Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Featured

Perché il diabete tipo 2 è un rischio importante per lo sviluppo dell'Alzheimer

Uno studio dell'Università di Osaka suggerisce un possibile meccanismo che collega il diabete all'Alzheimer, scoprendo che l'amiloide-β nel sangue proviene da organi periferici come il pancreas e il fegato, non solo dal cervello, e aiuta ad eliminare il glucosio del sangue inibendo la secrezione dell'insulina.

Shigemori et al graphical abstractRiassunto grafico della ricerca.

Dei ricercatori hanno scoperto che l'amiloide-beta (Aβ) rilevata nel sangue proviene da tessuti periferici, e che il peptide agisce sulle cellule pancreatiche β per sopprimere la secrezione dell'insulina, regolando così i livelli di glucosio nel sangue. Lo studio, che ci spinge ad essere attenti quando si usano i livelli ematici di Aβ come marcatore diagnostico del morbo di Alzheimer (MA), è stato pubblicato su Proceedings of the National Academy of Sciences (PNAS).


“Questo lavoro è stato finalmente pubblicato dopo circa 11 anni”, dice il prof. Takami Tomiyama del Dipartimento di Neuroscienze Traslazionali della Osaka City University. “Non è solo una scoperta accademica, ma ha anche implicazioni nel modo in cui diagnostichiamo il MA”.


In base a ciò che sappiamo, questo studio ha cercato di esplorare alcune incognite:

  • Primo, poiché il MA è causato da un accumulo di Aβ nel cervello, si pensa che i livelli di Aβ nel sangue riflettano la patologia nel cervello e sono attualmente usati come marcatore diagnostico. Tuttavia, l'Aβ è generata dalla proteina precursore dell'amiloide (APP) tramite la funzione di due enzimi, β- e y-secretasi, e questo meccanismo è espresso in molti tessuti periferici del corpo, non solo nel cervello, e questo fa si che l'origine dell'Aβ nel sangue rimanga sconosciuta.
  • Secondo, studi epidemiologici hanno dimostrato che il diabete di tipo 2 è un fattore di rischio per lo sviluppo del MA, ma pure il meccanismo di collegamento tra queste due malattie ha eluso i ricercatori finora.


“Nei nostri studi precedenti su topi ai quali era stato iniettato glucosio”
, spiega il prof. Tomiyama, “abbiamo trovato un aumento transitorio del glucosio e un picco di insulina a 15 minuti, ma i livelli di Aβ nel sangue arrivavano a picco circa 30-120 minuti più tardi”.


Inoltre, studi precedenti avevano dimostrato che la somministrazione orale di glucosio nel sangue aumenta i livelli di Aβ nei pazienti con MA. Questi risultati hanno portato il professore e il suo team a esplorare l'ipotesi che l'Aβ nel sangue sia secreto dai tessuti periferici (pancreas, tessuto adiposo, muscoli scheletrici, fegato, ecc.) e che possa contribuire al metabolismo del glucosio e dell'insulina.


Hanno iniziato esaminando gli effetti del glucosio e dell'insulina nel sangue sui livelli di Aβ in topi a digiuno per 16 ore. I campioni di sangue raccolti dalla vena della coda a intervalli di 0, 15, 30, 45, 60, 120, e 180 minuti dopo l'iniezione hanno mostrato un aumento transitorio del glucosio, dell'insulina e dell'Aβ, confermando gli studi precedenti.


Poi, hanno esplorato l'effetto dell'Aβ sui livelli di insulina nel sangue attraverso la somministrazione di Aβ e di glucosio a topi a digiuno che non potevano produrre Aβ (topi senza APP). La misurazione dell'insulina nei campioni di sangue nel tempo ha scoperto che l'Aβ ha soppresso l'aumento di insulina stimolato dal glucosio.


Dato che i livelli ematici di Aβ cambiavano immediatamente dopo l'introduzione di glucosio e di insulina, il team si è concentrato su pancreas, tessuto adiposo, muscoli scheletrici, fegato e reni dei topi e si è proposto di determinare l'origine dell'Aβ nel sangue. Hanno aggiunto glucosio e insulina a tessuti periferici isolati dal vivo e hanno misurato l'Aβ secreta.


I risultati hanno mostrato che l'Aβ era stata secreta dal pancreas su stimolo del glucosio e del tessuto adiposo, del muscolo scheletrico e del fegato a seguito della stimolazione insulinica. I reni, che non sono coinvolti nel metabolismo del glucosio o dell'insulina, non secernono Aβ su alcuna stimolazione. Hanno inoltre scoperto che quando glucosio e Aβ sono aggiunti al tessuto del pancreas, i livelli di insulina secreta sono soppressi.


Ora che era stata chiarita l'origine dell'Aβ nel sangue, il team ha voluto localizzare l'Aβ nei tessuti periferici studiati. Secondo il prof. Tomiyama:

“Questo chiarirebbe quali cellule sono coinvolte con l'Aβ. Oltre a fornire un'ulteriore convalida dei nostri risultati, questo ci darebbe un quadro più dettagliato dal quale possiamo trarre conclusioni sui possibili meccanismi che collegano il diabete di tipo 2 e il MA”.


Attraverso l'immunoistochimica che sfrutta il fatto che gli anticorpi si legano a determinate proteine, la squadra ha iniziato con il tessuto del pancreas, rilevando solo l'Aβ dell'insulina (cellule β). La squadra ha inoltre scoperto che le cellule ß di topi con iniezioni di glucosio avevano meno immunoreazioni all'Aβ e all'insulina, suggerendo che durante i periodi di digiuno, Aβ e insulina sono immagazzinati nelle cellule ß e poi rimesse in circolazione quando stimolate con glucosio.


Analogamente, sono state preparate sezioni di tessuto di ciascun organo puntato dall'insulina e immunomarcate per l'Aβ e sostanze bioattive specifiche per ciascun tessuto, chiamate organochine. L'Aβ è stata trovata nelle organochine di tutti i tessuti degli organi esaminati, con meno immunoreazioni quando stimolati con insulina.


“I nostri risultati suggeriscono che Aβ e organochine vengono immagazzinate durante i periodi di digiuno e rimesse in circolazione quando stimolate con insulina”,
aggiunge il prof. Tomiyama. “In un futuro lavoro, ci auguriamo di chiarire meglio l'azione delle organochine dell'Aβ periferica".


Oltre a spiegare l'origine dell'Aβ nel sangue, i risultati della ricerca suggeriscono un meccanismo attraverso il quale il diabete di tipo 2 è un forte fattore di rischio per lo sviluppo di MA. Nel diabete, i livelli di Aβ nel sangue sono costantemente elevati a causa degli elevati livelli di glucosio e di insulina.


Ciò impedisce all'Aβ di lasciare il cervello per la periferia (con il trasporto attraverso la barriera emato-encefalica e dal flusso di fluido corporeo attraverso il parenchima cerebrale chiamato sistema glinfatico), provocando l'accumulo di Aβ nel cervello e lo sviluppo del MA.


“Si possono ricavare altri suggerimenti più pratici da questo studio”
, conclude il prof. Tomiyama, “i nostri dati suggeriscono che, poiché i livelli di Aβ nel sangue variano significativamente con la dieta, si dovrebbe porre particolare attenzione nel diagnosticare il MA con l'Aβ nel sangue”.

 

 

 


Fonte: Osaka City University (> English) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Keiko Shigemori, S Nomura, T Umeda, STakeda, Takami Tomiyama. Peripheral Aβ acts as a negative modulator of insulin secretion. Proceedings of the National Academy of Sciences, 2022, DOI

Copyright: Tutti i diritti di testi o marchi inclusi nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer OdV di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Rete nascosta di enzimi responsabile della perdita di sinapsi nell'Alzhei…

8.12.2020 | Ricerche

Un nuovo studio sul morbo di Alzheimer (MA) eseguito da scienziati dello Scripps Researc...

Vecchio farmaco per l'artrite reumatoide suscita speranze come cura per l…

22.09.2015 | Ricerche

Scienziati dei Gladstone Institutes hanno scoperto che il salsalato, un farmaco usato per trattar...

Sintomi visivi bizzarri potrebbero essere segni rivelatori dell'Alzheimer…

1.02.2024 | Ricerche

Un team di ricercatori internazionali, guidato dall'Università della California di San F...

Lavati i denti, posticipa l'Alzheimer: legame diretto tra gengivite e mal…

4.06.2019 | Ricerche

Dei ricercatori hanno stabilito che la malattia gengivale (gengivite) ha un ruolo decisi...

L'Alzheimer è composto da quattro sottotipi distinti

4.05.2021 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) è caratterizzato dall'accumulo anomale e dalla diffusione del...

Fruttosio prodotto nel cervello può essere un meccanismo che guida l'Alzh…

29.09.2020 | Ricerche

Una nuova ricerca rilasciata dalla University of Colorado propone che il morbo di Alzhei...

I dieci fattori legati a un aumento del rischio di Alzheimer

27.07.2020 | Esperienze & Opinioni

Anche se non c'è ancora alcuna cura, i ricercatori stanno continuando a migliorare la co...

Stimolazione dell'onda cerebrale può migliorare i sintomi di Alzheimer

15.03.2019 | Ricerche

Esponendo i topi a una combinazione unica di luce e suono, i neuroscienziati del Massach...

Ritmi cerebrali non sincronizzati nel sonno fanno dimenticare gli anziani

18.12.2017 | Ricerche

Come l'oscillazione della racchetta da tennis durante il lancio della palla per servire un ace, l...

Le donne possono vivere meglio con una dieta migliore

22.07.2022 | Ricerche

Mangiare frutta e verdura di colori più brillanti può aiutare i problemi di salute delle donne.

...

Ricercatori delineano un nuovo approccio per trattare le malattie degenerative

8.05.2024 | Ricerche

Le proteine sono i cavalli da soma della vita. Gli organismi li usano come elementi costitutivi, ...

È lo scopo o il piacere la chiave della felicità mentre invecchiamo?

19.11.2021 | Esperienze & Opinioni

I benefici di avere un senso di scopo nella vita sono davvero incredibili. Le persone co...

Ecco perché alcune persone con marcatori cerebrali di Alzheimer non hanno deme…

17.08.2018 | Ricerche

Un nuovo studio condotto all'Università del Texas di Galveston ha scoperto perché alcune...

Cerca il tuo sonno ideale: troppo e troppo poco legati al declino cognitivo

28.10.2021 | Ricerche

Come tante altre cose buone della vita, il sonno fa meglio se è moderato. Uno studio plu...

Un singolo trattamento genera nuovi neuroni, elimina neurodegenerazione nei to…

1.07.2020 | Ricerche

Xiang-Dong Fu PhD, non è mai stato così entusiasta di qualcosa in tutta la sua carriera...

Riprogrammare «cellule di supporto» in neuroni per riparare il cervello adulto…

21.11.2014 | Ricerche

La porzione del cervello adulto responsabile del pensiero complesso, la corteccia cerebrale, non ...

Accumulo di proteine sulle gocce di grasso implicato nell'Alzheimer ad es…

21.02.2024 | Ricerche

In uno studio durato 5 anni, Sarah Cohen PhD, biologa cellulare della UNC e Ian Windham della Rockef...

I ricordi perduti potrebbero essere ripristinati: speranza per l'Alzheime…

21.12.2014 | Ricerche

Una nuova ricerca effettuata alla University of California di ...

Cosa rimane del sé dopo che la memoria se n'è andata?

7.04.2020 | Esperienze & Opinioni

Il morbo di Alzheimer (MA) è caratterizzato da una progressiva perdita di memoria. Nelle...

Nuovo metodo di selezione farmaci spiega perché quelli di Alzheimer falliscono…

31.01.2022 | Ricerche

Analizzando i meccanismi di malattia nei neuroni umani, dei ricercatori dell'Università del...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

Seguici su

 
enfrdeites

We use cookies

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.