“Ricordo meglio quando dipingo”
Molti famigliari hanno una attitudine negativa, hanno la sensazione che la persona malata “non c’è più”. È importante essere coscenti che la persona è sempre qui. Abbiamo bisogno di aiutare le persone con l’Alzheimer a trovare qualcosa di cui godere e loro saranno “più presenti”.
Le famiglie vedono l’ammalato di Alzheimer come un “paziente”; vanno dai medici dicendo quello che il loro caro “non può” fare. È importante permettere alla persona ammalata “di fare più cose possible – tutto quello che possono”.
Il punto è trovare quello che la persona può fare e che si diverte a fare. Per esempio cucina, giardinagggio, esercizio fisico, pittura, musica, perfino visite a circhi, zoo e acrobazie. I caregivers potrebbero essere più effcaci se potessero scoprire cosa interessa il malato, questo sarebbe un buon modo di affrontare la malattia.
Hilda, una donna di 90 anni con l’Alzheimer, un tempo pittrice, era apatica e spesso agitata. Nello sforzo di fare qualcosa per lei, un giorno sua figlia le chiese “Mamma, vuoi dipingere?” Hilda rispose “Si, ricordo meglio quando dipingo”. La comunicazione era stato trovata! Anche se ci sono voluti diversi mesi di visite da parte della famiglia e di studenti prima che Hilda “tornasse viva”, si concentrò di più sui materiali artistici, respirava più lentamente, era più calma, e diventò più ricettiva alla communicazione. Dopo un po’ di tempo, Hilda si è creata una intera nuova famiglia con gli studenti di arte che la visitavano, producendo alla fine 300 dipinti mentre era nella casa di cura. Ha anche sviluppato un miglior senso di realtà, dicendo una volta “Questa è quella vera!” quando sua figlia è arrivata in visita.
Diversi casi ci dicono che il valore dell’arte è sorprendente. Medici spiegano che la chiave per sbloccare i ricordi è trovare nuove strade per raggiungere le persone ammalate. Il lobo parietale viene coinvolto dall’Alzheimer molto tardi ed è quello stimolato dall’arte. Le abilità precedenti sono sempre lì nella persona ammalata, dobbiamo trovare un nuovo persorso per raggiungerle e talvolta l’arte può farlo.
I medici spiegano che le arti creative sono una porta: una volta aperta, i mondi sono aperti, l’ammalato prende colori, forme e figure che sono reali e hanno un significato anche nel suo cervello non verbale nello stadio avanzato della malattia.
Un medico dice di aver portato persone nello stato medio e avanzato della malattia a musei di arte. Gli veniva chiesto se erano solo nello stadio iniziale, o addirittura neanche ammalati, in quanto erano molto coinvolti dall’arte. Medici ci dicono che uno dei problemi è che le persone vedono arte e mestieri come un modo di passare il tempo, invece di un trattamento essenziale, nonostante in molti casi “l’arte è altrettanto efficace dei medicinali”. L’arte dovrebbe essere non solo un elemento aggiuntivo della cura, ma una parte fondamentale di essa.
Meno del 15% dei malati di Alzheimer svolgono attività creative. La maggior parte dei centri di cura è a corto di personale e si svolgono solo i compiti di base istituzionali.
Riguardo i motivi per cui ricordiamo meglio quando dipingiamo, una risposta può essere che l’arte coinvolge le emozioni e le emozioni facilitano i ricordi. Inoltre le arti creative usano l’intero cervello.
Fonte: Alzheimer's Reading Room, 14 gennaio 2010
Ecco alcuni esempi di opere di persone con una qualche forma di neurodegenerazione: