Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Capire perché i disturbi comportamentali della demenza sono difficili per i familiari caregiver


La demenza è una sfida di sanità globale che i sistemi sanitari e di assistenza sociale hanno di fronte oggi.


E' caratterizzata da deterioramento cognitivo complessivo e dalla distruzione della vita quotidiana e, in particolare, da sintomi comportamentali e psicologici non-cognitivi, che possono essere definiti come 'comportamenti difficili' per gli altri.


Circa il 90% delle persone con demenza presenta qualche forma di comportamento problematico, che può essere apatia, agitazione, psicosi e disturbi dell'umore. I comportamenti difficili non solo causano disagio ai caregiver, ma possono anche portare al ricovero a lungo termine, all'uso eccessivo di alcuni farmaci, e all'aumento dei costi di assistenza sanitaria.


Per aiutare i caregiver non pagati (familiari) a far fronte a questi comportamenti sono raccomandate strategie diverse, compresi gli interventi comportamentali, ma essi rispondono a strategie potenzialmente utili in modi diversi.


Questa revisione (di studi precedenti) mirava a scoprire perché i caregiver non pagati hanno difficoltà a far fronte ai comportamenti difficili, per migliorare la qualità del supporto che viene loro offerto in futuro. Dopo aver cercato nelle banche dati scientifiche i ricercatori hanno trovato 25 studi rilevanti, e sono riusciti a estrarre alcune spiegazioni di alto livello da queste evidenze.


Uno dei principali risultati è stato il livello di bisogno insoddisfatto e disagio tra molti caregiver familiari che hanno lottato per adattarsi alla nuova realtà. Questo includeva un forte senso di essere deprivato, che è stato associato ai cambiamenti nella comunicazione, e l'impatto sul rapporto con la persona con demenza.


Ad esempio, la riduzione del precedente comportamento del parente (chiamato 'apatia' nella letteratura), influenzava negativamente la attività piacevoli comuni, e il deterioramento della comunicazione verbale portava ad un senso di crescente isolamento del caregiver familiare.


Con il rarefarsi della conversazione e delle attività condivise, c'era un effetto negativo sul rapporto del caregiver familiare con il suo parente a causa della perdita percepita di 'compagnia'. Il senso di perdita era particolarmente potente quando il caregiver familiare riteneva che la persona con demenza non potesse più riconoscerlo, e i caregiver hanno lottato anche con i cambiamenti nei ruoli e nelle responsabilità tra di loro.


Un'altra chiave di ricerca è che i caregiver familiari hanno difficoltà a comprendere il significato del comportamento comunicato del parente, in particolare quando questo era estraneo al suo carattere, o nel controllo dei parenti. Anche il modo in cui un caregiver familiare interpretava il comportamento del suo parente era importante: per esempio le accuse di rubare quando la persona non riusciva a trovare una cosa importante era interpretato come offesa personale; la frustrazione nel parente era interpretata come un'aggressione.


Quindi i comportamenti per alcuni caregiver familiari, in certi momenti, erano descritti come 'difficili'. La comprensione aiutava qualcuno, ma per altri caregiver familiari i livelli di fiducia a controllare efficacemente le situazioni, le soglie di tolleranza e le aspettative socio-culturali, danneggiavano la loro capacità di usare strategie potenzialmente utili e la capacità di far fronte al comportamento del loro parente in un dato momento.


Alla base dell'esperienza dei comportamenti problematici c'erano le convinzioni che il loro parente con demenza avrebbe inevitabilmente perso la sua identità per la demenza.


La revisione dimostra come le esigenze dei caregiver possono variare e che dipendono da credenze e sentimenti di perdita profondamente radicati. Per ridurre l'angoscia dei caregiver familiari e quindi aiutarli a usare le strategie comportamentali del caso, essi possono quando è necessario richiedere la consulenza su misura per affrontare alcune delle loro convinzioni personali associate al comportamento del loro congiunto.


Un'altra caratteristica importante emersa, era la necessità che fosse offerto un supporto qualificato ai caregiver familiari in modo che potessero adeguare la propria comprensione e le aspettative, e imparare nuovi modi di comunicare con il loro parente. Gli autori suggeriscono che i programmi di supporto ai caregiver familiari, che spesso si concentrano sulle strategie per gestire i comportamenti, prendano in considerazione anche qualche elemento di sostegno psico-sociale per affrontare alcuni dei loro bisogni nascosti e aiutarli così a far fronte e a gestire i comportamenti difficili della demenza.


Questa ricerca indipendente è stata finanziata dal National Institute for Health Research della Gran Bretagna.

 

 

Scritto da
Alexandra Feast
(Divisione di Psichiatria, University College London, GB)
Esme Moniz-Cook (Facoltà di Sanità e Assistenza Sociale, University of Hull, GB)

 

 


Fonte: Atlas of Science (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Feast A, Orrell M, Charlesworth G, Melunsky N, Poland F, Moniz-Cook E. Behavioural and psychological symptoms in dementia and the challenges for family carers: systematic review. Br J Psychiatry. 2016 May;208(5):429-34. doi: 10.1192/bjp.bp.114.153684

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X. I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Rete nascosta di enzimi responsabile della perdita di sinapsi nell'Alzhei…

8.12.2020 | Ricerche

Un nuovo studio sul morbo di Alzheimer (MA) eseguito da scienziati dello Scripps Researc...

Trovato legame tra amiloide-beta e tau: è ora possibile una cura per l'Al…

27.04.2015 | Ricerche

Dei ricercatori hanno assodato come sono collegate delle proteine che hanno un ruolo chiave nell...

Ricercatori delineano un nuovo approccio per trattare le malattie degenerative

8.05.2024 | Ricerche

Le proteine sono i cavalli da soma della vita. Gli organismi li usano come elementi costitutivi, ...

Invertita per la prima volta la perdita di memoria associata all'Alzheime…

1.10.2014 | Ricerche

La paziente uno aveva avuto due anni di perdita progressiva di memoria...

'Ingorgo' di proteine nei neuroni legato alla neurodegenerazione

12.09.2022 | Ricerche

Un nuovo studio condotto da ricercatori dell'EPFL rivela che un complesso proteico malfunzionante pu...

Il Protocollo Bredesen: si può invertire la perdita di memoria dell'Alzhe…

16.06.2016 | Annunci & info

I risultati della risonanza magnetica quantitativa e i test neuropsicologici hanno dimostrato dei...

Scoperta nuova causa di Alzheimer e di demenza vascolare

21.09.2023 | Ricerche

Uno studio evidenzia la degenerazione delle microglia nel cervello causata dalla tossicità del ferro...

Orienteering: un modo per addestrare il cervello e contrastare il declino cogn…

27.01.2023 | Ricerche

Lo sport dell'orienteering (orientamento), che attinge dall'atletica, dalle capacità di ...

Sintomi visivi bizzarri potrebbero essere segni rivelatori dell'Alzheimer…

1.02.2024 | Ricerche

Un team di ricercatori internazionali, guidato dall'Università della California di San F...

Che speranza hai dopo la diagnosi di Alzheimer?

25.01.2021 | Esperienze & Opinioni

Il morbo di Alzheimer (MA) è una malattia che cambia davvero la vita, non solo per la pe...

Alzheimer e le sue proteine: bisogna essere in due per ballare il tango

21.04.2016 | Ricerche

Per anni, i neuroscienziati si sono chiesti come fanno le due proteine ​​anomale amiloid...

I possibili collegamenti tra sonno e demenza evidenziati dagli studi

24.11.2017 | Ricerche

Caro Dottore: leggo che non dormire abbastanza può aumentare il rischio di Alzheimer. Ho avuto pr...

Ecco perché alcune persone con marcatori cerebrali di Alzheimer non hanno deme…

17.08.2018 | Ricerche

Un nuovo studio condotto all'Università del Texas di Galveston ha scoperto perché alcune...

I ricordi perduti potrebbero essere ripristinati: speranza per l'Alzheime…

21.12.2014 | Ricerche

Una nuova ricerca effettuata alla University of California di ...

Aumentano le evidenze di origini alternative delle placche di Alzheimer

13.06.2022 | Ricerche

I risultati di uno studio potrebbero spiegare perché i farmaci progettati per rimuovere i depositi d...

Scoperto perché l'APOE4 favorisce l'Alzheimer e come neutralizzarlo

10.04.2018 | Ricerche

Usando cellule di cervello umano, scienziati dei Gladstone Institutes hanno scoperto la ...

La lunga strada verso la demenza inizia con piccoli 'semi' di aggreg…

20.11.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) si sviluppa nel corso di decenni. Inizia con una reazione a c...

Le donne possono vivere meglio con una dieta migliore

22.07.2022 | Ricerche

Mangiare frutta e verdura di colori più brillanti può aiutare i problemi di salute delle donne.

...

Alzheimer, Parkinson e Huntington condividono una caratteristica cruciale

26.05.2017 | Ricerche

Uno studio eseguito alla Loyola University di Chicago ha scoperto che delle proteine ​​a...

I ricordi potrebbero essere conservati nelle membrane dei tuoi neuroni

18.05.2023 | Ricerche

Il cervello è responsabile del controllo della maggior parte delle attività del corpo; l...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

We use cookies

We use cookies on our website. Some of them are essential for the operation of the site, while others help us to improve this site and the user experience (tracking cookies). You can decide for yourself whether you want to allow cookies or not. Please note that if you reject them, you may not be able to use all the functionalities of the site.