Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Pressione di pulsazione: un nuovo obiettivo terapeutico contro la demenza

Uno studio recente pubblicato su Frontiers in Neuroscience, delinea un percorso di declino cognitivo indotto-da-pressione-di-pulsazione che mette in luce il motivo per cui i trattamenti precedenti per la demenza possono aver fallito e propone nuove direzioni promettenti per prevenire e trattare la demenza.


“Nel corso degli ultimi due anni, si è verificato un cambiamento epocale nella demenza e nella ricerca sul morbo di Alzheimer (MA). L'attenzione si è spostata dal puntare esclusivamente l'amiloide-beta nel cervello all'opinione che ci sarebbero progressi più fruttuosi affrontando i fattori che compromettono la barriera emato-encefalica“, spiega il coautore Mark Carnegie, di Brain Protection Company (Australia). “Elementi della costellazione comprendono l'infiammazione cronica legata all'età, la predisposizione genetica e le anomalie cardiovascolari, in particolare la pressione arteriosa alta di pulsazione”.


Collegando un corpo grande e in rapida crescita di evidenze, i ricercatori hanno chiarito come una pressione di pulsazione elevata può causare la demenza. La pressione di pulsazione, o pressione arteriosa differenziale, è la differenza tra la pressione sistolica e quella diastolica e di solito aumenta con l'età.


I ricercatori propongono che la pressione elevata di pulsazione nel sangue che viaggia al cervello può causare infiammazione, stress ossidativo, stress meccanico, disfunzione cellulare e morte cellulare nella barriera emato-encefalica che porta a danni cerebrali.


Il legame tra rottura della barriera emato-encefalica e la demenza è intuitivo, perché la barriera emato-encefalica si è evoluta specificamente per supportare e proteggere il tessuto cerebrale delicato, impedendo alle cellule circolanti, agli agenti patogeni, e ad altre sostanze tossiche nel sangue di infiltrarsi nel cervello. Ci sono prove significative che l'alterazione della barriera emato-encefalica è un fattore chiave del declino cognitivo e della demenza.


L'autore senior del documento, il Prof. David Celermajer della Brain Protection Company, dice che “questo è un importante cambiamento di paradigma nella nostra comprensione della patogenesi della demenza”. E aggiunge che “anche se ci sono probabilmente diverse cause di rottura della barriera emato-encefalica, esperimenti recenti di coltura cellulare umana, modelli animali, e prove epidemiologiche hanno indicato la pressione di pulsazione arteriosa come una causa potenziale”.


La pressione di pulsazione può quindi essere un nuovo bersaglio terapeutico promettente per prevenire o rallentare il deterioramento cognitivo, una nuova speranza nella lotta contro la demenza.


Inoltre, gli autori dicono che la pressione di pulsazione elevata potrebbe anche avere ostacolato il funzionamento ottimale di precedenti strategie di trattamento contro la demenza. Negli ultimi due decenni, un obiettivo primario dello sviluppo di farmaci per il MA, la forma più diffusa di demenza, è stato puntare la molecola amiloide-beta. Tuttavia, nonostante i miliardi di dollari spesi in R&S, quell'approccio non ha avuto successo.


I ricercatori suggeriscono che puntare l'amiloide-beta da sola come trattamento della demenza può essere una battaglia in salita in quanto la pressione elevata concomitante di pulsazione continuerà ad attivare la secrezione di varie molecole infiammatorie e ossidative e dell'amiloide-beta dalla barriera emato-encefalica nel tessuto cerebrale.


Inoltre, le terapie con cellule staminali e progenitrici hanno avuto un'attenzione significativa come potenziali strategie per riparare i danni della barriera emato-encefalica e per trattare la demenza, ma lo stress infiammatorio e ossidativo cronico, a causa della pressione di pulsazione elevata, può avere un impatto sulla salute delle cellule staminali e progenitrici.


La dott.ssa Rachel Levin, prima autrice dello studio, dice che “la terapia combinata è stata fondamentale nel trattamento di altre malattie difficili, in particolare del cancro. Pertanto, nella demenza, ridurre la pressione di pulsazione elevata potrebbe rivelarsi sinergico con altri approcci terapeutici, come i farmaci anti-amiloide-beta o la terapia con cellule staminali“.


Gli autori pubblicano un invito all'azione ai leader accademici e industriali per sviluppare nuovi farmaci candidati o dispositivi che riducono la pressione di pulsazione elevata e farli progredire alla sperimentazione clinica.

Celermajer afferma che “dati forti da modelli animali supportano già il ruolo della pressione di pulsazione elevata nella rottura della barriera emato-encefalica e nella patologia della demenza; ora sono necessari più studi umani”.

 

 

 


Fonte: Frontiers News (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Rachel Levin, Mark Carnegie, David Celermajer. Pulse Pressure: An Emerging Therapeutic Target for Dementia. Front. Neurosci., 24 June 2020, DOI

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

La consapevolezza di perdere la memoria può svanire 2-3 anni prima della compa…

27.08.2015 | Ricerche

Le persone che svilupperanno una demenza possono cominciare a perdere la consapevolezza dei propr...

L'invecchiamento è guidato da geni sbilanciati

21.12.2022 | Ricerche

Il meccanismo appena scoperto è presente in vari tipi di animali, compresi gli esseri umani.

Rivelato nuovo percorso che contribuisce all'Alzheimer ... oppure al canc…

21.09.2014 | Ricerche

Ricercatori del campus di Jacksonville della Mayo Clinic hanno scoperto...

Un nuovo modello per l'Alzheimer: fenotipi di minaccia, stati di difesa e…

23.04.2021 | Esperienze & Opinioni

Che dire se avessimo concettualizzato erroneamente, o almeno in modo incompleto, il morb...

Nuove case di cura: 'dall'assistenza fisica, al benessere emotivo�…

5.11.2018 | Esperienze & Opinioni

Helen Gosling, responsabile delle operazioni della Kingsley Healthcare, con sede a Suffo...

Diagnosi di Alzheimer: prenditi del tempo per elaborarla, poi vai avanti con m…

4.12.2023 | Esperienze & Opinioni

Come posso accettare la diagnosi di Alzheimer?

Nathaniel Branden, compianto psicoterape...

Orienteering: un modo per addestrare il cervello e contrastare il declino cogn…

27.01.2023 | Ricerche

Lo sport dell'orienteering (orientamento), che attinge dall'atletica, dalle capacità di ...

L'Alzheimer è in realtà un disturbo del sonno? Cosa sappiamo del legame t…

28.02.2020 | Esperienze & Opinioni

Il morbo di Alzheimer (MA) è una forma di demenza che insorge quando c'è un accumulo di ...

Identificata nuova forma di Alzheimer ad esordio molto precoce

16.06.2020 | Ricerche

Ricercatori della Mayo Clinic hanno definito una forma di morbo di Alzheimer (MA) che co...

Microglia: ‘cellule immunitarie’ che proteggono il cervello dalle malattie, ma…

28.05.2020 | Esperienze & Opinioni

Sappiamo che il sistema immunitario del corpo è importante per tenere tutto sotto controllo e per...

Pensaci: tenere attivo il cervello può ritardare l'Alzheimer di 5 anni

21.07.2021 | Ricerche

Mantenere il cervello attivo in vecchiaia è sempre stata un'idea intelligente, ma un nuo...

È lo scopo o il piacere la chiave della felicità mentre invecchiamo?

19.11.2021 | Esperienze & Opinioni

I benefici di avere un senso di scopo nella vita sono davvero incredibili. Le persone co...

L'Alzheimer inizia all'interno delle cellule nervose?

25.08.2021 | Ricerche

Uno studio sperimentale eseguito alla Lund University in Svezia ha rivelato che la prote...

L'esercizio fisico genera nuovi neuroni cerebrali e migliora la cognizion…

10.09.2018 | Ricerche

Uno studio condotto dal team di ricerca del Massachusetts General Hospital (MGH) ha scop...

I possibili collegamenti tra sonno e demenza evidenziati dagli studi

24.11.2017 | Ricerche

Caro Dottore: leggo che non dormire abbastanza può aumentare il rischio di Alzheimer. Ho avuto pr...

Il Protocollo Bredesen: si può invertire la perdita di memoria dell'Alzhe…

16.06.2016 | Annunci & info

I risultati della risonanza magnetica quantitativa e i test neuropsicologici hanno dimostrato dei...

Convalidare il sentimento aiuta meglio di criticare o sminuire

30.03.2020 | Ricerche

Sostenere i tuoi amici e la famiglia può aiutarli a superare questi tempi di incertezza...

Interleuchina3: la molecola di segnalazione che può prevenire l'Alzheimer…

20.07.2021 | Ricerche

Una nuova ricerca su esseri umani e topi ha identificato una particolare molecola di seg...

Svelata una teoria rivoluzionaria sull'origine dell'Alzheimer

28.12.2023 | Ricerche

Nonostante colpisca milioni di persone in tutto il mondo, il morbo di Alzheimer (MA) man...

Cosa accade nel cervello che invecchia

11.03.2020 | Esperienze & Opinioni

Il deterioramento del cervello si insinua sulla maggior parte di noi. Il primo indizio p...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

Seguici su

 
enfrdeites

We use cookies

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.