Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


E' grazie all'actina che riusciamo a ricordare

E' grazie all'actina che riusciamo a ricordareL'actina tira su e stabilizza le proteine solubili 'leganti l'elemento di poliadenilazione citoplasmatica' in fibre più lunghe e insolubili di tipo prionico, un processo che si ritiene cruciale per stabilizzare la memoria a lungo termine. I ricercatori della Rice University hanno simulato la forza (F) applicata dall'actina attraverso modelli computerizzati che predicono la suscettibilità delle proteine a trovare i loro stati meno energetici (e più stabili). Illustrazione di Ming Chen Chen
Dobbiamo ringraziare dei piccoli "muscoli" presenti nei neuroni se riusciamo a ricordare dove viviamo, come appaiono i nostri amici e la famiglia, e molto di più.


Una nuova ricerca eseguita alla Rice University suggerisce che i filamenti di actina che controllano la forma delle cellule neuronali possono essere la chiave del meccanismo molecolare che forma e memorizza i ricordi a lungo termine.


Il laboratorio della Rice del teorico fisico biologico Peter Wolynes riferisce in PNAS una teoria sul modo in cui viene prodotta la memoria a lungo termine; la teoria si basa su simulazioni che analizzano il panorama di energia nelle proteine ​​coinvolte.


Wolynes e i suoi colleghi sono pionieri nello sviluppo di una teoria panoramica dell'energia delle proteine, che ha permesso loro di costruire modelli al computer di proteine, prevedendo il modo in cui si piegano. Queste simulazioni molecolari-dinamiche impiegano il principio di «minima frustrazione» per cui le proteine ​​trovano le forme piegate più stabili. La stabilità è desiderabile per la memoria a lungo termine.


Wolynes e i co-autori, Ming Chen Chen e il ricercatore postdottorato Weihua Zheng, hanno determinato che il percorso della codifica dei ricordi potrebbe risiedere nel modo in cui i filamenti di actina (la parte 'muscolo' del citoscheletro di ogni cellula eucariotica) tirano su e stabilizzano le proteine solubili «​leganti l'​elemento di poliadenilazione citoplasmatica» (CPEB- cytoplasmic polyadenylation element binding), trasformandole in fibre insolubili più lunghe di tipo prionico.


I prioni sono proteine ​​che, quando mal ripiegate, diventano auto-propaganti, causando malattie infettive come la malattia della mucca pazza, il morbo di Creutzfeldt-Jakob e altri disturbi. Ma la loro stessa esistenza e le transizioni che avvengono nelle sinapsi suggeriscono che i prioni correttamente piegati devono avere una funzione biologica, hanno scritto i ricercatori. Queste transizioni sono state al centro del loro studio.


Le proteine ​​CPEB, quando sono prodotte nelle cellule, inizialmente si legano un po' alla volta formando oligomeri, che sono eliche alfa a spirale. I panorami intrinseci di energia di questi oligomeri permettono alle forze meccaniche fornite dall'actina di indurre una transizione in filamenti beta più lunghi che sono molto più stabili. Si ritiene che queste fibre, ora stabili, si aggregano e codificano i ricordi nelle regioni sinaptiche dei neuroni.


Wolynes ha detto che Francis Crick, co-scopritore della struttura del DNA, aveva visto qualcosa 20 anni fa, quando ha scritto della memoria e del turnover molecolare. Crick era perplesso per il fatto che i ricordi tendono a durare molto più a lungo di quanto in genere avviene per le proteine nelle cellule viventi. "Crick ha leggermente anticipato, in una frase, che forse quella che abbiamo davanti è una forma di proteina che si aggrega da qualche parte. In virtù dello stato di aggregazione, non può muoversi. In tal modo sarebbe in grado di marcare una particolare sinapsi".


"E' ovviamente molto difficile studiare le basi molecolari della memoria, perché la memoria comporta un'attività piuttosto complessa", ha detto Wolynes. "Non si può studiare in un batterio. Bisogna studiarla in un tipo di organismo che può imparare. Allo stesso tempo, è chiaro che formare ricordi comporta una elaborazione neurale di ordine molto alto, e altre cose a livello subcellulare per immagazzinare le tantissime informazioni che si memorizzano. Ci sono molte fasi nella memoria che in realtà non capiamo per niente".


Ha detto che la ricerca precedente dimostra che i ricordi apportano modifiche nelle sinapsi, le migliaia di aree di ogni neurone responsabili dell'invio di segnali elettrici e chimici ad altri neuroni. "I ricordi a breve termine che durano all'incirca meno di un'ora sembrano essere prodotti dal circuito biochimico elettrico e diretto. Formare questi ricordi non sembra richiedere la creazione di nuove proteine​​", ha detto Wolynes.


[...]
"Ancora non comprendiamo l'inizio del processo, come si passa dalla memoria a breve termine a quella a lungo termine", ha detto Chen il primo autore dello studio. "Ma ora possiamo vedere che l'actina inizia a formarsi in una posizione particolare in risposta a segnali elettrici. L'actina prende quindi tutti gli oligomeri CPEB che le sono intorno e li attiva, il che produce altra actina e provoca la formazione di un prione auto-replicante del CPEB. Quel prione si aggrega fino a fermarsi, modificando la struttura della sinapsi in un modo che dovrebbe durare per un lungo periodo di tempo, forse decenni".


[...]
Wolynes considera il nuovo studio una testa di ponte per lanciarne altri e determinare l'intero processo della formazione dei ricordi, così come le implicazioni per le malattie come l'Alzheimer e il Parkinson che coinvolgono l'aggregazione proteica.


Il National Institute of General Medical Sciences ha sostenuto la ricerca. I ricercatori hanno utilizzato il supercomputer DaVinci della National Science Foundation (NSF), amministrato dal Ken Kennedy Institute for Information Technology della Rice.

 

 


Fonte: Rice University (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Mingchen Chen et al. Energy landscapes of a mechanical prion and their implications for the molecular mechanism of long-term memory. PNAS, April 2016 DOI: 10.1073/pnas.1602702113

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X. I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Un singolo trattamento genera nuovi neuroni, elimina neurodegenerazione nei to…

1.07.2020 | Ricerche

Xiang-Dong Fu PhD, non è mai stato così entusiasta di qualcosa in tutta la sua carriera...

Studio cinese: 'Metti spezie nel tuo cibo per tenere a bada l'Alzhei…

13.01.2022 | Ricerche

Proprio come 'una mela al giorno toglie il medico di torno', sono ben noti i benefici di...

Come una collana di perle: la vera forma e funzionamento dell'assone dei …

30.12.2024 | Ricerche

Con un nuovo studio provocatorio, degli scienziati sfidano un principio fondamentale nel...

Paesi asiatici assistono gli anziani in modo diverso: ecco cosa possiamo impar…

28.10.2020 | Esperienze & Opinioni

A differenza dei paesi occidentali, le culture tradizionali asiatiche mettono un forte a...

Perché la tua visione può prevedere la demenza 12 anni prima della diagnosi

24.04.2024 | Ricerche

 

Gli occhi possono rivelare molto sulla salute del nostro cervello: in effetti, i p...

10 Consigli dei neurologi per ridurre il tuo rischio di demenza

28.02.2023 | Esperienze & Opinioni

La demenza colpisce milioni di persone in tutto il mondo, quasi un over-65 su 10. Nonost...

Perché il diabete tipo 2 è un rischio importante per lo sviluppo dell'Alz…

24.03.2022 | Ricerche

Uno studio dell'Università di Osaka suggerisce un possibile meccanismo che collega il diabete all'Al...

5 tipi di ricerca, sottostudiati al momento, potrebbero darci trattamenti per …

27.04.2020 | Esperienze & Opinioni

Nessun ostacolo fondamentale ci impedisce di sviluppare un trattamento efficace per il m...

Scienziati dicono che si possono recuperare i 'ricordi persi' per l…

4.08.2017 | Ricerche

Dei ricordi dimenticati sono stati risvegliati nei topi con Alzheimer, suggerendo che la...

10 cose da non fare con i malati di Alzheimer

10.12.2015 | Esperienze & Opinioni

Mio padre aveva l'Alzheimer.

Vederlo svanire è stata una delle esperienze più difficili d...

Smontata teoria prevalente sull'Alzheimer: dipende dalla Tau, non dall�…

2.11.2014 | Ricerche

Una nuova ricerca che altera drasticamente la teoria prevalente sull'or...

Curare l'Alzheimer: singolo proiettile magico o sparo di doppietta?

20.03.2025 | Esperienze & Opinioni

Perché i ricercatori stanno ancora annaspando nella ricerca di una cura per quella che è...

Perché vivere in un mondo ‘incredibilmente tossico’ aumenta il rischio di Alzh…

6.05.2020 | Denuncia & advocacy

Sei preoccupato per la minaccia del morbo di Alzheimer (MA), e ti stai chiedendo che cos...

Scoperto un fattore importante che contribuisce all'Alzheimer

22.08.2022 | Ricerche

Una ricerca guidata dai dott. Yuhai Zhao e Walter Lukiw della Luisiana State University ...

L'Alzheimer è composto da quattro sottotipi distinti

4.05.2021 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) è caratterizzato dall'accumulo anomale e dalla diffusione del...

Variante della proteina che causa l'Alzheimer protegge dalla malattia

15.02.2021 | Ricerche

Le scoperte di un nuovo studio sul morbo di Alzheimer (MA), guidato da ricercatori dell...

Capire l'origine dell'Alzheimer, cercare una cura

30.05.2018 | Ricerche

Dopo un decennio di lavoro, un team guidato dal dott. Gilbert Bernier, ricercatore di Hô...

Come dormiamo oggi può prevedere quando inizia l'Alzheimer

8.09.2020 | Ricerche

Cosa faresti se sapessi quanto tempo hai prima che insorga il morbo di Alzheimer (MA)? N...

Menopausa precoce e terapia ormonale ritardata alzano il rischio di Alzheimer

17.04.2023 | Ricerche

Le donne hanno più probabilità degli uomini di sviluppare il morbo di Alzheimer (MA), e ...

Immagini mai viste prima delle prime fasi dell'Alzheimer

14.03.2017 | Ricerche

I ricercatori dell'Università di Lund in Svezia, hanno utilizzato il sincrotrone MAX IV ...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

Seguici su

 
enfrdeites

We use cookies

We use cookies on our website. Some of them are essential for the operation of the site, while others help us to improve this site and the user experience (tracking cookies). You can decide for yourself whether you want to allow cookies or not. Please note that if you reject them, you may not be able to use all the functionalities of the site.