Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Studio collega i farmaci 'inibitori della pompa protonica' alla demenza


Un nuovo studio ha confermato un'associazione tra gli inibitori della pompa protonica (i farmaci che curano il bruciore di stomaco, l'ulcera peptica e altri disturbi collegati all'acidità del tratto gastrointestinale superiore) e l'aumento del rischio di demenza nei pazienti anziani.


Uno studio precedente degli stessi ricercatori aveva trovato la stessa connessione tra l'uso di inibitori della pompa protonica (PPI) e il rischio di demenza, ma quest'ultimo è più grande e basato su informazioni di un database farmaceutico piuttosto che sulle cartelle cliniche, come era il precedente.


Il nuovo studio, guidato da Willy Gomm PhD del Centro Tedesco Malattie Neurodegenerative di Bonn in Germania, e dai suoi colleghi, e pubblicato online il 15 Febbraio su JAMA Neurology, è importante perchè i PPI sono tra i farmaci prescritti con più frequenza e il loro uso sta aumentando notevolmente, soprattutto tra gli anziani.


"Purtroppo, è riferita una frequente sovra-prescrizione di PPI", ha detto il coautore dello studio Britta Haenisch PhD, dello stesso istituto. Secondo alcune ricerche, fino al 70% di tutte le prescrizioni di PPI potrebbe essere inappropriata, ha detto a Medscape Medical News: "In generale, i medici dovrebbero seguire le linee guida per la prescrizione di PPI per evitare di sovra-prescriverli e di usarli in modo improprio".


Lo studio si è basato sui dati del più grande assicuratore sanitario pubblico obbligatorio in Germania, che comprende un terzo della popolazione complessiva e ben il 50% della popolazione anziana. Il suo database include informazioni su diagnosi e prescrizioni di farmaci.


L'analisi ha incluso 73.679 soggetti over-75 che inizialmente non avevano la demenza al basale. Nel corso dello studio (2004 - 2011), 29.510 soggetti sono stati diagnosticati con demenza. Più della metà (59%) aveva una diagnosi di almeno due tipi diversi di demenza.


I ricercatori si sono concentrati sulla prescrizione regolare di PPI per almeno 18 mesi. Hanno fatto le analisi a intervalli inizialmente di 1 anno dal basale nel 2004, modificati in intervalli di 18 mesi, e infine di 12 mesi. L'uso regolare di PPI è stato definito come almeno una prescrizione per trimestre in questi intervalli di omeprazolo, pantoprazolo, lansoprazolo, esomeprazolo, o rabeprazolo.


I risultati hanno mostrato che 2.950 pazienti hanno usato regolarmente un PPI. Questi utenti avevano un rischio significativamente più alto di demenza rispetto a coloro che non assumevano questi farmaci (hazard ratio [HR], 1.44; 95% intervallo di confidenza [CI], 1,36-1,52; P <.001).

[...]

I ricercatori non sanno perchè l'uso di PPI potrebbe aumentare il rischio di demenza. L'evidenza suggerisce che alcuni PPI possono attraversare la barriera emato-encefalica e interagire con gli enzimi del cervello e, nei topi, possono aumentare i livelli di amiloide-beta nel cervello.


Anche se questo studio non ha esaminato i livelli di vitamina B12, altre ricerche hanno collegato l'uso di PPI alla carenza di vitamina B12, che ha dimostrato di essere associata con il declino cognitivo, ha osservato la dott.ssa Haenisch.


[...]

Ci sono diverse alternative al PPI per il trattamento di disturbi gastrointestinali negli anziani. Secondo la dott.ssa Haenisch, queste includono gli antagonisti dei recettori dell'istamina H2, le prostaglandine, e gli antiacidi.

[...]

 

 

 


Fonte: Pauline Anderson in Medscape (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Willy Gomm, Klaus von Holt, Friederike Thomé, Karl Broich, Wolfgang Maier, Anne Fink, Gabriele Doblhammer, Britta Haenisch. Association of Proton Pump Inhibitors With Risk of Dementia: A Pharmacoepidemiological Claims Data Analysis. JAMA Neurology, Published online 15Feb2016. doi:10.1001/jamaneurol.2015.4791

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X. I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Immagini mai viste prima delle prime fasi dell'Alzheimer

14.03.2017 | Ricerche

I ricercatori dell'Università di Lund in Svezia, hanno utilizzato il sincrotrone MAX IV ...

L'impatto del sonno su cognizione, memoria e demenza

2.03.2023 | Ricerche

Riduci i disturbi del sonno per aiutare a prevenire il deterioramento del pensiero.

"Ci...

L'Alzheimer inizia all'interno delle cellule nervose?

25.08.2021 | Ricerche

Uno studio sperimentale eseguito alla Lund University in Svezia ha rivelato che la prote...

Nessuna cura per l'Alzheimer nel corso della mia vita

26.04.2019 | Esperienze & Opinioni

La Biogen ha annunciato di recente che sta abbandonando l'aducanumab, il suo farmaco in ...

Malato di Alzheimer: la casa di cura la paga lo Stato?

25.05.2023 | Normativa

Chi si fa carico delle spese per un malato di Alzheimer ricoverato in una casa di riposo? Scopriamo ...

Vecchio farmaco per l'artrite reumatoide suscita speranze come cura per l…

22.09.2015 | Ricerche

Scienziati dei Gladstone Institutes hanno scoperto che il salsalato, un farmaco usato per trattar...

Scoperto nuovo colpevole del declino cognitivo nell'Alzheimer

7.02.2019 | Ricerche

È noto da tempo che i pazienti con morbo di Alzheimer (MA) hanno anomalie nella vasta re...

Variante della proteina che causa l'Alzheimer protegge dalla malattia

15.02.2021 | Ricerche

Le scoperte di un nuovo studio sul morbo di Alzheimer (MA), guidato da ricercatori dell...

L'esercizio fisico genera nuovi neuroni cerebrali e migliora la cognizion…

10.09.2018 | Ricerche

Uno studio condotto dal team di ricerca del Massachusetts General Hospital (MGH) ha scop...

Stimolazione dell'onda cerebrale può migliorare i sintomi di Alzheimer

15.03.2019 | Ricerche

Esponendo i topi a una combinazione unica di luce e suono, i neuroscienziati del Massach...

Marito riferisce un miglioramento 'miracoloso' della moglie con Alzh…

28.09.2018 | Annunci & info

Una donna di Waikato (Nuova Zelanda) potrebbe essere la prima persona al mondo a miglior...

Goccioline liquide dense come computer cellulari: nuova teoria sulla causa del…

22.09.2022 | Ricerche

Un campo emergente è capire come gruppi di molecole si condensano insieme all'interno de...

Infezione cerebrale da funghi produce cambiamenti simili all'Alzheimer

26.10.2023 | Ricerche

Ricerche precedenti hanno implicato i funghi in condizioni neurodegenerative croniche co...

Scoperta importante sull'Alzheimer: neuroni che inducono rumore 'cop…

11.06.2020 | Ricerche

I neuroni che sono responsabili di nuove esperienze interferiscono con i segnali dei neu...

Cerca il tuo sonno ideale: troppo e troppo poco legati al declino cognitivo

28.10.2021 | Ricerche

Come tante altre cose buone della vita, il sonno fa meglio se è moderato. Uno studio plu...

Invertita per la prima volta la perdita di memoria associata all'Alzheime…

1.10.2014 | Ricerche

La paziente uno aveva avuto due anni di perdita progressiva di memoria...

La consapevolezza di perdere la memoria può svanire 2-3 anni prima della compa…

27.08.2015 | Ricerche

Le persone che svilupperanno una demenza possono cominciare a perdere la consapevolezza dei propr...

Aumentano le evidenze di origini alternative delle placche di Alzheimer

13.06.2022 | Ricerche

I risultati di uno studio potrebbero spiegare perché i farmaci progettati per rimuovere i depositi d...

Proteine grumose induriscono i capillari del cervello: nuovo fattore di rischi…

11.09.2020 | Ricerche

I depositi di una proteina chiamata 'Medin', che è presente in quasi tutti gli anziani, ...

Diagnosi di Alzheimer: prenditi del tempo per elaborarla, poi vai avanti con m…

4.12.2023 | Esperienze & Opinioni

Come posso accettare la diagnosi di Alzheimer?

Nathaniel Branden, compianto psicoterape...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

We use cookies

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.