Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Studio: 'Neurodegenerazioni derivano dall'incapacità delle cellule di affrontare lo stress'

I disturbi neurologici sono la causa numero uno di disabilità nel mondo, responsabili di 7 milioni di morti ogni anno. Eppure esistono pochi trattamenti per queste malattie, che diminuiscono progressivamente la capacità di una persona di muoversi e pensare.


Ora, un nuovo studio, apparso su Annals of Neurology, suggerisce che alcuni di questi disturbi neurologici condividono un filo comune sottostante. La Staufen1, una proteina che si accumula nel cervello di pazienti con certe condizioni neurologiche, secondo scienziati dell'Università dello Utah, è collegata alla sclerosi laterale amiotrofica (SLA), insieme ad altri disturbi neurologici, come l'Alzheimer, il Parkinson e l'Huntington.


I loro risultati legano la Staufen1 al concetto emergente che le malattie neurodegenerative sono connesse a malfunzionamenti del modo in cui le celle affrontano lo stress cellulare. Questi risultati, basati su studi di laboratorio di tessuti umani e di topi modello, suggeriscono che puntare la Staufen1 potrebbe alla fine portare a interventi terapeutici per un certo numero di questi disturbi.


"Le malattie neurodegenerative sono una delle principali cause di morbilità e mortalità", afferma Stefan Pulst MD, presidente del Dipartimento di Neurologia dell'Università dello Utah e autore senior dello studio. "Sfortunatamente, in questo momento, abbiamo poche, se ce ne sono, terapie di modifica della malattia. Questa scoperta fornisce una nuova visione della patogenesi di questi disturbi e ci fornisce potenzialmente un nuovo obiettivo per il trattamento".


Nelle ricerche precedenti, gli scienziati avevano scoperto che la Staufen1 si accumula nelle cellule di pazienti con SLA e Atassia cerebellare, una condizione rara che fa perdere ai pazienti il controllo del movimento. Hanno scoperto che la Staufen1 si lega a una proteina che è sia fattore di rischio per l'atassia che per la SLA.


Insieme, con altre proteine, formano gruppi densi, specifici delle malattie, chiamati granuli di stress, che possono interrompere la normale funzione cellulare. Tuttavia, quando i ricercatori hanno ridotto la Staufen1 nel cervello di topi, non solo è migliorata la patologia della malattia, ma le cellule si sono anche liberate dei granuli di stress.


Nel loro nuovo studio, Pulst e colleghi hanno cercato di determinare se la sovrabbondanza di Staufen1 è un fattore nello sviluppo di altri disturbi neurologici. Per farlo, hanno condotto esperimenti di laboratorio su cellule cutanee e tessuti del midollo spinale raccolti da 12 pazienti con diverse malattie neurodegenerative. Hanno anche esaminato gli effetti della Staufen1 sulla neurodegenerazione in due modelli animali.


"Abbiamo scoperto che i livelli di proteine Staufen1 erano notevolmente aumentati in tutti i modelli delle malattie che abbiamo esaminato", dice Pulst. "Nei nostri animali da laboratorio, i livelli di questa proteina erano da tre a cinque volte più alti rispetto agli animali di controllo. Non è poco. Se una proteina cambia così tanto, probabilmente non fa bene a nessuna cellula, in particolare a un neurone".


Scavando più a fondo, i ricercatori hanno scoperto che la Staufen1 ha un'interazione importante con un'altra proteina chiamata mTOR, un regolatore principale di molte funzioni nel corpo, con un ruolo chiave in un processo chiamato autofagia. L'autofagia, o 'auto-digestione', è un meccanismo di auto-conservazione che il corpo usa per rimuovere le cellule disfunzionali.


Il nuovo studio suggerisce che la complessa relazione tra Staufen1, mTOR e autofagia potrebbe essere un fattore di guida nell'inizio di diverse malattie neurodegenerative, secondo Daniel Scoles PhD, coautore senior dello studio e professore associato di neurologia alla Università dello Utah:

"Quando la Staufen1 è più elevata, l'autofagia è veramente deteriorata. Ma sappiamo anche che l'autofagia può degradare la Staufen1. È un ciclo vizioso che può avere un cattivo esito per i pazienti".


Sulla base di questi risultati, Pulst e Scoles sono fiduciosi di poter sviluppare un farmaco per ridurre i livelli di Staufen1 nelle persone a rischio di SLA sporadica, la forma più comune di SLA, in cui sono sconosciute le cause della malattia.


Se abbassare la Staufen1 sarà efficace per la SLA, potrebbe alla fine portare a nuovi approcci terapeutici per il trattamento dell'Alzheimer e di altri disturbi legati alla Staufen1, dicono i ricercatori.

 

 

 


Fonte: University of Utah (> English) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Sharan Paul, Warunee Dansithong, Karla Figueroa, Mandi Gandelman, Daniel Scoles, Stefan Pulst. Staufen1 in Human Neurodegeneration. Annals of Neurology, 21 Mar 2021, DOI

Copyright: Tutti i diritti di testi o marchi inclusi nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer OdV di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Il ruolo sorprendente delle cellule immunitarie del cervello

21.12.2020 | Ricerche

Una parte importante del sistema immunitario del cervello, le cellule chiamate microglia...

LipiDiDiet trova effetti ampi e duraturi da intervento nutrizionale all'i…

9.11.2020 | Ricerche

Attualmente non esiste una cura nota per la demenza, e le terapie farmacologiche esisten...

Curare l'Alzheimer: singolo proiettile magico o sparo di doppietta?

20.03.2025 | Esperienze & Opinioni

Perché i ricercatori stanno ancora annaspando nella ricerca di una cura per quella che è...

Nuova terapia che distrugge i grovigli di tau si dimostra promettente

30.09.2024 | Ricerche

Degli scienziati hanno sviluppato potenziali terapie che rimuovono selettivamente le proteine ​​t...

Nuovo metodo di selezione farmaci spiega perché quelli di Alzheimer falliscono…

31.01.2022 | Ricerche

Analizzando i meccanismi di malattia nei neuroni umani, dei ricercatori dell'Università del...

'Ingorgo' di proteine nei neuroni legato alla neurodegenerazione

12.09.2022 | Ricerche

Un nuovo studio condotto da ricercatori dell'EPFL rivela che un complesso proteico malfunzionante pu...

Il ciclo dell'urea astrocitica nel cervello controlla la lesione della me…

30.06.2022 | Ricerche

Nuove scoperte rivelano che il ciclo dell'urea negli astrociti lega l'accumulo di amiloide-beta e la...

Il 'Big Bang' dell'Alzheimer: focus sulla tau mortale che cambi…

11.07.2018 | Ricerche

Degli scienziati hanno scoperto un "Big Bang" del morbo di Alzheimer (MA) - il punto pre...

Livelli di ossigeno nel sangue potrebbero spiegare perché la perdita di memori…

9.06.2021 | Ricerche

Per la prima volta al mondo, scienziati dell'Università del Sussex hanno registrato i li...

Preoccupazione, gelosia e malumore alzano rischio di Alzheimer per le donne

6.10.2014 | Ricerche

Le donne che sono ansiose, gelose o di cattivo umore e angustiate in me...

Dosi basse di radiazioni possono migliorare la qualità di vita nell'Alzhe…

6.05.2021 | Ricerche

Individui con morbo di Alzheimer (MA) grave hanno mostrato notevoli miglioramenti nel co...

La consapevolezza di perdere la memoria può svanire 2-3 anni prima della compa…

27.08.2015 | Ricerche

Le persone che svilupperanno una demenza possono cominciare a perdere la consapevolezza dei propr...

Colpi in testa rompono i 'camion della spazzatura' del cervello acce…

5.12.2014 | Ricerche

Un nuovo studio uscito ieri sul Journal of Neuroscience dimostra che un...

La scoperta del punto di svolta nell'Alzheimer può migliorare i test di n…

20.05.2022 | Ricerche

 Intervista al neurologo William Seeley della Università della California di San Francisco

...

Scoperta inaspettata: proteine infiammatorie possono rallentare il declino cog…

5.07.2021 | Ricerche

Finora la ricerca aveva collegato l'infiammazione al morbo di Alzheimer (MA), però scien...

Scoperta ulteriore 'barriera' anatomica che difende e monitora il ce…

11.01.2023 | Ricerche

Dalla complessità delle reti neurali, alle funzioni e strutture biologiche di base, il c...

Le cellule immunitarie sono un alleato, non un nemico, nella lotta all'Al…

30.01.2015 | Ricerche

L'amiloide-beta è una proteina appiccicosa che si aggrega e forma picco...

Qualità della vita peggiora quando l'Alzheimer è complicato dal cancro

28.04.2023 | Esperienze & Opinioni

Che considerazioni si possono fare per una persona con Alzheimer che riceve anche la diagnosi di can...

Il sonno resetta i neuroni per i nuovi ricordi del giorno dopo

11.09.2024 | Ricerche

Tutti sanno che una buona notte di sonno ripristina l'energia di una persona; ora un nuo...

Demenze: forti differenze regionali nell’assistenza, al Nord test diagnostici …

30.01.2024 | Annunci & info

In Iss il Convegno finale del Fondo per l’Alzheimer e le Demenze, presentate le prime linee guida...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

Seguici su

 
enfrdeites

We use cookies

We use cookies on our website. Some of them are essential for the operation of the site, while others help us to improve this site and the user experience (tracking cookies). You can decide for yourself whether you want to allow cookies or not. Please note that if you reject them, you may not be able to use all the functionalities of the site.