Che fare
Richieste di Alzheimer
Non chiedermi di ricordare,
non cercare di farmi capire.
Lasciami riposare,
fammi capire che sei con me,
baciami sulla guancia e tienimi la mano.
Sono confuso ben oltre la tua concezione,
sono triste e sofferente e perso.
Tutto quello che so è che ho bisogno di te,
stai con me a tutti i costi.
Non perdere la pazienza con me,
non imprecare, rimproverarmi o sgridarmi.
Non riesco a dirti perché mi comporto così,
non posso essere diverso, anche se ci provo.
Ricorda solo che ho bisogno di te,
che la parte migliore di me se n'è andata.
Ti prego di non evitare di starmi vicino,
amami finché la mia vita se ne va.
Messaggio di autore anonimo visto
davanti al letto di un paziente di Alzheimer.
Fonte: Reddit.com
A tutt'oggi, dopo 100 anni da quando il medico tedesco Alois Alzheimer per la prima volta ha delineato la malattia che avrebbe poi preso il suo nome, non esiste una cura che ne modifica il decorso, e si prevede che potrebbero essere necessarie ancora ricerche per diversi anni, e risorse, che in nessuna parte del mondo sono allocate in modo adeguato e proporzionale alla gravità attuale e futura della malattia.
Gli studi già effettuati hanno scoperto che i meccanismi che portano alla malattia di Alzheimer conclamata iniziano fino a 25 anni prima dell'apparizione dei sintomi, che in genere sono difficoltà di memoria e cambiamenti nel comportamento.
L'indisponibilità di una cura rende necessario tentare di prevenire l'insorgenza o di spostarla in avanti nel tempo quanto più possibile. Il fatto che, nella maggior parte dei casi, la malattia appare dopo i 65/70 anni, ci dà una finestra di un certo numero di anni a partire dalla mezza età, per effettuare quei cambiamenti nello stile di vita (alimentazione, movimento, riserva cognitiva, stimolazione mentale, socializzazione) che, secondo gli studi scientifici, possono ridurre il rischio di insorgenza della malattia.
Uno studio pubblicato di recente ha quantificato in 7 anni il tempo che possiamo guadagnare modificando i nostri comportamenti: sette anni in più di indipendenza, di relazioni, di soddisfazioni dalle attività preferite, di vita. E sette anni in meno di dipendenza da altri, di stigma, di medicinali parzialmente inutili, di isolamento, di depressione e di altissimi costi economici, morali e psicologici per sé stessi, i famigliari e coloro che ci dovranno assistere.
Forse è il caso di agire, PRIMA, quando abbiamo ancora le facoltà mentali e le possibilità materiali intatte.
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