione elettrica, simile a quella usata negli studi sul cervello, può innescare cambiamenti a lungo termine. Ciò che ha reso unico questo risultato è stato che siamo riusciti a generare cambiamenti nel nostro semplice modello di membrana senza le proteine neuronali associate di solito. Inoltre, la plasticità a lungo termine è persistita nel nostro modello per quasi 24 ore senza ulteriore stimolazione elettrica. Ciò suggerisce che la membrana neuronale può essere responsabile dell'immagazzinamento della memoria.


I nostri risultati supportano l'uso del bistrato lipidico come modello per comprendere le basi molecolari della memoria biologica. Può anche fungere da piattaforma per il calcolo neuromorfico, in cui i componenti della memoria di un computer sono modellati sulla struttura e la funzione del cervello umano.


Infine, il bistrato lipidico può anche essere un potenziale bersaglio terapeutico per trattare diverse condizioni neurologiche. Individuare dove e come la memoria viene archiviata nel cervello non solo rivoluzionerà il modo in cui comprendiamo l'apprendimento e la memoria, ma può anche guidare lo sviluppo di nuove terapie per malattie come l'Alzheimer e il Parkinson.

 

 

 


Fonte: John Katsaras (ricercatore di sistemi biologici), Charles Patrick Collier (Ricercatore di scienze dei materiali nanofase) e Dima Bolmatov (assistante prof.ssa di fisica) dell'Università del Tennessee.

Pubblicato su The Conversation (> English) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Copyright: Tutti i diritti di testi o marchi inclusi nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer OdV di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Il girovita può predire il rischio di demenza?

6.11.2019 | Ricerche

Il primo studio di coorte su larga scala di questo tipo ha esaminato il legame tra il girovita in...

Alzheimer, Parkinson e Huntington condividono una caratteristica cruciale

26.05.2017 | Ricerche

Uno studio eseguito alla Loyola University di Chicago ha scoperto che delle proteine ​​a...

Qualità della vita peggiora quando l'Alzheimer è complicato dal cancro

28.04.2023 | Esperienze & Opinioni

Che considerazioni si possono fare per una persona con Alzheimer che riceve anche la diagnosi di can...

Accumulo di proteine sulle gocce di grasso implicato nell'Alzheimer ad es…

21.02.2024 | Ricerche

In uno studio durato 5 anni, Sarah Cohen PhD, biologa cellulare della UNC e Ian Windham della Rockef...

Perché la tua visione può prevedere la demenza 12 anni prima della diagnosi

24.04.2024 | Ricerche

 

Gli occhi possono rivelare molto sulla salute del nostro cervello: in effetti, i p...

I ricordi potrebbero essere conservati nelle membrane dei tuoi neuroni

18.05.2023 | Ricerche

Il cervello è responsabile del controllo della maggior parte delle attività del corpo; l...

I possibili collegamenti tra sonno e demenza evidenziati dagli studi

24.11.2017 | Ricerche

Caro Dottore: leggo che non dormire abbastanza può aumentare il rischio di Alzheimer. Ho avuto pr...

Sintomi visivi bizzarri potrebbero essere segni rivelatori dell'Alzheimer…

1.02.2024 | Ricerche

Un team di ricercatori internazionali, guidato dall'Università della California di San F...

Il caregiving non fa male alla salute come si pensava, dice uno studio

11.04.2019 | Ricerche

Per decenni, gli studi nelle riviste di ricerca e la stampa popolare hanno riferito che ...

Pensaci: tenere attivo il cervello può ritardare l'Alzheimer di 5 anni

21.07.2021 | Ricerche

Mantenere il cervello attivo in vecchiaia è sempre stata un'idea intelligente, ma un nuo...

Ricercatori delineano un nuovo approccio per trattare le malattie degenerative

8.05.2024 | Ricerche

Le proteine sono i cavalli da soma della vita. Gli organismi li usano come elementi costitutivi, ...

Studio dimostra il ruolo dei batteri intestinali nelle neurodegenerazioni

7.10.2016 | Ricerche

L'Alzheimer (AD), il Parkinson (PD) e la sclerosi laterale amiotrofica (SLA) sono tutte ...

Scoperta nuova causa di Alzheimer e di demenza vascolare

21.09.2023 | Ricerche

Uno studio evidenzia la degenerazione delle microglia nel cervello causata dalla tossicità del ferro...

Scoperto perché l'APOE4 favorisce l'Alzheimer e come neutralizzarlo

10.04.2018 | Ricerche

Usando cellule di cervello umano, scienziati dei Gladstone Institutes hanno scoperto la ...

Perché le cadute sono così comuni nell'Alzheimer e nelle altre demenze?

4.09.2020 | Esperienze & Opinioni

Le cadute hanno cause mediche o ambientali

Una volta che si considerano tutte le divers...

Nuovo farmaco previene le placche amiloidi, un segno specifico di Alzheimer

8.03.2021 | Ricerche

Le placche di amiloide sono caratteristiche patologiche del morbo di Alzheimer (MA): son...

Proteine grumose induriscono i capillari del cervello: nuovo fattore di rischi…

11.09.2020 | Ricerche

I depositi di una proteina chiamata 'Medin', che è presente in quasi tutti gli anziani, ...

'Tau, disfunzione sinaptica e lesioni neuroassonali si associano di più c…

26.05.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) comporta il deperimento caratteristico di alcune regioni del ...

Capire l'origine dell'Alzheimer, cercare una cura

30.05.2018 | Ricerche

Dopo un decennio di lavoro, un team guidato dal dott. Gilbert Bernier, ricercatore di Hô...

Flusso del fluido cerebrale può essere manipolato dalla stimolazione sensorial…

11.04.2023 | Ricerche

Ricercatori della Boston University, negli Stati Uniti, riferiscono che il flusso di liq...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)