Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Nuove varianti di geni ribadiscono il ruolo delle microglia nell'Alzheimer

Individuate 3 nuove varianti di geni implicati nell'AlzheimerPlacche di amiloide-beta in un topo modello di AD. Il rosa rappresenta depositi amiloidi (placche), il marrone rappresenta le cellule microglia e blu / viola è il nucleo dei neuroni e le cellule gliali. (Fonte: Stefan Prokop, MD, Perelman School of Medicine, University of Pennsylvania)Tre nuove varianti di geni, trovate da uno studio di ampia associazione genetica dell'Alzheimer (AD), puntano alle cellule immunitarie del cervello per l'insorgenza del morbo.


Questi geni codificano tre proteine ​​che si trovano nelle microglia, le cellule che fanno parte del sistema di risposta ai danni del cervello.


Lo studio è una collaborazione internazionale di quattro consorzi di ricerca per AD che hanno analizzato il DNA da 85.000 soggetti. I risultati sono riportati online questa settimana in Nature Genetics.


Studi di questo tipo si concentrano sull'identificazione di nuovi bersagli terapeutici per il trattamento o la prevenzione dell'AD, obiettivo dei ricercatori a livello mondiale. La variante genetica del tipo descritto in questo documento riguarda 'esperimenti della natura', ordinari, che rivelano che, quando un gene specifico viene alterato, il rischio di malattia può essere influenzato.


"Questa è la prova diretta che riuscendo a progettare farmaci per puntare queste proteine, avremmo la possibilità di alterare il rischio di malattia nelle persone", ha dichiarato l'autore senior Gerard Schellenberg PhD, professore di patologia e medicina di laboratorio e direttore dell'Alzheimer Disease Genetics Consortium (ADGC) dell'Università della Pennsylvania. "Sappiamo da decenni che la microglia, cellula prima linea di difesa con cui siamo nati, circonda i depositi di placca amiloide associati all'Alzheimer. Questi geni multipli che derivano dalle microglia sono la dimostrazione più chiara che queste cellule fanno parte della patologia di Alzheimer e, soprattutto, forniscono chiari obiettivi proteici su cui possiamo iniziare ad intervenire con farmaci".


L'ADGC, supportato dall'Istituto Nazionale Invecchiamento (NIA), è uno dei quattro consorzi dell'International Genomics of Alzheimer's Project presenti in questo studio. Gli altri sono le Cohorts for Heart and Aging in Genomic Epidemiology (CHARGE), la European Alzheimer’s Disease Initiative (EADI), e il Genetic and Environmental Risk in Alzheimer’s Disease (GERAD).


Le varianti trovate dal team (PLCG2, ABI3 e TREM2) sono tutte mutazioni codificanti proteine ​​nei geni, altamente espresse nelle microglia e fanno parte di una rete proteica delle cellule immunitarie in cui vari componenti contribuiscono al rischio di AD. Uno dei geni (PLCG2) è un enzima che è un potenziale obiettivo di farmaci.


Rimangono domande cruciali sul modo in cui la microglia dovrebbe essere mirata e se la risposta del danno dovrebbe essere inibita o attivata e in quale fase della malattia. "Dato che la prevenzione è un obiettivo fondamentale della terapia, deve essere esplorato il modo di influenzare le cellule microgliali prima dell'inizio dei cambiamenti cognitivi", ha detto Schellenberg.


Le tre varianti individuate sono abbastanza rare e lui accredita il successo della scoperta al suo studio a tre stadi. Nella prima fase sono state sequenziate tutte le regioni codificanti proteine ​​di 34.290 campioni. Nella seconda e terza fase, il team ha ulteriormente affinato le sequenze di varianti e ha verificato i successi significativi nei campioni non testati dei pazienti affetti da AD.


"I nostri risultati mostrano che le microglia e il sistema immunitario innato, tramite le microglia, contribuiscono direttamente alla suscettibilità dell'Alzheimer a tarda insorgenza, e non sono solo una conseguenza del danno al cervello", conclude Schellenberg.

 

 

 


Fonte: University of Pennsylvania (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Amanda Kuzma, Otto Valladares, Liming Qu, Yi Zhao, John Malamon, Beth Dombroski, Laura B. Cantwell, Adam C. Naj, Steven D. Arnold, John Q. Trojanowski, Vivianna M. Van Deerlin, Li-San Wang, Richard Mayeux, Margaret Pericak-Vance, Lindsay Farrer, Jonathan Haines, Gerard Schellenberg. Nature Genetics [titolo e altre info non disponibili al momento della pubblicazione].

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

10 cose da non fare con i malati di Alzheimer

10.12.2015 | Esperienze & Opinioni

Mio padre aveva l'Alzheimer.

Vederlo svanire è stata una delle esperienze più difficili d...

Fruttosio prodotto nel cervello può essere un meccanismo che guida l'Alzh…

29.09.2020 | Ricerche

Una nuova ricerca rilasciata dalla University of Colorado propone che il morbo di Alzhei...

Ricercatori delineano un nuovo approccio per trattare le malattie degenerative

8.05.2024 | Ricerche

Le proteine sono i cavalli da soma della vita. Gli organismi li usano come elementi costitutivi, ...

Le donne possono vivere meglio con una dieta migliore

22.07.2022 | Ricerche

Mangiare frutta e verdura di colori più brillanti può aiutare i problemi di salute delle donne.

...

Come una collana di perle: la vera forma e funzionamento dell'assone dei …

30.12.2024 | Ricerche

Con un nuovo studio provocatorio, degli scienziati sfidano un principio fondamentale nel...

Sempre più giovani con Alzheimer e demenza: colpa delle tossine ambientali, me…

6.05.2020 | Denuncia & advocacy

È abbastanza straziante quando le persone anziane sviluppano condizioni di perdita di me...

'Scioccante': dopo un danno, i neuroni si auto-riparano ripartendo d…

17.04.2020 | Ricerche

Quando le cellule cerebrali adulte sono ferite, ritornano ad uno stato embrionale, secon...

5 tipi di ricerca, sottostudiati al momento, potrebbero darci trattamenti per …

27.04.2020 | Esperienze & Opinioni

Nessun ostacolo fondamentale ci impedisce di sviluppare un trattamento efficace per il m...

Puoi distinguere il delirium dalla demenza? È solo questione di tempi

17.06.2021 | Esperienze & Opinioni

Quante volte hai sentito qualcuno esclamare "Tu deliri!" o "Sei un demente!", nell'incre...

Gas xeno potrebbe proteggere dall'Alzheimer, almeno nei topi; previsti te…

30.01.2025 | Ricerche

Molti dei trattamenti perseguiti oggi per proteggere dal morbo di Alzheimer (MA) sono co...

Dana Territo: 'La speranza può manifestarsi da molte fonti nella cerchia …

14.01.2025 | Esperienze & Opinioni

Come trovi speranza nel nuovo anno con una diagnosi di Alzheimer?

Avere speranza...

Ricercatori del MIT recuperano con la luce i ricordi 'persi'

29.05.2015 | Ricerche

I ricordi che sono stati "persi" a causa di un'amnesia possono essere richiamati attivando le cel...

Relazioni personali ricche migliorano il funzionamento del cervello

22.06.2020 | Ricerche

Come interagiscono gli individui, come si percepiscono uno con l'altro, e i pensieri e i...

Scoperta nuova causa di Alzheimer e di demenza vascolare

21.09.2023 | Ricerche

Uno studio evidenzia la degenerazione delle microglia nel cervello causata dalla tossicità del ferro...

Dott. Perlmutter: Sì, l'Alzheimer può essere invertito!

6.12.2018 | Ricerche

Sono spesso citato affermare che non esiste un approccio farmaceutico che abbia un'effic...

Sciogliere il Nodo Gordiano: nuove speranze nella lotta alle neurodegenerazion…

28.03.2019 | Ricerche

Con un grande passo avanti verso la ricerca di un trattamento efficace per le malattie n...

Perché dimentichiamo? Nuova teoria propone che 'dimenticare' è in re…

17.01.2022 | Ricerche

Mentre viviamo creiamo innumerevoli ricordi, ma molti di questi li dimentichiamo. Come m...

Perché le cadute sono così comuni nell'Alzheimer e nelle altre demenze?

4.09.2020 | Esperienze & Opinioni

Le cadute hanno cause mediche o ambientali

Una volta che si considerano tutte le divers...

Acetil-L-carnitina può aiutare la memoria, anche insieme a Vinpocetina e Huper…

27.03.2020 | Esperienze & Opinioni

Demenza grave, neuropatie (nervi dolorosi), disturbi dell'umore, deficit di attenzione e...

Nuovo metodo di selezione farmaci spiega perché quelli di Alzheimer falliscono…

31.01.2022 | Ricerche

Analizzando i meccanismi di malattia nei neuroni umani, dei ricercatori dell'Università del...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

We use cookies

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.