Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Se sei single hai il doppio delle probabilità di sviluppare una demenza

Un nuovo studio ha trovato che essere single può quasi raddoppiare il rischio di demenza.


I ricercatori hanno studiato sei anni di dati basati sugli stili di vita di 6.677 persone da 52 a 90 anni, per vedere se esiste una correlazione tra il mantenimento di rapporti stretti e condizioni come l'Alzheimer.


Hanno trovato che gli uomini e le donne che hanno dichiarato di essere single hanno avuto un rischio di demenza più alto del 35-44%. Il che significa che essere in un rapporto stretto, non necessariamente un matrimonio, implica che le probabilità di sviluppare la malattia sono inferiori di circa il 60%.


Il professor Eef Hogervorst, dell'Università di Loughborough in GB, ha dichiarato che gli stili di vita più sani delle persone sposate potrebbero essere un fattore chiave dei risultati:

"Potrebbe essere così perché si è spesso scoperto in altri studi che gli uomini sposati hanno in media stili di vita più sani degli uomini singoli, come dieta migliore, meno alcool, meno fumo e più visite, fatte più presto, ai servizi sanitari.

"Un'altra spiegazione potrebbe essere che le coppie sposate cercano di affrontare i sintomi della demenza da sole per un tempo più lungo prima di coinvolgere i servizi sanitari. Le persone singole dovranno essere aiutate per affrontare presto i loro sintomi. Non essere sposati quasi raddoppia il rischio di sviluppare la demenza.

"Dall'altra parte, avere rapporti stretti riduce in modo indipendente il rischio del 60%. Non abbiamo trovato che l'isolamento sociale di per sé aumenta il rischio, ma che l'ha fatto la sensazione di solitudine, del 44%".


Delle 6.677 persone coinvolte nello studio, 220 hanno sviluppato la demenza durante il periodo di sei anni di ricerca. Di queste, 88 (40%) erano uomini e 132 (60%) erano donne, una proporzione quasi diretta con il numero totale di uomini (44,5%) e donne (55,5%) che hanno partecipato.

Oltre a essere single, all'essere senza contatti stretti e alla solitudine, gli altri fattori ad alto rischio prevalenti nel gruppo comprendevano la depressione, una mobilità limitata, le malattie cardiache e l'ipertensione.


Il Prof Hogervorst ha dichiarato:

"Sappiamo che i fattori di rischio della depressione e della malattia di cuore sono fattori di rischio per la demenza. E la solitudine ha avuto una forza di associazione simile a quella dei fattori di rischio della malattia di cuore. Questo è stato già visto in precedenza per altre morbosità, dove la solitudine è stata dichiarata altrettanto negativa del fumo per la salute.

"Siamo creature sociali e la riduzione dello stress attraverso il sostegno sociale può essere più importante di quanto si credeva finora".


Il team a Loughborough ha sviluppato una serie di attività insieme a persone con demenza, tra cui alcune che possono essere fatte a casa, per avvicinare le persone ad altre rilevanti per loro, e condividere le proprie attività in modo da non sentirsi così sole. E lo studio suggerisce che gli sforzi come questi per migliorare la qualità dei rapporti tra i più anziani potrebbero contribuire a ridurre il rischio di demenza.


"Essere solitari può essere associato alla depressione e questa è stata associata alla demenza", ha detto il Prof Hogervorst. "Poiché la maggioranza delle persone con demenza rimane a casa per gran parte del tempo, cerchiamo di usare la tecnologia per fare attività che includono gli altri, come moduli semplificati di Facebook, terapia di stimolazione cognitiva ed esercizi nei gruppi virtuali".

 

 

 


Fonte: Loughborough University (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Snorri Bjorn Rafnsson, Martin Orrell, Eleonora d’Orsi, Eef Hogervorst, Andrew Steptoe. Loneliness, Social Integration, and Incident Dementia Over 6 Years: Prospective Findings From the English Longitudinal Study of Ageing. The Journals of Gerontology: Series B, gbx087, Published: 27 June 2017. DOI  10.1093/geronb/gbx087

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali colelgamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Sciogliere il Nodo Gordiano: nuove speranze nella lotta alle neurodegenerazion…

28.03.2019 | Ricerche

Con un grande passo avanti verso la ricerca di un trattamento efficace per le malattie n...

Alzheimer, Parkinson e Huntington condividono una caratteristica cruciale

26.05.2017 | Ricerche

Uno studio eseguito alla Loyola University di Chicago ha scoperto che delle proteine ​​a...

Districare la tau: ricercatori trovano 'obiettivo maneggiabile' per …

30.01.2019 | Ricerche

L'accumulo di placche di amiloide beta (Aβ) e grovigli di una proteina chiamata tau nel ...

Studio rivela dove vengono memorizzati i frammenti di memoria

22.07.2022 | Ricerche

Un momento indimenticabile in un ristorante può non essere esclusivamente il cibo. Gli o...

LATE: demenza con sintomi simili all'Alzheimer ma con cause diverse

3.05.2019 | Ricerche

È stato definito un disturbo cerebrale che imita i sintomi del morbo di Alzheimer (MA), ...

Per capire l'Alzheimer, ricercatori di Yale si rivolgono alla guaina di m…

4.07.2025 | Ricerche

L'interruzione degli assoni, la parte simile a una coda nelle cellule nervose che trasme...

Rete nascosta di enzimi responsabile della perdita di sinapsi nell'Alzhei…

8.12.2020 | Ricerche

Un nuovo studio sul morbo di Alzheimer (MA) eseguito da scienziati dello Scripps Researc...

La scoperta del punto di svolta nell'Alzheimer può migliorare i test di n…

20.05.2022 | Ricerche

 Intervista al neurologo William Seeley della Università della California di San Francisco

...

Un nuovo modello per l'Alzheimer: fenotipi di minaccia, stati di difesa e…

23.04.2021 | Esperienze & Opinioni

Che dire se avessimo concettualizzato erroneamente, o almeno in modo incompleto, il morb...

Ricercatori delineano un nuovo approccio per trattare le malattie degenerative

8.05.2024 | Ricerche

Le proteine sono i cavalli da soma della vita. Gli organismi li usano come elementi costitutivi, ...

Riprogrammare «cellule di supporto» in neuroni per riparare il cervello adulto…

21.11.2014 | Ricerche

La porzione del cervello adulto responsabile del pensiero complesso, la corteccia cerebrale, non ...

Il litio potrebbe spiegare, e trattare, l'Alzheimer?

19.08.2025 | Ricerche

Qual è la prima scintilla che innesca la marcia ruba-memoria del morbo di Alzheimer (MA)...

Il cammino può invertire l'invecchiamento del cervello?

2.09.2021 | Esperienze & Opinioni

Il cervello è costituito principalmente da due tipi di sostanze: materia grigia e bianca...

Sintomi visivi bizzarri potrebbero essere segni rivelatori dell'Alzheimer…

1.02.2024 | Ricerche

Un team di ricercatori internazionali, guidato dall'Università della California di San F...

L'esercizio fisico genera nuovi neuroni cerebrali e migliora la cognizion…

10.09.2018 | Ricerche

Uno studio condotto dal team di ricerca del Massachusetts General Hospital (MGH) ha scop...

Demenze: forti differenze regionali nell’assistenza, al Nord test diagnostici …

30.01.2024 | Annunci & info

In Iss il Convegno finale del Fondo per l’Alzheimer e le Demenze, presentate le prime linee guida...

Smetti di chiederti se sei un bravo caregiver

3.07.2020 | Esperienze & Opinioni

Amare e prendersi cura di qualcuno con demenza può essere difficile. Forse, è una delle ...

Goccioline liquide dense come computer cellulari: nuova teoria sulla causa del…

22.09.2022 | Ricerche

Un campo emergente è capire come gruppi di molecole si condensano insieme all'interno de...

Capire l'origine dell'Alzheimer, cercare una cura

30.05.2018 | Ricerche

Dopo un decennio di lavoro, un team guidato dal dott. Gilbert Bernier, ricercatore di Hô...

Smontata teoria prevalente sull'Alzheimer: dipende dalla Tau, non dall�…

2.11.2014 | Ricerche

Una nuova ricerca che altera drasticamente la teoria prevalente sull'or...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)