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Alzheimer e cancro: una relazione complicata

C'è una relazione curiosa, e per molte persone sorprendente, tra cancro e malattie neurodegenerative come il morbo di Alzheimer (MA). Mentre la natura esatta dell'associazione tra i due è ancora sconosciuta, le scoperte fatte finora sono affascinanti e indirizzano i ricercatori in direzioni innovative mentre cercano trattamenti e cure per la demenza e altri disturbi cerebrali.

 

Un legame inverso tra il cancro e l'MA

Dato che il cancro e l'MA colpiscono entrambi gli anziani in gran numero, ci si potrebbe aspettare che ci sia una significativa sovrapposizione tra le due condizioni (cioè che molte persone anziane siano interessate ad entrambe). Tuttavia, diverse ricerche hanno scoperto tassi più bassi di cancro nei pazienti con demenza, in particolare quelli con MA (rispetto agli individui cognitivamente intatti), nonché tassi più bassi di MA tra i sopravvissuti al cancro (rispetto agli individui senza cancro). Ecco alcuni esempi di studi che hanno trovato un'associazione inversa tra cancro e MA:

  • Uno studio con 1.278 partecipanti condotto da Driver et al. nell'ambito del Framingham Heart Study negli Stati Uniti ha rivelato che i sopravvissuti al cancro avevano un rischio più basso di MA rispetto a quelli senza cancro e che i soggetti con MA presentavano un minor rischio di cancro. Il rischio di MA era più basso tra i sopravvissuti ai tumori correlati al fumo. Questi risultati sono stati pubblicati nel numero di marzo 2012 del British Medical Journal.
  • Una ricerca eseguita nel Nord Italia, che ha coinvolto oltre un milione di residenti - condotta da Musicco et al. e pubblicata su Neurology di luglio 2013 - ha rilevato che il rischio di cancro nei pazienti con MA era della metà, e il rischio di MA nei pazienti con cancro era inferiore del 35%.
  • Una ricerca del 2014 di Ma et al., pubblicata sul Journal of Alzheimer's Disease, ha esaminato la ricerca condotta tra il 1966 e il 2013 e ha trovato sei studi da includere nella loro meta-analisi (una procedura statistica per combinare i dati di più studi di ricerca). Anch'essi hanno trovato un'associazione inversa tra cancro e MA. I loro risultati hanno mostrato che gli individui con MA hanno il 42% in meno di possibilità di cancro successivo, mentre quelli con una storia di cancro avevano il 37% in meno di possibilità di sviluppare l'MA.

Altri ricercatori, tuttavia, sono giunti a conclusioni diverse. Uno studio condotto da Frain et al., presentato alla International Conference dell'Alzheimer's Association nel 2013, ha trovato un collegamento inverso tra l'MA e alcuni tipi di cancro, ma non altri. Utilizzando i dati di quasi 3,5 milioni di individui che facevano parte del sistema sanitario nazionale dei veterani degli Stati Uniti, i ricercatori hanno studiato la relazione tra l'MA e 19 tipi di cancro.


Hanno scoperto che la maggior parte dei tipi di cancro, compresi quelli al pancreas, al polmone e al fegato, erano associati a un rischio ridotto di MA (il grado di riduzione del rischio variava dal 10% al 51%). Eccezioni a questo modello sono state trovate per tumori che sono di solito sottoposti a screening, come il cancro alla prostata e il melanoma. Questi tipi di cancro erano associati ad un rischio più alto di MA (del 14% per il melanoma e dell'11% per il cancro alla prostata). Altri tipi di cancro non hanno mostrato un'associazione significativa con l'MA, inclusi quello al colon-retto, allo stomaco, alla vescica, ai genitali, alla tiroide, al cervello e il sarcoma. Quando i ricercatori hanno analizzato tutti i 19 tumori combinati, il risultato complessivo è stato un aumento del 3% nel rischio di MA. Questo numero è stato in gran parte determinato dal cancro alla prostata, il tumore più comune nella coorte di veterani.


Tuttavia, forse non esiste alcuna vera relazione tra cancro e MA. Freedman et al. hanno riferito nel numero 2016 di Cancer Medicine che i loro risultati non supportano una relazione tra cancro e MA. Questi ricercatori hanno esaminato se l'associazione tra cancro e MA riscontrata in precedenti studi epidemiologici potesse essere il risultato di 'devianze di accertamento' (rispetto ai meccanismi biologici), che insorgono quando i risultati o le conclusioni di una sperimentazione sono sistematicamente distorti a causa del modo in cui sono stati raccolti i dati.


I ricercatori hanno ipotizzato che una spiegazione alternativa dell'associazione inversa è che l'MA ha meno probabilità di essere diagnosticata in individui con cancro e viceversa. Per esplorare questa possibilità, Freedman e i suoi colleghi hanno analizzato i dati di un ampio gruppo di pazienti statunitensi di Medicare e hanno usato un innovativo gruppo di 'controllo negativo' (uno in cui non si prevedono risposte / effetti): persone con ferite da incidenti automobilistici.


Come molti altri studi precedenti, i ricercatori hanno scoperto una riduzione del rischio di cancro tra i pazienti con MA (in particolare, un rischio inferiore del 14%). Tuttavia, tale riduzione del rischio era paragonabile alla riduzione del rischio di cancro che hanno trovato dopo gli incidenti automobilistici.


I ricercatori non si aspettavano che ci sarebbe stata un'associazione tra cancro e incidenti automobilistici poiché non vi è alcuna relazione biologica nota tra i due. Eppure, hanno trovato un'associazione, che supporta l'idea che la devianza dell'accertamento è almeno in parte il motivo per cui i ricercatori stanno trovando un legame inverso tra cancro e MA. Sembra che il cancro abbia meno probabilità di essere diagnosticato in pazienti con MA o altre gravi condizioni mediche. In altre parole, è possibile che il cancro sia, in effetti, presente tra questi individui ma semplicemente non sia diagnosticato.


Ci sono molte ragioni per cui il cancro può essere sotto-diagnosticato tra i malati di MA, compresa la tendenza degli individui con grave deterioramento cognitivo di sotto-riferire i sintomi e il fatto che tali soggetti hanno meno probabilità di partecipare a test di screening comuni per il cancro. Inoltre, a volte le persone con casi sospetti di cancro non vengono inviate ai test diagnostici dai loro medici e pertanto non sono incluse nelle statistiche sul cancro. Ad esempio, un'indagine su medici per anziani nei Paesi Bassi ha esplorato il non-invio di casi sospetti di cancro al seno e ha scoperto che la demenza allo stadio terminale è stata citata come motivo di non-invio dal 57% dei partecipanti. (Questo studio, condotto da Hamaker et al., è stato pubblicato nel Journal of American Medical Directors Association nel 2012.)


Quando si tratta di valutare il rischio che i malati di cancro sviluppino in seguito l'MA, la 'mortalità selettiva' può essere un fattore che complica ulteriormente le cose. È possibile che i sopravvissuti al cancro sembrino avere un minor rischio di MA semplicemente perché questi soggetti hanno maggiori probabilità di scomparire prima che si sviluppi la malattia.

 

Implicazioni potenziali per il trattamento della demenza

Chiaramente, a questo punto, non c'è consenso sul legame, se esiste, tra il cancro e MA. Tuttavia, studiare la potenziale associazione tra cancro e demenza è intrigante per i ricercatori, in parte perché una più profonda comprensione della relazione tra i due può aiutare nello sviluppo di nuovi trattamenti per la demenza. In effetti, alcuni ricercatori hanno esplorato la possibilità di riproporre farmaci antitumorali per curare la demenza.


Diversi studi stanno testando farmaci anti-cancro sui topi e esaminando gli effetti sul loro cervello e sul funzionamento cognitivo. Ad esempio, l'epotilone D (EpoD), un farmaco usato nel trattamento del cancro, si è dimostrato promettente come potenziale trattamento per l'MA in uno studio condotto da Zhang et al. all'università della Pennsylvania. Lo studio ha coinvolto topi 'PS19' che sono stati geneticamente modificati per sperimentare cambiamenti simili a quelli di MA più tardi nella vita (ad esempio lo sviluppo di grovigli diffusi di tau e il deterioramento cognitivo associato all'età).


I topi PS19 invecchiati che hanno ricevuto basse dosi di EpoD per tre mesi hanno sperimentato cambiamenti fisici positivi nel loro cervello, oltre a migliorare le prestazioni cognitive, senza effetti collaterali negativi. I ricercatori hanno concluso che l'EpoD potrebbe essere un candidato per i test clinici (cioè esperimenti per determinare se è sicuro ed efficace per l'uomo). Questi risultati sono stati condivisi nel numero di marzo 2012 di The Journal of Neuroscience.


Un altro esempio è il farmaco anti-cancro, dibenzoilmetano, che si è provato capace di ripristinare la memoria e di ridurre il restringimento del cervello dei topi con un tipo di demenza genetica, durante uno studio condotto da Halliday et al. Il farmaco ha anche ripristinato la produzione di proteine ​​nel cervello dei topi, un'indicazione che la neurodegenerazione si stava fermando. I ricercatori hanno concluso nel loro articolo, pubblicato su Brain: A Journal of Neurology di giugno 2017, che questo composto potrebbe rappresentare un potenziale nuovo trattamento modificante la malattia per la demenza.


È necessario tenere a mente, tuttavia, che mentre gli esperimenti sugli animali offrono suggerimenti su possibili trattamenti, spesso non riescono a prevedere con precisione ciò che accadrà negli esperimenti umani. Risultati promettenti negli studi sugli animali non si traducono necessariamente in risultati di trattamento positivi negli studi sull'uomo.


È importante sottolineare che sono in corso anche alcuni studi sull'uomo che stanno esaminando l'efficacia dei farmaci antitumorali riutilizzati per il trattamento della demenza. Ad esempio il leuprolide acetato (Lupron Depot), un farmaco usato per il trattamento del carcinoma avanzato della prostata e dell'endometriosi grave, è stato somministrato a donne con MA da lieve a moderato in uno studio di 48 settimane di Bowen et al., i cui risultati sono stati segnalati nel numero di gennaio 2015 del Journal of Alzheimer's Disease.


I ricercatori hanno scoperto che le donne trattate con una dose elevata di Lupron Depot hanno conservato la funzione cognitiva, a condizione che stessero già usando un inibitore dell'acetilcolinesterasi (come l'Aricept, che può migliorare l'umore nelle persone con MA, ma fa poco per rallentare la perdita di memoria). Queste donne non hanno avuto quasi alcun calo dei punteggi sull'Alzheimer’s Disease Assessment Scale—Cognitive (ADAS-cog), che viene usata per testare la memoria. I ricercatori hanno indicato che questa terapia combinata (inibitori dell'acetilcolinesterasi e Lupron Depot) sembra promettente e vale la pena fare i test per MA di fase iniziale e tarda.

 

Possibili conseguenze cognitive del trattamento del cancro

La ricerca dei primi anni 2000 ha suggerito che fino al 75% degli individui trattati per il cancro sperimentano in seguito un deterioramento cognitivo, una condizione chiamata a volte 'cervello chemio' o 'nebbia chemio', anche se la chemioterapia potrebbe non essere la causa (ad esempio anche stress e depressione possono influire sulle prestazioni dei pazienti oncologici nei test cognitivi). Questo fenomeno di 'cervello chemio' ha portato i ricercatori a chiedersi se i trattamenti contro il cancro possono aumentare il rischio di sviluppare demenza.


Una revisione accademica, pubblicata nell'edizione 2013 di Aging Health, ha osservato che il problema (se il trattamento del cancro sta portando alla demenza) "è stato studiato e i risultati nella letteratura pubblicata sono contrastanti". Nonostante i risultati contraddittori, i ricercatori hanno suggerito che è sempre più evidente che la maggior parte dei trattamenti per il cancro hanno un impatto negativo sulla cognizione.


Altre ricerche presentate nello stesso anno all'International Conference dell'Alzheimer's Association (condotta da Frain et al., di Boston nel Massachusetts) hanno rilevato che tra i pazienti trattati per il cancro, il trattamento chemioterapico ha ridotto ulteriormente il rischio di MA.

 

Molto altro da imparare

Coerentemente con tutti gli aspetti della demenza, c'è ancora molto da imparare, in questo caso, sulla relazione tra cancro e demenza. Dato il grande numero di individui che affrontano queste due malattie mortali, il bisogno di questa ricerca è assoluto.

 

 

 


Fonte: Women’s Brain Health Initiative (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

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Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

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