Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Cosa ci aspettiamo come trattamento dell'Alzheimer


Dei 244 potenziali farmaci di Alzheimer testati nelle persone in oltre 10 anni, solo uno di loro ha avuto l'approvazione della FDA.


Il ricercatore Jeffrey Cummings MD/ScD, ha reso noto questa statistica in un documento del 2014. Il farmaco solitario approvato è la memantina (Namenda), usata per trattare la demenza derivante dall'Alzheimer.


Dal momento che il documento è stato pubblicato, l'agenzia ha dato via libera a un secondo farmaco, il Namzaric. Si tratta di una combinazione di altri due farmaci di Alzheimer già presenti sul mercato, il donepezil e la memantina. L'arrivo del Namzaric implica che ci sono solo 5 farmaci approvati per la malattia.


Ma Cummings, direttore del Lou Ruvo Brain Institute della Cleveland Clinic di Las Vegas, e altri del settore restano ottimisti visto che, dice, al momento si stanno testando 107 potenziali farmaci di Alzheimer nelle persone.


Essi comprendono una serie di farmaci "riproposti", già presenti sul mercato per trattare malattie come l'ipertensione e l'ADHD. La maggior parte dei medicinali in fase di studio mirano a ridurre i sintomi dell'Alzheimer, piuttosto che attaccare il processo patologico di base, che è una sfida ancora più grande, secondo Cummings.


Tra i nuovi farmaci in sviluppo, i ricercatori stanno testando i trattamenti che funzionano su pezzi di due proteine - amiloide-beta e tau - presenti nel cervello di persone con la malattia. Essi stanno anche cercando farmaci per trattare l'infiammazione. L'obiettivo per alcuni di questi trattamenti è rallentare l'aggravamento della malattia.


Gli ultimi 35 anni di ricerca hanno insegnato ai medici che nel meccanismo di insorgenza della malattia diverse cose hanno un ruolo, dice Howard Fillit MD, Chief Science Officer e direttore esecutivo fondatore dell'Alzheimer's Drug Discovery Foundation. "Ci sono molti modi in cui muoiono le cellule del cervello".


E' improbabile che un singolo farmaco sarà mai in grado di rallentare o invertire una malattia complessa come questo tipo di demenza, che colpisce più di 5 milioni di americani, dicono Fillit e altri esperti. Essi guardano a ciò che è stato realizzato con l'HIV (che non è più una condanna a morte, grazie a un cocktail di farmaci), come modello per affrontare il trattamento dell'Alzheimer.


"Avremo bisogno di combinazioni", dice James Hendrix PhD, direttore delle iniziative scientifiche globali dell'Alzheimer's Association.

 

Alla ricerca dell'amiloide

Per decenni, i ricercatori si sono concentrati su un unico obiettivo: la placca amiloide, una delle due anomalie cerebrali caratteristiche dell'Alzheimer, dice Hendrix. La placca amiloide è costituita da gruppi di cellule cerebrali e proteine chiamate amiloide-beta. I ricercatori hanno sempre pensato che fosse questa placca a causare danni alle cellule cerebrali nell'Alzheimer.


Oggi, molti pensano che le placche siano l'ultima difesa disperata del cervello contro l'amiloide-beta. Fino a poco tempo fa, la presenza della placca amiloide poteva essere confermata solo con una biopsia cerebrale o facendo un'autopsia cerebrale. Gli studi autoptici suggeriscono che ben il 20% delle persone ritenute con Alzheimer in realtà non hanno queste placche. Questo potrebbe aiutare a spiegare perché i test dei composti anti-amiloide hanno fallito, dice Hendrix.


Nel 2012, però, la FDA ha approvato l'Amyvid, il primo farmaco che ha permesso a medici e ricercatori di usare le scansioni PET (tomografia ad emissione di positroni) per vedere le placche amiloidi in persone che vengono esaminate per l'Alzheimer. I ricercatori stanno anche testando un altro farmaco radioattivo che permette alle scansioni PET di individuare i "grovigli" di proteine tau che rappresentano l'altro segno distintivo della malattia. Questi filamenti intrecciati inducono le cellule cerebrali a morire di inedia. Forse il 20% delle persone affette da demenza in età avanzata hanno dei grovigli, ma nessuna placca amiloide, secondo Fillit.


Anche se il farmaco in fase di sperimentazione non è ancora stato approvato dalla FDA, i ricercatori lo stanno usando per aiutare a determinare se i pazienti che vogliono iscriversi agli studi hanno una probabilità di avere l'Alzheimer piuttosto che qualche altra condizione causa di demenza.

 

Curando la pressione alta si aiuta il cervello?

I ricercatori dicono che un settore promettente per il trattamento di Alzheimer è l'uso di farmaci che sono già sul mercato per altre condizioni o malattie. Ihab Hajjar MD, della Emory University, dice che questo consente di risparmiare tempo perché i farmaci sono già considerati sicuri. I medici possono cominciare a prescriverli non appena i ricercatori dimostrano che sono efficaci per l'Alzheimer.


Hajjar ha ricevuto quasi 1 milione di dollari dalla fondazione di Fillit per fare due studi su un farmaco per l'alta pressione sanguigna (il Candesartan - Atacand), nelle persone con deterioramento cognitivo lieve, o MCI, la perdita di memoria che aumenta le probabilità di demenza.


Decenni fa, gli scienziati hanno notato per la prima volta che la pressione alta può essere collegata a un maggiore rischio di demenza. Hajjar dice di aver notato che i pazienti la cui pressione arteriosa alta è controllata con farmaci tendono a rimanere più acuti rispetto a quelli non trattati per la pressione alta. Se le persone che prendono il candesartan hanno memoria e capacità di pensiero migliori, Hajjar spera di capire se questo è dovuto alla capacità del farmaco di abbassare la pressione o al farmaco stesso.


Altri farmaci in fase di sperimentazione sono:

  • Benfotiamina, una forma di vitamina B1. I ricercatori pensano che potrebbe aiutare il cervello ad usare meglio lo zucchero del sangue e a rallentare un declino della funzione mentale. Una teoria di Alzheimer è che il cervello perde la sua capacità di usare efficacemente lo zucchero nel sangue.

  • Insulina intranasale, già approvata per il trattamento del diabete.

  • Levetiracetam. Questo farmaco per epilessia può ridurre le crisi epilettiche e altri tipi di attività elettrica iperattiva nel cervello, che hanno dimostrato di contribuire alla perdita di memoria e della capacità di pensare.

  • Una combinazione di ibuprofene e un farmaco usato per allergie e asma, chiamato sodio cromoglicato, che ha come bersaglio l'infiammazione del cervello.

 

Medicinali sperimentali

Fillit dice di essere entusiasta dei trattamenti che aiutano a promuovere la crescita e la sopravvivenza delle cellule nervose. L'anno scorso, la sua fondazione ha assegnato il premio inaugurale per la scoperta di nuovi farmaci a Frank Longo MD/PhD, per lo sviluppo di farmaci in grado di imitare le normali proteine del cervello, chiamati neurotrofine, che aiutano i neuroni a crescere e a sopravvivere.


Longo, cattedra di neurologia e scienze neurologiche alla Stanford University, è riuscito a invertire il declino nei topi con una condizione simile all'Alzheimer. Il test su persone con Alzheimer lieve o moderato dovrebbe iniziare entro la fine dell'anno.


Un altro farmaco sperimentale, il solanezumab, porta l'amiloide-beta fuori dal cervello. Uno studio ha trovato che sembra rallentare l'aggravamento della malattia per le persone che si trovano nelle fasi iniziali. Altri trattamenti sperimentali cercano di impedire l'accumulo di amiloide-beta o attaccano le proteine tau.

 

Cercare di prevenire l'Alzheimer

Mentre alcuni studi cercano i trattamenti per migliorare la salute delle persone che hanno già la diagnosi della malattia, altri stanno testando i composti che potrebbero impedirne l'insorgenza nelle persone a rischio.


Cummings è coinvolto in due studi clinici di prevenzione. Lo studio internazionale TOMORROW ha iscritto più di 5.000 persone da 65 a 83 anni che non avevano sintomi di disturbi della memoria, ma che sono predisposti all'Alzheimer. Tutti i potenziali partecipanti hanno avuto un esame del sangue per trovare due segni genetici: apolipoproteina E (APOE) e TOMM40.


Gli scienziati sanno già che una versione dell'APOE, chiamata APOE4, è un fattore di rischio per l'Alzheimer nelle persone anziane. Il ruolo del TOMM40 come fattore di rischio è meno chiaro ed è una delle domande a cui lo studio TOMORROW spera di rispondere. Lo studio sta esaminando anche se il farmaco anti-diabete pioglitazone (Actos) può proteggere dall'Alzheimer nelle persone ad alto rischio.


L'altro studio di prevenzione di Cummings è l'Anti-Amyloid Treatment in Asymptomatic Alzheimer’s Disease (A4). Lo studio sta reclutando persone da 65 a 85 anni che non hanno sintomi di disturbi della memoria, ma che hanno livelli di placche amiloidi nel cervello visibili nelle scansioni PET. Stanno ricevendo un anticorpo anti-amiloide sperimentale oppure un placebo a caso.


"Immagino che prevenire i danni che si verificano quando si formano placche e grovigli nel cervello sia più facile che riparare i danni", dice Hendrix.

 

 

 


Fonte: Rita Rubin (verificato da Arefa Cassoobhoy MD/MPH) su WebMd (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X. I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

L'invecchiamento è guidato da geni sbilanciati

21.12.2022 | Ricerche

Il meccanismo appena scoperto è presente in vari tipi di animali, compresi gli esseri umani.

I possibili collegamenti tra sonno e demenza evidenziati dagli studi

24.11.2017 | Ricerche

Caro Dottore: leggo che non dormire abbastanza può aumentare il rischio di Alzheimer. Ho avuto pr...

Stimolazione dell'onda cerebrale può migliorare i sintomi di Alzheimer

15.03.2019 | Ricerche

Esponendo i topi a una combinazione unica di luce e suono, i neuroscienziati del Massach...

Studio rivela dove vengono memorizzati i frammenti di memoria

22.07.2022 | Ricerche

Un momento indimenticabile in un ristorante può non essere esclusivamente il cibo. Gli o...

Sciogliere il Nodo Gordiano: nuove speranze nella lotta alle neurodegenerazion…

28.03.2019 | Ricerche

Con un grande passo avanti verso la ricerca di un trattamento efficace per le malattie n...

L'impatto del sonno su cognizione, memoria e demenza

2.03.2023 | Ricerche

Riduci i disturbi del sonno per aiutare a prevenire il deterioramento del pensiero.

"Ci...

Le cellule immunitarie sono un alleato, non un nemico, nella lotta all'Al…

30.01.2015 | Ricerche

L'amiloide-beta è una proteina appiccicosa che si aggrega e forma picco...

Gli interventi non farmacologici per l'Alzheimer sono sia efficaci che co…

19.04.2023 | Ricerche

Un team guidato da ricercatori della Brown University ha usato una simulazione al computer per di...

Rete nascosta di enzimi responsabile della perdita di sinapsi nell'Alzhei…

8.12.2020 | Ricerche

Un nuovo studio sul morbo di Alzheimer (MA) eseguito da scienziati dello Scripps Researc...

Relazioni personali ricche migliorano il funzionamento del cervello

22.06.2020 | Ricerche

Come interagiscono gli individui, come si percepiscono uno con l'altro, e i pensieri e i...

Studio dimostra il ruolo dei batteri intestinali nelle neurodegenerazioni

7.10.2016 | Ricerche

L'Alzheimer (AD), il Parkinson (PD) e la sclerosi laterale amiotrofica (SLA) sono tutte ...

Con l'età cala drasticamente la capacità del cervello di eliminare le pro…

31.07.2015 | Ricerche

Il fattore di rischio più grande per l'Alzheimer è l'avanzare degli anni. Dopo i 65, il rischio r...

Perché dimentichiamo? Nuova teoria propone che 'dimenticare' è in re…

17.01.2022 | Ricerche

Mentre viviamo creiamo innumerevoli ricordi, ma molti di questi li dimentichiamo. Come m...

Il girovita può predire il rischio di demenza?

6.11.2019 | Ricerche

Il primo studio di coorte su larga scala di questo tipo ha esaminato il legame tra il girovita in...

Il caregiving non fa male alla salute come si pensava, dice uno studio

11.04.2019 | Ricerche

Per decenni, gli studi nelle riviste di ricerca e la stampa popolare hanno riferito che ...

Il sonno resetta i neuroni per i nuovi ricordi del giorno dopo

11.09.2024 | Ricerche

Tutti sanno che una buona notte di sonno ripristina l'energia di una persona; ora un nuo...

Perché il diabete tipo 2 è un rischio importante per lo sviluppo dell'Alz…

24.03.2022 | Ricerche

Uno studio dell'Università di Osaka suggerisce un possibile meccanismo che collega il diabete all'Al...

Un singolo trattamento genera nuovi neuroni, elimina neurodegenerazione nei to…

1.07.2020 | Ricerche

Xiang-Dong Fu PhD, non è mai stato così entusiasta di qualcosa in tutta la sua carriera...

Ricercatori delineano un nuovo approccio per trattare le malattie degenerative

8.05.2024 | Ricerche

Le proteine sono i cavalli da soma della vita. Gli organismi li usano come elementi costitutivi, ...

LipiDiDiet trova effetti ampi e duraturi da intervento nutrizionale all'i…

9.11.2020 | Ricerche

Attualmente non esiste una cura nota per la demenza, e le terapie farmacologiche esisten...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)