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La solitudine da isolamento sociale influenza il cervello e aumenta rischio di demenza negli anziani

Il dolore fisico è spiacevole, ma è di vitale importanza per la sopravvivenza, perché è un avvertimento che il tuo corpo è in pericolo. Ti dice di togliere la mano dal fuoco o di vedere un medico per un fastidio al petto. Il dolore ci ricorda tutto ciò di cui abbiamo bisogno per prenderci cura di noi stessi.


Sentirsi soli è l'equivalente sociale del dolore fisico. Innesca perfino gli stessi percorsi nel cervello che sono coinvolti nell'elaborazione delle risposte emotive al dolore fisico.


Proprio come sentire il dolore fisico, anche sentirsi soli e scollegati dagli altri è un segnale che abbiamo bisogno di prenderci cura di noi stessi, cercando la sicurezza e il comfort della compagnia. Ma cosa succede quando non siamo in grado di trovare compagnia e la solitudine persiste?


Come studiosi del Center for Healthy Aging (Centro Invecchiamento Sano) della Penn State, studiamo l'impatto dello stress sul corpo che invecchia e sul cervello, e come può peggiorare il declino cognitivo e il rischio di demenza. L'isolamento sociale che sperimentano ora gli anziani in mezzo alla pandemia di coronavirus, sta suscitando nuovi rischi per la salute mentale, ma ci sono cose che le persone possono fare per proteggere se stesse.

 

Le conseguenze della solitudine per la salute

La pandemia COVID-19 ha sospeso la vita sociale di molti anziani, aumentando il loro rischio di solitudine. Sanno che corrono un rischio più elevato di sviluppare gravi sintomi da COVID-19, per cui molti restano a casa. La chiusura dei ristoranti e le limitazioni alle visite nei centri di vita assistita hanno reso più difficile vedere familiari e amici.


Ma anche prima della pandemia, gli esperti di salute pubblica erano preoccupati della prevalenza e degli effetti della solitudine sulla salute. La solitudine colpisce tra il 19% e il 43% degli over-60, e molti over-50 sono a rischio di salute scadente a causa della solitudine prolungata.


La ricerca ha dimostrato che la solitudine prolungata è associata a un aumento del rischio di morte prematura, come il fumo, l'alcol e l'obesità. Ci sono altre conseguenze per la salute associate con la solitudine, come un rischio più alto di malattie cardiache e ictus, ed è associata ad un aumento delle visite mediche e degli accessi al pronto soccorso.

 

La solitudine può influenzare la salute del cervello e l'acutezza mentale

Gli anziani che sono socialmente isolati o si sentono soli  tendono anche ad avere prestazioni peggiori nei test di abilità di pensiero, soprattutto quando devono elaborare velocemente le informazioni. E chi si sente solo esibisce un declino più rapido delle prestazioni su questi stessi test ripetuti dopo diversi anni.


Si pensa che la solitudine contribuisca al declino cognitivo attraverso molteplici percorsi, come l'inattività fisica, i sintomi della depressione, poco sonno e aumento della pressione sanguigna e infiammazione.


La solitudine ha dimostrato anche di aumentare il rischio di sviluppare la demenza di ben il 20%. Infatti, la solitudine ha un'influenza simile ad altri fattori di rischio più consolidati della demenza quali diabete, ipertensione, inattività fisica e perdita dell'udito.


Sebbene i meccanismi neurali sottostanti non siano del tutto chiari, la solitudine è stata collegata a due cambiamenti cruciali del cervello che avvengono nel morbo di Alzheimer (MA): l'accumulo di proteine amiloide-beta (Aβ) e tau nel cervello. Anche altri indicatori di disagio psicologico, come il pensiero negativo ripetitivo, sono stati collegati con l'accumulo di Aβ e tau nel cervello.


Teorie suggeriscono che la solitudine e altri fattori di stress psicologici agiscono per attivare cronicamente la risposta allo stress biologico, che a sua volta sembra aumentare l'accumulo di Aβ e tau nel cervello.

 

Come la solitudine può contribuire alla malattia

L'evidenza suggerisce che i sentimenti prolungati di solitudine sono dannosi per la salute. Quindi, quei sentimenti come si convertono in malattia? Sentirsi soli e socialmente isolati può contribuire a comportamenti non salutari, come fare troppo poco esercizio fisico, bere troppo alcol e fumare.


La solitudine è anche un fattore importante di stress sociale che può attivare risposte allo stress del corpo. Quando è prolungata, quella risposta può determinare aumento dell'infiammazione e calo dell'immunità, soprattutto negli anziani. L'infiammazione è la risposta del corpo per combattere le infezioni o guarire una ferita, ma quando è continua e incontrollata può avere un impatto nocivo sulla salute.


Gli ormoni dello stress hanno un ruolo importante nel fare in modo che l'infiammazione non vada fuori controllo. Ma, in condizioni di stress cronico, il corpo diventa meno sensibile agli effetti degli ormoni dello stress, con conseguente aumento dell'infiammazione e, infine, delle malattie.


Nelle persone sane anziane, la solitudine è legata a un modello di ormone dello stress simile a quello di persone che sono in condizioni di stress cronico. Questo modello alterato nella risposta allo stress spiega perché le persone che erano più sole avevano meno capacità di attenzione, di ragionamento e di memoria.

 

L'attività sociale può fare da tampone contro il declino

Mantenere relazioni di alta qualità può essere una chiave per proteggere la salute del cervello dagli effetti negativi della solitudine.


Gli anziani che si sentono più soddisfatti nelle loro relazioni hanno un rischio inferiore del 23% di demenza, mentre coloro che sentono di essere supportati dalle loro relazioni hanno un rischio del 55% più basso di demenza, rispetto a coloro che si sentono insoddisfatti o non supportati nelle loro relazioni.


Mantenere l'attività sociale è anche una riserva contro il declino nella capacità di pensiero, anche per coloro che vivono da soli o che hanno segni di accumulo di Aβ nel cervello. Una delle ragioni di questi benefici per la salute del cervello è che mantenere legami sociali forti e coltivare relazioni soddisfacenti può aiutare le persone ad affrontare meglio lo stress; le persone che si sentono maggiormente in grado di far fronte alle difficoltà, o di rimbalzare dopo un evento stressante, mostrano meno accumulo di proteina tau nel loro cervello.


Questa è una buona notizia, perché, vista l'importanza del distanziamento sociale per il controllo della pandemia COVID-19, il modo in cui le persone gestiscono i sentimenti e le relazioni è probabilmente più importante per la salute del cervello del fatto che stanno passando il tempo fisicamente separati.

 

Strategie per affrontare la solitudine

La solitudine è un'esperienza umana comune e normale. Un primo passo importante è riconoscere questo e accettare che quello che senti fa parte dell'essere umano.


Piuttosto che concentrarti su ciò che non è possibile al momento, cerca di riorientare la tua attenzione su ciò che puoi fare per rimanere in contatto, e fai un piano per agire. Ciò potrebbe includere piani per comunicare con amici o familiari, o provare nuove attività a casa che normalmente non avresti avuto il tempo di fare, come ad esempio seguire corsi online o aderire a un club del libro.


Durante i periodi di forte stress, la cura di sé è essenziale. Seguire le raccomandazioni per mantenere routine regolari di esercizio e di sonno, un'alimentazione sana e l'impegno continuo in attività piacevoli, ti aiuterà a gestire lo stress e a mantenere la salute fisica e mentale.

 

 

 


Fonte: Karra Harrington (ricercatrice, psicologa clinica) e Martin Sliwinski (prof. di sviluppo umano e famiglia, direttore del Center for Healthy Aging), Pennsylvania State University

Pubblicato su The Conversation (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

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