Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Perché ho dovuto mettere mio padre in casa di riposo

Perché ho dovuto mettere mio padre in casa di riposo

Era un bel sogno. Il mio ragazzo mi stava facendo le fusa, mi accarezzava il collo. La sua mano si è avvicinata sotto le coperte, arrivando sotto il pigiama per toccare il seno. Fino a quando, bruscamente, ho capito: questo non era il mio ragazzo, era mio padre.


"Papà!" ho urlato saltando fuori dal letto. "Caspita! Avrò bisogno di tanta terapia".


Mio padre mi guardava semplicemente, perplesso. Non era colpa sua. Mia madre era morta il mese prima e il suo cervello confuso dall'Alzheimer lo aveva convinto che fossi lei. Lei lo faceva dormire da solo quando litigavano, quindi non capiva perché insistevo per dormire in stanze separate. Per lui, significava essere confinato nella cuccia del cane per qualche ragione insondabile.


"Mi dispiace" disse, con gli occhi pieni di lacrime. Mi ero sdraiata nel letto con lui questa volta perché altrimenti rifiutava di mettersi a letto. Aveva dormito poco o niente nel mese passato dalla morte della mamma. Ero preoccupata che crollasse dall'esaurimento. Ma, apparentemente, l'esaurimento non era quello che aveva in mente quella notte.


L'esaurimento era di sicuro nella mia mente. Mio padre era quello che chiamavano un vagabondo. Vivevo nel terrore che uscisse di casa e andasse in mezzo al traffico. Mi sentivo come nuovo genitore di un bambino molto più grosso; dovevo controllarlo costantemente. Non volevo altro che tenerlo con me, ma stavo rapidamente accorgendomi che non potevo gestirlo.


Avrei potuto andare a fare shopping e tornare in una casa piena di gas: papà aveva cercato di cucinare ma era abituato alla stufa elettrica. La settimana prima aveva portato fuori il mio cane, come faceva da anni, e ha trasformato un normale giro del quartiere da un'ora in un allucinante allarme 'persona dispersa' da molte ore. Vigili del fuoco e polizia finalmente li hanno trovati entrambi, disidratati, a 6 km di distanza.


Avevo resistito per anni ai tentativi di mia madre di mettere mio padre in una casa di riposo. Ero convinta che fosse meglio tenerlo a casa con noi. Nella mia mente le case di riposo erano posti dove le persone andavano a morire. Nonostante queste riserve, ho deciso che era giunto il momento di iniziare a visitare alcune comunità.


Ho studiato i posti migliori a Washington/DC, e ho deciso che se proprio dovevo bere questo calice, almeno lo dovevo limitare ad un giorno. Così ho programmato 13 visite una dopo l'altra, messo in macchina papà e cane, e via.


Non ci sono parole per descrivere quanto terribile è stato quel giorno. E' cominciato con papà che rifiutava di uscire dalla macchina nella prima struttura. Quando finalmente l'ha fatto, ha scosso la testa per tutto il tempo, come se rifiutare ciò che gli occhi gli dicevano avesse fatto svanire il tutto. Alla 13a casa, ero a pezzi. Il personale ha avuto pietà di me e ha portato mio padre e il cane per una passeggiata senza di me mentre piangevo tutte le mie lacrime.


Non era che i luoghi fossero così male. Alcuni di loro erano bellissimi. Giardini curati, viaggi allo Smithsonian e vacanze in Europa. Conferenze di Premi Pulitzer. Diamine, avrei voluto vivere in alcuni di questi luoghi.


Ma altri erano terribili. Soprattutto le "unità di memoria", un bel nome per sezioni chiuse che ospitano quelli che vagabondano come mio padre. O, come le chiamava lui, prigioni. La maggior parte di queste unità mostravano persone istupidite parcheggiate davanti alla televisione. Mettere mio padre in uno qualsiasi di questi ambienti mi sembrava crudeltà.


Siamo andati a casa e abbiamo ordinato la pizza per la cena. Con un bicchiere di vino in mano, ho chiesto a mio padre quale gli era piaciuta di più, non aspettando necessariamente una risposta. "La penultima", ha detto. "Veramente? Era anche la mia preferita".


Lui annuì dolcemente con la testa. "Se devi farlo, la penultima è la migliore". Quel momento è stato un tale dono per me; raramente è stato così chiaro nei cinque anni che ha vissuto dopo. Mi aveva concesso il permesso di metterlo in una casa di riposo.


Naturalmente non se n'è più ricordato due giorni dopo, quando il mio dolce padre, che non avrebbe fatto male a una mosca, mi ha schiaffeggiato sul viso urlando che lo stavo imprigionando mentre gli incaricati lo trascinavano via.


Nonostante lo sconvolgimento dell'ultimo minuto, sono stata fortunata. La pensione delle Nazioni Unite di mio padre mi ha permesso di assicurargli una grande assistenza. Se non l'avessi avuta, avrei dovuto abbandonare il mio lavoro per prendermi cura di lui, una scelta straordinaria che un numero crescente di americani è costretto a fare. Negli Stati Uniti oggi 11 milioni di persone vivono con una demenza - di cui 5,4 milioni con Alzheimer - un numero che supererà il triplo entro il 2030 con l'invecchiamento della generazione del Baby Boom. Dati i recenti fallimenti dei farmaci, non abbiamo probabilità di vedere una cura in tempo per aiutare questa generazione.


Delle prime 10 malattie che oggi affliggono gli americani, nove sono in declino. Solo una sta schizzando in su: la demenza. La demenza da sola spezzerà la schiena di Medicare e Medicaid [ndt: assicurazioni sanitarie in USA]; è previsto che rappresenterà più del 70 per cento di tutti i costi entro il 2028.


Le case di riposo non devono essere come i luoghi più tristi che ho visitato, con ospiti come zombie parcheggiati davanti a televisori. Con la richiesta montante di assistenza, l'America deve trovare modi non farmacologici per migliorare la vita di coloro che vivono con Alzheimer e demenza, e il lavoro di coloro che si prendono cura di loro. Attualmente, oltre il 95% della ricerca va in farmaci. Non viene prestata alcuna attenzione all'assistenza.


All'America mancano 1,3 milioni di caregiver che saranno quasi 2 milioni entro il 2020. Le strutture residenziali hanno un ricambio medio di personale del 55% all'anno, che porta a discontinuità nell'assistenza. Abbiamo bisogno di più soldi dedicati alla ricerca di soluzioni migliori per i milioni di persone che probabilmente non avranno farmaci in tempo per essere salvate.


Ho creato MemoryWell, una rete nazionale di oltre 350 giornalisti che raccontano le storie di vita di coloro che vivono con Alzheimer e demenza, perché ho sentito che dovevo reinventare la ruota per migliorare la sua cura e speravo di risparmiare alle persone lo stesso arduo percorso. Ma ci sono troppe poche iniziative e soluzioni come MemoryWell là fuori. Bisogna fare di più.

 

 

 


Fonte: Jay Newton-Small, cofondatrice di MemoryWell, una rete USA di oltre 350 giornalisti che racconta le storie di vita di coloro che vivono con Alzheimer e demenza, per migliorare la loro cura.

Pubblicato in Salon (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

LATE: demenza con sintomi simili all'Alzheimer ma con cause diverse

3.05.2019 | Ricerche

È stato definito un disturbo cerebrale che imita i sintomi del morbo di Alzheimer (MA), ...

Il girovita può predire il rischio di demenza?

6.11.2019 | Ricerche

Il primo studio di coorte su larga scala di questo tipo ha esaminato il legame tra il girovita in...

Sintomi visivi bizzarri potrebbero essere segni rivelatori dell'Alzheimer…

1.02.2024 | Ricerche

Un team di ricercatori internazionali, guidato dall'Università della California di San F...

Cibo per pensare: come la dieta influenza il cervello per tutta la vita

7.10.2024 | Esperienze & Opinioni

Una quantità di ricerche mostra che ciò che mangiamo influenza la capacità del corpo di ...

Livelli di ossigeno nel sangue potrebbero spiegare perché la perdita di memori…

9.06.2021 | Ricerche

Per la prima volta al mondo, scienziati dell'Università del Sussex hanno registrato i li...

Capire l'origine dell'Alzheimer, cercare una cura

30.05.2018 | Ricerche

Dopo un decennio di lavoro, un team guidato dal dott. Gilbert Bernier, ricercatore di Hô...

IFITM3: la proteina all'origine della formazione di placche nell'Alz…

4.09.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) è una malattia neurodegenerativa caratterizzata dall'accumulo...

Nessuna cura per l'Alzheimer nel corso della mia vita

26.04.2019 | Esperienze & Opinioni

La Biogen ha annunciato di recente che sta abbandonando l'aducanumab, il suo farmaco in ...

Fruttosio prodotto nel cervello può essere un meccanismo che guida l'Alzh…

29.09.2020 | Ricerche

Una nuova ricerca rilasciata dalla University of Colorado propone che il morbo di Alzhei...

Variante della proteina che causa l'Alzheimer protegge dalla malattia

15.02.2021 | Ricerche

Le scoperte di un nuovo studio sul morbo di Alzheimer (MA), guidato da ricercatori dell...

Rete nascosta di enzimi responsabile della perdita di sinapsi nell'Alzhei…

8.12.2020 | Ricerche

Un nuovo studio sul morbo di Alzheimer (MA) eseguito da scienziati dello Scripps Researc...

Demenza: mantenere vive le amicizie quando i ricordi svaniscono

16.01.2018 | Esperienze & Opinioni

C'è una parola che si sente spesso quando si parla con le famiglie di persone con demenz...

Cosa rimane del sé dopo che la memoria se n'è andata?

7.04.2020 | Esperienze & Opinioni

Il morbo di Alzheimer (MA) è caratterizzato da una progressiva perdita di memoria. Nelle...

36 abitudini quotidiane che riducono il rischio di Alzheimer

2.07.2018 | Esperienze & Opinioni

Sapevi che mangiare carne alla griglia potrebbe aumentare il rischio di demenza? O che s...

Il nuovo collegamento tra Alzheimer e inquinamento dell'aria

13.05.2020 | Esperienze & Opinioni

Il mio primo giorno a Città del Messico è stato duro. Lo smog era così fitto che, mentre...

Un segnale precoce di Alzheimer potrebbe salvarti la mente

9.01.2018 | Esperienze & Opinioni

L'Alzheimer è una malattia che ruba più dei tuoi ricordi ... ruba la tua capacità di ese...

Nuova teoria sulla formazione dei ricordi nel cervello

9.03.2021 | Ricerche

Una ricerca eseguita all'Università del Kent ha portato allo sviluppo della teoria MeshC...

È lo scopo o il piacere la chiave della felicità mentre invecchiamo?

19.11.2021 | Esperienze & Opinioni

I benefici di avere un senso di scopo nella vita sono davvero incredibili. Le persone co...

Come una collana di perle: la vera forma e funzionamento dell'assone dei …

30.12.2024 | Ricerche

Con un nuovo studio provocatorio, degli scienziati sfidano un principio fondamentale nel...

I dieci fattori legati a un aumento del rischio di Alzheimer

27.07.2020 | Esperienze & Opinioni

Anche se non c'è ancora alcuna cura, i ricercatori stanno continuando a migliorare la co...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

Seguici su

 
enfrdeites

We use cookies

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.