Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Ricorso al PS delle persone con demenza è 'comune e frequente'

E' comune e frequente il ricorso al PS per le persone con demenza

Un nuovo studio pubblicato ieri sulla rivista Alzheimer’s & Dementia: The Journal of the Alzheimer’s Association ha rilevato che è comune e sta aumentando l'accesso al Pronto Soccorso (PS) per le persone con demenza nel loro ultimo anno di vita.


Negli ultimi anni si è registrato un calo del numero di persone [con demenza] morte in ospedale, visto come risultato di una migliore assistenza nel fine vita. Tuttavia, un team di ricercatori del King's College di Londra ha scoperto che oltre tre quarti delle persone con demenza sono state visitate al PS nel loro ultimo anno di vita, e sono anche aumentate nel tempo.


Per le persone che si avvicinano alla fine della vita, accedere al PS può essere angosciante. È anche spesso inutile e può essere evitato. A volte le persone con demenza devono essere ammesse all'ospedale, ma le ammissioni possono anche portare a un deterioramento, con un aumento del rischio di infezioni, piaghe da decubito e angoscia.


Nello studio, i ricercatori hanno identificato le persone che avevano una demenza e che erano morte durante un periodo di cinque anni (2008 - 2013). Le scoperte principali della ricerca includono:

  • Su 4.867 persone con demenza morte, il 78,6% aveva almeno una presenza nel PS durante l'ultimo anno di vita.
  • Questi risultati sono simili a quelli di USA e Australia, dove l'81% e il 73% delle persone con demenza avevano avuto una visita nel PS nell'ultimo anno di vita.
  • Il ricorso al PS è diventato più comune quanto più le persone erano vicine al momento della morte, con poco meno della metà (44,5%) che hanno avuto un passaggio al PS nell'ultimo mese di vita e un quinto nell'ultima settimana.
  • Le persone che vivono in una casa di cura sono ricorse meno al PS, forse perché c'erano dei piani in atto per evitarlo.
  • La probabilità di passare al PS è aumentata nel tempo: le persone che sono morte nel corso dell'ultimo anno studiato avevano avuto una probabilità più alta di 1,6 volte di essere entrate al PS rispetto agli anni precedenti.

La prima autrice dott.ssa Katherine Sleeman del Cicely Saunders Institute al King's College di Londra, ha dichiarato:

"Sta aumentando il riconoscimento della necessità di migliorare il fine vita per le persone con demenza. Ciò include la possibilità di essere curati in casa o in una casa di cura. Tuttavia, i nostri risultati mostrano un preoccupante aumento della fiducia nell'assistenza di emergenza. Alla luce delle attuali pressioni sul servizio sanitario, dell'invecchiamento della nostra popolazione e dell'aumento associato di morti per demenza, è urgente esaminare i modi in cui possiamo fornire un migliore supporto alla cura in comunità".

"Un forte enfasi politica sulla morte in ospedale come marcatore di una buona assistenza alla fine della vita potrebbe aver contribuito alla caduta delle morti in ospedale nella demenza negli ultimi anni. Tuttavia, i nostri risultati mostrano che il ricorso al PS nell'ultimo anno di vita segue la tendenza opposta. I responsabili politici devono prendere in considerazione una gamma più ampia di indicatori di qualità dell'assistenza alla fine della vita a fianco del luogo di morte".


Il co-autore Robert Stewart, consulente di psichiatria della terza età al King's College di Londra ha dichiarato:

"La maggior parte delle persone con demenza ha un certo numero di altri problemi di salute e di difficoltà derivanti dalla demenza stessa. Talvolta le persone devono essere portate al PS e talvolta serve del tempo in ospedale; tuttavia, questo è spesso angosciante e distruttivo e la maggior parte delle persone vuole tenerlo al minimo. Buona parte dell'uso ospedaliero potrebbe essere evitato se ci fosse un livello più elevato di supporto in comunità. Ciò include piani più chiari per affrontare le malattie quando insorgono e quando non necessitano obbligatoriamente di servizi ospedalieri".

 

 

 


Fonte: King’s College London (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Katherine E. Sleeman, Gayan Perera, Robert Stewart, Irene J. Higginson. Predictors of emergency department attendance by people with dementia in their last year of life: Retrospective cohort study using linked clinical and administrative data. Alzheimer's & Dementia: The Journal of the Alzheimer's Association, In press. DOI 10.1016/j.jalz.2017.06.2267

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali colelgamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Identificazione dei primi segnali dell'Alzheimer

7.03.2022 | Ricerche

Un team multidisciplinare di ricerca, composto da ricercatori del progetto ARAMIS, dell...

Svolta per l'Alzheimer? Confermato collegamento genetico con i disturbi i…

26.07.2022 | Ricerche

Uno studio eseguito in Australia alla Edith Cowan University (ECU) ha confermato il legame tra Alzhe...

Il caregiving non fa male alla salute come si pensava, dice uno studio

11.04.2019 | Ricerche

Per decenni, gli studi nelle riviste di ricerca e la stampa popolare hanno riferito che ...

Scoperto perché l'APOE4 favorisce l'Alzheimer e come neutralizzarlo

10.04.2018 | Ricerche

Usando cellule di cervello umano, scienziati dei Gladstone Institutes hanno scoperto la ...

Colpi in testa rompono i 'camion della spazzatura' del cervello acce…

5.12.2014 | Ricerche

Un nuovo studio uscito ieri sul Journal of Neuroscience dimostra che un...

Dott. Perlmutter: Sì, l'Alzheimer può essere invertito!

6.12.2018 | Ricerche

Sono spesso citato affermare che non esiste un approccio farmaceutico che abbia un'effic...

IFITM3: la proteina all'origine della formazione di placche nell'Alz…

4.09.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) è una malattia neurodegenerativa caratterizzata dall'accumulo...

Svelata una teoria rivoluzionaria sull'origine dell'Alzheimer

28.12.2023 | Ricerche

Nonostante colpisca milioni di persone in tutto il mondo, il morbo di Alzheimer (MA) man...

Paesi asiatici assistono gli anziani in modo diverso: ecco cosa possiamo impar…

28.10.2020 | Esperienze & Opinioni

A differenza dei paesi occidentali, le culture tradizionali asiatiche mettono un forte a...

Il girovita può predire il rischio di demenza?

6.11.2019 | Ricerche

Il primo studio di coorte su larga scala di questo tipo ha esaminato il legame tra il girovita in...

Un singolo trattamento genera nuovi neuroni, elimina neurodegenerazione nei to…

1.07.2020 | Ricerche

Xiang-Dong Fu PhD, non è mai stato così entusiasta di qualcosa in tutta la sua carriera...

Scoperta inaspettata: proteine infiammatorie possono rallentare il declino cog…

5.07.2021 | Ricerche

Finora la ricerca aveva collegato l'infiammazione al morbo di Alzheimer (MA), però scien...

Il sonno resetta i neuroni per i nuovi ricordi del giorno dopo

11.09.2024 | Ricerche

Tutti sanno che una buona notte di sonno ripristina l'energia di una persona; ora un nuo...

Con l'età cala drasticamente la capacità del cervello di eliminare le pro…

31.07.2015 | Ricerche

Il fattore di rischio più grande per l'Alzheimer è l'avanzare degli anni. Dopo i 65, il rischio r...

L'esercizio fisico dà benefici cognitivi ai pazienti di Alzheimer

29.06.2015 | Ricerche

Nel primo studio di questo tipo mai effettuato, dei ricercatori danesi hanno dimostrato che l'ese...

Marito riferisce un miglioramento 'miracoloso' della moglie con Alzh…

28.09.2018 | Annunci & info

Una donna di Waikato (Nuova Zelanda) potrebbe essere la prima persona al mondo a miglior...

I dieci fattori legati a un aumento del rischio di Alzheimer

27.07.2020 | Esperienze & Opinioni

Anche se non c'è ancora alcuna cura, i ricercatori stanno continuando a migliorare la co...

Rivelato nuovo percorso che contribuisce all'Alzheimer ... oppure al canc…

21.09.2014 | Ricerche

Ricercatori del campus di Jacksonville della Mayo Clinic hanno scoperto...

Il 'Big Bang' dell'Alzheimer: focus sulla tau mortale che cambi…

11.07.2018 | Ricerche

Degli scienziati hanno scoperto un "Big Bang" del morbo di Alzheimer (MA) - il punto pre...

Ricercatori del MIT recuperano con la luce i ricordi 'persi'

29.05.2015 | Ricerche

I ricordi che sono stati "persi" a causa di un'amnesia possono essere richiamati attivando le cel...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)