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Studio collega gene al pre-Alzheimer

Collegare un gene umano al rischio di sviluppare la precondizione di Alzheimer conosciuta come lieve deterioramento cognitivo (Mild Cognitive Impairment- MCI) è un po' un Santo Graal per gli scienziati.

Ma un team guidato da ricercatori della Cornell University ha raggiunto questa conclusione.

"Siamo entusiasti di questi risultati perché aiutano a individuare il segmento della popolazione che può trarre maggior beneficio da trattamenti efficaci per prevenire la demenza di Alzheimer", ha detto Charles Brainerd, professore alla Cornell di sviluppo umano nel Collegio di Ecologia Umana e di co-autore dello studio "Il genotipo dell'apolipoproteina E è un biomarcatore del MCI? Risultati di uno studio rappresentativo a livello nazionale", che è stato pubblicato online questo mese dalla rivista Neuropsychology.

Precedenti ricerche avevano identificato l'allele e4 del genotipo Apolipoproteina E nel pre-Alzheimer, ma gli scienziati erano stati in grado di esaminare il gene utilizzando i dati che sono statisticamente sia significativi che affidabili. Brainerd, insieme al co-autore Valerie Reyna, professore della Cornell di sviluppo umano, e i ricercatori della Mayo Clinic a Rochester nel Minnesota, hanno assemblato grandi insiemi di dati provenienti da diverse istituzioni che rappresentano più accuratamente gli anziani di tutte le regioni, i gruppi razziali e i gruppi etnici negli Stati Uniti.

Anche classificare i sottotipi di MCI è stato fondamentale per il successo dello studio. Lo studio sottolinea come i nuovi criteri per i diversi sottotipi di deterioramento hanno aiutato a controllare gli errori che hanno afflitto gli studi precedenti che tentavano di individuare un legame tra l'allele e4 e il pre-Alzheimer. "Sapere se sei portatore di e4, come pure sapere se si hanno i marcatori genetici per il cancro al seno, ti permette di fare scelte di stile di vita che riducono al minimo i rischi di deterioramento in seguito. Fumo, alcol e diabete secondario sono tutti associati con le precedenti transizioni al MCI e all'Alzheimer", ha detto Brainerd, aggiungendo che i risultati aiuteranno anche la ricerca avanzata nel campo, perchè i portatori di e4 sono soggetti principali di ricerca.

Lo studio è stato sostenuto da una sovvenzione del National Institutes of Health.

 


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Fonte: Materiali della Cornell University.

Pubblicato in ScienceDaily del 27 luglio 2011 - Traduzione di Franco Pellizzari.

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi, eventualmente citati nell'articolo, sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non si propone come terapia o dieta; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer Riese. I siti terzi raggiungibili dagli annunci pubblicitari proposti da Google sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente; in particolare si segnala la presenza frequente di una istituzione medica con base in Germania (xcell-Center) che propone la cura dell'Alzheimer con cellule staminali; la Società Tedesca di Neuroscienze ha più volte messo in guardia da questa proposta il cui effetto non è dimostrato. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.

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