Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


L'olfatto è un indicatore del rischio di Alzheimer

Un protocollo non invasivo per testare la capacità di riconoscere, ricordare e distinguere gli odori è riuscito a identificare gli anziani che, secondo la genetica, le scansioni e i test più dettagliati sulla memoria, avevano un rischio più alto di Alzheimer. Il rapporto sullo studio, condotto da un team di ricercatori del Massachusetts General Hospital (MGH) è stato pubblicato on-line su Annals of Neurology.


"C'è una crescente evidenza che la neurodegenerazione sottostante l'Alzheimer inizia almeno 10 anni prima della comparsa dei sintomi della memoria", afferma Mark Albers MD/PhD, del Dipartimento di Neurologia del MGH, il ricercatore principale e autore corrispondente del rapporto. "Un passo fondamentale per sviluppare terapie che rallentano o arrestano la progressione dell'Alzheimer è lo sviluppo di un mezzo digitale abilitato, accessibile e non invasivo, per identificare gli individui sani a rischio".


Sappiamo bene che i circuiti cerebrali che elaborano le informazioni olfattive possono essere colpiti dall'Alzheimer, e diversi studi hanno documentato nei soggetti colpiti una capacità ridotta di identificare gli odori. Altri studi hanno associato il deficit di identificazione degli odori ai biomarcatori assodati dell'Alzheimer e a tassi più alti di declino cognitivo, ma il test usato più frequentemente della capacità olfattiva (University of Pennsylvania Smell Identification Test) ha una serie di limitazioni e non prende in considerazione la grande variazione nella capacità olfattiva degli individui sani.


La batteria di quattro test sviluppati dal team dell'MGH considera sia le funzioni olfattive che quelle cognitive:

  1. Nel test OPID-10 (Odor Percept IDentification), i partecipanti annusano una batteria di 10 odori: mentolo, chiodi di garofano, pelle, fragola, lilla, ananas, fumo, sapone, uva o limone. Dopo aver annusato ogni odore per due secondi, viene chiesto loro se il profumo è familiare e poi di scegliere tra quattro parole - i nomi elencati in precedenza - quella che descrive meglio l'odore.
  2. I partecipanti hanno poi completato l'Odor Awareness Scale (OAS), un questionario già convalidato che valuta la loro attenzione globale per gli odori ambientali e come sono influenzati in termini emotivi e comportamentali dai profumi.
  3. Il test OPID-20 comprende i 10 odori precedenti e altri 10: banana, aglio, ciliegia, borotalco, erba, punch di frutta, pesca, cioccolato, terra e arancio. Ai partecipanti viene prima chiesto se un odore è compreso nel test OPID-10 e quindi quale parola lo descrive meglio. La loro capacità di ricordare gli odori dal primo test determina il loro punteggio POEM (Percepts of Odor Episodic Memory).
  4. Nel test di Discriminazione degli Odori (OD), i partecipanti annusano due odori consecutivamente e devono dire se sono diversi o gli stessi, un processo che si ripete 12 volte con differenti profumi accoppiati.


Lo studio ha reclutato 183 partecipanti, molti dei quali sono stati arruolati in studi in corso al Massachusetts Alzheimer's Disease Research Center. Al momento del test olfattivo, 70 erano cognitivamente normali, 74 con risultati normali nei test cognitivi, ma personalmente preoccupati delle loro capacità cognitive, 29 avevano decadimento cognitivo lieve e 10 avevano la diagnosi di possibile o probabile Alzheimer. Nell'ambito degli studi dove erano arruolati, tutti avevano completato visite mediche e neurologiche, compresi i test annuali sulla memoria e le capacità cognitive, e molti si erano sottoposti a studi di scansione sul cervello per i fattori associati all'Alzheimer.


I risultati del test OPID-20 hanno discriminato in modo significativo i quattro gruppi di partecipanti, e questi risultati si sono correlati con il diradamento delle due aree del cervello (ippocampo e corteccia entorinale) già associate in precedenza al rischio di Alzheimer. Anche la capacità dei partecipanti di ricordare un aroma sentito prima (e determinata dal punteggio POEM) ha mostrato differenze significative tra i due gruppi, quelli cognitivamente normali e i partecipanti con Alzheimer, i cui risultati non erano migliori di quelli casuali.


Poiché la capacità degli individui normali di riconoscere e distinguere gli odori può variare di ben 40 volte, i punteggi POEM dei due gruppi cognitivamente normali sono stati confrontati con quelli che sarebbero stati previsti in base alla loro capacità di identificare e distinguere gli odori, come rilevato dai test OAS e OD. Questo confronto determina se ogni individuo ha avuto punteggi POEM buoni o cattivi: i peggiori punteggi POEM indicavano più probabilità di avere la variante del gene APOE associato con il rischio più alto di Alzheimer.


Mentre i risultati di un test annuale di memoria a breve termine migliorava di anno in anno per chi otteneva buoni punteggi POEM, tale miglioramento non c'è stato tra chi otteneva risultati scarsi, e che ha anche evidenziato un assottigliamento della corteccia entorinale.


Albers e i suoi colleghi stanno attualmente reclutando i partecipanti a uno studio più ampio per convalidare questi risultati. "Sappiamo bene che diagnosi e intervento precoci possono produrre una strategia terapeutica più efficace per l'Alzheimer, impedendo l'insorgenza o la progressione dei sintomi", dice Mark Albers. "Se questi risultati reggeranno, questa specie di screening, poco costoso e non invasivo, potrebbe aiutare a identificare i migliori candidati per le nuove terapie che impediscono lo sviluppo dei sintomi di questa tragica malattia".

 

 

 


Fonte: Massachusetts General Hospital (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Alefiya Dhilla Albers, Josephine Asafu-Adjei, Mary K. Delaney, Kathleen E. Kelly, Teresa Gomez-Isla, Deborah Blacker, Keith A. Johnson, Reisa A. Sperling, Bradley T. Hyman, Rebecca A. Betensky, Lloyd Hastings and Mark W. Albers. Episodic Memory of Odors Stratifies Alzheimer Biomarkers in Normal Elderly. Annals of Neurology. DOI: 10.1002/ana.24792


Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X. I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Invertita per la prima volta la perdita di memoria associata all'Alzheime…

1.10.2014 | Ricerche

La paziente uno aveva avuto due anni di perdita progressiva di memoria...

Menopausa precoce e terapia ormonale ritardata alzano il rischio di Alzheimer

17.04.2023 | Ricerche

Le donne hanno più probabilità degli uomini di sviluppare il morbo di Alzheimer (MA), e ...

L'impatto del sonno su cognizione, memoria e demenza

2.03.2023 | Ricerche

Riduci i disturbi del sonno per aiutare a prevenire il deterioramento del pensiero.

"Ci...

Come dormiamo oggi può prevedere quando inizia l'Alzheimer

8.09.2020 | Ricerche

Cosa faresti se sapessi quanto tempo hai prima che insorga il morbo di Alzheimer (MA)? N...

Svelati nuovi percorsi per la formazione di memoria a lungo termine

31.12.2024 | Ricerche

Ricercatori del Max Planck Florida Institute for Neuroscience hanno scoperto un nuovo percorso pe...

Perché le cadute sono così comuni nell'Alzheimer e nelle altre demenze?

4.09.2020 | Esperienze & Opinioni

Le cadute hanno cause mediche o ambientali

Una volta che si considerano tutte le divers...

Capire l'origine dell'Alzheimer, cercare una cura

30.05.2018 | Ricerche

Dopo un decennio di lavoro, un team guidato dal dott. Gilbert Bernier, ricercatore di Hô...

Curare l'Alzheimer: singolo proiettile magico o sparo di doppietta?

20.03.2025 | Esperienze & Opinioni

Perché i ricercatori stanno ancora annaspando nella ricerca di una cura per quella che è...

3 modi per trasformare l'auto-critica in auto-compassione

14.08.2018 | Esperienze & Opinioni

Hai mai sentito una vocina parlare nella tua testa, riempiendoti di insicurezza? Forse l...

Tre modi per smettere di preoccuparti

29.07.2020 | Esperienze & Opinioni

Sai di essere una persona apprensiva se ti identifichi con Flounder in La Sirenetta o co...

Interleuchina3: la molecola di segnalazione che può prevenire l'Alzheimer…

20.07.2021 | Ricerche

Una nuova ricerca su esseri umani e topi ha identificato una particolare molecola di seg...

Nuova terapia che distrugge i grovigli di tau si dimostra promettente

30.09.2024 | Ricerche

Degli scienziati hanno sviluppato potenziali terapie che rimuovono selettivamente le proteine ​​t...

I dieci psicobiotici di cui hai bisogno per un cervello felice

9.09.2019 | Esperienze & Opinioni

Psicobiotici? Cosa sono gli psicobiotici?? Bene, cosa penseresti se io dicessi che la tu...

Scoperta ulteriore 'barriera' anatomica che difende e monitora il ce…

11.01.2023 | Ricerche

Dalla complessità delle reti neurali, alle funzioni e strutture biologiche di base, il c...

I ricordi potrebbero essere conservati nelle membrane dei tuoi neuroni

18.05.2023 | Ricerche

Il cervello è responsabile del controllo della maggior parte delle attività del corpo; l...

Alzheimer, Parkinson e Huntington condividono una caratteristica cruciale

26.05.2017 | Ricerche

Uno studio eseguito alla Loyola University di Chicago ha scoperto che delle proteine ​​a...

Orienteering: un modo per addestrare il cervello e contrastare il declino cogn…

27.01.2023 | Ricerche

Lo sport dell'orienteering (orientamento), che attinge dall'atletica, dalle capacità di ...

Fruttosio prodotto nel cervello può essere un meccanismo che guida l'Alzh…

29.09.2020 | Ricerche

Una nuova ricerca rilasciata dalla University of Colorado propone che il morbo di Alzhei...

Cerca il tuo sonno ideale: troppo e troppo poco legati al declino cognitivo

28.10.2021 | Ricerche

Come tante altre cose buone della vita, il sonno fa meglio se è moderato. Uno studio plu...

L'esercizio fisico dà benefici cognitivi ai pazienti di Alzheimer

29.06.2015 | Ricerche

Nel primo studio di questo tipo mai effettuato, dei ricercatori danesi hanno dimostrato che l'ese...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

Seguici su

 
enfrdeites

We use cookies

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.