Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Oltre l'Alzheimer: la ricerca esplora la sclerosi ippocampale

Il numero di anziani a livello mondiale è in rapida espansione, e sta diventando sempre più chiaro che ci sono vari tipi di malattie che colpiscono le menti di questi individui. Ricercatori dell'Università del Kentucky stanno guadagnado terreno nel progetto in corso di individuare e definire le malattie che rischiano di pregiudicare una popolazione di anziani.

Il Dr. Peter Nelson del Sanders-Brown Center on Aging dell'Università del Kentucky è l'autore principale di uno studio di prossima pubblicazione sulla rivista Brain, che analizza la sclerosi ippocampale (HS-AGING), una malattia poco conosciuta ma grave.

Egli è anche il destinatario di una sovvenzione approvata di recente dal National Institutes of Health (NIH) per condurre uno studio di genetica sulla HS-AGING. Molte malattie diverse possono produrre i sintomi della demenza - definita come declino cognitivo e disturbo di memoria - nelle persone anziane. Sebbene l'Alzheimer sia probabilmente la causa più conosciuta di demenza, anche la HS-AGING causa gravi deficit cognitivi negli anziani. In coloro di età molto avanzata (oltre i 95 anni) la HS-AGING è diffusa più o meno come l'Alzheimer.

E' importante per i medici e gli scienziati capire la patologia unica della HS-AGING, ed essere in grado di differenziarla dalle altre malattie, in quanto è solo facendo una diagnosi accurata che i medici possono sperare di trattare le persone che si presentano con segni di declino cognitivo. Il Dr Nelson, neuropatologo, ha analizzato i dati dell'autopsia di 1.100 individui, ciascuno con notevoli dati clinici disponibili da prima della morte. Questi dati a lungo termine sono stati ottenuti attraverso l'Alzheimer's Disease Center dell'Università del Kentucky, il Nun Study, e il Georgia Centenarian Study (tutte le autopsie sono state effettuate presso l'University of Kentucky).

Il gran numero di pazienti e la qualità dei dati ha permesso al team di ricerca di raccogliere nuovi indizi circa la prevalenza e l'impatto della HS-AGING. "Noi e altri abbiamo dimostrato in precedenza che la HS-AGING ha un forte impatto sulla cognitività. L'obiettivo di questo nuovo studio era definire la HS-AGING come entità distinta di malattia", ha detto Nelson. "Ci sono state alcune sorprese. L'elevata prevalenza di HS-AGING in individui di età superiore a 95 anni si è rivelata inaspettata. Inoltre, analizzando i dati neuropatologici accanto ai dati clinici, abbiamo potuto constatare che esiste un profilo cognitivo riconoscibile delle persone a rischio di sviluppare la HS -AGING".

In futuro, i medici potranno essere in grado di utilizzare test cognitivi con maggiore accuratezza per differenziare una diagnosi di HS-AGING da una diagnosi generale di declino cognitivo. Essere in grado di individuare la causa del declino cognitivo può portare a diagnosi e cure migliori, più accurate, per gli anziani che presentano segni di demenza. "Questo è un rapporto estremamente interessante perché forniscedi gran lunga il più ampio studio della HS-AGING disponibile in letteratura fino ad oggi. Questi studi aiutano a definire le caratteristiche cognitive, patologiche e i fattori di rischio correlati alla HS-AGING", ha detto Linda Van Eldik, direttore del Sanders-Brown Center on Aging e co-autrice del documento.

Il prossimo passo per Nelson sarà quello di utilizzare una sovvenzione del NIH (attraverso l'Alzheimer Disease Genetic Consortium) per studiare la HS-AGING da un approccio genomico. "Vogliamo mostrare l'impronta digitale genetica specifica della HS-AGING, così che possiamo iniziare a sviluppare metodi diagnostici migliori e curare la malattia nel corso della vita", ha detto Nelson.

"Il nostro obiettivo finale è quello di prevenire o curare la malattia e, per questo, è critico capire meglio la malattia a livello genetico e biologico. Gli studi del Dr Nelson forniscono le basi essenziali per tradurre la scienza in nuove terapie per la comunità del Kentucky e oltre", ha riassunto Van Eldik.

 


Fonte: Materiale fornito da University of Kentucky

Pubblicato su Physorg.com il 9 febbraio 2011

Traduzione di Traduzione di Franco Pellizzari.

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi, eventualmente citati nell'articolo, sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: questo articolo non si propone come terapia o dieta; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo.


 

Notizie da non perdere

Studio dimostra il ruolo dei batteri intestinali nelle neurodegenerazioni

7.10.2016 | Ricerche

L'Alzheimer (AD), il Parkinson (PD) e la sclerosi laterale amiotrofica (SLA) sono tutte ...

A 18 come a 80 anni, lo stile di vita è più importante dell'età per il ri…

22.07.2022 | Ricerche

Gli individui senza fattori di rischio per la demenza, come fumo, diabete o perdita dell...

Sintomi visivi bizzarri potrebbero essere segni rivelatori dell'Alzheimer…

1.02.2024 | Ricerche

Un team di ricercatori internazionali, guidato dall'Università della California di San F...

Perché la tua visione può prevedere la demenza 12 anni prima della diagnosi

24.04.2024 | Ricerche

 

Gli occhi possono rivelare molto sulla salute del nostro cervello: in effetti, i p...

Svelati nuovi percorsi per la formazione di memoria a lungo termine

31.12.2024 | Ricerche

Ricercatori del Max Planck Florida Institute for Neuroscience hanno scoperto un nuovo percorso pe...

Cosa accade nel cervello che invecchia

11.03.2020 | Esperienze & Opinioni

Il deterioramento del cervello si insinua sulla maggior parte di noi. Il primo indizio p...

Interleuchina3: la molecola di segnalazione che può prevenire l'Alzheimer…

20.07.2021 | Ricerche

Una nuova ricerca su esseri umani e topi ha identificato una particolare molecola di seg...

Il ruolo sorprendente delle cellule immunitarie del cervello

21.12.2020 | Ricerche

Una parte importante del sistema immunitario del cervello, le cellule chiamate microglia...

IFITM3: la proteina all'origine della formazione di placche nell'Alz…

4.09.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) è una malattia neurodegenerativa caratterizzata dall'accumulo...

Sempre più giovani con Alzheimer e demenza: colpa delle tossine ambientali, me…

6.05.2020 | Denuncia & advocacy

È abbastanza straziante quando le persone anziane sviluppano condizioni di perdita di me...

Falsi miti: perché le persone sono così pessimiste sulla vecchiaia?

4.06.2020 | Esperienze & Opinioni

Non smettiamo di giocare perché invecchiamo, ma invecchiamo perché smettiamo di giocare ...

Svolta per l'Alzheimer? Confermato collegamento genetico con i disturbi i…

26.07.2022 | Ricerche

Uno studio eseguito in Australia alla Edith Cowan University (ECU) ha confermato il legame tra Alzhe...

Perché dimentichiamo? Nuova teoria propone che 'dimenticare' è in re…

17.01.2022 | Ricerche

Mentre viviamo creiamo innumerevoli ricordi, ma molti di questi li dimentichiamo. Come m...

Un singolo trattamento genera nuovi neuroni, elimina neurodegenerazione nei to…

1.07.2020 | Ricerche

Xiang-Dong Fu PhD, non è mai stato così entusiasta di qualcosa in tutta la sua carriera...

Nessuna cura per l'Alzheimer nel corso della mia vita

26.04.2019 | Esperienze & Opinioni

La Biogen ha annunciato di recente che sta abbandonando l'aducanumab, il suo farmaco in ...

L'esercizio fisico dà benefici cognitivi ai pazienti di Alzheimer

29.06.2015 | Ricerche

Nel primo studio di questo tipo mai effettuato, dei ricercatori danesi hanno dimostrato che l'ese...

I ricordi perduti potrebbero essere ripristinati: speranza per l'Alzheime…

21.12.2014 | Ricerche

Una nuova ricerca effettuata alla University of California di ...

Infezione cerebrale da funghi produce cambiamenti simili all'Alzheimer

26.10.2023 | Ricerche

Ricerche precedenti hanno implicato i funghi in condizioni neurodegenerative croniche co...

Identificazione dei primi segnali dell'Alzheimer

7.03.2022 | Ricerche

Un team multidisciplinare di ricerca, composto da ricercatori del progetto ARAMIS, dell...

Ecco perché alcune persone con marcatori cerebrali di Alzheimer non hanno deme…

17.08.2018 | Ricerche

Un nuovo studio condotto all'Università del Texas di Galveston ha scoperto perché alcune...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

Seguici su

 
enfrdeites

We use cookies

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.