Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Ipotalamo può essere la regione del cervello che controlla l'invecchiamento

 

Mentre continua la ricerca della Fontana della Giovinezza, i ricercatori potrebbero aver trovato la "fontana dell'invecchiamento" del corpo: la regione del cervello chiamata ipotalamo.

Per la prima volta, gli scienziati dell'Albert Einstein College of Medicine della Yeshiva University riferiscono che l'ipotalamo dei topi controlla l'invecchiamento di tutto il corpo.


La loro scoperta di uno specifico percorso di segnalazione legato all'età prefigura nuove strategie per la lotta contro le malattie della vecchiaia e per l'estensione della durata della vita. Il documento è stato pubblicato il 1 Maggio 2013 nell'edizione online di Nature.


"Gli scienziati si domandano da tempo se l'invecchiamento avviene indipendentemente in vari tessuti del corpo o se possa essere regolato attivamente da parte di un singolo organo", scrive l'autore senior Dongsheng Cai, MD, Ph.D., professore di farmacologia molecolare all'Einstein. "E' chiaro dal nostro studio che molti aspetti dell'invecchiamento sono controllati dall'ipotalamo. Di interessante c'è che è possibile - almeno nei topi - alterare la segnalazione all'interno dell'ipotalamo per rallentare il processo di invecchiamento e aumentare la longevità".


L'ipotalamo, una struttura delle dimensioni di una mandorla situato in profondità all'interno del cervello, è conosciuto per il ruolo fondamentale che ha nella crescita, nello sviluppo, nella riproduzione e nel metabolismo. Il Dr. Cai sospettava che l'ipotalamo avrebbe potuto anche avere un ruolo chiave nel processo di invecchiamento attraverso l'influenza che esercita in tutto il corpo.


"Invecchiando", spiega, "è possibile rilevare alterazioni infiammatorie nei vari tessuti. L'infiammazione è coinvolta anche in varie malattie legate all'età, come la sindrome metabolica, le malattie cardiovascolari, le malattie neurologiche e molti tipi di cancro". Nel corso degli ultimi anni, il Dr. Cai ed i suoi colleghi di ricerca hanno dimostrato che i cambiamenti infiammatori nell'ipotalamo possono far nascere diverse componenti della sindrome metabolica (una combinazione di problemi di salute che possono portare alle malattie cardiache e al diabete).


Per scoprire come l'ipotalamo possa influenzare l'invecchiamento, il Dr. Cai ha deciso di studiare l'infiammazione dell'ipotalamo, concentrandosi su un complesso proteico chiamato NF-kB (fattore nucleare potenziante-la-catena-leggera-kappa delle cellule B attivate). "L'infiammazione coinvolge centinaia di molecole, e il NF-kB si trova proprio al centro di quella mappa regolatoria", conferma.


In questo studio, il Dr. Cai e il suo team dimostrano che l'attivazione del percorso NF-kB nell'ipotalamo di topi accelera significativamente lo sviluppo dell'invecchiamento, come dimostrato da vari test fisiologici, cognitivi e comportamentali. "I topi hanno mostrato una diminuzione della forza e dimensione muscolare, dello spessore della pelle, e della loro capacità di apprendimento: tutti indicatori di invecchiamento. L'attivazione di questo percorso induce l'invecchiamento sistemico che accorcia la durata della vita", conclude.


Al contrario, il Dr. Cai e il suo gruppo hanno scoperto che bloccando il percorso del NF-kB nell'ipotalamo del cervello dei topi si rallenta l'invecchiamento e si aumenta la longevità media di circa il 20 per cento, rispetto ai controlli. I ricercatori hanno anche scoperto che l'attivazione del percorso del NF-kB nell'ipotalamo fa declinare i livelli dell'ormone di rilascio delle gonadotropine (GnRH), sintetizzato nell'ipotalamo.


Il rilascio di GnRH nel sangue è di solito associato alla riproduzione. Sospettando che un rilascio ridotto di GnRH da parte del cervello potrebbe contribuire all'invecchiamento di tutto il corpo, i ricercatori hanno iniettato l'ormone in un ventricolo ipotalamico (camera) di topi anziani e hanno fatto la sorprendente osservazione che le iniezioni di ormone li hanno protetti dalla neurogenesi (la creazione di nuovi neuroni nel cervello) alterata, associata all'invecchiamento.


Quando i topi anziani hanno ricevuto iniezioni di GnRH quotidiane per un periodo prolungato, questa terapia ha portato benefici che includevano il rallentamento del declino cognitivo relativo all'età, probabilmente il risultato della neurogenesi.


Secondo il Dr. Cai, impedire all'ipotalamo di causare infiammazione e aumentare la neurogenesi attraverso la terapia con GnRH sono due possibili strategie per aumentare la durata della vita e curare le malattie legate all'età. Questa tecnologia è disponibile su licenza.

 

 

 

 

 


Fonte: Albert Einstein College of Medicine.

Riferimento: Guo Zhang, Juxue Li, Sudarshana Purkayastha, Yizhe Tang, Hai Zhang, Ye Yin, Bo Li, Gang Liu, Dongsheng Cai. Hypothalamic programming of systemic ageing involving IKK-β, NF-κB and GnRH. Nature, 2013; DOI: 10.1038/nature12143.

Pubblicato in Science Daily il 1 Maggio 2013 (> English version) - Traduzione di Franco Pellizzari

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X. I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari proposti da Google sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.

 

Sostieni l'Associazione; una donazione, anche minima, ci aiuterà ad assistere malati e famiglie e continuare ad informarti. Clicca qui a destra:

 


 

Notizie da non perdere

Districare la tau: ricercatori trovano 'obiettivo maneggiabile' per …

30.01.2019 | Ricerche

L'accumulo di placche di amiloide beta (Aβ) e grovigli di una proteina chiamata tau nel ...

Come dormiamo oggi può prevedere quando inizia l'Alzheimer

8.09.2020 | Ricerche

Cosa faresti se sapessi quanto tempo hai prima che insorga il morbo di Alzheimer (MA)? N...

I possibili collegamenti tra sonno e demenza evidenziati dagli studi

24.11.2017 | Ricerche

Caro Dottore: leggo che non dormire abbastanza può aumentare il rischio di Alzheimer. Ho avuto pr...

Nuova terapia che distrugge i grovigli di tau si dimostra promettente

30.09.2024 | Ricerche

Degli scienziati hanno sviluppato potenziali terapie che rimuovono selettivamente le proteine ​​t...

Capire l'origine dell'Alzheimer, cercare una cura

30.05.2018 | Ricerche

Dopo un decennio di lavoro, un team guidato dal dott. Gilbert Bernier, ricercatore di Hô...

Dott. Perlmutter: Sì, l'Alzheimer può essere invertito!

6.12.2018 | Ricerche

Sono spesso citato affermare che non esiste un approccio farmaceutico che abbia un'effic...

Pressione bassa potrebbe essere uno dei colpevoli della demenza

2.10.2019 | Esperienze & Opinioni

Invecchiando, le persone spesso hanno un declino della funzione cerebrale e spesso si pr...

I ricordi perduti potrebbero essere ripristinati: speranza per l'Alzheime…

21.12.2014 | Ricerche

Una nuova ricerca effettuata alla University of California di ...

Immagini mai viste prima delle prime fasi dell'Alzheimer

14.03.2017 | Ricerche

I ricercatori dell'Università di Lund in Svezia, hanno utilizzato il sincrotrone MAX IV ...

Il Protocollo Bredesen: si può invertire la perdita di memoria dell'Alzhe…

16.06.2016 | Annunci & info

I risultati della risonanza magnetica quantitativa e i test neuropsicologici hanno dimostrato dei...

Microglia: ‘cellule immunitarie’ che proteggono il cervello dalle malattie, ma…

28.05.2020 | Esperienze & Opinioni

Sappiamo che il sistema immunitario del corpo è importante per tenere tutto sotto controllo e per...

'Scioccante': dopo un danno, i neuroni si auto-riparano ripartendo d…

17.04.2020 | Ricerche

Quando le cellule cerebrali adulte sono ferite, ritornano ad uno stato embrionale, secon...

Goccioline liquide dense come computer cellulari: nuova teoria sulla causa del…

22.09.2022 | Ricerche

Un campo emergente è capire come gruppi di molecole si condensano insieme all'interno de...

LipiDiDiet trova effetti ampi e duraturi da intervento nutrizionale all'i…

9.11.2020 | Ricerche

Attualmente non esiste una cura nota per la demenza, e le terapie farmacologiche esisten...

Che speranza hai dopo la diagnosi di Alzheimer?

25.01.2021 | Esperienze & Opinioni

Il morbo di Alzheimer (MA) è una malattia che cambia davvero la vita, non solo per la pe...

Dosi basse di radiazioni possono migliorare la qualità di vita nell'Alzhe…

6.05.2021 | Ricerche

Individui con morbo di Alzheimer (MA) grave hanno mostrato notevoli miglioramenti nel co...

Il gas da uova marce potrebbe proteggere dall'Alzheimer

15.01.2021 | Ricerche

La reputazione dell'[[acido solfidrico]] (o idrogeno solforato), di solito considerato v...

Menopausa precoce e terapia ormonale ritardata alzano il rischio di Alzheimer

17.04.2023 | Ricerche

Le donne hanno più probabilità degli uomini di sviluppare il morbo di Alzheimer (MA), e ...

Ricercatori del MIT recuperano con la luce i ricordi 'persi'

29.05.2015 | Ricerche

I ricordi che sono stati "persi" a causa di un'amnesia possono essere richiamati attivando le cel...

Flusso del fluido cerebrale può essere manipolato dalla stimolazione sensorial…

11.04.2023 | Ricerche

Ricercatori della Boston University, negli Stati Uniti, riferiscono che il flusso di liq...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)