Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Pandemia coronavirus sta cambiando il nostro cervello: i rimedi

Coronavirus MH

Che tu abbia contratto il COVID-19 o no, è probabile che il tuo cervello sia cambiato nel corso degli ultimi mesi. Il virus in se stesso può causare una serie di problemi neurologici, insieme con ansia e depressione. L'isolamento e la preoccupazione causata dalla pandemia possono allo stesso modo alterare la chimica del cervello e causare disturbi di umore.


Nella nostra nuova ricerca, pubblicata in Neuropsychopharmacology, abbiamo studiato come superare meglio i cambiamenti del cervello legati alla pandemia.

 

Cominciamo dall'infezione COVID-19

Oltre ai disturbi dell'umore, sintomi comuni comprendono affaticamento, mal di testa, perdita di memoria e problemi di attenzione. Ci può essere una serie di motivi per questi cambiamenti cerebrali, come l'infiammazione e gli eventi cerebrovascolari (una sindrome causata dalla interruzione della fornitura di sangue al cervello).


La ricerca suggerisce che il virus può accedere al cervello attraverso il bulbo olfattivo del prosencefalo, che è importante per il trattamento dell'odore. La perdita di olfatto è un sintomo in molti pazienti con COVID-19.


Nell'ambito del sistema responsabile dell'olfatto, il bulbo olfattivo invia le informazioni sull'olfatto che sono ulteriormente elaborate in altre regioni del cervello (tra cui amigdala, corteccia orbitofrontale e ippocampo), che hanno un ruolo importante nelle emozioni, nell'apprendimento e nella memoria.


Oltre ad essere collegato con molte altre regioni del cervello, il bulbo olfattivo è ricco di dopamina, che è importante per il piacere, la motivazione e l'azione. Può essere che nel cervello il COVID-19 alteri i livelli di dopamina e di altre sostanze chimiche, come la serotonina e l'acetilcolina, ma non possiamo dirlo ancora con certezza. Tutte queste sostanze chimiche sono note per essere coinvolte nell'attenzione, nell'apprendimento, nella memoria e nell'umore.


Questi cambiamenti nel cervello sono probabilmente responsabili dell'umore, della stanchezza e dei cambiamenti cognitivi che sono comunemente sperimentati dai pazienti COVID-19. Questo a sua volta può essere alla base dei sintomi riferiti di stress, ansia e depressione nei pazienti che hanno contratto il virus.


Ma non sono solo le persone che hanno contratto il virus COVID-19 ad avere sofferto di una maggiore ansia e depressione durante la pandemia. Anche l'eccessiva preoccupazione sul contrarre o diffondere il virus ad altri familiari, così come l'isolamento e la solitudine, possono cambiare la chimica del cervello.


Lo stress ripetuto è uno scatenante importante dell'infiammazione persistente del corpo, che può colpire anche il cervello, restringere l'ippocampo e quindi influenzare le nostre emozioni. Lo stress può anche influenzare i livelli di serotonina e cortisolo nel cervello, influenzando il nostro umore. Alla fine, questi cambiamenti possono causare sintomi di depressione e ansia.

 

Allenamento del cervello

La cosa buona del cervello, tuttavia, è che è incredibilmente plastico, e quindi mutevole e in grado di compensare i danni. Anche gravi condizioni, come la perdita di memoria e la depressione, possono essere migliorate facendo le cose che alterano la funzione del cervello e la sua chimica.


La nostra ricerca ha esaminato soluzioni promettenti per combattere i sintomi di stress, ansia e depressione, nei pazienti di COVID-19 e altri.


Sappiamo già che l'esercizio fisico e la meditazione di consapevolezza (tecniche che ci aiutano a stare nel presente) sono utili quando si tratta di combattere lo stress del cervello. In effetti, alcuni studi hanno dimostrato cambiamenti benefici, funzionali e strutturali, nella corteccia prefrontale del cervello (coinvolta nella pianificazione e nel processo decisionale), nell'ippocampo e nell'amigdala dopo l'allenamento alla consapevolezza.


Uno studio ha mostrato una maggiore densità della materia grigia (il tessuto che contiene la maggior parte dei corpi cellulari del cervello e un componente chiave del sistema nervoso centrale) nell'ippocampo sinistro dopo otto settimane di allenamento (in confronto ai controlli). È importante sottolineare che queste sono tutte regioni che sono interessate dal virus COVID-19.


Inoltre, l'allenamento cognitivo può contribuire anche a migliorare l'attenzione, la funzione della memoria e aumentare la motivazione. Coloro che hanno sintomi persistenti o gravi di salute mentale possono richiedere la valutazione clinica da parte di uno psicologo o psichiatra. In questi casi, ci sono trattamenti farmacologici e psicologici disponibili, come ad esempio antidepressivi o terapia cognitivo-comportamentale.


Dato che molti paesi non sono completamente usciti dal blocco, e sono molto in ritardo nell'accesso all'assistenza sanitaria, ci sono tecniche moderne promettenti come i dispositivi indossabili (inseguitori di attività) e le piattaforme digitali (applicazioni mobili), che possono essere facilmente integrate nella vita quotidiana,.


Ad esempio, gli inseguitori di attività sono in grado di monitorare cose come la frequenza cardiaca e i modelli di sonno, indicando quando chi l'indossa può beneficiare di attività come la meditazione, l'esercizio fisico o il sonno supplementare. Ci sono anche applicazioni che possono aiutare a ridurre i livelli di stress. Queste tecniche hanno probabilmente vantaggi per tutti, e possono aiutarci a promuovere una migliore capacità di recupero cognitivo e la salute mentale, preparandoci per futuri eventi critici come le pandemie globali.


Come società, dobbiamo anticipare le sfide future per la salute del cervello, la cognizione e il benessere. Dovremmo che usare queste tecniche nelle scuole per promuovere una resilienza permanente a partire dall'infanzia.

 

 

 


Fonte: Barbara Sahakian Jacquelyn (prof.ssa di Neuropsicologia Clinica, Università di Cambridge), Christelle Langley (ricercatrice postdottorato in Neuroscienze Cognitive, Università di Cambridge) e Deniz Vatansever (ricercatore Fudan University)

Pubblicato su The Conversation (> English) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Deniz Vatansever, Shouyan Wang, Barbara J. Sahakian. Covid-19 and promising solutions to combat symptoms of stress, anxiety and depression. Neuropsychopharmacology, 13 Aug 2020, DOI

Copyright: Tutti i diritti di testi o marchi inclusi nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 0

Notizie da non perdere

Immagini mai viste prima delle prime fasi dell'Alzheimer

14.03.2017 | Ricerche

I ricercatori dell'Università di Lund in Svezia, hanno utilizzato il sincrotrone MAX IV ...

L'esercizio fisico dà benefici cognitivi ai pazienti di Alzheimer

29.06.2015 | Ricerche

Nel primo studio di questo tipo mai effettuato, dei ricercatori danesi hanno dimostrato che l'ese...

Pensaci: tenere attivo il cervello può ritardare l'Alzheimer di 5 anni

21.07.2021 | Ricerche

Mantenere il cervello attivo in vecchiaia è sempre stata un'idea intelligente, ma un nuo...

L'Alzheimer è composto da quattro sottotipi distinti

4.05.2021 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) è caratterizzato dall'accumulo anomale e dalla diffusione del...

Nuova teoria sulla formazione dei ricordi nel cervello

9.03.2021 | Ricerche

Una ricerca eseguita all'Università del Kent ha portato allo sviluppo della teoria MeshC...

L'Alzheimer inizia all'interno delle cellule nervose?

25.08.2021 | Ricerche

Uno studio sperimentale eseguito alla Lund University in Svezia ha rivelato che la prote...

Demenze: forti differenze regionali nell’assistenza, al Nord test diagnostici …

30.01.2024 | Annunci & info

In Iss il Convegno finale del Fondo per l’Alzheimer e le Demenze, presentate le prime linee guida...

Fruttosio prodotto nel cervello può essere un meccanismo che guida l'Alzh…

29.09.2020 | Ricerche

Una nuova ricerca rilasciata dalla University of Colorado propone che il morbo di Alzhei...

Identificazione dei primi segnali dell'Alzheimer

7.03.2022 | Ricerche

Un team multidisciplinare di ricerca, composto da ricercatori del progetto ARAMIS, dell...

Scoperto il punto esatto del cervello dove nasce l'Alzheimer: non è l…

17.02.2016 | Ricerche

Una regione cruciale ma vulnerabile del cervello sembra essere il primo posto colpito da...

Riprogrammare «cellule di supporto» in neuroni per riparare il cervello adulto…

21.11.2014 | Ricerche

La porzione del cervello adulto responsabile del pensiero complesso, la corteccia cerebrale, non ...

Con l'età cala drasticamente la capacità del cervello di eliminare le pro…

31.07.2015 | Ricerche

Il fattore di rischio più grande per l'Alzheimer è l'avanzare degli anni. Dopo i 65, il rischio r...

Perché le cadute sono così comuni nell'Alzheimer e nelle altre demenze?

4.09.2020 | Esperienze & Opinioni

Le cadute hanno cause mediche o ambientali

Una volta che si considerano tutte le divers...

L'invecchiamento è guidato da geni sbilanciati

21.12.2022 | Ricerche

Il meccanismo appena scoperto è presente in vari tipi di animali, compresi gli esseri umani.

Infezione cerebrale da funghi produce cambiamenti simili all'Alzheimer

26.10.2023 | Ricerche

Ricerche precedenti hanno implicato i funghi in condizioni neurodegenerative croniche co...

Paesi asiatici assistono gli anziani in modo diverso: ecco cosa possiamo impar…

28.10.2020 | Esperienze & Opinioni

A differenza dei paesi occidentali, le culture tradizionali asiatiche mettono un forte a...

Districare la tau: ricercatori trovano 'obiettivo maneggiabile' per …

30.01.2019 | Ricerche

L'accumulo di placche di amiloide beta (Aβ) e grovigli di una proteina chiamata tau nel ...

I possibili collegamenti tra sonno e demenza evidenziati dagli studi

24.11.2017 | Ricerche

Caro Dottore: leggo che non dormire abbastanza può aumentare il rischio di Alzheimer. Ho avuto pr...

Svolta per l'Alzheimer? Confermato collegamento genetico con i disturbi i…

26.07.2022 | Ricerche

Uno studio eseguito in Australia alla Edith Cowan University (ECU) ha confermato il legame tra Alzhe...

Rete nascosta di enzimi responsabile della perdita di sinapsi nell'Alzhei…

8.12.2020 | Ricerche

Un nuovo studio sul morbo di Alzheimer (MA) eseguito da scienziati dello Scripps Researc...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

We use cookies

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.