Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Studio chiarisce gli effetti 'normali' dell'invecchiamento sul cervello

Uno studio sull'invecchiamento cerebrale degli individui cognitivamente normali al basale ritiene che essere maschio sia collegato ad una memoria peggiore e ad un volume minore dell'ippocampo.


Lo studio, pubblicato on line su JAMA Neurology, ha trovato anche che tutto questo non vale in presenza del gene APOE ɛ4, un fattore di rischio dell'Alzheimer.


L'invecchiamento cognitivo normale può essere definito l'insieme dei cambiamenti associati all'età nelle prestazioni cognitive degli individui senza demenza.


Per valutare i risultati delle scansioni cerebrali associate all'invecchiamento normale, si deve includere l'intero spettro dell'età adulta, secondo le premesse dello studio.


Clifford R. Jack, Jr., MD, della Mayo Clinic and Foundation di Rochester in Minnesota, e i coautori hanno confrontato gli effetti di età, sesso e APOE ɛ4 sulla memoria, sulla struttura del cervello (misurata in termini volume ippocampale aggiustato, HVa) e amiloide (placche cerebrali associate all'Alzheimer), con la tomografia ad emissione di positroni (PET), in 1.246 individui cognitivamente normali di età compresa tra 30 e 95 anni.


Gli autori hanno scoperto che:

  • La memoria complessiva peggiora da i 30 e i 90 anni.
  • L'HVa peggiora gradualmente da 30 anni fino a circa i 65 anni e più ripidamente dopo, con l'avanzare dell'età.
  • L'accumulo medio di amiloide (visto sulle scansioni PET) è basso fino ai 70 anni, ma dopo aumenta.
  • La memoria è peggiore negli uomini, rispetto alle donne nel complesso, e soprattutto dopo i 40.
  • L'HVa è più basso negli uomini rispetto alle donne in generale, soprattutto dopo i 60.
  • Sia per i maschi che per le femmine le prestazioni della memoria e l'HVa non differiscono quando si è portatori del gene APOE ɛ4, a qualsiasi età.
  • Dai 70 anni in poi, i portatori di APOE ɛ4 hanno un accumulo medio maggiore di amiloide (visto sulle scansioni PET) rispetto ai non-portatori.
  • L'età in cui il 10 per cento della popolazione è «PET amiloide positivo» è di 57 anni per i portatori di APOE ɛ4 e di 64 anni per i non portatori. La positività alla PET amiloide indica che l'individuo sta accumulando amiloide nel cervello (visto nella PET) e, anche se può essere asintomatico, è a rischio di Alzheimer.


"Crediamo che questo studio sull'invecchiamento tipico riveli effetti interessanti per sesso e APOE ɛ4 nelle tendenze legate all'età della funzione e struttura del cervello, e sull'amiloidosi-β [accumulo di depositi di placca nel cervello]. Ad oggi, questi effetti non sono stati tenuti in considerazione del tutto. I nostri risultati sono coerenti con un modello di Alzheimer ad esordio tardivo, in cui l'amiloidosi-β sorge nel corso della vita su uno sfondo di calo strutturale e cognitivo preesistente, associato con l'invecchiamento e non con i deposito di amiloide-β", concludono i ricercatori.

 

*****
Questo studio è stato finanziato dal National Institute on Aging e dall'Alexander Family Alzheimer’s Disease Research Professorship della Fondazione Mayo.

 

Editoriale: Servono nuove idee su quello che potrebbe influenzare l'invecchiamento del cervello umano

In un editoriale correlato, Charles DeCarli, MD, della University of California di Davis/Sacramento, scrive: "Nel loro articolo, Jack et al presentano nuove informazioni che sfidano l'idea che l'accumulo di amiloide possa spiegare le prestazioni della memoria per tutte le fascia di età".

"È importante sottolineare che questo lavoro non solo affronta l'impatto probabile e altamente significativo dell'accumulo di amiloide cerebrale sul rischio di demenza, ma estende anche le attuali conoscenze relative all'impatto del processo di invecchiamento nella gamma di età 30-95 anni sulla struttura del cervello, sull'accumulo di amiloide e sulle prestazioni della memoria negli individui cognitivamente normali".

"Comprendere la biologia di base di questi processi iniziali potrebbe farci capire in modo sostanziale i modi in cui possiamo mantenere la salute cognitiva e ottimizzare la resistenza alla demenza in vecchiaia. Tuttavia, tale lavoro richiede le motivazioni necessarie derivanti dal lavoro seminale, come quello di Jack et al, che ci dice dove e quando indagare su questi processi".

"Stabilire cosa è normale crea delle nuove strade di ricerca, aumentando la probabilità di scoprire nuove terapie per le patologie della vecchiaia, un obiettivo veramente lodevole".

 

 

 

 

 


Fonte: The JAMA Network Journals (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti:

  1. Clifford R. Jack, Heather J. Wiste, Stephen D. Weigand, David S. Knopman, Prashanthi Vemuri, Michelle M. Mielke, Val Lowe, Matthew L. Senjem, Jeffrey L. Gunter, Mary M. Machulda, Brian E. Gregg, V. Shane Pankratz, Walter A. Rocca, Ronald C. Petersen. Age, Sex, andAPOEε4 Effects on Memory, Brain Structure, and β-Amyloid Across the Adult Life Span. JAMA Neurology, 2015; DOI: 10.1001/jamaneurol.2014.4821
  2. Charles DeCarli. A Call for New Thoughts About What Might Influence Human Brain Aging. JAMA Neurology, 2015; DOI: 10.1001/jamaneurol.2015.33

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X. I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

 

Notizie da non perdere

Colpi in testa rompono i 'camion della spazzatura' del cervello acce…

5.12.2014 | Ricerche

Un nuovo studio uscito ieri sul Journal of Neuroscience dimostra che un...

Dott. Perlmutter: Sì, l'Alzheimer può essere invertito!

6.12.2018 | Ricerche

Sono spesso citato affermare che non esiste un approccio farmaceutico che abbia un'effic...

Studio rivela dove vengono memorizzati i frammenti di memoria

22.07.2022 | Ricerche

Un momento indimenticabile in un ristorante può non essere esclusivamente il cibo. Gli o...

Molecola 'anticongelante' può impedire all'amiloide di formare …

27.06.2018 | Ricerche

La chiave per migliorare i trattamenti per le lesioni e le malattie cerebrali può essere nelle mo...

Districare la tau: ricercatori trovano 'obiettivo maneggiabile' per …

30.01.2019 | Ricerche

L'accumulo di placche di amiloide beta (Aβ) e grovigli di una proteina chiamata tau nel ...

Perché il diabete tipo 2 è un rischio importante per lo sviluppo dell'Alz…

24.03.2022 | Ricerche

Uno studio dell'Università di Osaka suggerisce un possibile meccanismo che collega il diabete all'Al...

Infezione cerebrale da funghi produce cambiamenti simili all'Alzheimer

26.10.2023 | Ricerche

Ricerche precedenti hanno implicato i funghi in condizioni neurodegenerative croniche co...

Lavati i denti, posticipa l'Alzheimer: legame diretto tra gengivite e mal…

4.06.2019 | Ricerche

Dei ricercatori hanno stabilito che la malattia gengivale (gengivite) ha un ruolo decisi...

Trovato legame tra amiloide-beta e tau: è ora possibile una cura per l'Al…

27.04.2015 | Ricerche

Dei ricercatori hanno assodato come sono collegate delle proteine che hanno un ruolo chiave nell...

Ritmi cerebrali non sincronizzati nel sonno fanno dimenticare gli anziani

18.12.2017 | Ricerche

Come l'oscillazione della racchetta da tennis durante il lancio della palla per servire un ace, l...

Scoperto nuovo colpevole del declino cognitivo nell'Alzheimer

7.02.2019 | Ricerche

È noto da tempo che i pazienti con morbo di Alzheimer (MA) hanno anomalie nella vasta re...

Come dormiamo oggi può prevedere quando inizia l'Alzheimer

8.09.2020 | Ricerche

Cosa faresti se sapessi quanto tempo hai prima che insorga il morbo di Alzheimer (MA)? N...

Invertita per la prima volta la perdita di memoria associata all'Alzheime…

1.10.2014 | Ricerche

La paziente uno aveva avuto due anni di perdita progressiva di memoria...

Scoperto perché l'APOE4 favorisce l'Alzheimer e come neutralizzarlo

10.04.2018 | Ricerche

Usando cellule di cervello umano, scienziati dei Gladstone Institutes hanno scoperto la ...

Alzheimer e le sue proteine: bisogna essere in due per ballare il tango

21.04.2016 | Ricerche

Per anni, i neuroscienziati si sono chiesti come fanno le due proteine ​​anomale amiloid...

Le cellule immunitarie sono un alleato, non un nemico, nella lotta all'Al…

30.01.2015 | Ricerche

L'amiloide-beta è una proteina appiccicosa che si aggrega e forma picco...

Zen e mitocondri: il macchinario della morte rende più sana la vita

20.11.2023 | Ricerche

Sebbene tutti noi aspiriamo a una vita lunga, ciò che è più ambito è un lungo periodo di...

Scoperta importante sull'Alzheimer: neuroni che inducono rumore 'cop…

11.06.2020 | Ricerche

I neuroni che sono responsabili di nuove esperienze interferiscono con i segnali dei neu...

Perché le cadute sono così comuni nell'Alzheimer e nelle altre demenze?

4.09.2020 | Esperienze & Opinioni

Le cadute hanno cause mediche o ambientali

Una volta che si considerano tutte le divers...

Nuovo farmaco previene le placche amiloidi, un segno specifico di Alzheimer

8.03.2021 | Ricerche

Le placche di amiloide sono caratteristiche patologiche del morbo di Alzheimer (MA): son...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)