Le attività mentali come la lettura e la scrittura possono preservare l'integrità strutturale nel cervello degli anziani, secondo un nuovo studio presentato il 25 Novembre in occasione della riunione annuale della Radiological Society of North America (RSNA).
Anche se la ricerca precedente ha mostrato un'associazione tra l'attività cognitiva e una migliore acutezza mentale in vecchiaia, il nuovo studio di Konstantinos Arfanakis, Ph.D., e colleghi del Medical Center della Rush University e dell'Illinois Institute of Technology di Chicago ha studiato l'effetto che attività cognitiva in tarda età potrebbe avere sulla materia bianca del cervello, che è composta da fibre nervose, o assoni, che trasmettono informazioni in tutto il cervello.
"Leggere il giornale, scrivere lettere, visitare una biblioteca, partecipare a una rappresentazione o fare giochi mentali, come scacchi o dama, sono tutte attività semplici che possono contribuire a mantenere sano il cervello", dice il Dott. Arfanakis. I ricercatori hanno utilizzato un metodo di risonanza magnetica (MRI) noto come scansione a tensore di diffusione (DTI) per generare dati sulla anisotropia di diffusione, una misura del movimento delle molecole di acqua attraverso il cervello.
Nella sostanza bianca, l'anisotropia di diffusione sfrutta il fatto che l'acqua si muove più facilmente nella direzione parallela agli assoni del cervello, e meno facilmente perpendicolarmente agli assoni, perché è ostacolata da strutture come la membrana assonale e la mielina. "Questa differenza nei tassi di diffusione lungo diverse direzioni aumenta i valori di anisotropia di diffusione", dice il Dott. Arfanakis. "L'anisotropia di diffusione è maggiore quando è presente maggiore diffusione in una direzione rispetto ad un'altra".
I valori di anisotropia nella materia bianca calano però con l'invecchiamento, le lesioni e la malattia. "Nel tessuto sano di sostanza bianca, l'acqua non può muoversi così tanto nella direzione perpendicolare alle fibre nervose", ha detto il Dott. Arfanakis. "Ma se, per esempio, si ha una minore densità neuronale o meno mielina, l'acqua ha più libertà di movimento perpendicolarmente alle fibre, così che si riduce l'anisotropia di diffusione. Valori inferiori di anisotropia di diffusione sono coerenti con l'invecchiamento".
Lo studio si è svolto su 152 partecipanti anziani (età media 81 anni) dal Progetto Rush su Memoria e Invecchiamento, un studio su vasta scala che cerca i fattori di rischio dell'Alzheimer. Una dettagliata valutazione clinica ha certificato che i partecipanti erano senza demenza o decadimento cognitivo lieve. I ricercatori hanno chiesto ai partecipanti di valutare su una scala da 1 a 5 la frequenza con cui hanno partecipato durante l'ultimo anno alle attività mentalmente coinvolgenti presenti in un elenco. Tra le attività c'erano la lettura di giornali e riviste, lo scrivere lettere e giocare a carte e partecipare a giochi da tavolo.
I partecipanti sono stati sottoposti a MRI del cervello con scanner 1.5-T, entro un anno dalla valutazione clinica. I ricercatori hanno raccolto dati anatomici e DTI, usandoli per generare mappe di anisotropia di diffusione. L'analisi dei dati ha rivelato una significativa associazione tra la frequenza dell'attività cognitiva in età avanzata e valori più alti di anisotropia di diffusione nel cervello. "Diverse aree del cervello, comprese le regioni molto importanti per la cognizione, hanno mostrato una maggiore integrità microstrutturale conattività cognitiva più frequente in età avanzata", ha detto il Dott. Arfanakis. "Mantenere il cervello occupato in tarda età assicura risultati positivi".
Secondo il Dott. Arfanakis, l'anisotropia di diffusione crolla gradualmente a partire dall'età di circa 30 anni. "Una maggiore anisotropia di diffusione in pazienti anziani che si impegnano in attività cognitiva frequente suggerisce che queste persone hanno proprietà simili a quelle del cervello di individui più giovani", ha detto.
I ricercatori continueranno a seguire i partecipanti allo studio tenendo d'occhio i risultati dell'anisotropia di diffusione nel tempo. "Per questi partecipanti abbiamo dimostrato una associazione tra l'attività cognitiva e l'integrità strutturale in vecchiaia, ma non abbiamo dimostrato che una è la causa dell'altra," dice il Dott. Arfanakis. "Vogliamo seguire i pazienti stessi nel corso del tempo per dimostrare un nesso di causalità".
I co-autori sono: Anil K. Vasireddi, BS, Shengwei Zhang, B.Eng., David A. Bennett, MD, e Debra A. Fleischman, Ph.D.
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Fonte: Materiale della Radiological Society of North America.
Pubblicato in ScienceDaily il 25 Novembre 2012 - Traduzione di Franco Pellizzari. - Foto: 123RF
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