Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Inquinamento atmosferico da particolato fine associato a un maggiore rischio di demenza

Map PM DementiaPrevisioni medie su 10 anni di esposizione al PM2.5 in base ai dati 2000-2009, smussati per rappresentare in generale le differenze di inquinamento nella regione Puget Sound. I cerchi ombreggiati indicano gli indirizzi dei partecipanti allo studio. Fonte: Magali Blanco / University of Washington

Usando i dati di due grandi studi di lunga durata nella regione Puget Sound, uno che è iniziato alla fine degli anni '70 che misura l'inquinamento atmosferico e un altro sui fattori di rischio per la demenza iniziato nel 1994, dei ricercatori della University of Washington hanno identificato un legame tra inquinamento atmosferico e demenza.


Nello studio guidato dalla UW, un piccolo aumento dei livelli di inquinamento da particelle sottili (PM2.5 o particolato da 2,5 micrometri o meno) mediato per un decennio, in indirizzi specifici nell'area di Seattle, si è associato a un rischio maggiore di demenza per le persone residenti in quegli indirizzi.


"Abbiamo scoperto che l'aumento di 1 microgrammo per metro cubo di esposizione corrispondeva a un rischio più alto del 16% di demenza per ogni causa. C'era un'associazione simile per la demenza di tipo Alzheimer", ha affermato la prima autrice Rachel Shaffer, che ha condotto la ricerca come dottoranda nel Dipartimento di Scienze della Salute Ambientale e Professionale dell'UW.


Lo studio, pubblicato il 4 agosto su Environmental Health Perspectives, ha esaminato oltre 4.000 residenti dell'area di Seattle iscritti allo studio Adult Changes in Thought (ACT) gestito dal Kaiser Permanente Washington Health Research Institute In collaborazione con l'UW. Tra quei residenti, i ricercatori hanno identificato più di 1.000 persone che avevano avuto la diagnosi di demenza ad un certo punto da quando è iniziato lo studio ACT nel 1994.


"Lo studio ACT è impegnato a far avanzare la ricerca sulla demenza condividendo dati e risorse, e siamo grati ai volontari che hanno dedicato anni della loro vita a sostenere i nostri sforzi, compresa la partecipazione entusiasta a questa importante ricerca sull'inquinamento atmosferico", ha detto il dott. Eric Larson, fondatore e ricercatore principale di ACT e investigatore anziano del KPWHRI.


Una volta identificato un paziente con demenza, i ricercatori hanno confrontato l'esposizione media dell'inquinamento di ciascun partecipante fino all'età in cui è stata diagnosticata la demenza. Ad esempio, se una persona ha avuto la diagnosi di demenza a 72 anni, i ricercatori hanno confrontato l'esposizione all'inquinamento degli altri partecipanti nel decennio prima di quando ognuno di essi ha raggiunto tale età. In queste analisi, i ricercatori hanno dovuto tenere conto dei diversi anni in cui questi individui sono stati iscritti allo studio, poiché l'inquinamento atmosferico è diminuito drasticamente nei decenni da quando è iniziato l'ACT.


Nella loro analisi finale, i ricercatori hanno scoperto che una differenza di solo 1 microgrammo per metro cubo tra le residenze si è associata al 16% di aumento dell'incidenza di demenza. Per mettere quella differenza in prospettiva, la Shaffer ha detto che nel 2019 c'era circa 1 microgrammo per metro cubo di differenza nell'inquinamento da PM2.5 tra il mercato di Pike Street nel centro di Seattle e le aree residenziali attorno a Discovery Park.


"Sappiamo che la demenza si sviluppa per un lungo periodo di tempo. Ci vogliono anni - anzi decenni - perché queste patologie si sviluppino nel cervello e quindi avevamo bisogno di guardare le esposizioni che coprivano quel periodo prolungato", ha detto la Shaffer. E, per merito degli sforzi di lunga durata da parte di molte facoltà dell'UW e di altri a costruire banche dati dettagliate dell'inquinamento atmosferico nella nostra regione, "siamo riusciti a stimare le esposizioni per 40 anni in questa regione. Questo non ha precedenti in questa area di ricerca ed è un aspetto unico del nostro studio".

[...]

Mentre ci sono molti fattori come la dieta, l'esercizio fisico e la genetica associati al maggiore rischio di sviluppare la demenza, l'inquinamento atmosferico è ora riconosciuto tra i fattori di rischio potenzialmente modificabili. I nuovi risultati ottenuti all'UW si aggiungono a questo corpo di prove che suggeriscono che l'inquinamento atmosferico ha effetti neurodegenerativi e che ridurre l'esposizione delle persone all'inquinamento atmosferico potrebbe aiutare a ridurre l'onere della demenza.


"Il modo in cui abbiamo capito il ruolo dell'esposizione all'inquinamento atmosferico sulla salute si è evoluto, dal primo pensiero per cui era limitato ai problemi respiratori, poi che aveva anche effetti cardiovascolari, e ora c'è la prova dei suoi effetti sul cervello", ha detto Lianne Sheppard, prof.ssa di scienze della salute ambientale e professionale e di biostatistica della UW.


"Sull'intera popolazione, un gran numero di persone sono esposte. Quindi, anche un piccolo cambiamento nel rischio relativo finisce per essere importante su scala di popolazione", ha detto la Shaffer. "Ci sono alcune cose che gli individui possono fare, come indossare la mascherina, fatto che sta diventando più normale ora a causa del Covid. Ma non è giusto far pesare tutto solo sugli individui. Questi dati possono giustificare ulteriori azioni politiche a livello locale e nazionale per controllare le fonti di inquinamento atmosferico da particolato".

 

 

 


Fonte: Jake Ellison in University of Washington (> English) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Rachel Shaffer, Magali Blanco, Ge Li, Sara Adar, Marco Carone, Adam Szpiro, Joel Kaufman, Timothy Larson, Eric Larson, Paul Crane, Lianne Sheppard. Fine Particulate Matter and Dementia Incidence in the Adult Changes in Thought Study. Environmental Health Perspectives, 2021, DOI

Copyright: Tutti i diritti di testi o marchi inclusi nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer OdV di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Pensaci: tenere attivo il cervello può ritardare l'Alzheimer di 5 anni

21.07.2021 | Ricerche

Mantenere il cervello attivo in vecchiaia è sempre stata un'idea intelligente, ma un nuo...

I possibili collegamenti tra sonno e demenza evidenziati dagli studi

24.11.2017 | Ricerche

Caro Dottore: leggo che non dormire abbastanza può aumentare il rischio di Alzheimer. Ho avuto pr...

Invertita per la prima volta la perdita di memoria associata all'Alzheime…

1.10.2014 | Ricerche

La paziente uno aveva avuto due anni di perdita progressiva di memoria...

Vecchio farmaco per l'artrite reumatoide suscita speranze come cura per l…

22.09.2015 | Ricerche

Scienziati dei Gladstone Institutes hanno scoperto che il salsalato, un farmaco usato per trattar...

Capire l'origine dell'Alzheimer, cercare una cura

30.05.2018 | Ricerche

Dopo un decennio di lavoro, un team guidato dal dott. Gilbert Bernier, ricercatore di Hô...

Il ruolo sorprendente delle cellule immunitarie del cervello

21.12.2020 | Ricerche

Una parte importante del sistema immunitario del cervello, le cellule chiamate microglia...

Il ciclo dell'urea astrocitica nel cervello controlla la lesione della me…

30.06.2022 | Ricerche

Nuove scoperte rivelano che il ciclo dell'urea negli astrociti lega l'accumulo di amiloide-beta e la...

Perché la tua visione può prevedere la demenza 12 anni prima della diagnosi

24.04.2024 | Ricerche

 

Gli occhi possono rivelare molto sulla salute del nostro cervello: in effetti, i p...

Nuovo farmaco previene le placche amiloidi, un segno specifico di Alzheimer

8.03.2021 | Ricerche

Le placche di amiloide sono caratteristiche patologiche del morbo di Alzheimer (MA): son...

Infezione cerebrale da funghi produce cambiamenti simili all'Alzheimer

26.10.2023 | Ricerche

Ricerche precedenti hanno implicato i funghi in condizioni neurodegenerative croniche co...

Sintomi visivi bizzarri potrebbero essere segni rivelatori dell'Alzheimer…

1.02.2024 | Ricerche

Un team di ricercatori internazionali, guidato dall'Università della California di San F...

Scoperta ulteriore 'barriera' anatomica che difende e monitora il ce…

11.01.2023 | Ricerche

Dalla complessità delle reti neurali, alle funzioni e strutture biologiche di base, il c...

I ricordi perduti potrebbero essere ripristinati: speranza per l'Alzheime…

21.12.2014 | Ricerche

Una nuova ricerca effettuata alla University of California di ...

Qualità della vita peggiora quando l'Alzheimer è complicato dal cancro

28.04.2023 | Esperienze & Opinioni

Che considerazioni si possono fare per una persona con Alzheimer che riceve anche la diagnosi di can...

L'impatto del sonno su cognizione, memoria e demenza

2.03.2023 | Ricerche

Riduci i disturbi del sonno per aiutare a prevenire il deterioramento del pensiero.

"Ci...

IFITM3: la proteina all'origine della formazione di placche nell'Alz…

4.09.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) è una malattia neurodegenerativa caratterizzata dall'accumulo...

Alzheimer e le sue proteine: bisogna essere in due per ballare il tango

21.04.2016 | Ricerche

Per anni, i neuroscienziati si sono chiesti come fanno le due proteine ​​anomale amiloid...

Perché il diabete tipo 2 è un rischio importante per lo sviluppo dell'Alz…

24.03.2022 | Ricerche

Uno studio dell'Università di Osaka suggerisce un possibile meccanismo che collega il diabete all'Al...

Smontata teoria prevalente sull'Alzheimer: dipende dalla Tau, non dall�…

2.11.2014 | Ricerche

Una nuova ricerca che altera drasticamente la teoria prevalente sull'or...

Aumentano le evidenze di origini alternative delle placche di Alzheimer

13.06.2022 | Ricerche

I risultati di uno studio potrebbero spiegare perché i farmaci progettati per rimuovere i depositi d...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)