Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Durante la vita si formano nuovi neuroni solo nell'ippocampo, e hanno una competizione dura

Per quanto riguarda i miliardi di neuroni nel cervello, manteniamo quelli che abbiamo al momento della nascita, tranne che nell'ippocampo.


Sepolti in profondità sotto le pieghe della corteccia cerebrale, le cellule staminali neurali dell'ippocampo continuano a generare nuovi neuroni, inducendo una lotta tra vecchi e nuovi, poiché i nuovi tentano di guadagnare un posto nel centro di formazione della memoria del cervello.


In uno studio pubblicato online su Neuron, i ricercatori dell'Harvard Stem Cell Institute (HSCI) al Massachusetts General Hospital, e del Broad Institute di Harvard e del MIT, in collaborazione con un team internazionale di scienziati, hanno scoperto di poter alterare la concorrenza a favore dei neuroni appena generati.


"L'ippocampo ci permette di formare nuovi ricordi di 'cosa, quando e dove', che ci aiutano a navigare nella vita", ha detto Amar Sahay PhD, docente dell'HSCI e autore corrispondente dello studio, "e la neurogenesi (generazione di nuovi neuroni da parte delle cellule staminali) è fondamentale per mantenere separate le memorie simili".


Con la maturazione del cervello umano, le connessioni tra i neuroni più anziani diventano più forti, più numerose e più intrecciate, rendendo più difficile l'integrazione per i neuroni appena formati. Le cellule staminali neurali diventano meno produttive, portando ad una diminuzione della neurogenesi. Con un minor numero di nuovi neuroni che possono contribuire a sistemare i ricordi, il cervello che invecchia può diventare meno efficiente nel mantenere separati, e recuperare affidabilmente, i ricordi.


Il gruppo di ricerca ha sovra-espresso selettivamente il «fattore di trascrizione Klf9» solo nei neuroni anziani di topi, con il risultato di eliminare più di un quinto delle loro spine dendritiche, di aumentare del doppio il numero di nuovi neuroni che si sono integrati nel circuito dell'ippocampo, e di attivare le cellule staminali neurali.


Quando i ricercatori hanno fatto tornare alla normalità l'espressione del Klf9, si sono riformate le vecchie spine dendritiche, e si è ripristinata la concorrenza. Tuttavia, i neuroni precedentemente integrati sono rimasti. "Visto che possiamo farlo in modo reversibile, possiamo rinnovare l'ippocampo in qualsiasi momento della vita degli animali con nuove e maggiori unità di codifica", ha detto Sahay.


Gli autori hanno usato una strategia complementare, eliminando una proteina importante (Rac1) per le spine dendritiche solo nei vecchi neuroni e hanno ottenuto un risultato simile aumentando la sopravvivenza dei nuovi neuroni.


Per mantenere separati due ricordi simili, l'ippocampo attiva due diverse popolazioni di neuroni e codifica ciascun ricordo, con un meccanismo chiamato «schema di separazione». Quando c'è sovrapposizione tra queste due popolazioni, i ricercatori ritengono che sia più difficile per un individuo distinguere tra due ricordi simili formati in due contesti diversi: per esempio discriminare tra una passeggiata di Domenica pomeriggio nei boschi, e una ricognizione nel territorio nemico in una foresta.


Se i ricordi sono codificati in popolazioni sovrapposte di neuroni, l'ippocampo potrebbe recuperarli impropriamente entrambi. Se i ricordi sono codificati in popolazioni non sovrapposte di neuroni, l'ippocampo li memorizza separatamente e li recupera solo al momento opportuno.


I topi con una maggiore neurogenesi avevano meno sovrapposizione tra le due popolazioni di neuroni e avevano ricordi più precisi e più forti, fatto che, secondo Sahay, dimostra un migliore «schema di separazione».


I topi con una maggiore neurogenesi nella mezza età e in vecchiaia esibivano una migliore precisione di memoria. "Crediamo che un aiuto possa venire dall'aumento della capacità dell'ippocampo di fare ciò che deve fare e dal non recupero di esperienze passate quando non dovrebbe farlo", ha detto Sahay. Questo può essere particolarmente utile per le persone che soffrono di disturbo post-traumatico da stress, di lieve deterioramento cognitivo (MCI), o da perdita di memoria legata all'età.

 

 

 


Fonte: Harvard Medical School via EurekAlert! (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Kathleen M. Mcavoy, Kimberly N. Scobie, Stefan Berger, Craig Russo, Nannan Guo, Pakanat Decharatanachart, Hugo Vega-Ramirez, Sam Miake-Lye, Michael Whalen, Mark Nelson, Matteo Bergami, Dusan Bartsch, Rene Hen, Benedikt Berninger, Amar Sahay. Modulating Neuronal Competition Dynamics in the Dentate Gyrus to Rejuvenate Aging Memory Circuits. Neuron, 2016 DOI: 10.1016/j.neuron.2016.08.009

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X. I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

La lunga strada verso la demenza inizia con piccoli 'semi' di aggreg…

20.11.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) si sviluppa nel corso di decenni. Inizia con una reazione a c...

Il girovita può predire il rischio di demenza?

6.11.2019 | Ricerche

Il primo studio di coorte su larga scala di questo tipo ha esaminato il legame tra il girovita in...

Riprogrammare «cellule di supporto» in neuroni per riparare il cervello adulto…

21.11.2014 | Ricerche

La porzione del cervello adulto responsabile del pensiero complesso, la corteccia cerebrale, non ...

I possibili collegamenti tra sonno e demenza evidenziati dagli studi

24.11.2017 | Ricerche

Caro Dottore: leggo che non dormire abbastanza può aumentare il rischio di Alzheimer. Ho avuto pr...

Ecco perché alcune persone con marcatori cerebrali di Alzheimer non hanno deme…

17.08.2018 | Ricerche

Un nuovo studio condotto all'Università del Texas di Galveston ha scoperto perché alcune...

Identificazione dei primi segnali dell'Alzheimer

7.03.2022 | Ricerche

Un team multidisciplinare di ricerca, composto da ricercatori del progetto ARAMIS, dell...

Vecchio farmaco per l'artrite reumatoide suscita speranze come cura per l…

22.09.2015 | Ricerche

Scienziati dei Gladstone Institutes hanno scoperto che il salsalato, un farmaco usato per trattar...

Dott. Perlmutter: Sì, l'Alzheimer può essere invertito!

6.12.2018 | Ricerche

Sono spesso citato affermare che non esiste un approccio farmaceutico che abbia un'effic...

Subiamo un 'lavaggio del cervello' durante il sonno?

4.11.2019 | Ricerche

Una nuova ricerca eseguita alla Boston University suggerisce che questa sera durante il ...

Il Protocollo Bredesen: si può invertire la perdita di memoria dell'Alzhe…

16.06.2016 | Annunci & info

I risultati della risonanza magnetica quantitativa e i test neuropsicologici hanno dimostrato dei...

Sciogliere il Nodo Gordiano: nuove speranze nella lotta alle neurodegenerazion…

28.03.2019 | Ricerche

Con un grande passo avanti verso la ricerca di un trattamento efficace per le malattie n...

Il sonno resetta i neuroni per i nuovi ricordi del giorno dopo

11.09.2024 | Ricerche

Tutti sanno che una buona notte di sonno ripristina l'energia di una persona; ora un nuo...

Districare la tau: ricercatori trovano 'obiettivo maneggiabile' per …

30.01.2019 | Ricerche

L'accumulo di placche di amiloide beta (Aβ) e grovigli di una proteina chiamata tau nel ...

Il ciclo dell'urea astrocitica nel cervello controlla la lesione della me…

30.06.2022 | Ricerche

Nuove scoperte rivelano che il ciclo dell'urea negli astrociti lega l'accumulo di amiloide-beta e la...

Scoperto il punto esatto del cervello dove nasce l'Alzheimer: non è l…

17.02.2016 | Ricerche

Una regione cruciale ma vulnerabile del cervello sembra essere il primo posto colpito da...

Dosi basse di radiazioni possono migliorare la qualità di vita nell'Alzhe…

6.05.2021 | Ricerche

Individui con morbo di Alzheimer (MA) grave hanno mostrato notevoli miglioramenti nel co...

Lavati i denti, posticipa l'Alzheimer: legame diretto tra gengivite e mal…

4.06.2019 | Ricerche

Dei ricercatori hanno stabilito che la malattia gengivale (gengivite) ha un ruolo decisi...

Nuovo metodo di selezione farmaci spiega perché quelli di Alzheimer falliscono…

31.01.2022 | Ricerche

Analizzando i meccanismi di malattia nei neuroni umani, dei ricercatori dell'Università del...

A 18 come a 80 anni, lo stile di vita è più importante dell'età per il ri…

22.07.2022 | Ricerche

Gli individui senza fattori di rischio per la demenza, come fumo, diabete o perdita dell...

Paesi asiatici assistono gli anziani in modo diverso: ecco cosa possiamo impar…

28.10.2020 | Esperienze & Opinioni

A differenza dei paesi occidentali, le culture tradizionali asiatiche mettono un forte a...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

We use cookies

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.