Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Biomarcatore di Alzheimer collegato alla depressione grave

Una nuova ricerca suggerisce che i pazienti anziani cognitivamente intatti con disturbo depressivo grave (MDD), possono avere bassi livelli di beta amiloide 42 (Aß-42), un biomarcatore implicato nell'Alzheimer (AD).

In un piccolo studio su anziani volontari che non avevano alcun danno cognitivo lieve (MCI), quelli con MDD avevano livelli di Aß-42 significativamente più bassi del liquido cerebro-spinale (CSF) rispetto a quelli senza depressione.


Nunzio PomaraInoltre, i livelli di isoprostano F2, considerato un biomarcatore dello stress ossidativo, erano più alti nei partecipanti con disturbo depressivo grave. "Gli attuali trattamenti per la depressione non sono molto soddisfacenti", ha detto a Medscape Medical News l'autore Nunzio Pomara (foto a sinistra), MD, direttore della divisione di psichiatria geriatrica del Nathan S. Kline Institute for Psychiatric Research di Orangeburg, New York, e professore di psichiatria alla New York University School of Medicine. "Ecco perché, a mio parere, è importante esplorare nuovi meccanismi che sottendono lo sviluppo di depressione negli esseri umani", ha detto il dottor Pomara.


Egli osserva che questo studio è "un primo passo interessante" e che, se i suoi risultati saranno confermati da ulteriori ricerche, potrebbe portare allo sviluppo di migliori interventi terapeutici. "Bisogna essere molto prudenti perché questo era un piccolo studio. Ma credo che la sua importanza non sta tanto nel trovare una verità finale sulla patogenesi della depressione, ma nel fissare realmente le basi per studi futuri di questa molecola come un possibile fattore sia nello sviluppo della depressione che nella formazione dell'AD".

 

Legami comuni

Secondo gli investigatori, l'Aß-42 è un componente principale delle placche spesso presenti nei pazienti con AD. In ricerche precedenti, i peptidi Aß sono stati associati a stati depressivi nei roditori. "La depressione e i sintomi depressivi sono stati collegati all'Alzheimer. Perciò abbiamo voluto guardare alla base biologica di questo collegamento", ha spiegato il dottor Pomara. "E' oramai opinione comune che i disturbi dell'amiloide potrebbero contribuire alla patogenesi di AD. E mi sembrava molto ragionevole controllare se questi disturbi possano esistere anche nei soggetti cognitivamente intatti con depressione grave".


Anche se studi precedenti (compreso uno riportato da Medscape Medical News) hanno usato la tomografia ad emissione di positroni (PET) per esaminare i livelli di Aß come potenziale marcatore per la depressione in vecchiaia, il dottor Pomara e colleghi scrivono che che questo è il primo studio che utilizza i livelli CSF per esaminare la questione sia negli uomini che nelle donne. I ricercatori hanno arruolato 47 volontari anziani. Di questi, 28 avevano MDD diagnosticata clinicamente (36% donne, età media 66,5 anni) e 19 no (63% donne, età media 68,1 anni). I criteri di inclusione comprendevano l'essere "cognitivamente intatti", come determinato sulla base di diverse misure, tra cui il Clinical Dementia Rating Scale. Sono state prelevati campioni di CFS a mezzo punture lombari a tutti i partecipanti. A tutti i campioni è stato misurato l'Aß solubile, così come gli isoprostani e la proteina tau fosforilata e totale.

 

Livelli amiloidi inferiori

I risultati mostrano che i partecipanti con MDD avevano livelli significativamente più bassi di Aß-42 rispetto a quelli senza la malattia (P = .02). Con ulteriori analisi, i ricercatori hanno trovato che l'uso di antidepressivi non è risultato associato con questa differenza. Tuttavia, livelli più bassi di Aß-42 sono stati associati alla maggiore gravità dei sintomi MDD. Quelli con MDD avevano anche livelli più bassi di Aß-40, ma questa differenza non è stata considerata statisticamente significativa (P = .07). Inoltre, il gruppo di MDD aveva livelli significativamente più elevati di isoprostani del gruppo non-MDD (P = .001). Non vi erano significative differenze nelle proteine tau tra i gruppi, e nessuna differenza in una qualsiasi delle misure tra i sessi.


"La riduzione dei livelli di -42 nel CSF può essere correlata a un aumento delle placche di beta amiloide del cervello o a una diminuzione della produzione di Aß solubile", scrivono i ricercatori, aggiungendo che l'aumento di isoprostani suggerisce che anche lo stress ossidativo è associato alla depressione. "Questi risultati possono avere implicazioni per la nostra comprensione della fisiopatologia della depressione grave e per lo sviluppo di strategie terapeutiche", aggiungono. Il dottor Pomara riferisce di sperare di condurre ulteriori ricerche "per confermare davvero questi risultati preliminari" e si augura che anche altri ricercatori prenderanno in considerazione questa area. "Non è sufficiente dimostrare che ci sono cambiamenti nel liquido cerebrospinale. Sarebbe importante dimostrare che la riduzione dell'Aß-42 nel liquido spinale è veramente accompagnata da un incremento dei depositi di amiloide cerebrale, misurata con nuove tecniche PET". Il dottor Pomara ha detto che spera anche che gli studi successivi saranno eseguiti su una popolazione più grande di pazienti e un periodo più lungo di follow-up.

 

Vigilanza necessaria

"C'è sempre la questione del significato della depressione negli anziani", ha detto a Medscape Medical News Christopher Marano (foto a sinistra), MD, psichiatra geriatrico e professore assistente alla Divisione di Psichiatria e Neuropsichiatria Geriatrica della Johns Hopkins University School of Medicine a Baltimora nel Maryland. "La depressione è un fattore di rischio per l'Alzheimer o è il primo sintomo del tipo di patologia di Alzheimer? Questo studio ha esaminato un biomarcatore che sappiamo essere dell'Alzheimer e ha scoperto che i pazienti più anziani con depressione hanno ottenuto riduzioni simili nei livelli di Aß-42", ha detto. "Così questo studio ben fatto sostiene l'idea di questo legame fisiopatologico tra l'Alzheimer e la depressione in vecchiaia".


Tuttavia, il dottor Marano, che non è stato coinvolto in questa ricerca, ha osservato che non sarebbe a favore della misurazione dei livelli di Aß a questo punto. "Se avessimo trattamenti modificanti la malattia per l'Alzheimer, sarebbe interessante fare una puntura lombare e misurare il beta amiloide. Se avessimo questi trattamenti definitivi, quindi potenzialmente nel futuro, questo potrebbe essere utile, specialmente se si potessero trovare anche biomarcatori di imaging o basati sul sangue", ha detto. "Al contrario, penso che il messaggio per i medici ora è che se vedi qualcuno con depressione in anzianità, è necessario essere vigili a vedere se questo è il primo sintomo di una sindrome di demenza o meno. Fare molta attenzione, fare una valutazione approfondita, e controllare realmente le persone nel tempo".

-----------

Lo studio è stato finanziato anche dal National Institute of Mental Health e dal National Institutes of Health. Il dottor Pomara riferisce di possedere "un brevetto congiunto con la New York University School of Medicine e una domanda di brevetto relativa a questo studio", mentre il Dr. Marano non ha rivelato alcuna relazione finanziaria rilevante.

Medscape Medical News©2012 WebMD, LLC

 

 

 

*************************
Cosa pensi di questo articolo? Ti è stato utile? Hai rilievi, riserve, integrazioni? Conosci casi o ti è successo qualcosa che lo conferma? o lo smentisce? Puoi usare il modulo dei commenti qui sotto per dire la tua opinione. Che è importante e unica.

 

************************
Fonte: American Journal of Psychiatry, online, 28 Marzo 2012. Estratto

Pubblicato da
Deborah Brauser in Medscape News Today il 5 Aprile 2012 - Traduzione di Franco Pellizzari.

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X. I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari proposti da Google sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.

Sostieni l'Associazione; una donazione, anche minima, ci aiuterà ad assistere malati e famiglie e continuare ad informarti. Clicca qui a destra:

Notizie da non perdere

Perché dimentichiamo? Nuova teoria propone che 'dimenticare' è in re…

17.01.2022 | Ricerche

Mentre viviamo creiamo innumerevoli ricordi, ma molti di questi li dimentichiamo. Come m...

Riprogrammare «cellule di supporto» in neuroni per riparare il cervello adulto…

21.11.2014 | Ricerche

La porzione del cervello adulto responsabile del pensiero complesso, la corteccia cerebrale, non ...

Come dormiamo oggi può prevedere quando inizia l'Alzheimer

8.09.2020 | Ricerche

Cosa faresti se sapessi quanto tempo hai prima che insorga il morbo di Alzheimer (MA)? N...

Colpi in testa rompono i 'camion della spazzatura' del cervello acce…

5.12.2014 | Ricerche

Un nuovo studio uscito ieri sul Journal of Neuroscience dimostra che un...

'Scioccante': dopo un danno, i neuroni si auto-riparano ripartendo d…

17.04.2020 | Ricerche

Quando le cellule cerebrali adulte sono ferite, ritornano ad uno stato embrionale, secon...

Svolta per l'Alzheimer? Confermato collegamento genetico con i disturbi i…

26.07.2022 | Ricerche

Uno studio eseguito in Australia alla Edith Cowan University (ECU) ha confermato il legame tra Alzhe...

Cibo per pensare: come la dieta influenza il cervello per tutta la vita

7.10.2024 | Esperienze & Opinioni

Una quantità di ricerche mostra che ciò che mangiamo influenza la capacità del corpo di ...

Il caregiving non fa male alla salute come si pensava, dice uno studio

11.04.2019 | Ricerche

Per decenni, gli studi nelle riviste di ricerca e la stampa popolare hanno riferito che ...

Scoperto il punto esatto del cervello dove nasce l'Alzheimer: non è l…

17.02.2016 | Ricerche

Una regione cruciale ma vulnerabile del cervello sembra essere il primo posto colpito da...

Dott. Perlmutter: Sì, l'Alzheimer può essere invertito!

6.12.2018 | Ricerche

Sono spesso citato affermare che non esiste un approccio farmaceutico che abbia un'effic...

'Ingorgo' di proteine nei neuroni legato alla neurodegenerazione

12.09.2022 | Ricerche

Un nuovo studio condotto da ricercatori dell'EPFL rivela che un complesso proteico malfunzionante pu...

Identificazione dei primi segnali dell'Alzheimer

7.03.2022 | Ricerche

Un team multidisciplinare di ricerca, composto da ricercatori del progetto ARAMIS, dell...

Menopausa precoce e terapia ormonale ritardata alzano il rischio di Alzheimer

17.04.2023 | Ricerche

Le donne hanno più probabilità degli uomini di sviluppare il morbo di Alzheimer (MA), e ...

Nessuna cura per l'Alzheimer nel corso della mia vita

26.04.2019 | Esperienze & Opinioni

La Biogen ha annunciato di recente che sta abbandonando l'aducanumab, il suo farmaco in ...

Scoperto nuovo colpevole del declino cognitivo nell'Alzheimer

7.02.2019 | Ricerche

È noto da tempo che i pazienti con morbo di Alzheimer (MA) hanno anomalie nella vasta re...

Studio cinese: 'Metti spezie nel tuo cibo per tenere a bada l'Alzhei…

13.01.2022 | Ricerche

Proprio come 'una mela al giorno toglie il medico di torno', sono ben noti i benefici di...

Pressione bassa potrebbe essere uno dei colpevoli della demenza

2.10.2019 | Esperienze & Opinioni

Invecchiando, le persone spesso hanno un declino della funzione cerebrale e spesso si pr...

Sintomi visivi bizzarri potrebbero essere segni rivelatori dell'Alzheimer…

1.02.2024 | Ricerche

Un team di ricercatori internazionali, guidato dall'Università della California di San F...

Chiarito il meccanismo che porta all'Alzheimer e come fermarlo

30.08.2017 | Ricerche

Nel cervello delle persone con Alzheimer ci sono depositi anomali di proteine ​​amiloide-beta e ​...

LipiDiDiet trova effetti ampi e duraturi da intervento nutrizionale all'i…

9.11.2020 | Ricerche

Attualmente non esiste una cura nota per la demenza, e le terapie farmacologiche esisten...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

We use cookies

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.