Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Rischio di demenza dipende più che dallo stile di vita. Sopravvalutarlo può causare stigma e senso di colpa

man wheelchair old age home Image by Freepik

La crescita di consapevolezza pubblica della demenza, fa crescere anche quella dell'appetito per la prevenzione. I titoli globali riguardano i benefici dell'esercizio fisico, della dieta, dell'allenamento del cervello e dell'attività sociale nel ridurre il rischio di demenza. Negli ultimi anni, le riviste mediche hanno amplificato questo messaggio per incoraggiare le persone a prendere il controllo del loro futuro cognitivo attraverso il cambiamento dello stile di vita. L'anno scorso, The Lancet ha stimato che fino al 45% dei casi di demenza in tutto il mondo potrebbe teoricamente essere ritardato o impedito affrontando i fattori di rischio modificabili.


Questi messaggi sono innegabilmente fiduciosi. Suggeriscono che lo sforzo personale, combinato con prove scientifiche emergenti, può aiutare a superare una malattia da sempre vista come inevitabile. Ma i messaggi di sanità pubblica concentrati troppo sul comportamento possono essere fuorvianti e potenzialmente dannosi, come sosteniamo su The Lancet. Ciò può portare a un sistema a due livelli, in cui le persone benestanti sono elogiate per la loro salute cerebrale proattiva, mentre i gruppi emarginati hanno di fronte barriere alla partecipazione e sono incolpati della loro inazione percepita.

 

Cos'è la demenza e cosa la causa?

La demenza è un disturbo neurocognitivo e descrive condizioni che influenzano la memoria, il pensiero e la capacità di svolgere compiti quotidiani. L'Alzheimer è il tipo più comune, ma ce ne sono altri, come la demenza vascolare e quella da Corpi di Lewy. Insorge quando le cellule cerebrali si danneggiano e smettono di comunicare correttamente. Questo può causare confusione, dimenticanza e cambiamenti nel comportamento o nell'umore. La demenza è legata ad alcune delle nostre paure culturali più profonde: i limiti dell'autonomia, la dipendenza dagli altri, lo stigma di essere diagnosticati e l'ignoto.


Quindi, cosa aumenta il rischio di demenza? Alcuni fattori di rischio non possono essere modificati. L'età è quello più grande. Anche la storia familiare e alcuni geni, tipo l'ApoE-e4, aumentano il rischio. Ma molti fattori di rischio sono modificabili, il che significa che possiamo fare qualcosa al riguardo. L'obesità, il colesterolo alto e la pressione alta aumentano il rischio. Anche livelli bassi di esercizio o di istruzione possono aumentare le possibilità di sviluppare la demenza.

 

La scienza alla base della prevenzione

La scienza della prevenzione della demenza si è evoluta in modo significativo negli ultimi dieci anni. Esperimenti sullo stile di vita, in Finlandia, Francia, Australia e Stati Uniti, stanno esplorando se le combinazioni tra dieta, attività fisica, allenamento cognitivo e gestione del rischio cardiovascolare (ipertensione, colesterolo, obesità e fumo) possono ridurre il rischio di demenza. Lo studio finlandese, il più citato di questi, ha dimostrato benefici cognitivi modesti ma significativi negli anziani a rischio di demenza dopo un intervento sullo stile di vita di due anni. Il suo successo ha stimolato un'ondata di studi simili a livello globale (ad oggi, oltre 40).


Nel loro insieme, questi esperimenti forniscono una base scientifica per un messaggio di salute pubblica sempre più popolare: la salute di domani del cervello è legata a comportamenti sani, oggi. Nuove possibilità per prevenire la demenza sono certamente promettenti. Tuttavia, la traslazione di questi risultati in ampie campagne pubbliche fa emergere la complessità e la tensione etica.

 

Il rischio di demenza è correlato allo svantaggio socioeconomico

Il rischio di demenza è determinato anche da una serie complessa di fattori estrinseci - condizioni al di fuori del nostro controllo - che sono distribuite in modo irregolare in tutta la società: qualità dell'aria, etnia, genere, occupazione, ambiente costruito. Questi fattori influenzano non solo se, ma quando, potrebbe svilupparsi la demenza.


La prevalenza della demenza è sproporzionatamente più alta nelle comunità socialmente svantaggiate, in parte anche perché i fattori di rischio modificabili come diabete, obesità e bassa istruzione sono più comuni in queste aree. Ma c'è un altro livello: l'accesso. Le stesse comunità a maggior rischio spesso non hanno accesso proprio agli interventi intesi a ridurre tale rischio.


I quartieri a basso reddito possono avere meno spazi verdi, percorsi sicuri di cammino o cibi sani a prezzi accessibili. Si trovano anche livelli più alti di inquinamento, rumore e stress cronico. Tutto ciò può danneggiare la salute del cervello. Non tutti possono accedere ai tipi di stili di vita sani per contrastare il rischio di demenza. Dire alle persone di seguire una dieta mediterranea o andare in palestra può essere poco significativo per chi non ha soldi, tempo, servizi o mobilità per farlo.


Mettere la demenza come qualcosa che le persone possono evitare anche come rischio, implica che la demenza è qualcosa che gli individui possono non riuscire a prevenire. Ciò potrebbe rafforzare le narrazioni esistenti che addebitano la malattia in tarda età alle scelte scadenti di vita piuttosto che alla disuguaglianza sociale.

 

Allora come fare meglio?

Primo, il messaggio di prevenzione deve essere inquadrato in un contesto sociale e culturale. Ciò significa riconoscere e affrontare barriere come insicurezza alimentare, mancanza di spazi verdi, stress del caregiver e sfiducia del sistema sanitario. I messaggi devono essere concordati con le comunità, non imposte ad esse, e avere fascino visivo e motivante.


Secondo, dobbiamo passare dalle narrazioni individualistiche alla responsabilità collettiva. La salute del cervello dovrebbe essere supportata da infrastrutture pubbliche, accesso equo alle cure e promozione della salute culturalmente sensibile. La prevenzione non si fa solo in casa, ma anche in scuole materne, scuole, centri commerciali, cliniche, parchi e stanze della politica.


Infine, dobbiamo riformulare il successo. Prevenire la demenza è un obiettivo degno, ma lo è anche garantire dignità, inclusione e cura alle persone che vivono con essa. Un approccio giusto alla salute del cervello deve fare entrambe le cose. La prossima generazione di messaggi per la demenza deve essere non solo basata sull'evidenza, ma anche focalizzata sull'equità. Dovrebbe sforzarsi di educare senza far vergognare, potenziare senza escludere e promuovere la salute del cervello in modi che onorano le realtà dell'invecchiamento.

 

 

 


Fonte: Joyce Siette (prof.ssa associata Western Sydney University) e Gilbert Knaggs (dottorando di sociologia, Università di Sydney)

Pubblicato su The Conversation (> English) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Copyright: Tutti i diritti di testi o marchi inclusi nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer OdV di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Aumentano le evidenze di origini alternative delle placche di Alzheimer

13.06.2022 | Ricerche

I risultati di uno studio potrebbero spiegare perché i farmaci progettati per rimuovere i depositi d...

Subiamo un 'lavaggio del cervello' durante il sonno?

4.11.2019 | Ricerche

Una nuova ricerca eseguita alla Boston University suggerisce che questa sera durante il ...

Scienziati dicono che si possono recuperare i 'ricordi persi' per l…

4.08.2017 | Ricerche

Dei ricordi dimenticati sono stati risvegliati nei topi con Alzheimer, suggerendo che la...

Rivelato nuovo percorso che contribuisce all'Alzheimer ... oppure al canc…

21.09.2014 | Ricerche

Ricercatori del campus di Jacksonville della Mayo Clinic hanno scoperto...

Marito riferisce un miglioramento 'miracoloso' della moglie con Alzh…

28.09.2018 | Annunci & info

Una donna di Waikato (Nuova Zelanda) potrebbe essere la prima persona al mondo a miglior...

Ritmi cerebrali non sincronizzati nel sonno fanno dimenticare gli anziani

18.12.2017 | Ricerche

Come l'oscillazione della racchetta da tennis durante il lancio della palla per servire un ace, l...

'Scioccante': dopo un danno, i neuroni si auto-riparano ripartendo d…

17.04.2020 | Ricerche

Quando le cellule cerebrali adulte sono ferite, ritornano ad uno stato embrionale, secon...

A 18 come a 80 anni, lo stile di vita è più importante dell'età per il ri…

22.07.2022 | Ricerche

Gli individui senza fattori di rischio per la demenza, come fumo, diabete o perdita dell...

I ricordi potrebbero essere conservati nelle membrane dei tuoi neuroni

18.05.2023 | Ricerche

Il cervello è responsabile del controllo della maggior parte delle attività del corpo; l...

Cibo per pensare: come la dieta influenza il cervello per tutta la vita

7.10.2024 | Esperienze & Opinioni

Una quantità di ricerche mostra che ciò che mangiamo influenza la capacità del corpo di ...

Proteine grumose induriscono i capillari del cervello: nuovo fattore di rischi…

11.09.2020 | Ricerche

I depositi di una proteina chiamata 'Medin', che è presente in quasi tutti gli anziani, ...

Allenamento con i pesi protegge il cervello delle persone anziane dalla demenz…

15.04.2025 | Ricerche

Uno studio, condotto presso l'Università di Stato di Campinas (Brasile), ha scoperto che dopo sei...

Rete nascosta di enzimi responsabile della perdita di sinapsi nell'Alzhei…

8.12.2020 | Ricerche

Un nuovo studio sul morbo di Alzheimer (MA) eseguito da scienziati dello Scripps Researc...

Perché le cadute sono così comuni nell'Alzheimer e nelle altre demenze?

4.09.2020 | Esperienze & Opinioni

Le cadute hanno cause mediche o ambientali

Una volta che si considerano tutte le divers...

Scoperta importante sull'Alzheimer: neuroni che inducono rumore 'cop…

11.06.2020 | Ricerche

I neuroni che sono responsabili di nuove esperienze interferiscono con i segnali dei neu...

Sciogliere il Nodo Gordiano: nuove speranze nella lotta alle neurodegenerazion…

28.03.2019 | Ricerche

Con un grande passo avanti verso la ricerca di un trattamento efficace per le malattie n...

Nessuna cura per l'Alzheimer nel corso della mia vita

26.04.2019 | Esperienze & Opinioni

La Biogen ha annunciato di recente che sta abbandonando l'aducanumab, il suo farmaco in ...

Cosa accade nel cervello che invecchia

11.03.2020 | Esperienze & Opinioni

Il deterioramento del cervello si insinua sulla maggior parte di noi. Il primo indizio p...

Perché dimentichiamo? Nuova teoria propone che 'dimenticare' è in re…

17.01.2022 | Ricerche

Mentre viviamo creiamo innumerevoli ricordi, ma molti di questi li dimentichiamo. Come m...

La lunga strada verso la demenza inizia con piccoli 'semi' di aggreg…

20.11.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) si sviluppa nel corso di decenni. Inizia con una reazione a c...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)