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Perché lottiamo per dormire bene di notte quando invecchiamo?

Perché lottiamo per dormire bene di notte quando invecchiamo?Fonte: Shifting rhythms by Oregon State University CC BY-SA 2.0

Una nuova ricerca sui mammiferi ha identificato il modo in cui l'età riduce la capacità dell'orologio circadiano di reimpostarsi quando esposto alla luce, con conseguente interruzione del sonno e conseguenti minacce per il benessere.


I ricercatori, guidati da un neurofisiologo dell'Università del Kent, hanno scoperto che l'invecchiamento determina una riduzione significativa della sensibilità alla luce nella parte del cervello che controlla i ritmi circadiani, chamata «nucleo soprachiasmatico» (SCN).


L'innovazione potrebbe aiutare a puntare dei trattamenti per migliorare il ripristino sia fisiologico che comportamentale dell'orologio circadiano delle persone anziane.


La dottoressa Gurprit Lall, della Facoltà di Farmacia dell'università e gli altri membri del team di ricerca hanno esplorato le alterazioni in uno dei percorsi nella parte del cervello che controlla i ritmi circadiani. Hanno scoperto che, invecchiando, un recettore del glutammato (NMDA), usato per trasmettere informazioni sulla luce, diventa meno efficace nel reimpostare l'orologio circadiano.


Questo cambiamento strutturale nel recettore del glutammato è responsabile del declino osservato della risposta alla luce. Una subunità del recettore NMDA ha mostrato una marcata diminuzione di presenza nei mammiferi più anziani, indicando un cambiamento associato all'età della configurazione strutturale.


Lo studio ha concluso che l'invecchiamento del nucleo soprachiasmatico soffre di una riorganizzazione strutturale dei suoi componenti che ricevono luce; che alla fine compromettono la sua funzione nell'impostare e mantenere un ritmo circadiano stabile.

 

 

 


Fonte: Martin Herrema in University of Kent (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: S.M. Biello, D.R. Bonsall, L.A. Atkinson, P.C. Molyneux, M.E. Harrington, G.S. Lall. Alterations in glutamatergic signalling contribute to the decline of circadian photoentrainment in aged mice.. Neurobiology of Aging, 2018; DOI: 10.1016/j.neurobiolaging.2018.02.013

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Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

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