Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Lesioni cerebrali aumentano il rischio di contrarre l'Alzheimer prima nella vita

Lesioni cerebrali aumentano il rischio di contrarre l'Alzheimer prima nella vitaA sinistra un cervello sano, a destra uno con Alzheimer grave (Fonte: NIA / NIH)Commozioni cerebrali e altre lesioni traumatiche alla testa possono aumentare il rischio di sviluppare il Morbo di Alzheimer (MA) in una fase precedente della vita, secondo uno studio eseguito alla University of Texas Southwestern.


La ricerca - la prima a usare casi di MA confermati dall'autopsia, per esaminare gli effetti a lungo termine delle lesioni alla testa - supporta una correlazione che era stata solo ipotizzata negli studi precedenti, dove mancavano metodi diagnostici definitivi.


Un'analisi di oltre 2.100 casi ha rilevato che le persone che hanno subito lesioni cerebrali traumatiche (TBI) con perdita di conoscenza superiore a cinque minuti hanno avuto la diagnosi di demenza in media 2,5 anni prima di coloro che non avevano avuto TBI.


I risultati arrivano nel mezzo della crescente preoccupazione dell'opinione pubblica per la sicurezza degli sport di contatto, come il football americano, in gran parte derivanti dalle rivelazioni che alcuni ex giocatori della NFL potrebbero aver subito danni permanenti al cervello a causa di ripetuti impatti alla testa.


Ma gli autori dello studio avvertono che ancora non conoscono i processi specifici con cui la TBI sembra associarsi al MA, e non sono in grado di prevedere in singoli casi chi ha più probabilità di sviluppare la demenza più avanti nella vita.


"Dobbiamo essere consapevoli che le lesioni cerebrali sono un fattore di rischio, ma i genitori non dovrebbero tenere i loro figli fuori dallo sport perché temono che una commozione possa portare alla demenza", ha detto il dottor Munro Cullum, il neuropsicologo che ha supervisionato la ricerca e che guida lo studio nazionale più grande per monitorare le commozioni negli sport giovanili. "Questo è un pezzo del puzzle, un passo nella direzione di capire come sono collegati i due".


Lo studio pubblicato in Neuropsychology differisce dai precedenti sul grado dell'associazione: alcune ricerche avevano riferito che una storia di TBI può accelerare l'insorgenza del MA fino a nove anni, e altre non avevano trovato alcuna relazione tra i due. Tuttavia, tali studi hanno usato metodi meno definitivi per diagnosticare la demenza, il che solleva la possibilità che includessero dati provenienti da pazienti senza MA.


Sono necessarie ulteriori ricerche per rispondere a diverse domande non affrontate dalle nuove scoperte, come nello specifico cosa accade durante una TBI che per alcuni individui contribuisce alla demenza più tardi nella vita, quali altri fattori hanno un ruolo e chi è più suscettibile. Gli scienziati ipotizzano che l'infiammazione che insorge nel cervello in seguito a una TBI potrebbe preparare il terreno al successivo sviluppo della neurodegenerazione, e che probabilmente sono coinvolti altri fattori genetici e fattori scatenanti o fattori di rischio sconosciuti.


Ma risolvere questi misteri potrebbe richiedere decenni, data la mancanza di una storia dettagliata delle TBI mantenuta per molti pazienti. Il dott. Cullum ha affermato che la maggior parte dei ricercatori clinici non sta registrando la storia completa delle lesioni alla testa dei partecipanti, il che limita la capacità degli scienziati di trarre conclusioni approfondite su come la TBI può influire su un certo numero di condizioni neurologiche e neuropsichiatriche.


Alcuni progressi sono stati fatti su questo fronte. In collaborazione con il Dr. Cullum, altri ricercatori dell'O'onnell Brain Institute sono coinvolti in studi che possono aiutare a rivelare il ruolo delle lesioni cerebrali in altre condizioni, come la depressione, e consentire agli scienziati di valutare l'incidenza delle condizioni neurodegenerative con l'invecchiamento dei partecipanti allo studio.


Inoltre, la NCAA (National Collegiate Athletic Association) ha iniziato a raccogliere storie di commozioni cerebrali dettagliate per 32.000 atleti.


"Ma per studiarli e conoscere il risultato dobbiamo aspettare dai 40 ai 50 anni, fino a quando quegli atleti del college avranno 60 e 70 anni"
, ha detto il dott. Cullum. "Sarà una lunga attesa. Abbiamo bisogno che i ricercatori inizino ora a raccogliere queste informazioni nell'ambito dei loro studi di routine. Finché non avremo maggiori dettagli, tutto quello che possiamo vedere sono correlazioni".

 

 

 


Fonte: The University of Texas Southwestern (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Jeff Schaffert, Christian LoBue, Charles L. White III, Hsueh-Sheng Chiang, Nyaz Didehbani, Laura Lacritz, Heidi Rossetti, Marisara Dieppa, John Hart Jr., C. Munro Cullum. Traumatic Brain Injury History Is Associated With an Earlier Age of Dementia Onset in Autopsy-Confirmed Alzheimer’s Disease. Neuropsychology, advance online publication, DOI: 10.1037/neu0000423

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Accumulo di proteine sulle gocce di grasso implicato nell'Alzheimer ad es…

21.02.2024 | Ricerche

In uno studio durato 5 anni, Sarah Cohen PhD, biologa cellulare della UNC e Ian Windham della Rockef...

Cerca il tuo sonno ideale: troppo e troppo poco legati al declino cognitivo

28.10.2021 | Ricerche

Come tante altre cose buone della vita, il sonno fa meglio se è moderato. Uno studio plu...

Il sonno resetta i neuroni per i nuovi ricordi del giorno dopo

11.09.2024 | Ricerche

Tutti sanno che una buona notte di sonno ripristina l'energia di una persona; ora un nuo...

Meccanismo neuroprotettivo alterato dai geni di rischio dell'Alzheimer

11.01.2022 | Ricerche

Il cervello ha un meccanismo naturale di protezione contro il morbo di Alzheimer (MA), e...

Scoperta nuova causa di Alzheimer e di demenza vascolare

21.09.2023 | Ricerche

Uno studio evidenzia la degenerazione delle microglia nel cervello causata dalla tossicità del ferro...

Paesi asiatici assistono gli anziani in modo diverso: ecco cosa possiamo impar…

28.10.2020 | Esperienze & Opinioni

A differenza dei paesi occidentali, le culture tradizionali asiatiche mettono un forte a...

Gli interventi non farmacologici per l'Alzheimer sono sia efficaci che co…

19.04.2023 | Ricerche

Un team guidato da ricercatori della Brown University ha usato una simulazione al computer per di...

Studio cinese: 'Metti spezie nel tuo cibo per tenere a bada l'Alzhei…

13.01.2022 | Ricerche

Proprio come 'una mela al giorno toglie il medico di torno', sono ben noti i benefici di...

L'invecchiamento è guidato da geni sbilanciati

21.12.2022 | Ricerche

Il meccanismo appena scoperto è presente in vari tipi di animali, compresi gli esseri umani.

Ecco perché alcune persone con marcatori cerebrali di Alzheimer non hanno deme…

17.08.2018 | Ricerche

Un nuovo studio condotto all'Università del Texas di Galveston ha scoperto perché alcune...

Chiarito il meccanismo che porta all'Alzheimer e come fermarlo

30.08.2017 | Ricerche

Nel cervello delle persone con Alzheimer ci sono depositi anomali di proteine ​​amiloide-beta e ​...

Perché il diabete tipo 2 è un rischio importante per lo sviluppo dell'Alz…

24.03.2022 | Ricerche

Uno studio dell'Università di Osaka suggerisce un possibile meccanismo che collega il diabete all'Al...

Pressione bassa potrebbe essere uno dei colpevoli della demenza

2.10.2019 | Esperienze & Opinioni

Invecchiando, le persone spesso hanno un declino della funzione cerebrale e spesso si pr...

Alzheimer, Parkinson e Huntington condividono una caratteristica cruciale

26.05.2017 | Ricerche

Uno studio eseguito alla Loyola University di Chicago ha scoperto che delle proteine ​​a...

Smontata teoria prevalente sull'Alzheimer: dipende dalla Tau, non dall�…

2.11.2014 | Ricerche

Una nuova ricerca che altera drasticamente la teoria prevalente sull'or...

Orienteering: un modo per addestrare il cervello e contrastare il declino cogn…

27.01.2023 | Ricerche

Lo sport dell'orienteering (orientamento), che attinge dall'atletica, dalle capacità di ...

Zen e mitocondri: il macchinario della morte rende più sana la vita

20.11.2023 | Ricerche

Sebbene tutti noi aspiriamo a una vita lunga, ciò che è più ambito è un lungo periodo di...

Il caregiving non fa male alla salute come si pensava, dice uno studio

11.04.2019 | Ricerche

Per decenni, gli studi nelle riviste di ricerca e la stampa popolare hanno riferito che ...

Menopausa precoce e terapia ormonale ritardata alzano il rischio di Alzheimer

17.04.2023 | Ricerche

Le donne hanno più probabilità degli uomini di sviluppare il morbo di Alzheimer (MA), e ...

Le donne possono vivere meglio con una dieta migliore

22.07.2022 | Ricerche

Mangiare frutta e verdura di colori più brillanti può aiutare i problemi di salute delle donne.

...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)