Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Alzheimer e cellule cerebrali: come si rovinano e perdono la loro identità

composite image of induced neurons in AlzheimerImmagine composita di neuroni indotti da diversi individui con Alzheimer. Fonte: Istituto SALK

Nonostante la prevalenza del morbo di Alzheimer (MA), non ci sono ancora trattamenti, in parte perché è stato impegnativo studiare come si sviluppa la malattia. Ora, scienziati dell'Istituto Salk hanno trovato nuove informazioni su ciò che va storto durante il MA, facendo crescere neuroni che assomigliano, più accuratamente che mai, alle cellule cerebrali dei pazienti più anziani. E come i pazienti stessi, i neuroni afflitti sembrano perdere la loro identità cellulare.


I risultati, pubblicati il ​​27 aprile 2021, su Cell Stem Cell, dimostrano che queste cellule cerebrali sono caratterizzate da marcatori di stress e cambiamenti per cui le cellule diventano meno specializzate. È interessante notare che molte delle alterazioni viste in queste cellule sono simili a ciò che è stato osservato nelle cellule del tumore, un'altra malattia legata all'invecchiamento.


"Sappiamo che il rischio di Ma aumenta in modo esponenziale con l'età, ma a causa di una comprensione incompleta della patogenesi dipendente dall'età, è stato difficile sviluppare trattamenti efficaci" afferma il professor Rusty Gage, presidente del Salk e autore senior della ricerca. "Sono vitali modelli migliori della malattia per capire cosa guida questa relazione".


In uno studio precedente, il laboratorio di Gage aveva mostrato un nuovo modo in cui si possono usare campioni della pelle per creare cellule cerebrali. Questi neuroni indotti riflettono più accuratamente l'età della persona da cui provengono (a differenza dei neuroni derivati da cellule staminali pluripotenti indotte usate più comunemente). Il nuovo studio si basa su quella scoperta ed è il primo a usare cellule della pelle di persone con MA per creare neuroni indotti che hanno le stesse caratteristiche dei neuroni presenti nel cervello dei pazienti.


"La stragrande maggioranza dei casi di MA insorge sporadicamente e non ha una causa genetica nota", afferma Jerome Mertens, assistente professore aggiunto del Salk e primo autore dello studio, che era stato coinvolto anche nel lavoro precedente. "Il nostro obiettivo qui era vedere se i neuroni indotti che abbiamo generato dai pazienti di MA possono insegnarci qualcosa di nuovo sui cambiamenti che avvengono in queste cellule quando si sviluppa la malattia".


Nella ricerca attuale, gli investigatori hanno raccolto cellule della pelle di 13 pazienti con MA sporadico, quello legato all'età. Hanno anche usato le cellule di tre persone che avevano la forma più rara ed ereditaria della malattia. Come controllo, hanno raccolto cellule della pelle di 19 persone senza MA, che sono state abbinate per età. Usando un tipo specializzato di cellule della pelle chiamate fibroblasti, hanno generato neuroni indotti da ciascuno dei donatori delle cellule. Hanno poi confrontato le differenze molecolari nelle cellule tra coloro che avevano il MA con quelle di coloro che non l'avevano.


Gli investigatori hanno scoperto che i neuroni indotti generati dalle cellule delle persone con MA avevano caratteristiche distinte, diverse dalle cellule sane dei soggetti di controllo. Per cominciare, le cellule del MA mancavano delle strutture sinaptiche, che sono importanti per inviare segnali da una cellula all'altra. Avevano anche cambiamenti nei percorsi di segnalazione, che controllano la funzione cellulare, indicando che le cellule erano stressate.


Inoltre, quando i ricercatori hanno analizzato i trascrittomi delle cellule, un tipo di analisi che mostra le proteine ​​che le cellule stanno producendo, hanno trovato che i neuroni indotti del MA avevano firme molecolari molto simili alle cellule nervose immature presenti nel cervello in sviluppo.


Secondo Mertens, che è anche assistente professore all'Università di Innsbruck in Austria, i neuroni sembrano aver perso la loro identità matura, e questa de-differenziazione, in cui le cellule perdono le loro caratteristiche specializzate, è stata anche descritta per le cellule del cancro. Egli suggerisce che la scoperta apre la porta a nuovi studi.


"Anche se necessaria altra ricerca, i cambiamenti associati alla trasformazione di queste cellule rappresentano potenziali bersagli per [agenti] terapeutici", aggiunge Gage.

 

 

 


Fonte: Salk Institute (> English) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Jerome Mertens, Joseph Herdy, Larissa Traxler, Simon Schafer, Johannes Schlachetzki, Lena Böhnke, Dylan Reid, Hyungjun Lee, Dina Zangwill, Diana Fernandes, Ravi Agarwal, Raffaella Lucciola, Lucia Zhou-Yang, Lukas Karbacher, Frank Edenhofer, Shani Stern, Steve Horvath, Apua Paquola, Christopher Glass, Shauna Yuan, Manching Ku, Attila Szücs, Lawrence Goldstein, Douglas Galasko, Fred Gage. Age-dependent instability of mature neuronal fate in induced neurons from Alzheimer’s patients. Cell Stem Cell, 2021; DOI

Copyright: Tutti i diritti di testi o marchi inclusi nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer OdV di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

'Scioccante': dopo un danno, i neuroni si auto-riparano ripartendo d…

17.04.2020 | Ricerche

Quando le cellule cerebrali adulte sono ferite, ritornano ad uno stato embrionale, secon...

Come dormiamo oggi può prevedere quando inizia l'Alzheimer

8.09.2020 | Ricerche

Cosa faresti se sapessi quanto tempo hai prima che insorga il morbo di Alzheimer (MA)? N...

Curare l'Alzheimer: singolo proiettile magico o sparo di doppietta?

20.03.2025 | Esperienze & Opinioni

Perché i ricercatori stanno ancora annaspando nella ricerca di una cura per quella che è...

Stimolazione dell'onda cerebrale può migliorare i sintomi di Alzheimer

15.03.2019 | Ricerche

Esponendo i topi a una combinazione unica di luce e suono, i neuroscienziati del Massach...

Aumentano le evidenze di origini alternative delle placche di Alzheimer

13.06.2022 | Ricerche

I risultati di uno studio potrebbero spiegare perché i farmaci progettati per rimuovere i depositi d...

Nessuna cura per l'Alzheimer nel corso della mia vita

26.04.2019 | Esperienze & Opinioni

La Biogen ha annunciato di recente che sta abbandonando l'aducanumab, il suo farmaco in ...

L'esercizio fisico dà benefici cognitivi ai pazienti di Alzheimer

29.06.2015 | Ricerche

Nel primo studio di questo tipo mai effettuato, dei ricercatori danesi hanno dimostrato che l'ese...

È lo scopo o il piacere la chiave della felicità mentre invecchiamo?

19.11.2021 | Esperienze & Opinioni

I benefici di avere un senso di scopo nella vita sono davvero incredibili. Le persone co...

'Evitare l'Alzheimer potrebbe essere più facile di quanto pensi'…

16.11.2018 | Esperienze & Opinioni

Hai l'insulino-resistenza? Se non lo sai, non sei sola/o. Questa è forse la domanda più ...

Cerca il tuo sonno ideale: troppo e troppo poco legati al declino cognitivo

28.10.2021 | Ricerche

Come tante altre cose buone della vita, il sonno fa meglio se è moderato. Uno studio plu...

Il caregiving non fa male alla salute come si pensava, dice uno studio

11.04.2019 | Ricerche

Per decenni, gli studi nelle riviste di ricerca e la stampa popolare hanno riferito che ...

Gas xeno potrebbe proteggere dall'Alzheimer, almeno nei topi; previsti te…

30.01.2025 | Ricerche

Molti dei trattamenti perseguiti oggi per proteggere dal morbo di Alzheimer (MA) sono co...

Nuove case di cura: 'dall'assistenza fisica, al benessere emotivo�…

5.11.2018 | Esperienze & Opinioni

Helen Gosling, responsabile delle operazioni della Kingsley Healthcare, con sede a Suffo...

5 tipi di ricerca, sottostudiati al momento, potrebbero darci trattamenti per …

27.04.2020 | Esperienze & Opinioni

Nessun ostacolo fondamentale ci impedisce di sviluppare un trattamento efficace per il m...

A 18 come a 80 anni, lo stile di vita è più importante dell'età per il ri…

22.07.2022 | Ricerche

Gli individui senza fattori di rischio per la demenza, come fumo, diabete o perdita dell...

Sempre più giovani con Alzheimer e demenza: colpa delle tossine ambientali, me…

6.05.2020 | Denuncia & advocacy

È abbastanza straziante quando le persone anziane sviluppano condizioni di perdita di me...

Cosa rimane del sé dopo che la memoria se n'è andata?

7.04.2020 | Esperienze & Opinioni

Il morbo di Alzheimer (MA) è caratterizzato da una progressiva perdita di memoria. Nelle...

IFITM3: la proteina all'origine della formazione di placche nell'Alz…

4.09.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) è una malattia neurodegenerativa caratterizzata dall'accumulo...

L'Alzheimer inizia all'interno delle cellule nervose?

25.08.2021 | Ricerche

Uno studio sperimentale eseguito alla Lund University in Svezia ha rivelato che la prote...

3 modi per trasformare l'auto-critica in auto-compassione

14.08.2018 | Esperienze & Opinioni

Hai mai sentito una vocina parlare nella tua testa, riempiendoti di insicurezza? Forse l...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

Seguici su

 
enfrdeites

We use cookies

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.