Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Una svolta molecolare sbagliata conduce al diabete tipo 2

Le risorse di elaborazione dell'Argonne National Laboratory del Dipartimento di Energia (DOE) degli Stati Uniti hanno aiutato dei ricercatori a capire meglio come delle proteine falliscono di ripiegarsi, creando strutture che danneggiano i tessuti e portano al diabete di tipo 2.


Le strutture, chiamate fibrille amiloidi, sono implicate anche in malattie neurodegenerative come l'Alzheimer e il Parkinson, e nelle malattie da prioni come la Creutzfeldt-Jacob e la malattia della mucca pazza.


I risultati individuano un passo intermedio critico nel percorso chimico che porta alla formazione di fibrille amiloidi. Avendo individuato il nuovo colpevole, il lavoro futuro potrebbe stabilire un eventuale trattamento, come la progettazione di un inibitore che interferisce con il percorso nocivo. I risultati contribuiscono anche a riconciliare precedenti dati provenienti da altri laboratori che fino ad ora sembravano contraddittori.


Una fibrilla amiloide è una struttura di grandi dimensioni composta da proteine ​​mal ripiegate. Tali fibrille formano placche, o aree di danno tissutale, che i ricercatori possono osservare con i microscopi. Si ritiene che le fibrille nascano quando le proteine ​​deviano dalla loro normale struttura 3D e assumono invece uno stato mal ripiegato che tende a raggrupparsi. Come pezzi di un puzzle, le proteine ​​sono utili solo quando hanno la forma corretta. E poiché le fibrille che tali proteine formano quando sono mal ripiegate sono forti, gli scienziati ritengono che la speranza non risieda in primo luogo nel loro smantellamento, ma nel prevenire gli errori di piegamento.


I ricercatori hanno usato due approcci principali per identificare la fase intermedia e capire il percorso. Martin Zanni, professore della University of Wisconsin-Madison, ha usato una tecnica sofisticata che si basa sulla spettroscopia infrarossa 2-D per seguire la sequenza di eventi nelle reazioni chimiche che portano alla formazione di fibrille. La sua tecnica è in grado di misurare processi estremamente veloci su campioni molto piccoli.


Quindi Juan de Pablo e Chi-Cheng Chiu, dell'Institute for Molecular Engineering all'Università di Chicago, hanno interpretato i risultati di Zanni con i dati di simulazione molecolare per arrivare ad un quadro completo dei primi eventi che portano alla formazione di amiloide.


De Pablo e Chiu hanno usato Intrepid, un sistema informatico IBM Blue Gene/P dell'Argonne Leadership Computing Facility (ALCF), e le risorse del Research Computing Center dell'Università di Chicago. De Pablo e Chiu hanno composto, eseguito e interpretato le simulazioni al computer su larga scala del percorso delle azioni, ed i risultati hanno fornito un modello essenziale dei passaggi molecolari coinvolti nella reazione. "Usare solo uno dei due metodi sarebbe stato come correre una gara con una gamba sola", ha detto de Pablo. "Combinando calcolo e sperimentazione, possiamo trovare risposte più rapide e più affidabili".


Insieme, i ricercatori hanno trovato una intera fase che mancava, e la cui assenza aveva alimentato la confusione. Uno studio precedente aveva indicato che il passaggio intermedio é una zona a ciclo floscio formata da proteine, che non sembra compatibile con le fibrille dure e dannose che invece risultano alla fine. I ricercatori credevano che le fibrille provenissero da una struttura rigida chiamata foglio-β. Invece i nuovi dati mostrano che entrambe le strutture si creano quando cambia la reazione nel tempo. I fogli-β rigidi transitori si formano, poi si trasformano in cicli flosci di proteine, che alla fine prendono la forma di più fogli-β. I fogli-β finali si legano insieme e si impilano fino a formare le fibrille dannose.


Obiettivo dell'attenzione sarà ora il nuovo passaggio intermedio. Con più dati, i ricercatori potrebbero progettare un farmaco inibitore che si leghi alla proteina incriminata, bloccando la molecola e fermando la progressione del percorso. Per il seguito, de Pablo intende saperne di più sulla proteina intermedia particolare implicata nel diabete di tipo 2. Egli ha esaminato le unità di base e i piccoli aggregati costituiti da due, o al massimo tre, molecole. "Ora abbiamo bisogno di capire come questi piccoli aggregati sconvolgono le membrane delle cellule", ha detto. "Vogliamo anche decifrare come la fibrilla cresce da un piccolo nucleo".


Per farlo, si sta spingendo in avanti programmando di indagare i sistemi più grandi, usando di più il potere del supercalcolo. Ha avuto di recente la disponibilità di altro tempo di calcolo sull'IBM Blue Gene/Q di Argonne, chiamato Mira, la nuova risorsa a disposizione degli utenti dell'ALCF. Mira è un computer da 10-petaflops: può elaborare 10 mila miliardi di operazioni in virgola mobile al secondo.


De Pablo, Zanni ed i loro collaboratori applicheranno il metodo di questo studio anche alla determinazione dei passaggi intermedi di malattie diverse dal diabete di tipo 2, comprese le malattie neurodegenerative come l'Alzheimer. Gli scienziati attribuiscono più di 20 malattie umane alla formazione di fibrille amiloidi. In ciascuna malattia, il misfolding [errato piegamento] di una specifica proteina (una diversa in ogni malattia) è ciò che innesca il foglio-β intermedio problematico.


"Vogliamo capire le origini più ampie del problema del misfolding e dell'aggregazione", ha detto de Pablo, "cosa che possiamo fare cercando in una vasta gamma di molecole associate a diverse malattie. L'obiettivo finale è rispondere ad alcune domande fondamentali: quali sono i primi stadi degli eventi del misfolding e dei piccoli aggregati che si formano? Come si formano? E come possiamo progettare inibitori per impedire loro di formarsi?"


I risultati sono descritti in un articolo pubblicato l'11 Novembre in Proceedings of the National Academy of Sciences. Hanno contribuito alla ricerca anche gli scienziati della University of California-Irvine e della State University of New York a Stony Brook. Il supporto per questa ricerca è stato fornito dalla National Science Foundation e dal National Institutes of Health.

 

 

 

 

 


FonteDOE/Argonne National Laboratory.

Riferimenti: L. E. Buchanan, E. B. Dunkelberger, H. Q. Tran, P.-N. Cheng, C.-C. Chiu, P. Cao, D. P. Raleigh, J. J. de Pablo, J. S. Nowick, M. T. Zanni. Mechanism of IAPP amyloid fibril formation involves an intermediate with a transient  -sheet. Proceedings of the National Academy of Sciences, 2013; 110 (48): 19285 DOI: 10.1073/pnas.1314481110

Pubblicato da Jen Salazar in anl.gov (> English version) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X. I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.

Sostieni l'Associazione; una donazione, anche minima, ci aiuterà ad assistere malati e famiglie e continuare ad informarti. Clicca qui a destra:

 


 

 

Notizie da non perdere

10 cose da non fare con i malati di Alzheimer

10.12.2015 | Esperienze & Opinioni

Mio padre aveva l'Alzheimer.

Vederlo svanire è stata una delle esperienze più difficili d...

Un singolo trattamento genera nuovi neuroni, elimina neurodegenerazione nei to…

1.07.2020 | Ricerche

Xiang-Dong Fu PhD, non è mai stato così entusiasta di qualcosa in tutta la sua carriera...

Piccola area del cervello ci aiuta a formare ricordi specifici: nuove strade p…

6.08.2025 | Ricerche

La vita può dipanarsi come un flusso continuo, ma i nostri ricordi raccontano una storia...

Convalidare il sentimento aiuta meglio di criticare o sminuire

30.03.2020 | Ricerche

Sostenere i tuoi amici e la famiglia può aiutarli a superare questi tempi di incertezza...

Ritmi cerebrali non sincronizzati nel sonno fanno dimenticare gli anziani

18.12.2017 | Ricerche

Come l'oscillazione della racchetta da tennis durante il lancio della palla per servire un ace, l...

10 Consigli dei neurologi per ridurre il tuo rischio di demenza

28.02.2023 | Esperienze & Opinioni

La demenza colpisce milioni di persone in tutto il mondo, quasi un over-65 su 10. Nonost...

Invertita per la prima volta la perdita di memoria associata all'Alzheime…

1.10.2014 | Ricerche

La paziente uno aveva avuto due anni di perdita progressiva di memoria...

Gas xeno potrebbe proteggere dall'Alzheimer, almeno nei topi; previsti te…

30.01.2025 | Ricerche

Molti dei trattamenti perseguiti oggi per proteggere dal morbo di Alzheimer (MA) sono co...

Farmaco per Alzheimer non cambia l'eliminazione dei rifiuti a breve termi…

24.11.2025 | Ricerche

Dopo il trattamento con il farmaco, le scansioni MRI non mostrano alcun cambiamento a breve termi...

Nuove case di cura: 'dall'assistenza fisica, al benessere emotivo�…

5.11.2018 | Esperienze & Opinioni

Helen Gosling, responsabile delle operazioni della Kingsley Healthcare, con sede a Suffo...

Età degli organi biologici prevede il rischio di malattia con decenni di antic…

11.03.2025 | Ricerche

I nostri organi invecchiano a ritmi diversi e un esame del sangue che determina quanto ciascuno è...

Svelati nuovi percorsi per la formazione di memoria a lungo termine

31.12.2024 | Ricerche

Ricercatori del Max Planck Florida Institute for Neuroscience hanno scoperto un nuovo percorso pe...

Immagini mai viste prima delle prime fasi dell'Alzheimer

14.03.2017 | Ricerche

I ricercatori dell'Università di Lund in Svezia, hanno utilizzato il sincrotrone MAX IV ...

Proteine grumose induriscono i capillari del cervello: nuovo fattore di rischi…

11.09.2020 | Ricerche

I depositi di una proteina chiamata 'Medin', che è presente in quasi tutti gli anziani, ...

Demenze: forti differenze regionali nell’assistenza, al Nord test diagnostici …

30.01.2024 | Annunci & info

In Iss il Convegno finale del Fondo per l’Alzheimer e le Demenze, presentate le prime linee guida...

Come una collana di perle: la vera forma e funzionamento dell'assone dei …

30.12.2024 | Ricerche

Con un nuovo studio provocatorio, degli scienziati sfidano un principio fondamentale nel...

Pensaci: tenere attivo il cervello può ritardare l'Alzheimer di 5 anni

21.07.2021 | Ricerche

Mantenere il cervello attivo in vecchiaia è sempre stata un'idea intelligente, ma un nuo...

Vecchio farmaco per l'artrite reumatoide suscita speranze come cura per l…

22.09.2015 | Ricerche

Scienziati dei Gladstone Institutes hanno scoperto che il salsalato, un farmaco usato per trattar...

Con l'età cala drasticamente la capacità del cervello di eliminare le pro…

31.07.2015 | Ricerche

Il fattore di rischio più grande per l'Alzheimer è l'avanzare degli anni. Dopo i 65, il rischio r...

Il girovita può predire il rischio di demenza?

6.11.2019 | Ricerche

Il primo studio di coorte su larga scala di questo tipo ha esaminato il legame tra il girovita in...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)