Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


'Nessuno insegna alle famiglie a comunicare con chi ha la demenza': nuovo intervento aiuta

Lo fanno con le migliori intenzioni: "Ti ricordi il giorno del nostro matrimonio?", "Chi è quella persona accanto a te nella foto?". Per le coppie con decenni di ricordi condivisi, il declino nella capacità di comunicare del partner è una delle conseguenze più terrificanti e frustranti del Morbo di Alzheimer (MA) e relative demenze.


Per queste coppie, le strategie di comunicazione che usavano prima semplicemente non funzionano più; la comunicazione compromessa porta a incomprensioni, conflitti, isolamento e perdita di intimità.


Uno studio, primo nel suo genere, che usa un intervento domiciliare di 10 settimane per sostenere le coppie affette da demenza, sta dimostrando che «la pratica rende perfetti», sia per il caregiver che per il ricevente, cioè la persona con demenza.


Coinvolgendo entrambi i partner nell'intervento che usa l'allenamento e il gioco di ruolo, i ricercatori della Florida Atlantic University sono stati i primi a fornire un quadro più completo del comportamento comunicativo nelle coppie affette da demenza, con risultati misurabili. Lo studio, pubblicato sull'International Journal of Geriatric Psychiatry, dimostra che i modi creativi di lavorare con queste coppie possono cambiare i loro comportamenti comunicativi in ​​sole 10 settimane.


Il CARE (Caring About Relationships and Emotions = prendersi cura di relazioni e emozioni) è stato progettato per aumentare la comunicazione facilitante (utile) nel caregiver e la comunicazione socievole nel ricevente dell'assistenza. L'intervento focalizzato sulla relazione è stato anche progettato per ridurre il comportamento disabilitante (che compromette l'impegno come criticare o interrogare la memoria del partner) dei caregiver e il comportamento asociale (come non avere contatto visivo) nei riceventi di assistenza.


Un risultato chiave dello studio, che ha piacevolmente sorpreso i ricercatori, ha dimostrato che i ricevitori di cura in realtà sono migliorati più dei caregiver che hanno seguito l'intervento. I riceventi del trattamento, che avevano una demenza moderata, hanno avuto un miglioramento statisticamente significativo nella comunicazione sociale sia verbale che non verbale. Erano più interessati e impegnati, mantenevano il contatto visivo, rispondevano alle domande, rimanevano in argomento e persino scherzavano e prendevano in giro il loro partner.


Anche la comunicazione dei caregiver ha mostrato un miglioramento statisticamente significativo nella comunicazione facilitante (promozione del coinvolgimento) e una diminuzione statisticamente significativa di quella disabilitante.


Christine L. Williams DNSc, prima autrice dello studio, professore e direttore del programma di dottorato in infermieristica della FAU, che ha progettato il programma di intervento, ha detto:

"I caregiver non sono esperti nel comunicare con le persone con demenza. A volte scelgono strategie che ritengono utili, ma possono essere inefficaci. Inoltre, spesso rinunciano a comunicare con i loro partner meno verbali perché i benefici non sono così ovvi.
"Insegnando ai caregiver i bisogni continui dei loro partner in termini di vicinanza, conforto, inclusione, amore e rispetto, si può fare la differenza nel modo in cui percepiscono i loro coniugi e in che modo la comunicazione facilitante, sia verbale che non verbale, può contribuire al loro benessere".


Per lo studio, le coppie hanno ricevuto un manuale all'inizio dell'intervento con 10 moduli settimanali su un'ampia varietà di problemi di comunicazione. I ricercatori si sono incontrati ogni settimana separatamente con il ricevente dell'assistenza e con il caregiver, e poi con la coppia insieme. Alla fine della sessione di coppia, è stato chiesto loro di conversare, senza essere osservati dai ricercatori, per circa 10 minuti su un argomento a scelta. Quella sessione è stata videoregistrata.


I ricercatori hanno valutato le esigenze di apprendimento dei caregiver, hanno aumentato la consapevolezza di sé della comunicazione, la conoscenza del declino della comunicazione nella demenza, le reazioni emotive del ricevente comune alle abilità perdute e come usare le strategie di comunicazione per mantenere una relazione di cura.


Quando era necessaria una pratica aggiuntiva, per dimostrare una strategia specifica, è stato incorporato il gioco di ruolo tra il ricercatore e il caregiver. I caregiver sono stati istruiti a identificare il loro stile di comunicazione e quello dei loro partner. I ricercatori hanno anche conversato ogni settimana con i destinatari dell'assistenza per incoraggiare i loro sforzi a esprimere verbalmente pensieri, sentimenti, preferenze e bisogni.


La Williams ha usato una scala di valutazione per misurare i risultati dell'intervento e ha analizzato e valutato 118 video di 10 minuti di ciascuna sessione delle coppie. Misurare la comunicazione di caregiver e ricevente dell'assistenza ogni settimana, per diverse settimane, ha fornito un quadro più completo dei cambiamenti nel tempo.


Secondo la Williams,

"Questo intervento è importante perché non ci sono altri programmi sviluppati specificamente per le coppie dove uno ha l'Alzheimer o la demenza.
"Anche se è disponibile la consulenza matrimoniale, è molto diversa quando si ha un partner che sta perdendo la capacità di comunicare. Nessuno insegna alle famiglie a comunicare con qualcuno con demenza, ma è disperatamente necessario".

 

 

 


Fonte: Gisele Galoustian in Florida Atlantic University (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Christine L. Williams, David Newman, Lena Marmstål Hammar. Preliminary study of a communication intervention for family caregivers and spouses with dementia. International Journal of Geriatric Psychiatry, 2018; 33 (2): e343 DOI: 10.1002/gps.4816

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Ricercatori delineano un nuovo approccio per trattare le malattie degenerative

8.05.2024 | Ricerche

Le proteine sono i cavalli da soma della vita. Gli organismi li usano come elementi costitutivi, ...

Pressione bassa potrebbe essere uno dei colpevoli della demenza

2.10.2019 | Esperienze & Opinioni

Invecchiando, le persone spesso hanno un declino della funzione cerebrale e spesso si pr...

Nuovo farmaco previene le placche amiloidi, un segno specifico di Alzheimer

8.03.2021 | Ricerche

Le placche di amiloide sono caratteristiche patologiche del morbo di Alzheimer (MA): son...

Le donne possono vivere meglio con una dieta migliore

22.07.2022 | Ricerche

Mangiare frutta e verdura di colori più brillanti può aiutare i problemi di salute delle donne.

...

I dieci fattori legati a un aumento del rischio di Alzheimer

27.07.2020 | Esperienze & Opinioni

Anche se non c'è ancora alcuna cura, i ricercatori stanno continuando a migliorare la co...

Meccanismo neuroprotettivo alterato dai geni di rischio dell'Alzheimer

11.01.2022 | Ricerche

Il cervello ha un meccanismo naturale di protezione contro il morbo di Alzheimer (MA), e...

Cibo per pensare: come la dieta influenza il cervello per tutta la vita

7.10.2024 | Esperienze & Opinioni

Una quantità di ricerche mostra che ciò che mangiamo influenza la capacità del corpo di ...

Studio rivela dove vengono memorizzati i frammenti di memoria

22.07.2022 | Ricerche

Un momento indimenticabile in un ristorante può non essere esclusivamente il cibo. Gli o...

Orienteering: un modo per addestrare il cervello e contrastare il declino cogn…

27.01.2023 | Ricerche

Lo sport dell'orienteering (orientamento), che attinge dall'atletica, dalle capacità di ...

Infezione cerebrale da funghi produce cambiamenti simili all'Alzheimer

26.10.2023 | Ricerche

Ricerche precedenti hanno implicato i funghi in condizioni neurodegenerative croniche co...

La scoperta del punto di svolta nell'Alzheimer può migliorare i test di n…

20.05.2022 | Ricerche

 Intervista al neurologo William Seeley della Università della California di San Francisco

...

Scienziati dicono che si possono recuperare i 'ricordi persi' per l…

4.08.2017 | Ricerche

Dei ricordi dimenticati sono stati risvegliati nei topi con Alzheimer, suggerendo che la...

Stimolazione dell'onda cerebrale può migliorare i sintomi di Alzheimer

15.03.2019 | Ricerche

Esponendo i topi a una combinazione unica di luce e suono, i neuroscienziati del Massach...

Livelli di ossigeno nel sangue potrebbero spiegare perché la perdita di memori…

9.06.2021 | Ricerche

Per la prima volta al mondo, scienziati dell'Università del Sussex hanno registrato i li...

Identificazione dei primi segnali dell'Alzheimer

7.03.2022 | Ricerche

Un team multidisciplinare di ricerca, composto da ricercatori del progetto ARAMIS, dell...

Il girovita può predire il rischio di demenza?

6.11.2019 | Ricerche

Il primo studio di coorte su larga scala di questo tipo ha esaminato il legame tra il girovita in...

Effetti della carenza di colina sulla salute neurologica e dell'intero si…

23.01.2023 | Ricerche

Assorbire colina a sufficienza dall'alimentazione è cruciale per proteggere il corpo e il cervello d...

Fruttosio prodotto nel cervello può essere un meccanismo che guida l'Alzh…

29.09.2020 | Ricerche

Una nuova ricerca rilasciata dalla University of Colorado propone che il morbo di Alzhei...

Flusso del fluido cerebrale può essere manipolato dalla stimolazione sensorial…

11.04.2023 | Ricerche

Ricercatori della Boston University, negli Stati Uniti, riferiscono che il flusso di liq...

Scoperto nuovo colpevole del declino cognitivo nell'Alzheimer

7.02.2019 | Ricerche

È noto da tempo che i pazienti con morbo di Alzheimer (MA) hanno anomalie nella vasta re...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)