Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Come muoiono le cellule cerebrali nell'Alzheimer e nella FTD

Come muoiono le cellule cerebrali nell'Alzheimer e nella FTDSopra: espressione dell'LSD1 nella corteccia frontale (a) e nell'ippocampo (b) di un animale coetaneo di controllo. Centro: immunoreattività dell'LSD1 nella corteccia frontale di Alzheimer su aggregati di tipo grovigli (c, frecce) e neuriti (d, frecce). Sotto: immunoreattività dell'LSD1 nella FTD-TDP43, sui depositi di neuriti della corteccia frontale (j, punte) e sulle inclusioni citoplasmiche dell'ippocampo (k, punte). Fonte: Christopher et al.Degli scienziati hanno scoperto che la rimozione del gene regolatorio LSD1 nei topi adulti induce cambiamenti nell'attività genica che assomigliano inaspettatamente a quelli dell'Alzheimer.


E hanno pure accertato che la proteina LSD1 è perturbata anche nei campioni cerebrali umani con Alzheimer e demenza frontotemporale (FTD).


Sulla base di queste scoperte su pazienti umani e topi, che saranno pubblicate su Nature Communications, il team di ricerca sta proponendo l'LSD1 come un protagonista di queste malattie neurodegenerative e un obiettivo di farmaci.


Nel cervello, l'LSD1 (Lysine Specific Histone Demethylase 1) mantiene il silenzio tra i geni che si suppone siano spenti. Quando i ricercatori hanno progettato dei topi che restavano senza gene LSD1 in età adulta, i topi sono diventati cognitivamente compromessi e paralizzati.


Molti neuroni nel cervello dei topi senza più LSD1, morivano, anche se altri organi sembravano stare bene. Tuttavia, mancavano delle proteine ​​aggregate nel cervello simili a quelle ritenute responsabili dell'Alzheimer e della FTD.


"In questi topi, saltiamo le proteine ​​aggregate, che è comune considerare come scatenanti della demenza e andiamo dritti agli effetti a valle", afferma David Katz PhD, professore ordinario di biologia cellulare alla Emory University. Il laboratorio di Katz non ha cercato di creare topi con malattie neurodegenerative. L'LSD1 era noto per essere critico nelle fasi iniziali dello sviluppo embrionale e lui e i suoi colleghi erano interessati al ruolo dell'LSD1 nella generazione di spermatozoi. Gli allievi di laurea Michael Christopher (Genetica e Biologia Molecolare) e Dexter Myrick (Neuroscienze) sono primi autori della ricerca.


Quando i ricercatori hanno esaminato i modelli di attività genica che erano stati alterati nei topi mancanti di LSD1, hanno notato i segni di infiammazione e altri cambiamenti nel metabolismo e nella segnalazione cellulare. Queste modifiche assomigliano a quelle viste in precedenza nelle persone con Alzheimer e alcuni tipi di FTD, ma non nel Parkinson o nella SLA.


Un scoperta più sorprendente è arrivata quando hanno esaminato i campioni del tessuto cerebrale di pazienti di Alzheimer e di FTD, in collaborazione con Allan Levey MD/PhD, direttore del centro di ricerca Alzheimer della Emory:

"Siamo rimasti sorpresi di vedere l'accumulo di LSD1 nei nervi neurofibrillari in Alzheimer e negli aggregati TDP-43 della FTD", dice. "In entrambe le malattie, la proteina LSD1 era localizzata in modo aberrante nel citoplasma, insieme a queste patologie. Poiché l'LSD1 è di norma localizzato nel nucleo, questa scoperta è l'indizio che potrebbe essere legato alla neurodegenerazione massiccia, ma selettiva, che abbiamo osservato nei topi deficitari di LSD1, nelle stesse aree corticali e ippocampali notoriamente vulnerabili in queste due distinte malattie neurodegenerative umane".

 

L'LSD1 agisce da rinforzante epigenetico

L'LSD1 cancella i segni epigenetici sugli istoni, le proteine ​​che confezionano il DNA nel nucleo. In questa situazione, epigenetica si riferisce a informazioni che non vengono trasportate nel DNA stesso, in quanto i segni influenzano l'attività dei geni associati al pacchetto modificato. L'LSD1 è importante durante la riprogrammazione embrionale, quando i geni dell'ovulo e dello sperma si adattano all'ambiente modificato nell'ovulo appena fertilizzato.


La visione prevalente è che i neuroni e le altre cellule differenziate sono impegnate sul loro destino: non possono diventare qualcos'altro. Gli autori ritengono che l'LSD1 sia coinvolto nell'attuazione di questo impegno, sopprimendo l'attività dei geni che vengono accesi in altri tipi di cellule.


Quando l'LSD1 viene rimosso, nei neuroni l'attività genica diventa un po' disordinata. Ad esempio, essi attivano una serie di geni che sono solitamente attivi nelle cellule staminali embrionali. I neuroni sembrano essere più sensibili alla rimozione dell'LSD1, in quanto il muscolo, il fegato, il rene e altri tessuti non sembrano subire la morte cellulare in risposta.


Katz pensa che i geni delle cellule staminali riattivate siano solo una parte del problema; al contrario, l'assenza di LSD1 sembra scatenare una combinazione di diversi stress, che rispecchiano gli stress sulle cellule cerebrali osservate nell'Alzheimer e nella FTD.


L'LSD1 non è stato collegato finora alle malattie neurodegenerative, quindi Katz dice di aver incontrato scetticismo dal campo: "Se uccidessimo solo delle cellule cerebrali, non dovremmo aspettarci che i modelli di ciò che vediamo nei topi sembrino tanto simili a quelli dei pazienti umani. Inoltre non ci dovremmo necessariamente aspettare che l'LSD1 sia influenzato nei pazienti umani".


Il team di Katz sta continuando a sondare la connessione tra LSD1 e i protagonisti noti dell'Alzheimer e della FTD, come la proteina Tau, la componente principale dei grovigli. Egli dice che tra i composti che impediscono all'LSD1 di interagire con i grovigli neurofibrillari, o che in qualche modo aumentano la funzione dell'LSD1, si potrebbero trovare dei potenziali farmaci per combattere le malattie neurodegenerative.

 

 

 


Fonte: Quinn Eastman in Emory University (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Michael A. Christopher, Dexter A. Myrick, Benjamin G. Barwick, Amanda K. Engstrom, Kirsten A. Porter-Stransky, Jeremy M. Boss, David Weinshenker, Allan I. Levey, David J. Katz. LSD1 protects against hippocampal and cortical neurodegeneration. Nature Communications, 2017; 8 (1) DOI: 10.1038/s41467-017-00922-9

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali colelgamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Marito riferisce un miglioramento 'miracoloso' della moglie con Alzh…

28.09.2018 | Annunci & info

Una donna di Waikato (Nuova Zelanda) potrebbe essere la prima persona al mondo a miglior...

Preoccupazione, gelosia e malumore alzano rischio di Alzheimer per le donne

6.10.2014 | Ricerche

Le donne che sono ansiose, gelose o di cattivo umore e angustiate in me...

Zen e mitocondri: il macchinario della morte rende più sana la vita

20.11.2023 | Ricerche

Sebbene tutti noi aspiriamo a una vita lunga, ciò che è più ambito è un lungo periodo di...

Chiarito il meccanismo che porta all'Alzheimer e come fermarlo

30.08.2017 | Ricerche

Nel cervello delle persone con Alzheimer ci sono depositi anomali di proteine ​​amiloide-beta e ​...

Nuovo metodo di selezione farmaci spiega perché quelli di Alzheimer falliscono…

31.01.2022 | Ricerche

Analizzando i meccanismi di malattia nei neuroni umani, dei ricercatori dell'Università del...

Effetti della carenza di colina sulla salute neurologica e dell'intero si…

23.01.2023 | Ricerche

Assorbire colina a sufficienza dall'alimentazione è cruciale per proteggere il corpo e il cervello d...

Gli interventi non farmacologici per l'Alzheimer sono sia efficaci che co…

19.04.2023 | Ricerche

Un team guidato da ricercatori della Brown University ha usato una simulazione al computer per di...

Subiamo un 'lavaggio del cervello' durante il sonno?

4.11.2019 | Ricerche

Una nuova ricerca eseguita alla Boston University suggerisce che questa sera durante il ...

L'esercizio fisico dà benefici cognitivi ai pazienti di Alzheimer

29.06.2015 | Ricerche

Nel primo studio di questo tipo mai effettuato, dei ricercatori danesi hanno dimostrato che l'ese...

Invertita per la prima volta la perdita di memoria associata all'Alzheime…

1.10.2014 | Ricerche

La paziente uno aveva avuto due anni di perdita progressiva di memoria...

IFITM3: la proteina all'origine della formazione di placche nell'Alz…

4.09.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) è una malattia neurodegenerativa caratterizzata dall'accumulo...

Ricercatori delineano un nuovo approccio per trattare le malattie degenerative

8.05.2024 | Ricerche

Le proteine sono i cavalli da soma della vita. Gli organismi li usano come elementi costitutivi, ...

Lavati i denti, posticipa l'Alzheimer: legame diretto tra gengivite e mal…

4.06.2019 | Ricerche

Dei ricercatori hanno stabilito che la malattia gengivale (gengivite) ha un ruolo decisi...

Alzheimer, Parkinson e Huntington condividono una caratteristica cruciale

26.05.2017 | Ricerche

Uno studio eseguito alla Loyola University di Chicago ha scoperto che delle proteine ​​a...

Studio cinese: 'Metti spezie nel tuo cibo per tenere a bada l'Alzhei…

13.01.2022 | Ricerche

Proprio come 'una mela al giorno toglie il medico di torno', sono ben noti i benefici di...

L'Alzheimer è composto da quattro sottotipi distinti

4.05.2021 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) è caratterizzato dall'accumulo anomale e dalla diffusione del...

Il girovita può predire il rischio di demenza?

6.11.2019 | Ricerche

Il primo studio di coorte su larga scala di questo tipo ha esaminato il legame tra il girovita in...

LATE: demenza con sintomi simili all'Alzheimer ma con cause diverse

3.05.2019 | Ricerche

È stato definito un disturbo cerebrale che imita i sintomi del morbo di Alzheimer (MA), ...

Livelli di ossigeno nel sangue potrebbero spiegare perché la perdita di memori…

9.06.2021 | Ricerche

Per la prima volta al mondo, scienziati dell'Università del Sussex hanno registrato i li...

Districare la tau: ricercatori trovano 'obiettivo maneggiabile' per …

30.01.2019 | Ricerche

L'accumulo di placche di amiloide beta (Aβ) e grovigli di una proteina chiamata tau nel ...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

We use cookies

We use cookies on our website. Some of them are essential for the operation of the site, while others help us to improve this site and the user experience (tracking cookies). You can decide for yourself whether you want to allow cookies or not. Please note that if you reject them, you may not be able to use all the functionalities of the site.