Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Integratori di estrogeni possono proteggere le donne dalla demenza

Integratori agli estrogeni possono proteggere le donne dalla demenzaFoto dell'ippocampo: sopra quello di una donna che non aveva preso integratori di estrogeni, sotto quello di una donna che l'aveva fatto. Superior view=vista dall'alto, Inferior view=vista dal basso, ICV corrected volume=Volume intracranico corretto. (Photo: Carl Pintzka)Le donne che assumono integratori di estrogeni da prima o all'inizio della menopausa, e perseverano per alcuni anni, conservano meglio la struttura del cervello, riducendo il rischio di demenza.


A livello globale, ogni 4 secondi una nuova persona è colpita dalla demenza; si stima che nel 2010 c'erano 36 milioni di persone nel mondo con questa malattia.


Ora, i risultati in una tesi di dottorato all'Università Norvegese di Scienza e Tecnologia (NTNU) indicano che gli integratori di estrogeni possono ridurre il rischio di demenza nelle donne.


"Gli integratori di estrogeni possono avere un effetto positivo contro la demenza, se le donne cominciano a prenderli abbastanza presto", dice Carl Pintzka, medico e candidato dottore di ricerca medica al NTNU, in una ricerca appena pubblicata sulla rivista Neurobiology of Aging.


Un campione di 80 donne che avevano fatto uso di integratori di estrogeni in menopausa è stato confrontato con 80 donne che non avevano mai usato integratori di estrogeni. Tutte avevano partecipato al Nord-Trøndelag Health (HUNT), uno studio generale sulla popolazione della Norvegia centrale.

 

Il cervello si restringe con meno estrogeni

Dopo la menopausa, i livelli di estrogeni delle donne cadono in modo significativo rispetto ai livelli prima della menopausa. La risonanza magnetica del cervello delle donne dello studio ha mostrato che quelle che avevano assunto integratori di estrogeni durante la menopausa avevano un ippocampo più grande.


L'ippocampo è una delle strutture più importanti per la memoria e del senso di posizione, ed è una delle strutture lese dalla progressione dell'Alzheimer: "Abbiamo esaminato anche la forma dell'ippocampo e abbiamo trovato che le aree in cui la terapia ormonale ha avuto l'effetto maggiore sono le stesse che sono colpite dall'Alzheimer nelle fasi iniziali", afferma Pintzka.


Altri studi hanno dimostrato che le donne che iniziano con gli integratori di estrogeni diversi anni dopo la menopausa non hanno lo stesso effetto positivo sull'ippocampo.

 

L'assunzione di estrogeni deve iniziare prima dei 50

Le scoperte di Pintzka mostrano che potenziare i livelli di estrogeni aumenta il volume dell'ippocampo. Ad oggi non ci sono farmaci che bloccano o impediscono il decorso dell'Alzheimer, e l'attenzione si è spostata verso strategie per prevenire o ritardare l'insorgenza della demenza.


Si ritiene che le strategie che possono avere successo sono quelle che aumentano il volume del cervello, e in particolare quelle che salvaguardano l'ippocampo. Il rischio di demenza può quindi essere ridotto per le donne che assumono integratori di estrogeni nel periodo della menopausa, secondo Asta Håberg, professoressa di Neuroscienze della NTNU e supervisore di Pintzka.


Fino al 2002, molte donne sia in Norvegia che a livello internazionale hanno preso integratori di estrogeni durante e dopo la menopausa. I livelli di estrogeni venivano alzati per ridurre le vampate di calore, per l'osteoporosi e per prevenire le malattie cardiovascolari. Dopo di allora il numero di donne che assumono integratori è sceso drasticamente.

 

Gli studi che hanno spaventato le donne

Pintzka indica due studi specifici che hanno determinato il forte calo nell'uso di integratori di estrogeni. Nell'estate del 2002 è stato pubblicato uno studio ampio su donne in menopausa, condotto dalla "Women's Health Initiative". Questo studio è caduto come una bomba sugli ambienti professionali e sui media. La conclusione è stata che gli svantaggi di un trattamento a lungo termine con gli estrogeni superano di gran lunga i benefici.


Lo studio comprendeva 16.000 donne e ha dimostrato che la combinazione di estrogeni e progestinici aumenta il rischio sia di malattie cardiache che di cancro al seno. Inoltre, lo studio ha dimostrato che quelle che avevano preso integratori di estrogeni avevano meno memoria e erano più a rischio di demenza rispetto al gruppo di controllo.


Poco dopo, The Journal of American Medical Association ha pubblicato un altro studio, che aveva seguito 44.000 donne per 20 anni. Questo studio ha dimostrato che la terapia estrogenica aumentato il rischio di cancro alle ovaie se il trattamento è protratto per oltre 10 anni.

 

Alcuni rischi aumentano, altri cadono

"E' vero che il rischio di alcuni tipi di cancro aumenta con gli integratori di estrogeni, ma sappiamo anche, per esempio, che il rischio di fratture dell'anca e di cancro colorettale scende con il loro uso", dice Pintzka. Secondo la Håberg, è una grande questione se i risultati degli studi americani possono essere trasferiti alle donne Europee, perché le donne [negli studi americani] hanno iniziato ad usare gli estrogeni in età avanzata: "Gli integratori di estrogeni usati negli Stati Uniti sono diversi da quelli usati in Europa".


Studi più recenti suggeriscono che l'aumento dei livelli di estrogeni ha effetti protettivi sul cervello, se iniziato intorno alla menopausa, ma che lo stesso trattamento potrebbe essere dannoso se le donne iniziano ad assumere gli integratori dopo anni dal suo inizio. "Le donne che partecipavano allo studio Women's Health Initiative hanno iniziato con l'integrazione di estrogeni 15-30 anni dopo la menopausa. Questo era probabilmente troppo tardi per aspettarsi un effetto positivo", dice Pintzka.

 

Sempre più persone saranno colpite dalla demenza

Secondo il 'Rapporto 2014 sulla Salute Pubblica Norvegese', la Norvegia ha circa 70.000 persone con demenza, e si prevede che il numero aumenterà notevolmente nei prossimi anni a causa della crescita della popolazione e dell'innalzamento dell'età media.


La Norvegia non è la sola ad affrontare questo sviluppo, che è associato con l'età media crescente della popolazione. L'Organizzazione Mondiale della Sanità ha indicato la lotta contro le malattie neurodegenerative (tipo l'Alzheimer e il Parkinson) come una delle sfide sanitarie più grandi che le società avranno di fronte nei prossimi anni.

 

Le donne dovrebbero iniziare presto con gli estrogeni se decidono di usarlo

La Håberg ritiene che siano altamente probabili gli effetti positivi sul cervello derivanti dall'uso degli integratori di estrogeni, ma è ancora poco chiaro se tali integratori alla fine proteggono dalla demenza: "Le donne che vogliono assumere integratori di estrogeni dovrebbero iniziare presto per beneficiare dell'effetto positivo sul cervello".


Pintzka sottolinea che nessuna delle partecipanti alla sua tesi di dottorato aveva la demenza all'inizio dello studio, né alcuna ha sviluppato la malattia da quando sono state fatte risonanze magnetiche. Egli aggiunge che né lui né il suo supervisore sanno quante partecipanti potrebbero sviluppare la demenza continuando ad invecchiare.


Un gruppo di ricerca della NTNU intende seguire questa questione nel prossimo studio HUNT.

 

 

 


Fonte: Norwegian University of Science and Technology via AlphaGalieleo (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Carl W.S. Pintzka, Asta K. Håberg. Perimenopausal hormone therapy is associated with regional sparing of the CA1 subfield: a HUNT MRI study. Neurobiology of Aging, Vol. 36, Issue 9, p2555–2562. DOI: http://dx.doi.org/10.1016/j.neurobiolaging.2015.05.023

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X. I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Vecchio farmaco per l'artrite reumatoide suscita speranze come cura per l…

22.09.2015 | Ricerche

Scienziati dei Gladstone Institutes hanno scoperto che il salsalato, un farmaco usato per trattar...

Studio dimostra il ruolo dei batteri intestinali nelle neurodegenerazioni

7.10.2016 | Ricerche

L'Alzheimer (AD), il Parkinson (PD) e la sclerosi laterale amiotrofica (SLA) sono tutte ...

Ritmi cerebrali non sincronizzati nel sonno fanno dimenticare gli anziani

18.12.2017 | Ricerche

Come l'oscillazione della racchetta da tennis durante il lancio della palla per servire un ace, l...

Districare la tau: ricercatori trovano 'obiettivo maneggiabile' per …

30.01.2019 | Ricerche

L'accumulo di placche di amiloide beta (Aβ) e grovigli di una proteina chiamata tau nel ...

L'Alzheimer inizia all'interno delle cellule nervose?

25.08.2021 | Ricerche

Uno studio sperimentale eseguito alla Lund University in Svezia ha rivelato che la prote...

Il girovita può predire il rischio di demenza?

6.11.2019 | Ricerche

Il primo studio di coorte su larga scala di questo tipo ha esaminato il legame tra il girovita in...

L'esercizio fisico dà benefici cognitivi ai pazienti di Alzheimer

29.06.2015 | Ricerche

Nel primo studio di questo tipo mai effettuato, dei ricercatori danesi hanno dimostrato che l'ese...

LipiDiDiet trova effetti ampi e duraturi da intervento nutrizionale all'i…

9.11.2020 | Ricerche

Attualmente non esiste una cura nota per la demenza, e le terapie farmacologiche esisten...

Il caregiving non fa male alla salute come si pensava, dice uno studio

11.04.2019 | Ricerche

Per decenni, gli studi nelle riviste di ricerca e la stampa popolare hanno riferito che ...

Relazioni personali ricche migliorano il funzionamento del cervello

22.06.2020 | Ricerche

Come interagiscono gli individui, come si percepiscono uno con l'altro, e i pensieri e i...

Proteine grumose induriscono i capillari del cervello: nuovo fattore di rischi…

11.09.2020 | Ricerche

I depositi di una proteina chiamata 'Medin', che è presente in quasi tutti gli anziani, ...

Laser a infrarossi distrugge le placche di amiloide nell'Alzheimer

7.08.2020 | Ricerche

L'aggregazione di proteine ​​in strutture chiamate 'placche amiloidi' è una caratteristi...

Stimolazione dell'onda cerebrale può migliorare i sintomi di Alzheimer

15.03.2019 | Ricerche

Esponendo i topi a una combinazione unica di luce e suono, i neuroscienziati del Massach...

Nuovo metodo di selezione farmaci spiega perché quelli di Alzheimer falliscono…

31.01.2022 | Ricerche

Analizzando i meccanismi di malattia nei neuroni umani, dei ricercatori dell'Università del...

Rivelato nuovo percorso che contribuisce all'Alzheimer ... oppure al canc…

21.09.2014 | Ricerche

Ricercatori del campus di Jacksonville della Mayo Clinic hanno scoperto...

Paesi asiatici assistono gli anziani in modo diverso: ecco cosa possiamo impar…

28.10.2020 | Esperienze & Opinioni

A differenza dei paesi occidentali, le culture tradizionali asiatiche mettono un forte a...

Nuova terapia che distrugge i grovigli di tau si dimostra promettente

30.09.2024 | Ricerche

Degli scienziati hanno sviluppato potenziali terapie che rimuovono selettivamente le proteine ​​t...

Zen e mitocondri: il macchinario della morte rende più sana la vita

20.11.2023 | Ricerche

Sebbene tutti noi aspiriamo a una vita lunga, ciò che è più ambito è un lungo periodo di...

Smontata teoria prevalente sull'Alzheimer: dipende dalla Tau, non dall�…

2.11.2014 | Ricerche

Una nuova ricerca che altera drasticamente la teoria prevalente sull'or...

Nessuna cura per l'Alzheimer nel corso della mia vita

26.04.2019 | Esperienze & Opinioni

La Biogen ha annunciato di recente che sta abbandonando l'aducanumab, il suo farmaco in ...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)