Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Trovate cellule infiammatorie contenenti ferro in cervelli di Alzheimer

Trovate cellule infiammatorie contenenti ferro in cervelli di AlzheimerMichael Zeineh è l'autore principale di uno studio che descrive la scoperta di cellule che contengono ferro nel cervello post-mortem di persone con Alzheimer. (Foto: Norbert von der Groeben)Esaminando il tessuto postmortem dal cervello di persone con Alzheimer, ricercatori della Stanford University hanno identificato quelle che sembrano essere microglia (cellule-spazzino specializzate, che a volte diventano infiammatorie) contenenti ferro in una particolare parte dell'ippocampo, una struttura chiave del cervello la cui integrità è fondamentale per la formazione della memoria.


Al contrario, nel tessuto cerebrale post-mortem di persone che NON avevano avuto una diagnosi di Alzheimer, non erano presenti né i depositi di ferro, né le cellule-spazzino che li inghiottono, in quella area del cervello.


I risultati, riferiti dettagliatamente in uno studio ora disponibile on-line in Neurobiology of Aging, suggeriscono che un giorno si potrebbe usare la scansione con risonanza magnetica ad alto campo (in particolare una versione avanzata denominata 7T MRI, che usa un potente magnete 7-​​Tesla) per diagnosticare e monitorare i pazienti di Alzheimer prima di quanto sia attualmente possibile.


La scoperta aggiunge anche un nuovo sospetto alla successione di eventi dell'Alzheimer. Un'ipotesi in giro da tempo ritiene che la caratteristica più nota dell'Alzheimer (le placche amiloidi) sia la causa principale del disturbo. Queste placche sono aggregazioni extracellulari di una piccola proteina chiamata amiloide-beta che sono prominenti nel cervello dei pazienti, nonché nei topi modello della malattia. L'altro giocatore chiave più citato è la tau, un'altra proteina associata all'Alzheimer che si aggrega in modo anomalo in grovigli filiformi all'interno delle cellule nervose.


Ma la sorpresa di questa ricerca è che nell'area del cervello di interesse non c'era alcuna sovrapposizione coerente tra le microglia cariche di ferro e le placche amiloidi e i grovigli tau.


"Le microglia sono cellule immunitarie del cervello", ha detto Michael Zeineh MD/PhD, assistente professore di neuroradiologia e autore principale dello studio. "Nello stato di riposo, sono come agenti di polizia nel negozio di ciambelle, sedute e rilassate, le pistole nella fondina, pur mantenendo gli occhi aperti mentre sgranocchiano placidamente detriti cellulari o sostanze randagie che possono attraversare la loro strada. Se se incontrano qualcosa di sospetto, però, entrano in azione. Le microglia attive ​​sono come poliziotti che hanno le pistole fuori e sparano".

 

Microglia infiammate

Il grosso delle microglia trovate dallo studio associate al ferro era in uno stato infiammatorio attivo. Si ritiene sempre più che l'Alzheimer coinvolga l'infiammazione del cervello, e dei gruppi guidati da ricercatori della Stanford, come i neurologi Katrin Andreasson MD, e Tony Wyss-Coray PhD, e il neurobiologo Ben Barres MD/PhD, hanno già puntato il dito sulle microglia come potenziali sospetti nella patologia infiammatoria iniziale della malattia.


Questo studio aggiunge la nuova scoperta che microglia infiammate, con ferro, sono presenti nell'ippocampo di Alzheimer e sono osservabili con risonanza magnetica 7T, che potrebbe far progredire la comprensione da parte della comunità scientifica della malattia.


I ricercatori hanno osservato che questo era uno studio preliminare eseguito su un piccolo numero di campioni di cervello umano, che sono generalmente difficili da ottenere. In questo caso, i campioni sono stati forniti dall'autore senior dello studio Brian Rutt PhD, professore di radiologia.


"Alcuni studi di imaging, usando topi modelli di Alzheimer, avevano rivelato la presenza nel cervello di questi topi di piccoli e misteriosi puntini neri, che potrebbero segnalare la presenza di ferro, un elemento che si presenta scuro alla risonanza magnetica e, in certe forme chimiche, può essere altamente reattivo e induttore di infiammazione", ha detto Rutt. Questi studi su topi avevano sollevato la possibilità che questo ferro potrebbe essere strettamente associato alle placche amiloidi.


Rutt ha collaborato con Zeineh per esaminare i campioni del cervello umano per trovare le particelle di ferro. "Volevamo vedere se c'era un'associazione tra ferro e placche di Alzheimer negli esseri umani", ha detto Rutt.


In una serie di passaggi che combinano MRI 7T, analisi computazionale e accuratissime tecniche di colorazione di laboratorio, gli scienziati hanno sondato fettine di tessuto prelevate da diversi punti del cervello di ciascuno dei cinque campioni di Alzheimer e dei cinque di controllo. "Non eravamo sicuri dove guardare", ha detto Rutt.

Queste fettine sono state digitalizzate tramite MRI 7T, che può fornire una risoluzione dello spessore di un capello in tre dimensioni. Nelle immagini di quattro dei cinque cervelli di Alzheimer - ma in nessuno dei cervelli di controllo - i ricercatori hanno osservato puntini neri nel subiculum, un componente dell'ippocampo. L'ippocampo è noto per subire alcune delle prime e più gravi devastazioni dell'Alzheimer.


Gli scienziati di Stanford hanno poi accuratamente sezionato le fettine di tessuto in diverse centinaia di sezioni ultrasottili; hanno incubato le sezioni con coloranti che individuano la posizione di ferro, delle microglia, delle placche amiloidi e tau; e hanno analizzato i conseguenti modelli di macchia.

 

Placca amiloide e tau non sono sempre nei pressi del ferro

Ciò che è emerso è stata la prova che il ferro, spesso inghiottito dalle microglia, occupa gli stessi punti nel subiculum del cervello di Alzheimer, dove la MRI 7T aveva trovato i punti neri. Tali microglia erano per lo più in uno stato attivo.


Altrettanto importante è stata la relativa assenza di placche amiloidi in questi punti. "Non abbiamo sempre trovato il ferro associato alle placche, come ci aspettavamo, nonostante i nostri sforzi per farlo", ha detto Rutt. La tau era più spesso nelle vicinanze - ma, ancora una volta, non in modo coerente.


"L'amiloide si trova in tutto il cervello di Alzheimer, e spesso anche nel cervello di persone che sono morte senza lamentare del tutto una perdita di memoria", ha detto Zeineh. "La tau si trova anche in tutto il cervello di Alzheimer. Questo complesso ferro-microglia, al contrario, sembra in realtà concentrato nel subiculum - e, fino ad ora, soltanto nel cervello di malati di Alzheimer".


Zeineh e Rutt hanno detto che non sanno come il ferro entra nel tessuto cerebrale, o perché si accumula lì. Essi ipotizzano che una delle possibilità risiede nelle micro-lesioni dei piccoli vasi sanguigni cerebrali.


I ricercatori hanno avvertito che i coloranti usati nello studio non sarebbero stati in grado di evidenziare i gruppi solubili di amiloide-beta, sempre più considerati la forma tossica della proteina, in contrasto con le placche aggregate. L'amiloide solubile potrebbe comunque avere un ruolo importante, anche se tutt'ora poco compreso, hanno detto.


Zeineh, Rutt e Hannes Vogel MD, professore di patologia e co-autore dello studio, hanno intenzione di esplorare più in profondità questi risultati in collaborazione con Edward Plowey MD/PhD, assistente professore di patologia. Hanno intenzione di esaminare aree più ampie del cervello e colorare altri tipi di cellule all'interno di un maggior numero di campioni cerebrali post-mortem.


Essi hanno previsto inoltre di dare la caccia alle microglia piene di ferro nel cervello di pazienti viventi durante le prime fasi della neurodegenerazione e della perdita di memoria che precedono l'insorgenza della malattia. Il loro obiettivo finale è tradurre questi risultati di imaging in strumenti clinici per aiutare nella lotta contro la demenza.


Lo studio è stato condotto in collaborazione con ricercatori di Canada e Germania. E' stato finanziato dalla Radiological Society of North America e dalla General Electric Healthcare.

 

 

 


Fonte: Stanford University (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Michael M. Zeineh, Yuanxin Chen, Hagen H. Kitzler, Robert Hammond, Hannes Vogel, Brian K. Rutt. Activated iron-containing microglia in the human hippocampus identified by magnetic resonance imaging in Alzheimer disease. Neurobiology of Aging, 2015; DOI: 10.1016/j.neurobiolaging.2015.05.022

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X. I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

L'Alzheimer inizia all'interno delle cellule nervose?

25.08.2021 | Ricerche

Uno studio sperimentale eseguito alla Lund University in Svezia ha rivelato che la prote...

'Tau, disfunzione sinaptica e lesioni neuroassonali si associano di più c…

26.05.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) comporta il deperimento caratteristico di alcune regioni del ...

Identificazione dei primi segnali dell'Alzheimer

7.03.2022 | Ricerche

Un team multidisciplinare di ricerca, composto da ricercatori del progetto ARAMIS, dell...

Il 'Big Bang' dell'Alzheimer: focus sulla tau mortale che cambi…

11.07.2018 | Ricerche

Degli scienziati hanno scoperto un "Big Bang" del morbo di Alzheimer (MA) - il punto pre...

L'impatto del sonno su cognizione, memoria e demenza

2.03.2023 | Ricerche

Riduci i disturbi del sonno per aiutare a prevenire il deterioramento del pensiero.

"Ci...

Scienziati dicono che si possono recuperare i 'ricordi persi' per l…

4.08.2017 | Ricerche

Dei ricordi dimenticati sono stati risvegliati nei topi con Alzheimer, suggerendo che la...

Livelli di ossigeno nel sangue potrebbero spiegare perché la perdita di memori…

9.06.2021 | Ricerche

Per la prima volta al mondo, scienziati dell'Università del Sussex hanno registrato i li...

Sciogliere il Nodo Gordiano: nuove speranze nella lotta alle neurodegenerazion…

28.03.2019 | Ricerche

Con un grande passo avanti verso la ricerca di un trattamento efficace per le malattie n...

La scoperta del punto di svolta nell'Alzheimer può migliorare i test di n…

20.05.2022 | Ricerche

 Intervista al neurologo William Seeley della Università della California di San Francisco

...

Studio rivela dove vengono memorizzati i frammenti di memoria

22.07.2022 | Ricerche

Un momento indimenticabile in un ristorante può non essere esclusivamente il cibo. Gli o...

Colpi in testa rompono i 'camion della spazzatura' del cervello acce…

5.12.2014 | Ricerche

Un nuovo studio uscito ieri sul Journal of Neuroscience dimostra che un...

Immagini mai viste prima delle prime fasi dell'Alzheimer

14.03.2017 | Ricerche

I ricercatori dell'Università di Lund in Svezia, hanno utilizzato il sincrotrone MAX IV ...

Scoperta nuova causa di Alzheimer e di demenza vascolare

21.09.2023 | Ricerche

Uno studio evidenzia la degenerazione delle microglia nel cervello causata dalla tossicità del ferro...

Demenze: forti differenze regionali nell’assistenza, al Nord test diagnostici …

30.01.2024 | Annunci & info

In Iss il Convegno finale del Fondo per l’Alzheimer e le Demenze, presentate le prime linee guida...

Nuova terapia che distrugge i grovigli di tau si dimostra promettente

30.09.2024 | Ricerche

Degli scienziati hanno sviluppato potenziali terapie che rimuovono selettivamente le proteine ​​t...

Smontata teoria prevalente sull'Alzheimer: dipende dalla Tau, non dall�…

2.11.2014 | Ricerche

Una nuova ricerca che altera drasticamente la teoria prevalente sull'or...

Capire l'origine dell'Alzheimer, cercare una cura

30.05.2018 | Ricerche

Dopo un decennio di lavoro, un team guidato dal dott. Gilbert Bernier, ricercatore di Hô...

Il Protocollo Bredesen: si può invertire la perdita di memoria dell'Alzhe…

16.06.2016 | Annunci & info

I risultati della risonanza magnetica quantitativa e i test neuropsicologici hanno dimostrato dei...

Interleuchina3: la molecola di segnalazione che può prevenire l'Alzheimer…

20.07.2021 | Ricerche

Una nuova ricerca su esseri umani e topi ha identificato una particolare molecola di seg...

Perché le cadute sono così comuni nell'Alzheimer e nelle altre demenze?

4.09.2020 | Esperienze & Opinioni

Le cadute hanno cause mediche o ambientali

Una volta che si considerano tutte le divers...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)