Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Migliorare la memoria: quante informazioni possono contenere le nostre sinapsi?

Scienziati del Salk hanno sviluppato una nuova tecnica per misurare la forza e la plasticità delle sinapsi, supportando nuove ricerche su apprendimento e memoria e sul loro declino nell'invecchiamento e nelle malattie

 

A ogni giro che fai con un mazzo di carte mnemoniche (flashcard) con parole, le definizioni arrivano più rapidamente e più facilmente. Questo processo di apprendimento e memorizzazione di nuove informazioni rafforza connessioni importanti nel cervello. Il ricordo più facile di quelle nuove parole e definizioni che deriva dalla pratica è la prova che quelle connessioni neurali, chiamate sinapsi, possono diventare più forti o più deboli nel tempo, una caratteristica chiamata 'plasticità sinaptica'.


Quantificare la dinamica delle singole sinapsi può essere una sfida per i neuroscienziati, ma innovazioni computazionali recenti del Salk Institute, di La Jolla / California, potrebbero contribuire a cambiare la situazione e a rivelare nuove informazioni sul cervello.


Per capire come il cervello apprende e conserva le informazioni, gli scienziati cercano di quantificare quanto si è rafforzata una sinapsi dopo l'apprendimento e quanto può diventare più forte. La forza sinaptica può essere misurata osservando le caratteristiche fisiche delle sinapsi, ma è molto più difficile misurare la precisione della plasticità (se le sinapsi si indeboliscono o si rafforzano in modo consistente) e la quantità di informazioni che una sinapsi può immagazzinare.


Gli scienziati del Salk hanno creato un nuovo metodo per esplorare la forza sinaptica, la precisione della plasticità e la quantità di informazioni immagazzinate, pubblicando i dettagli su Neural Computation. Quantificare queste tre caratteristiche sinaptiche può aiutarci a capire meglio come gli esseri umani apprendono e ricordano, nonché come tali processi si evolvono nel tempo o si deteriorano con l’età o nelle malattie.


"Stiamo migliorando nell'identificare esattamente dove e come i singoli neuroni si collegano tra loro, ma abbiamo ancora molto da imparare sulle dinamiche di tali connessioni", afferma il professore Terrence Sejnowski del Salk, autore senior dello studio. “Abbiamo ora creato una tecnica per studiare la forza delle sinapsi, la precisione con cui i neuroni modulano quella forza e la quantità di informazioni che le sinapsi sono in grado di immagazzinare, arrivando a scoprire che il nostro cervello può immagazzinare 10 volte più informazioni di quanto si pensava finora".


Quando un messaggio viaggia nel cervello, salta da un neurone all'altro, fluendo dall'estremità di un neurone a delle estensioni simili a viticci, chiamati dendriti, che sporgono da un altro. Ogni dendrite di un neurone è ricoperto da minuscole appendici bulbose (spine dendritiche), e all'estremità di ciascuna spina dendritica c'è la sinapsi, un minuscolo spazio dove le due cellule si incontrano e dove viene trasmesso un segnale elettrochimico. Sinapsi diverse vengono attivate per inviare messaggi diversi.


Alcuni messaggi attivano coppie di sinapsi, che sono una accanto all'altra sullo stesso dendrite. Queste coppie di sinapsi sono uno strumento di ricerca fantastico: se due sinapsi hanno storie di attivazione identiche, gli scienziati possono confrontare la forza di quelle sinapsi per trarre conclusioni sulla precisione della plasticità. Dato che attraverso queste due sinapsi è passato lo stesso tipo e la stessa quantità di informazioni, ciascuna di esse ha cambiato la forza allo stesso modo? Se è così, la loro precisione di plasticità è elevata.


Il team del Salk ha applicato concetti della teoria dell’informazione per analizzare le coppie di sinapsi dell’ippocampo di ratto – una parte del cervello coinvolta nell’apprendimento e nella memoria – per verificarne forza, plasticità e precisione. La teoria dell'informazione è un modo matematico sofisticato di comprendere l'elaborazione dell'informazione come un segnale che viaggia in un canale rumoroso ed è ricostruito dall'altra parte.


Fondamentalmente, a differenza dei metodi usati in passato, la teoria dell'informazione tiene conto della rumorosità dei numerosi segnali e cellule del cervello, oltre a offrire un'unità discreta di informazione - un bit - per misurare la quantità di informazioni immagazzinate in una sinapsi.


"Abbiamo diviso le sinapsi in base alla forza, in 24 possibili categorie, quindi abbiamo confrontato coppie specifiche di sinapsi per determinare con quanta precisione viene modulata la forza di ciascuna sinapsi", afferma Mohammad Samavat, primo autore dello studio e ricercatore post-dottorato nel laboratorio di Sejnowski. “Siamo stati entusiasti di scoprire che le coppie avevano dimensioni delle spine dendritiche e forza sinaptica molto simili, il che significa che il cervello è altamente preciso quando rafforza o indebolisce le sinapsi nel tempo”.


Oltre a notare le somiglianze nella forza delle sinapsi all'interno di queste coppie, che si traduce in un alto livello di precisione della plasticità, il team ha anche misurato la quantità di informazioni contenute in ciascuna delle 24 categorie di forza. Nonostante le differenze nella dimensione di ogni spina dendritica, ciascuna delle 24 categorie di forza sinaptica conteneva una quantità simile di informazioni (tra 4,1 e 4,6 bit).


Rispetto alle tecniche precedenti, questo nuovo approccio che usa la teoria dell’informazione è più approfondito, poiché contabilizza il decuplo delle informazioni immagazzinate nel cervello rispetto a quanto ipotizzato finora, e scalabile, il che significa che può essere applicato a insiemi di dati di tipo e dimensione diversi per raccogliere informazioni su altre sinapsi.


"Questa tecnica sarà di enorme aiuto per i neuroscienziati", afferma Kristen Harris, prof.ssa dell'Università del Texas di Austin e coautrice dello studio. "Questa visione dettagliata sulla forza e sulla plasticità sinaptica potrebbe davvero dare impulso alla ricerca sull'apprendimento e sulla memoria, e possiamo usarla per esplorare questi processi in tutte le diverse parti del cervello umano, animale, giovane e vecchio".


Sejnowski afferma che il lavoro futuro di progetti come la BRAIN Initiative dei National Institutes of Health, che ha creato un atlante delle cellule cerebrali umane nell’ottobre 2023, beneficerà di questo nuovo strumento. Oltre agli scienziati che catalogano tipi e comportamenti delle cellule cerebrali, la tecnica è interessante per coloro che studiano la mancata memorizzazione delle informazioni, come nell'Alzheimer.


Negli anni a venire, ricercatori di tutto il mondo potrebbero usare questa tecnica per fare scoperte entusiasmanti sulla capacità del cervello umano di apprendere nuove competenze, ricordare azioni quotidiane e archiviare informazioni a breve e lungo termine.

 

 

 


Fonte: Salk Institute for Biological Studies (> English)

Riferimenti: M Samavat, [+2], TJ Sejnowski. Synaptic Information Storage Capacity Measured With Information Theory. Neural Comput., 2024, DOI

Copyright: Tutti i diritti di testi o marchi inclusi nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer OdV di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Perché il diabete tipo 2 è un rischio importante per lo sviluppo dell'Alz…

24.03.2022 | Ricerche

Uno studio dell'Università di Osaka suggerisce un possibile meccanismo che collega il diabete all'Al...

Scoperto il punto esatto del cervello dove nasce l'Alzheimer: non è l…

17.02.2016 | Ricerche

Una regione cruciale ma vulnerabile del cervello sembra essere il primo posto colpito da...

Il ciclo dell'urea astrocitica nel cervello controlla la lesione della me…

30.06.2022 | Ricerche

Nuove scoperte rivelano che il ciclo dell'urea negli astrociti lega l'accumulo di amiloide-beta e la...

Nuovo sensore nel cervello offre risposte all'Alzheimer

12.03.2021 | Ricerche

Scienziati della Università della Virginia (UVA) hanno sviluppato uno strumento per moni...

L'Alzheimer è composto da quattro sottotipi distinti

4.05.2021 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) è caratterizzato dall'accumulo anomale e dalla diffusione del...

Nuova teoria sulla formazione dei ricordi nel cervello

9.03.2021 | Ricerche

Una ricerca eseguita all'Università del Kent ha portato allo sviluppo della teoria MeshC...

L'esercizio fisico dà benefici cognitivi ai pazienti di Alzheimer

29.06.2015 | Ricerche

Nel primo studio di questo tipo mai effettuato, dei ricercatori danesi hanno dimostrato che l'ese...

'Tau, disfunzione sinaptica e lesioni neuroassonali si associano di più c…

26.05.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) comporta il deperimento caratteristico di alcune regioni del ...

Ecco perché alcune persone con marcatori cerebrali di Alzheimer non hanno deme…

17.08.2018 | Ricerche

Un nuovo studio condotto all'Università del Texas di Galveston ha scoperto perché alcune...

Ritmi cerebrali non sincronizzati nel sonno fanno dimenticare gli anziani

18.12.2017 | Ricerche

Come l'oscillazione della racchetta da tennis durante il lancio della palla per servire un ace, l...

Preoccupazione, gelosia e malumore alzano rischio di Alzheimer per le donne

6.10.2014 | Ricerche

Le donne che sono ansiose, gelose o di cattivo umore e angustiate in me...

Dosi basse di radiazioni possono migliorare la qualità di vita nell'Alzhe…

6.05.2021 | Ricerche

Individui con morbo di Alzheimer (MA) grave hanno mostrato notevoli miglioramenti nel co...

Infezione cerebrale da funghi produce cambiamenti simili all'Alzheimer

26.10.2023 | Ricerche

Ricerche precedenti hanno implicato i funghi in condizioni neurodegenerative croniche co...

Stimolazione dell'onda cerebrale può migliorare i sintomi di Alzheimer

15.03.2019 | Ricerche

Esponendo i topi a una combinazione unica di luce e suono, i neuroscienziati del Massach...

Trovato legame tra amiloide-beta e tau: è ora possibile una cura per l'Al…

27.04.2015 | Ricerche

Dei ricercatori hanno assodato come sono collegate delle proteine che hanno un ruolo chiave nell...

La scoperta del punto di svolta nell'Alzheimer può migliorare i test di n…

20.05.2022 | Ricerche

 Intervista al neurologo William Seeley della Università della California di San Francisco

...

Microglia: ‘cellule immunitarie’ che proteggono il cervello dalle malattie, ma…

28.05.2020 | Esperienze & Opinioni

Sappiamo che il sistema immunitario del corpo è importante per tenere tutto sotto controllo e per...

Il Protocollo Bredesen: si può invertire la perdita di memoria dell'Alzhe…

16.06.2016 | Annunci & info

I risultati della risonanza magnetica quantitativa e i test neuropsicologici hanno dimostrato dei...

Ricercatori delineano un nuovo approccio per trattare le malattie degenerative

8.05.2024 | Ricerche

Le proteine sono i cavalli da soma della vita. Gli organismi li usano come elementi costitutivi, ...

Proteine grumose induriscono i capillari del cervello: nuovo fattore di rischi…

11.09.2020 | Ricerche

I depositi di una proteina chiamata 'Medin', che è presente in quasi tutti gli anziani, ...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

We use cookies

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.