Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


L'orologio del corpo si deteriora anni prima della perdita di memoria da Alzheimer

L'orologio del corpo si deteriora anni prima della perdita di memoria da Alzheimer

È noto che le persone con il morbo di Alzheimer (MA) hanno un disturbo nell'orologio interno del corpo che influenza il ciclo sonno / veglia, e che può aumentare il rischio di sviluppare la malattia. Ora, una nuova ricerca eseguita alla Washington University di St. Louis su persone i cui ricordi sono intatti ma nelle scansioni cerebrali mostrano evidenze precliniche precoci di MA, indica che le interruzioni del ritmo circadiano sono presenti anche molto prima [dell'apparizione dei sintomi].


I risultati potrebbero potenzialmente aiutare i medici a identificare le persone a rischio di MA prima di quanto sia attualmente possibile. Questo è importante perché il danno dell'MA può mettere radici nel cervello da 15 a 20 anni prima che compaiano i sintomi clinici. La ricerca è stata pubblicata il 29 gennaio sulla rivista JAMA Neurology.


"Le persone dello studio non erano private del sonno"
, ha detto il primo autore Erik S. Musiek MD/PhD, assistente professore di neurologia. "Ma il loro sonno tendeva ad essere frammentato. Dormire di continuo per otto ore di notte è molto diverso di otto ore totali che comprendono sonnellini di un'ora durante il giorno".


I ricercatori hanno anche condotto uno studio separato sui topi, che sarà pubblicato il 30 gennaio su The Journal of Experimental Medicine, dimostrando che disturbi circadiani simili accelerano lo sviluppo delle placche amiloidi nel cervello, che sono collegate all'MA.


Studi precedenti condotti alla Washington University su persone e animali, avevano rilevato che i livelli di amiloide fluttuano in modo prevedibile durante il giorno e la notte. I livelli di amiloide diminuiscono durante il sonno e diversi studi hanno dimostrato che i livelli aumentano quando il sonno è interrotto o quando le persone non hanno abbastanza sonno profondo, secondo la ricerca dell'autore senior, Yo-El Ju MD.


"In questo nuovo studio, abbiamo scoperto che le persone con MA preclinico avevano più frammentazione negli schemi dell'attività circadiana, con più periodi di inattività o sonno durante il giorno e più periodi di attività durante la notte"
, ha detto la Ju, assistente professore di neurologia.


I ricercatori hanno monitorato i ritmi circadiani di 189 adulti cognitivamente normali, con un'età media di 66 anni. Alcuni hanno avuto scansioni con tomografia a emissione di positroni (PET) per cercare le placche di amiloide correlate all'MA nel cervello, mentre per altri il controllo è stato fatto nel liquido cerebrospinale. E alcuni si sono sottoposti a entrambi i controlli.


Dei partecipanti, 139 non avevano evidenza della proteina amiloide che indica l'MA preclinico. La maggior parte aveva cicli normali di sonno / veglia, anche se molti avevano disturbi circadiani legati all'età avanzata, all'apnea notturna o ad altre cause.


Ma tra gli altri 50 soggetti - che avevano scansioni cerebrali anormali o liquido cerebrospinale anormale - tutti hanno sperimentato interruzioni significative negli orologi interni del corpo, determinati dal loro riposo notturno e dall'attività fisica durante il giorno. Le interruzioni del ciclo sonno / veglia sono rimaste anche dopo che i ricercatori hanno corretto statisticamente per l'apnea notturna, l'età e altri fattori.


I soggetti dello studio, del Knight Alzheimer's Disease Research Center dell'Università di Washington, hanno portato per una/due settimane dispositivi simili ai tracciatori dell'esercizio fisico. Ognuno ha anche compilato un diario dettagliato del sonno ogni mattina.


Monitorando l'attività durante il giorno e la notte, i ricercatori hanno potuto capire in che modo erano sparsi il riposo e l'attività nelle 24 ore. I soggetti che hanno sperimentato brevi periodi di attività e di riposo durante il giorno e la notte, avevano maggiori probabilità di avere tracce di accumulo di amiloide nel cervello.


Questi risultati nelle persone rafforzano la ricerca sui topi del laboratorio di Musiek. In questo studio, lavorando con la prima autrice Geraldine J. Kress PhD, assistente professore di neurologia, Musiek ha studiato le interruzioni del ritmo circadiano in topi modelli di MA. Per interrompere i ritmi circadiani degli animali, la sua squadra ha disabilitato i geni che controllano l'orologio circadiano.


"Per più di due mesi, i topi con ritmi circadiani interrotti hanno sviluppato una quantità considerevolmente più alta di placche amiloidi rispetto ai topi con ritmi normali"
, ha detto Musiek. "I topi hanno anche avuto cambiamenti nei normali ritmi quotidiani della proteina amiloide nel cervello. Sono i primi dati a dimostrare che l'interruzione dei ritmi circadiani potrebbe accelerare la deposizione di placche".


Sia Musiek che la Ju hanno detto che è troppo presto per rispondere alla domanda uovo/gallina se i ritmi circadiani deteriorati mettono le persone a rischio di MA o se sono i cambiamenti dell'MA a interrompere i ritmi circadiani: "Per lo meno, queste interruzioni nei ritmi circadiani possono servire come biomarcatore per la malattia preclinica", ha detto Ju. "Vogliamo riprendere in futuro questi argomenti per capire meglio se il sonno e i problemi del ritmo circadiano portano ad un aumento del rischio di MA o se i cambiamenti dell'MA nel cervello causano problemi nel ciclo sonno / veglia e circadiano".

 

 

 


Fonte: Jim Dryden in Washington University in St. Louis (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Erik S. Musiek, Meghana Bhimasani, Margaret A. Zangrilli, John C. Morris, David M. Holtzman, Yo-El S. Ju. Circadian Rest-Activity Pattern Changes in Aging and Preclinical Alzheimer Disease. JAMA Neurology, 2018; DOI: 10.1001/jamaneurol.2017.4719

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali colelgamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Relazioni personali ricche migliorano il funzionamento del cervello

22.06.2020 | Ricerche

Come interagiscono gli individui, come si percepiscono uno con l'altro, e i pensieri e i...

Rivelato nuovo percorso che contribuisce all'Alzheimer ... oppure al canc…

21.09.2014 | Ricerche

Ricercatori del campus di Jacksonville della Mayo Clinic hanno scoperto...

Puoi distinguere il delirium dalla demenza? È solo questione di tempi

17.06.2021 | Esperienze & Opinioni

Quante volte hai sentito qualcuno esclamare "Tu deliri!" o "Sei un demente!", nell'incre...

Variante della proteina che causa l'Alzheimer protegge dalla malattia

15.02.2021 | Ricerche

Le scoperte di un nuovo studio sul morbo di Alzheimer (MA), guidato da ricercatori dell...

Come rimodellare con le arti l'assistenza alla demenza

14.12.2020 | Esperienze & Opinioni

Da bambina, Anne Basting è andata a trovare la nonna nella casa di riposo. 'Impressionante' è la ...

Il caregiving non fa male alla salute come si pensava, dice uno studio

11.04.2019 | Ricerche

Per decenni, gli studi nelle riviste di ricerca e la stampa popolare hanno riferito che ...

La scoperta del punto di svolta nell'Alzheimer può migliorare i test di n…

20.05.2022 | Ricerche

 Intervista al neurologo William Seeley della Università della California di San Francisco

...

Piccola area del cervello ci aiuta a formare ricordi specifici: nuove strade p…

6.08.2025 | Ricerche

La vita può dipanarsi come un flusso continuo, ma i nostri ricordi raccontano una storia...

Ricercatori delineano un nuovo approccio per trattare le malattie degenerative

8.05.2024 | Ricerche

Le proteine sono i cavalli da soma della vita. Gli organismi li usano come elementi costitutivi, ...

Svelati nuovi percorsi per la formazione di memoria a lungo termine

31.12.2024 | Ricerche

Ricercatori del Max Planck Florida Institute for Neuroscience hanno scoperto un nuovo percorso pe...

4 Benefici segreti di un minuto di esercizio al giorno

29.12.2020 | Esperienze & Opinioni

Conosci tutti gli effetti positivi dell'esercizio fisico sul tuo corpo e sulla tua mente...

Il litio potrebbe spiegare, e trattare, l'Alzheimer?

19.08.2025 | Ricerche

Qual è la prima scintilla che innesca la marcia ruba-memoria del morbo di Alzheimer (MA)...

Cosa rimane del sé dopo che la memoria se n'è andata?

7.04.2020 | Esperienze & Opinioni

Il morbo di Alzheimer (MA) è caratterizzato da una progressiva perdita di memoria. Nelle...

'Ingorgo' di proteine nei neuroni legato alla neurodegenerazione

12.09.2022 | Ricerche

Un nuovo studio condotto da ricercatori dell'EPFL rivela che un complesso proteico malfunzionante pu...

Il ciclo dell'urea astrocitica nel cervello controlla la lesione della me…

30.06.2022 | Ricerche

Nuove scoperte rivelano che il ciclo dell'urea negli astrociti lega l'accumulo di amiloide-beta e la...

L'esercizio fisico dà benefici cognitivi ai pazienti di Alzheimer

29.06.2015 | Ricerche

Nel primo studio di questo tipo mai effettuato, dei ricercatori danesi hanno dimostrato che l'ese...

Alzheimer e le sue proteine: bisogna essere in due per ballare il tango

21.04.2016 | Ricerche

Per anni, i neuroscienziati si sono chiesti come fanno le due proteine ​​anomale amiloid...

Perché la tua visione può prevedere la demenza 12 anni prima della diagnosi

24.04.2024 | Ricerche

 

Gli occhi possono rivelare molto sulla salute del nostro cervello: in effetti, i p...

'Evitare l'Alzheimer potrebbe essere più facile di quanto pensi'…

16.11.2018 | Esperienze & Opinioni

Hai l'insulino-resistenza? Se non lo sai, non sei sola/o. Questa è forse la domanda più ...

Come evitare che la demenza derubi i tuoi cari del loro senso di personalità, …

25.11.2025 | Esperienze & Opinioni

Ogni tre secondi, qualcuno nel mondo sviluppa la demenza; sono oltre 57 milioni di perso...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

We use cookies

We use cookies on our website. Some of them are essential for the operation of the site, while others help us to improve this site and the user experience (tracking cookies). You can decide for yourself whether you want to allow cookies or not. Please note that if you reject them, you may not be able to use all the functionalities of the site.