Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Bisnonni o cugini con Alzheimer aumentano il nostro rischio per la malattia

ancestor treeFoto: Getty images

Sappiamo che avere un genitore con il morbo di Alzheimer (MA) aumenta il rischio di una persona di sviluppare la malattia, ma una nuova ricerca, pubblicata il 13 marzo 2019 su Neurology®, suggerisce che anche avere parenti di secondo e terzo grado che hanno avuto il MA può aumentare il rischio.


I parenti di primo grado includono genitori e fratelli che condividono entrambi i genitori. I parenti di secondo grado comprendono nonni, zie e zii legati al sangue e fratelli che condividono un genitore. I parenti di terzo grado comprendono i bisnonni, i prozii, le prozie e i cugini di primo grado.


La prima autrice Lisa A. Cannon-Albright PhD, dell'Università dello Utah di Salt Lake City, ha detto:

"La storia familiare è un importante indicatore del rischio di MA, ma la maggior parte delle ricerche si concentra sulla demenza nei familiari più stretti, quindi il nostro studio ha cercato di guardare al quadro familiare più ampio.

"Abbiamo scoperto che avere una visione più ampia della storia familiare può aiutare a prevedere meglio i rischi. Questi risultati potrebbero potenzialmente portare a diagnosi migliori e aiutare i pazienti e le loro famiglie a prendere decisioni relative alla salute".


Per lo studio, i ricercatori hanno esaminato lo Utah Population Database, che include la genealogia dei pionieri dello Utah dal 1800 e dei loro discendenti fino ai giorni attuali. Il database è collegato ai certificati di morte, che mostrano le cause di morte e, nella maggior parte dei casi, ciò che ha contribuito alle cause.


In quel database, i ricercatori hanno analizzato i dati di oltre 270.800 persone che avevano almeno tre generazioni di genealogia collegate ai pionieri originali dello Utah, inclusi i dati genealogici di entrambi i genitori, tutti i quattro nonni e almeno sei degli otto bisnonni. Di questi, 4.436 hanno un certificato di morte che indica il MA come causa di morte.

  • I ricercatori hanno scoperto che le persone con un parente di primo grado con MA avevano un rischio più alto del 73% di sviluppare la malattia. C'erano 18.494 persone in questo gruppo; di questi, 590 avevano il MA mentre il numero previsto di casi nel  gruppo sarebbe stato di 341.
  • Le persone con due parenti di primo grado avevano quattro volte più probabilità di sviluppare la malattia; quelli con tre, erano due volte e mezzo più inclini; e quelli con quattro aevano quasi 15 volte più probabilità di sviluppare il MA.
  • Delle 21 persone nello studio con quattro parenti di primo grado con MA, sei avevano la malattia; i ricercatori si sarebbero aspettati che solo 0,4 persone sviluppassero la malattia.
  • Quelli con un parente di primo grado e un parente di secondo grado avevano un rischio 21 volte maggiore. Esempi di questo sono un genitore e un nonno con la malattia, o un genitore e una zia o uno zio. C'erano 25 persone in questa categoria nello studio; 4 di loro avevano la malattia quando i ricercatori si sarebbero aspettati 0,2 casi.
  • Coloro che avevano solo parenti di terzo grado e tre di questi parenti con MA, avevano un rischio del 43% maggiore di sviluppare la malattia. Un esempio di questo potrebbe essere due bisnonni con la malattia, insieme a un prozio, ma senza genitori o nonni con la malattia. Delle 5.320 persone in questa categoria, 148 persone avevano la malattia quando i ricercatori si sarebbero aspettati 103.


"Sempre più persone cercano una stima del proprio rischio genetico di MA", ha detto la Cannon-Albright. "I nostri risultati indicano l'importanza che i medici tengano conto della storia familiare completa di una persona, oltre i familiari stretti".


La Cannon-Albright ha osservato che tra tutti i partecipanti allo studio, il 3% ha una storia familiare che raddoppia il rischio di MA, e poco più dello 0,5% aveva una storia familiare che aumenta il rischio di tre o più volte quello di una persona senza una storia familiare della malattia.


I limiti dello studio includono che non tutti gli individui che muoiono di MA possono aver avuto un certificato di morte che lo indica come causa di morte. La Cannon-Albright afferma che i certificati di morte sottostimano la prevalenza della malattia:

"Ci sono ancora molte incognite sul perché una persona sviluppa il MA. Una storia familiare della malattia non è l'unica causa possibile. Potrebbero esserci cause ambientali o entrambe.

"C'è ancora molta più ricerca da fare prima che possiamo dare alle persone una previsione più accurata del suo rischio di malattia".

 

 

 


Fonte: American Academy of Neurology (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Lisa A. Cannon-Albright, Norman L. Foster, Karen Schliep, James M. Farnham, Craig C. Teerlink, Heydon Kaddas, Joann Tschanz, Chris Corcoran, John S.K. Kauwe. Relative risk for Alzheimer disease based on complete family history. Neurology, 13 Mar 2019, DOI: 10.1212/WNL.0000000000007231

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Riprogrammare «cellule di supporto» in neuroni per riparare il cervello adulto…

21.11.2014 | Ricerche

La porzione del cervello adulto responsabile del pensiero complesso, la corteccia cerebrale, non ...

L'esercizio fisico dà benefici cognitivi ai pazienti di Alzheimer

29.06.2015 | Ricerche

Nel primo studio di questo tipo mai effettuato, dei ricercatori danesi hanno dimostrato che l'ese...

I ricordi potrebbero essere conservati nelle membrane dei tuoi neuroni

18.05.2023 | Ricerche

Il cervello è responsabile del controllo della maggior parte delle attività del corpo; l...

Svolta per l'Alzheimer? Confermato collegamento genetico con i disturbi i…

26.07.2022 | Ricerche

Uno studio eseguito in Australia alla Edith Cowan University (ECU) ha confermato il legame tra Alzhe...

Studio dimostra il ruolo dei batteri intestinali nelle neurodegenerazioni

7.10.2016 | Ricerche

L'Alzheimer (AD), il Parkinson (PD) e la sclerosi laterale amiotrofica (SLA) sono tutte ...

I dieci fattori legati a un aumento del rischio di Alzheimer

27.07.2020 | Esperienze & Opinioni

Anche se non c'è ancora alcuna cura, i ricercatori stanno continuando a migliorare la co...

Convalidare il sentimento aiuta meglio di criticare o sminuire

30.03.2020 | Ricerche

Sostenere i tuoi amici e la famiglia può aiutarli a superare questi tempi di incertezza...

Nessuna cura per l'Alzheimer nel corso della mia vita

26.04.2019 | Esperienze & Opinioni

La Biogen ha annunciato di recente che sta abbandonando l'aducanumab, il suo farmaco in ...

Malato di Alzheimer: la casa di cura la paga lo Stato?

25.05.2023 | Normativa

Chi si fa carico delle spese per un malato di Alzheimer ricoverato in una casa di riposo? Scopriamo ...

Il 'Big Bang' dell'Alzheimer: focus sulla tau mortale che cambi…

11.07.2018 | Ricerche

Degli scienziati hanno scoperto un "Big Bang" del morbo di Alzheimer (MA) - il punto pre...

Zen e mitocondri: il macchinario della morte rende più sana la vita

20.11.2023 | Ricerche

Sebbene tutti noi aspiriamo a una vita lunga, ciò che è più ambito è un lungo periodo di...

Preoccupazione, gelosia e malumore alzano rischio di Alzheimer per le donne

6.10.2014 | Ricerche

Le donne che sono ansiose, gelose o di cattivo umore e angustiate in me...

Identificazione dei primi segnali dell'Alzheimer

7.03.2022 | Ricerche

Un team multidisciplinare di ricerca, composto da ricercatori del progetto ARAMIS, dell...

Scoperta nuova causa di Alzheimer e di demenza vascolare

21.09.2023 | Ricerche

Uno studio evidenzia la degenerazione delle microglia nel cervello causata dalla tossicità del ferro...

Flusso del fluido cerebrale può essere manipolato dalla stimolazione sensorial…

11.04.2023 | Ricerche

Ricercatori della Boston University, negli Stati Uniti, riferiscono che il flusso di liq...

La consapevolezza di perdere la memoria può svanire 2-3 anni prima della compa…

27.08.2015 | Ricerche

Le persone che svilupperanno una demenza possono cominciare a perdere la consapevolezza dei propr...

L'Alzheimer inizia all'interno delle cellule nervose?

25.08.2021 | Ricerche

Uno studio sperimentale eseguito alla Lund University in Svezia ha rivelato che la prote...

'Scioccante': dopo un danno, i neuroni si auto-riparano ripartendo d…

17.04.2020 | Ricerche

Quando le cellule cerebrali adulte sono ferite, ritornano ad uno stato embrionale, secon...

La scoperta del punto di svolta nell'Alzheimer può migliorare i test di n…

20.05.2022 | Ricerche

 Intervista al neurologo William Seeley della Università della California di San Francisco

...

LATE: demenza con sintomi simili all'Alzheimer ma con cause diverse

3.05.2019 | Ricerche

È stato definito un disturbo cerebrale che imita i sintomi del morbo di Alzheimer (MA), ...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)