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Semplice esame del sangue può rivelare accuratamente la neurodegenerazione sottostante

Un nuovo studio su oltre 3.000 persone, guidato dal King's College London in collaborazione con la Lund University, ha dimostrato per la prima volta che un singolo biomarcatore può indicare accuratamente la presenza della neurodegenerazione sottostante nelle persone con problemi cognitivi.


I livelli di una proteina del sangue chiamata 'neurofilamento a catena leggera' (NfL, neurofilament light chain) possono identificare coloro che potrebbero avere malattie neurodegenerative, come la demenza da sindrome di Down, la malattia del motoneurone (SLA) e la demenza frontotemporale, quando i sintomi clinici non sono definitivi.


La ricerca, pubblicata su Nature Communications, ha determinato una serie di livelli di soglia correlati all'età dell'NfL che potrebbero delineare il suo utilizzo potenziale negli ambienti di assistenza primaria, attraverso un semplice esame del sangue.


Il coautore senior dello studio, dott. Abdul Hye del King's College London e del South London and Maudsley NHS Foundation Trust, ha dichiarato:

"Per la prima volta abbiamo mostrato in una serie di disordini che un singolo biomarcatore può indicare la presenza di neurodegenerazione sottostante con una precisione eccellente. Sebbene non sia specifico per nessun disordine, potrebbe aiutare in servizi come le cliniche di memoria a individuare in modo rapido se i problemi di memoria, di pensiero o quelli psichiatrici sono il risultato di una neurodegenerazione".


Le malattie neurodegenerative sono condizioni debilitanti che determinano la degenerazione e la morte continua di cellule nervose, portando a problemi nel pensiero, nell'attenzione e nella memoria. Ci sono attualmente circa 850.000 persone con demenza in GB, che si prevede saliranno a 1,6 milioni entro il 2040. Per aiutare a identificare l'inizio di queste malattie debilitanti e a mettere in atto misure preventive il più presto possibile, c'è l'esigenza di sviluppare biomarcatori affidabili e accessibili che possono riconoscere o escludere se nel cervello sono presenti i processi responsabili della neurodegenerazione.


Gli attuali biomarcatori usati per identificare i disturbi neurodegenerativi sono prelevati dal fluido che circonda il cervello e la colonna vertebrale (fluido cerebrospinale, CSF) che devono essere estratti con una procedura invasiva chiamata puntura lombare. Sono stati fatti progressi per usare biomarcatori del sangue che permetterebbero una valutazione più accessibile e confortevole.


Una caratteristica centrale e irreversibile in molti disturbi neurodegenerativi è costituita dai danni alla fibra nervosa che si traducono nel rilascio dell'NfL. Usando test ultrasensibili, l'NfL può essere rilevato nel sangue a livelli bassi ed è elevato in diversi disturbi, a differenza della tau fosforilata, specifica del morbo di Alzheimer (MA). Ciò significa che l'NfL può essere utile nel processo diagnostico di molte malattie neurodegenerative, in particolare, come in questo studio, nella demenza da sindrome di Down, nella SLA e nella demenza frontotemporale.


Il coautore prof. Ammar al-Chalabi, del King's College London, ha detto:

"Per le malattie neurodegenerative come il MA, il Parkinson o la malattia del motoneurone, sarebbe molto utile un esame del sangue per consentire la diagnosi precoce e per aiutarci a monitorare la progressione della malattia e la risposta al trattamento. L'NfL è un biomarcatore promettente che potrebbe accelerare la diagnosi di malattie neurodegenerative e accorciare gli studi clinici".


Lo studio ha esaminato 3.138 campioni del King's College London, dell'Università di Lund e dell'Alzheimer’s Disease Neuroimaging Initiative, che comprendevano persone senza problemi cognitivi, persone con disturbi neurodegenerativi, persone con sindrome di Down e persone con depressione.


Lo studio ha dimostrato che le concentrazioni dell'NfL nel sangue erano più alte in tutti i disordini neurodegenerativi rispetto a quelli senza problemi cognitivi, il più alto era nelle persone con sindrome di Down, nella malattia del motoneurone e nella demenza frontotemporale.


Lo studio ha anche dimostrato che, anche se non riusciva a differenziare tra i vari disturbi, l'NfL nel sangue potrebbe fornire informazioni su diversi gruppi all'interno di alcuni disturbi. Ad esempio, in quelli con Parkinson un'alta concentrazione dell'NfL indicava un disturbo atipico di Parkinson e nei pazienti con sindrome di Down, i livelli dell'NfL differenziavano quelli con e senza demenza.


Il coautore Andre Strydom, professore in disabilità intellettive al King's College London, ha dichiarato:

"Questo studio mostra che i livelli dell'NfL sono particolarmente alti negli adulti con sindrome di Down che hanno una predisposizione genetica per il MA. Inoltre, abbiamo mostrato che gli individui con una diagnosi di demenza dopo l'insorgenza del MA avevano livelli più elevati rispetto a quelli che non l'avevano fatto.

"Ciò suggerisce che il nuovo marcatore potrebbe potenzialmente migliorare la diagnosi di MA nelle persone con sindrome di Down, oltre a essere usato come biomarcatore per mostrare se i trattamenti sono efficaci o meno.

È eccitante che tutto ciò che potrebbe essere necessario è un semplice esame del sangue, che gli individui con sindrome di Down tollerano meglio delle scansioni cerebrali".


Lo studio ha valutato soglie o limiti relativi all'età delle concentrazioni di NfL che potrebbero rappresentare il punto in cui un individuo riceverà una diagnosi. Queste soglie erano accurate al 90% nell'evidenziare la neurodegenerazione negli over-65 e accurato al 100% nel rilevare la malattia del motoneurone e la demenza da sindrome di Down nei campioni del King's College London, con un risultato molto simile nei campioni della Lund.


È importante sottolineare che l'NfL è riuscito a distinguere le persone con depressione dagli individui con disturbi neurodegenerativi, che di solito presentano disturbi psichiatrici primari nell'inizio dello sviluppo della malattia, come nella demenza frontotemporale.


Il coautore senior prof. Oskar Hansson della Lund University ha dichiarato:

"I test del sangue hanno un grande potenziale per migliorare la diagnosi di demenza sia nelle cliniche di memoria specializzate che nelle cure primarie. L'NfL nel plasma può essere estremamente utile in un certo numero di scenari clinici che possono informare notevolmente i medici, come dimostra questo grande studio".


Il dott. Hye ha detto:

"L'NfL nel sangue offre un'alternativa scalabile e ampiamente accessibile ai test invasivi e costosi per la demenza. È già usato come valutazione di routine in alcuni paesi europei come la Svezia o i Paesi Bassi, e le nostre soglie legate all'età possono fornire un punto di riferimento e un test rapido accessibile per i medici, per indicare la neurodegenerazione nelle persone che mostrano problemi di pensiero e memoria".


Il primo autore dott. Nicholas Ashton del King's College London conclude:

"Stiamo entrando in un periodo emozionante in cui i test del sangue come l'NfL del plasma, in combinazione con altri biomarcatori del sangue emergenti come la tau fosforilata (p-tau), stanno iniziando a darci informazioni significative e non invasive sui disturbi del cervello".

 

 

 


Fonte: King's College London (> English) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Nicholas Ashton, Shorena Janelidze, Ahmad Al Khleifat, Antoine Leuzy, Emma van der Ende, Thomas Karikari, Andrea Benedet, Tharick Pascoal, Alberto Lleó, Lucilla Parnetti, Daniela Galimberti, Laura Bonanni, Andrea Pilotto, Alessandro Padovani, Jan Lycke, Lenka Novakova, Markus Axelsson, Latha Velayudhan, Gil Rabinovici, Bruce Miller, Carmine Pariante, Naghmeh Nikkheslat, Susan Resnick, Madhav Thambisetty, Michael Schöll, Gorka Fernández-Eulate, Francisco Gil-Bea, Adolfo López de Munain, Ammar Al-Chalabi, Pedro Rosa-Neto, Andre Strydom, Per Svenningsson, Erik Stomrud, Alexander Santillo, Dag Aarsland, John van Swieten, Sebastian Palmqvist, Henrik Zetterberg, Kaj Blennow, Abdul Hye, Oskar Hansson. A multicentre validation study of the diagnostic value of plasma neurofilament light. Nature Communications, 2021, DOI

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