Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Ehi, hai mangiato dal mio piatto!: comportamenti alimentari alterati nella demenza frontotemporale

Ehi, hai mangiato dal mio piatto!: comportamenti alimentari alterati nella demenza frontotemporaleFoto: Qfamily / Flickr
Iperfagia, fissazioni alimentari per un solo cibo, persino ingestione di oggetti non edibili: la demenza frontotemporale è associata a una vasta varietà di comportamenti alimentari alterati, che peggiorano la situazione già difficile del paziente.


Una revisione condotta da ricercatori della SISSA, mette in ordine la conoscenza in questo campo, con particolare attenzione ai meccanismi cerebrali che potrebbero essere coinvolti nei sintomi.


Questa conoscenza è utile anche per comprendere i disordini alimentari nelle persone sane. La rassegna è stata pubblicata sulla rivista Neurocase.


La “Banana lady” descritta da Andrew Kertesz (“The Banana Lady and Other Stories of Curious Behavior and Speech”, 2006) mangiava solo banane e beveva litri e litri di latte ogni giorno. Continuava a chiedere al marito di assicurarsi che in casa ci fossero sempre abbastanza latte e banane. Dopo la sua morte, l’analisi del cervello confermò la diagnosi già fatta dai medici: la donna era affetta da demenza frontotemporale, una demenza senile seconda per incidenza solo alla malattia di Alzheimer.


I comportamenti alimentari alterati sono molto frequenti in questa malattia al punto da rientrare anche nei criteri diagnostici. Una review sistematica condotta da Marilena Aiello, ricercatrice della SISSA, in collaborazione con Vincenzo Silani (IRCCS Istituto Auxologico di Milano) e Raffaella Rumiati, professoressa e coordinatrice del laboratorio iNSuLa (Neuroscienza e Società) alla SISSA, ha messo in rassegna le ricerche fatte in questo campo, fornendo un quadro complessivo utile a stabilire lo stato dell’arte in questo ambito oltre a suggerire nuove linee di ricerca.


“Abbiamo messo insieme quello che appariva come un’immagine frammentaria, focalizzandoci sul tipo di disturbi e sulle ipotesi sui meccanismi cerebrali alla loro base”, spiega Aiello. “Questo potrà essere utile anche per capire i comportamenti alimentari alterati nelle persone sane”.


I disturbi descritti dalla letteratura sono molteplici: si va dal semplice aumento dell’appetito, alla sovralimentazione incontrollata, dall’assenza del senso di sazietà, fino ai cambiamenti nelle preferenze alimentari, in certi caso molto singolari, come per la 'Banana lady' descritta sopra. Si può arrivare addirittura all’ingestione di oggetti.


Si osservano anche altri comportamenti legati all’alimentazione piuttosto stravaganti, come quello di rubare il cibo dal piatto degli altri. “Naturalmente questi comportamenti sono problematici, sia a livello sociale, ma anche per quel che riguarda la salute del paziente che tende ad aumentare di peso”, precisa Aiello, “anche se in ogni individuo si possono osservare conseguenze diverse. C’è anche chi perde peso, perché si alimenta con una gamma ristretta di cibi in maniera ossessiva”.


Dall’analisi degli studi messi in rassegna si identificano alcune zone cerebrali collegate, in particolare la corteccia orbito-frontale e un probabile coinvolgimento dell’ipotalamo. L’ipotalamo è un’area del cervello che regola le interazioni fra la quantità di cibo consumata e l’omeostasi energetica dell’organismo.


“L’origine delle anomalie alimentari nella demenza frontotemporale è probabilmente multifattoriale”, spiega Aiello. “È possibile che sia implicata un’alterazione del sistema nervoso autonomo, caratterizzata da una valutazione alterata dei segnali dell’organismo, come fame, sazietà, appetito. Il danno all’ipotalamo potrebbe causare una perdita del segnale inibitorio, che quindi provocherebbe comportamenti come l’iperfagia”.


Ci sono probabilmente anche fattori sensoriali e cognitivi, continua a spiegare Aiello che complicano il quadro: ”per esempio in quei pazienti che mangiano gli oggetti c’è forse un problema di natura semantica, di riconoscimento dell’oggetto e delle sua funzione”.


“Tutti questi meccanismi”, conclude Aiello, “Sono interessanti per comprendere la malattia e mettere a punto terapie ottimali per contrastare questi sintomi. Allo stesso tempo ci svelano alterazioni che per alcuni aspetti potrebbero essere in atto, magari con un’intensità diversa, in individui che hanno comportamenti alimentari irregolari”.

 

 

 


Fonte: International School of Advanced Studies (SISSA)   (> English text)

Riferimenti: Marilena Aiello, Vincenzo Silani & Raffaella I Rumiati. You stole my food! Eating alterations in frontotemporal dementia. Neurocase: The Neural Basis of Cognition, June 2016 DOI: 10.1080/13554794.2016.1197952

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X. I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Sintomi visivi bizzarri potrebbero essere segni rivelatori dell'Alzheimer…

1.02.2024 | Ricerche

Un team di ricercatori internazionali, guidato dall'Università della California di San F...

Infezione cerebrale da funghi produce cambiamenti simili all'Alzheimer

26.10.2023 | Ricerche

Ricerche precedenti hanno implicato i funghi in condizioni neurodegenerative croniche co...

L'Alzheimer inizia all'interno delle cellule nervose?

25.08.2021 | Ricerche

Uno studio sperimentale eseguito alla Lund University in Svezia ha rivelato che la prote...

'Ingorgo' di proteine nei neuroni legato alla neurodegenerazione

12.09.2022 | Ricerche

Un nuovo studio condotto da ricercatori dell'EPFL rivela che un complesso proteico malfunzionante pu...

LipiDiDiet trova effetti ampi e duraturi da intervento nutrizionale all'i…

9.11.2020 | Ricerche

Attualmente non esiste una cura nota per la demenza, e le terapie farmacologiche esisten...

Variante della proteina che causa l'Alzheimer protegge dalla malattia

15.02.2021 | Ricerche

Le scoperte di un nuovo studio sul morbo di Alzheimer (MA), guidato da ricercatori dell...

Smontata teoria prevalente sull'Alzheimer: dipende dalla Tau, non dall�…

2.11.2014 | Ricerche

Una nuova ricerca che altera drasticamente la teoria prevalente sull'or...

Scoperta inaspettata: proteine infiammatorie possono rallentare il declino cog…

5.07.2021 | Ricerche

Finora la ricerca aveva collegato l'infiammazione al morbo di Alzheimer (MA), però scien...

Che speranza hai dopo la diagnosi di Alzheimer?

25.01.2021 | Esperienze & Opinioni

Il morbo di Alzheimer (MA) è una malattia che cambia davvero la vita, non solo per la pe...

Malato di Alzheimer: la casa di cura la paga lo Stato?

25.05.2023 | Normativa

Chi si fa carico delle spese per un malato di Alzheimer ricoverato in una casa di riposo? Scopriamo ...

Rivelato nuovo percorso che contribuisce all'Alzheimer ... oppure al canc…

21.09.2014 | Ricerche

Ricercatori del campus di Jacksonville della Mayo Clinic hanno scoperto...

Ritmi cerebrali non sincronizzati nel sonno fanno dimenticare gli anziani

18.12.2017 | Ricerche

Come l'oscillazione della racchetta da tennis durante il lancio della palla per servire un ace, l...

Scoperto il punto esatto del cervello dove nasce l'Alzheimer: non è l…

17.02.2016 | Ricerche

Una regione cruciale ma vulnerabile del cervello sembra essere il primo posto colpito da...

Ricercatori delineano un nuovo approccio per trattare le malattie degenerative

8.05.2024 | Ricerche

Le proteine sono i cavalli da soma della vita. Gli organismi li usano come elementi costitutivi, ...

Perché la tua visione può prevedere la demenza 12 anni prima della diagnosi

24.04.2024 | Ricerche

 

Gli occhi possono rivelare molto sulla salute del nostro cervello: in effetti, i p...

L'invecchiamento è guidato da geni sbilanciati

21.12.2022 | Ricerche

Il meccanismo appena scoperto è presente in vari tipi di animali, compresi gli esseri umani.

Svolta per l'Alzheimer? Confermato collegamento genetico con i disturbi i…

26.07.2022 | Ricerche

Uno studio eseguito in Australia alla Edith Cowan University (ECU) ha confermato il legame tra Alzhe...

Il Protocollo Bredesen: si può invertire la perdita di memoria dell'Alzhe…

16.06.2016 | Annunci & info

I risultati della risonanza magnetica quantitativa e i test neuropsicologici hanno dimostrato dei...

Con l'età cala drasticamente la capacità del cervello di eliminare le pro…

31.07.2015 | Ricerche

Il fattore di rischio più grande per l'Alzheimer è l'avanzare degli anni. Dopo i 65, il rischio r...

Effetti della carenza di colina sulla salute neurologica e dell'intero si…

23.01.2023 | Ricerche

Assorbire colina a sufficienza dall'alimentazione è cruciale per proteggere il corpo e il cervello d...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)