Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Bisogna cambiare il modello di assistenza sanitaria per combattere le malattie croniche, come l'Alzheimer

Bisogna cambiare il modello di assistenza sanitaria per combattere le malattie croniche, come l'AlzheimerIl modello di assistenza sanitaria per le malattie croniche deve passare da quello verticale basato su singoli specialisti a quello del team.

Secondo l'American Journal of Medicine, l'assistenza sanitaria deve essere riprogettata per adattarsi alla crisi medica principale del 21° secolo: le malattie croniche.


Le malattie croniche valgono 7 morti su 10 negli Stati Uniti e oltre il 75% del totale dei costi di assistenza sanitaria. Tra le persone over-65, oltre il 92% soffre di una o più malattie croniche. Entro il 2020, si stima che il 48% della popolazione totale avrà una malattia cronica.


In un articolo pubblicato su The American Journal of Medicine, dei ricercatori evidenziano quanto sono sbagliati i modelli di erogazione di assistenza sanitaria per la gestione delle malattie croniche, e come una riprogettazione del sistema sanitario potrebbe offrire qualche speranza in questa sfida.


"Le malattie croniche sono diventate la grande epidemia del nostro tempo", commentano gli autori Richard V. Milani, MD, dell'Università del Queensland di New Orleans, e Carl J. Lavie, MD, della stessa università e della Louisiana State University System di Baton Rouge. "Il nostro attuale modello di erogazione è costruito male per gestire le malattie croniche, come si deduce dalla bassa adesione agli indicatori di qualità e dallo scarso controllo delle condizioni trattabili. Sono emerse nuove tecnologie che possono impegnare i pazienti ed offrire ulteriori modalità nel trattamento delle malattie croniche. Modificare il nostro modello di erogazione, includendo l'assistenza basata sul team, di concerto con le tecnologie centrate sul paziente, è molto più promettente per gestire l'epidemia di malattie croniche".


Secondo Milani e Lavie ci sono quattro fattori che influiscono negativamente sull'erogazione di assistenza per malattie croniche negli Stati Uniti:

  1. L'attuale modello statunitense è imperniato sul medico di base. Gli autori notano che con una lunghezza media della visita inferiore a 15 minuti, c'è poco tempo per affrontare le cause alla radice di molte malattie croniche, come la cattiva alimentazione e l'inattività fisica. Anche quando il medico dà pareri per cambiare lo stile di vita, i tassi di adesione dei pazienti sono deludenti.

  2. Il secondo fattore che compromette l'assistenza alle malattie croniche è la crescita incredibile della letteratura medica, con 1,8/1,9 milioni di ricerche pubblicate ogni anno. E' quasi impossibile per un medico occupato tenersi aggiornato sulle nuove evidenze mediche accreditate. Questo si riduce ulteriormente quando una percentuale significativa di studi contraddicono la pratica medica corrente, aggiungendosi all'onere.

  3. L'inerzia terapeutica, il terzo fattore, descrive una situazione in cui un erogatore non riesce a modificare una terapia quando gli obiettivi terapeutici originali restano insoddisfatti. Ad esempio, si è segnalato che la mancata intensificazione della terapia per i pazienti ipertesi con pressione superiore a 140/90 raggiunge l'86,9% delle visite. Il medico, il paziente, e il sistema sanitario hanno ruoli che insieme contribuiscono a questo fattore.

  4. Il quarto fattore è il modello di assistenza che supporta il paziente e il medico. Gli studi hanno ripetutamente dimostrato che fornire al medico una infrastruttura di team, con caregiver non medici specializzati, il cui ruolo è monitorare e gestire in modo continuo, migliora l'aderenza alle misure di qualità e genera migliori esiti, costi, e soddisfazione dei pazienti.


Milani e Lavie descrivono le «unità di pratica integrate» (Integrated Practice Units - IPU) specializzate, ciascuna con personale non-medico come farmacisti, clinici praticanti, infermieri, educatori sanitari, dietisti, assistenti sociali, consulenti e terapisti, tutti organizzati attorno alla condizione medica del paziente.

 

Può essere rilevante perché:

 L'Alzheimer è una delle malattie croniche.

Gli autori notano inoltre che le influenze dei social network hanno avuto un notevole impatto positivo sui comportamenti associati al fumo, alla dieta, all'esercizio fisico, alla depressione, all'aderenza ai farmaci, e all'obesità e le strategie che riescono a gestire le malattie (che usano il potenziale delle reti sociali) possono fornire soluzioni sostenibili ed economicamente convenienti per i pazienti con malattie croniche.


"Oggi, l'assistenza sanitaria deve riprogettare il suo modello di erogazione di assistenza per gestire la crisi medica più importante del 21° secolo: le malattie croniche. La capacità del singolo medico si è dimostrata sfuggente nel produrre assistenza di alta qualità, basata su evidenze, e nel produrre cambiamenti significativi e duraturi nei comportamenti di stile di vita. Un nuovo modello di assistenza con un team organizzato come IPU avrà la capacità di fornire un trattamento globale coerente e la consulenza con un approccio mirato alla produzione. L'IPU impiegherà quanto è più tecnologicamente attuale, coinvolgendo quindi di più i pazienti, oltre a fornire assistenza di alta qualità, costante e personalizzata, e potrà accelerare il cambiamento conseguente nello stile di vita", spiegano Milani e Lavie.

 

 

 

 

 


Fonte: Elsevier via AlphaGalileo (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Richard V. Milani, Carl J. Lavie. Healthcare 2020: Reengineering Healthcare Delivery to Combat Chronic Disease. The American Journal of Medicine, 2014; DOI: 10.1016/j.amjmed.2014.10.047

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X. I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Nuovo farmaco previene le placche amiloidi, un segno specifico di Alzheimer

8.03.2021 | Ricerche

Le placche di amiloide sono caratteristiche patologiche del morbo di Alzheimer (MA): son...

La consapevolezza di perdere la memoria può svanire 2-3 anni prima della compa…

27.08.2015 | Ricerche

Le persone che svilupperanno una demenza possono cominciare a perdere la consapevolezza dei propr...

LipiDiDiet trova effetti ampi e duraturi da intervento nutrizionale all'i…

9.11.2020 | Ricerche

Attualmente non esiste una cura nota per la demenza, e le terapie farmacologiche esisten...

Ricercatori delineano un nuovo approccio per trattare le malattie degenerative

8.05.2024 | Ricerche

Le proteine sono i cavalli da soma della vita. Gli organismi li usano come elementi costitutivi, ...

Meccanismo neuroprotettivo alterato dai geni di rischio dell'Alzheimer

11.01.2022 | Ricerche

Il cervello ha un meccanismo naturale di protezione contro il morbo di Alzheimer (MA), e...

Riprogrammare «cellule di supporto» in neuroni per riparare il cervello adulto…

21.11.2014 | Ricerche

La porzione del cervello adulto responsabile del pensiero complesso, la corteccia cerebrale, non ...

Sintomi visivi bizzarri potrebbero essere segni rivelatori dell'Alzheimer…

1.02.2024 | Ricerche

Un team di ricercatori internazionali, guidato dall'Università della California di San F...

Come evitare che la demenza derubi i tuoi cari del loro senso di personalità, …

25.11.2025 | Esperienze & Opinioni

Ogni tre secondi, qualcuno nel mondo sviluppa la demenza; sono oltre 57 milioni di perso...

Perché il diabete tipo 2 è un rischio importante per lo sviluppo dell'Alz…

24.03.2022 | Ricerche

Uno studio dell'Università di Osaka suggerisce un possibile meccanismo che collega il diabete all'Al...

Sciogliere il Nodo Gordiano: nuove speranze nella lotta alle neurodegenerazion…

28.03.2019 | Ricerche

Con un grande passo avanti verso la ricerca di un trattamento efficace per le malattie n...

Studio rafforza il legame tra vaccino contro l'herpes zoster e minore ris…

10.04.2025 | Ricerche

La nuova analisi di un programma di vaccinazione in Galles ha scoperto che il vaccino contro l'he...

Scoperta ulteriore 'barriera' anatomica che difende e monitora il ce…

11.01.2023 | Ricerche

Dalla complessità delle reti neurali, alle funzioni e strutture biologiche di base, il c...

Cerca il tuo sonno ideale: troppo e troppo poco legati al declino cognitivo

28.10.2021 | Ricerche

Come tante altre cose buone della vita, il sonno fa meglio se è moderato. Uno studio plu...

Alzheimer e le sue proteine: bisogna essere in due per ballare il tango

21.04.2016 | Ricerche

Per anni, i neuroscienziati si sono chiesti come fanno le due proteine ​​anomale amiloid...

Gas xeno potrebbe proteggere dall'Alzheimer, almeno nei topi; previsti te…

30.01.2025 | Ricerche

Molti dei trattamenti perseguiti oggi per proteggere dal morbo di Alzheimer (MA) sono co...

A 18 come a 80 anni, lo stile di vita è più importante dell'età per il ri…

22.07.2022 | Ricerche

Gli individui senza fattori di rischio per la demenza, come fumo, diabete o perdita dell...

Identificazione dei primi segnali dell'Alzheimer

7.03.2022 | Ricerche

Un team multidisciplinare di ricerca, composto da ricercatori del progetto ARAMIS, dell...

Il sonno resetta i neuroni per i nuovi ricordi del giorno dopo

11.09.2024 | Ricerche

Tutti sanno che una buona notte di sonno ripristina l'energia di una persona; ora un nuo...

La scoperta del punto di svolta nell'Alzheimer può migliorare i test di n…

20.05.2022 | Ricerche

 Intervista al neurologo William Seeley della Università della California di San Francisco

...

Pensaci: tenere attivo il cervello può ritardare l'Alzheimer di 5 anni

21.07.2021 | Ricerche

Mantenere il cervello attivo in vecchiaia è sempre stata un'idea intelligente, ma un nuo...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)