Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Studio valuta i criteri dei biomarcatori che definiscono il rischio di Alzheimer

Left normal brain right dilation of ventricles arrow sign of atrophySinistra: cervello normale. Destra: la dilatazione dei ventricoli (freccia) nel cervello è segno di atrofia che le scansioni TC e MRI possono misurare. Foto: Caitlin Latimer

Una delle maggiori sfide della ricerca sul morbo di Alzheimer (MA) è identificare i biomarcatori che possono determinare chi ha il rischio di sviluppare la demenza. Tali biomarcatori potrebbero essere usati per individuare le persone in modo che possano essere aiutate prima di sviluppare la malattia.


I ricercatori si sono concentrati principalmente su tre di tali biomarcatori. Due sono proteine ​​correlate al MA, amiloide e tau. L'amiloide forma grumi nel cervello e la tau forma matassine di filamenti chiamate grovigli neurofibrillari. Entrambi possono essere rilevati nel fluido spinale cerebrale o nelle scansioni speciali con tomografia a emissione di positroni (PET). Il terzo marcatore, l'atrofia del cervello, si può vedere con le scansioni CT o MRI.


Come guida per i ricercatori, il National Institute on Aging e l'Alzheimer's Association hanno convocato un gruppo di esperti per sviluppare un quadro di studio del MA basato sui biomarcatori. Si chiama AT(N) Framework: Amiloide, Tau e Neurodegenerazione o atrofia. La speranza era che questo quadro possa fornire uno strumento standard per valutare il rischio di sviluppare la demenza di una persona asintomatica.


Un nuovo studio di ricercatori di Seattle suggerisce che una parte di persone classificate con questo approccio, considerate con il più alto rischio di demenza, non svilupperà mai la demenza nella sua vita.


"Abbiamo usato dati di autopsia per approssimare le categorie di biomarcatori AT(N) dal nostro esempio ben caratterizzato, e abbiamo esaminato i tassi di demenza per le persone in ogni categoria", ha affermato il dott. Paul Crane, professore di medicina dell'Università di Washington.


Crane e il dott. Eric Larson, ricercatore senior ed ex vicepresidente di ricerca e innovazione sanitaria al Kaiser Permanente Washington Health Research Institute, sono gli autori senior dello studio principale e di questa ricerca, apparsa su Alzheimer's & Dementia.


Lo studio, che ha per prima autrice Bridget Teevan Burke, ricercatrice del Kaiser Permanente, ha usato i dati raccolti dallo studio Adult Changes in Thought (ACT) che, iniziato negli anni '90, ha seguito più di 5.500 volontari anziani per identificare nuovi casi di demenza. Circa un terzo dei volontari ha dato il permesso di studiare il proprio cervello dopo la morte.


Poiché il MA progredisce lentamente, i risultati dell'autopsia dei partecipanti ACT per amiloide, tau e neurodegenerazione sono stati usati per approssimare la classificazione AT(N) cinque anni prima della morte. I ricercatori hanno considerato le valutazioni dei cinque anni prima della morte per vedere se la categorizzazione AT(N) in quel momento avrebbe previsto lo sviluppo della demenza in quei cinque anni.


Il quadro AT(N) usa otto diversi profili di biomarcatore, che vanno da nessun biomarcatore, definito A-T-(N)-, ai profili in cui tutti i biomarcatori sono presenti A+T+(N)+, e tutte le combinazioni possibili, come ad esempio A+T+(N)- che indica la presenza di amiloide e tau ma non della neurodegenerazione. I ricercatori hanno scoperto che il 67% di quelli con il profilo A+T+(N)+ ha sviluppato la demenza nei successivi cinque anni. Ma il 33% non l'ha fatto.


"L'A+T+(N)+ dovrebbe essere il gruppo a rischio più alto"
, ha notato Crane. "Hanno livelli elevati di amiloide, alti livelli di tau e hanno l'atrofia. Però in quel gruppo, un terzo di loro non ha mai sviluppato la demenza".


I risultati, se convalidati con biomarcatori AT(N), suggeriscono che qualsiasi esperimento di farmaci che usa il quadro AT(N) richiederà che siano individuati molti più partecipanti da arruolare per ottenere risultati statisticamente solidi, ha notato Crane. Poiché le scansioni PET usate per rilevare amiloide e tau costano migliaia di dollari, tali studi sarebbero ancora più costosi.


[...] La dott.ssa Caitlin Latimer, neuropatologa della UW e coautrice dello studio, ha notato:

"Sebbene questo studio fosse limitato alle valutazioni di amiloide, tau e neurodegenerazione all'autopsia, è un promemoria che questi componenti sono solo una parte del complicato puzzle che è il declino cognitivo relativo all'età.

"Il quadro AT(N) è prezioso perché pone persone viventi nello spettro del cambiamento neuropatologico del MA. Ciò consentirà di studiare meglio il concetto di resilienza a questa patologia e incoraggerà lo sviluppo di ulteriori biomarcatori necessari per la previsione accurata di chi procederà verso lo sviluppo della demenza".

 

 

 


Fonte: Michael McCarthy in University of Washington (> English) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Bridget Teevan Burke, Caitlin Latimer, Dirk Keene, Joshua Sonnen, Wayne McCormick, James Bowen, Susan McCurry, Eric Larson, Paul Crane. Theoretical impact of the AT(N) framework on dementia using a community autopsy sample. Alzheimer's & Dementia. 26 Apr 2021, DOI

Copyright: Tutti i diritti di testi o marchi inclusi nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer OdV di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Microglia: ‘cellule immunitarie’ che proteggono il cervello dalle malattie, ma…

28.05.2020 | Esperienze & Opinioni

Sappiamo che il sistema immunitario del corpo è importante per tenere tutto sotto controllo e per...

Smontata teoria prevalente sull'Alzheimer: dipende dalla Tau, non dall�…

2.11.2014 | Ricerche

Una nuova ricerca che altera drasticamente la teoria prevalente sull'or...

La scoperta del punto di svolta nell'Alzheimer può migliorare i test di n…

20.05.2022 | Ricerche

 Intervista al neurologo William Seeley della Università della California di San Francisco

...

L'esercizio fisico dà benefici cognitivi ai pazienti di Alzheimer

29.06.2015 | Ricerche

Nel primo studio di questo tipo mai effettuato, dei ricercatori danesi hanno dimostrato che l'ese...

LipiDiDiet trova effetti ampi e duraturi da intervento nutrizionale all'i…

9.11.2020 | Ricerche

Attualmente non esiste una cura nota per la demenza, e le terapie farmacologiche esisten...

Nuova terapia che distrugge i grovigli di tau si dimostra promettente

30.09.2024 | Ricerche

Degli scienziati hanno sviluppato potenziali terapie che rimuovono selettivamente le proteine ​​t...

Ecco perché alcune persone con marcatori cerebrali di Alzheimer non hanno deme…

17.08.2018 | Ricerche

Un nuovo studio condotto all'Università del Texas di Galveston ha scoperto perché alcune...

Il ruolo sorprendente delle cellule immunitarie del cervello

21.12.2020 | Ricerche

Una parte importante del sistema immunitario del cervello, le cellule chiamate microglia...

Studio dimostra il ruolo dei batteri intestinali nelle neurodegenerazioni

7.10.2016 | Ricerche

L'Alzheimer (AD), il Parkinson (PD) e la sclerosi laterale amiotrofica (SLA) sono tutte ...

Variante della proteina che causa l'Alzheimer protegge dalla malattia

15.02.2021 | Ricerche

Le scoperte di un nuovo studio sul morbo di Alzheimer (MA), guidato da ricercatori dell...

Aumentano le evidenze di origini alternative delle placche di Alzheimer

13.06.2022 | Ricerche

I risultati di uno studio potrebbero spiegare perché i farmaci progettati per rimuovere i depositi d...

Fruttosio prodotto nel cervello può essere un meccanismo che guida l'Alzh…

29.09.2020 | Ricerche

Una nuova ricerca rilasciata dalla University of Colorado propone che il morbo di Alzhei...

Immagini mai viste prima delle prime fasi dell'Alzheimer

14.03.2017 | Ricerche

I ricercatori dell'Università di Lund in Svezia, hanno utilizzato il sincrotrone MAX IV ...

Scoperto un fattore importante che contribuisce all'Alzheimer

22.08.2022 | Ricerche

Una ricerca guidata dai dott. Yuhai Zhao e Walter Lukiw della Luisiana State University ...

Districare la tau: ricercatori trovano 'obiettivo maneggiabile' per …

30.01.2019 | Ricerche

L'accumulo di placche di amiloide beta (Aβ) e grovigli di una proteina chiamata tau nel ...

Nuova teoria sulla formazione dei ricordi nel cervello

9.03.2021 | Ricerche

Una ricerca eseguita all'Università del Kent ha portato allo sviluppo della teoria MeshC...

Gli interventi non farmacologici per l'Alzheimer sono sia efficaci che co…

19.04.2023 | Ricerche

Un team guidato da ricercatori della Brown University ha usato una simulazione al computer per di...

Il girovita può predire il rischio di demenza?

6.11.2019 | Ricerche

Il primo studio di coorte su larga scala di questo tipo ha esaminato il legame tra il girovita in...

Livelli di ossigeno nel sangue potrebbero spiegare perché la perdita di memori…

9.06.2021 | Ricerche

Per la prima volta al mondo, scienziati dell'Università del Sussex hanno registrato i li...

Che speranza hai dopo la diagnosi di Alzheimer?

25.01.2021 | Esperienze & Opinioni

Il morbo di Alzheimer (MA) è una malattia che cambia davvero la vita, non solo per la pe...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)