Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Studio rivela la fonte della capacità notevole di ricordare dei 'superager'

Mentre invecchiamo, il nostro cervello in genere subisce un lento processo di atrofia, che riduce la solidità della comunicazione tra varie regioni cerebrali, e porta al declino della memoria e delle altre funzioni cognitive. Ma un raro gruppo di individui più anziani chiamati 'superager' (con invecchiamento super) hanno dimostrato di imparare e richiamare nuove informazioni come i 25enni.


Gli investigatori del Massachusetts General Hospital (MGH) hanno ora identificato l'attività cerebrale che sta alla base della memoria superiore dei superager. "Questa è la prima volta che facciamo scansioni sulle funzioni del cervello dei superager mentre imparano attivamente e ricordano nuove informazioni", afferma Alexandra Touroutoglou PhD, direttrice delle operazioni di scansione dell'Unità Disordini Frontotemporali del MGH e autrice senior dello studio pubblicato su Cerebral Cortex.


Nel 2016, la Touroutoglou e i suoi colleghi di ricerca hanno identificato un gruppo di over-65 con prestazioni notevoli sui test di memoria. I superager partecipano a uno studio longitudinale continuo sull'invecchiamento al MGH, guidato da Bradford Dickerson MD, direttore della Frontotemporal Disorders Unit del MGH e Lisa Feldman Barrett PhD, scienziata di ricerca in psichiatria del MGH.


"Usando la risonanza magnetica, abbiamo scoperto che la struttura del cervello dei superager e la connettività delle loro reti neurali sono simili a quelle del cervello dei giovani adulti; i superager non avevano l'atrofia del cervello tipica degli anziani"
, afferma la Touroutoglou.


Nel nuovo studio, gli investigatori hanno sottoposto 40 adulti con un'età media di 67 anni a un test di memoria molto impegnativo, mentre il loro cervello veniva scansionato con la risonanza magnetica funzionale (fMRI), che, a differenza della risonanza magnetica tipica, mostra l'attività di diverse aree del cervello durante i compiti.


Allo stesso test di memoria si sono prestati anche 41 giovani adulti (età media di 25 anni), mentre il loro cervello veniva scansionato. I partecipanti hanno visto per la prima volta 80 immagini di facce o scene che sono state abbinate ad un aggettivo, come un paesaggio urbano accoppiato con la parola 'industriale' o una faccia maschile accoppiata con la parola 'media'. Il loro primo compito era determinare se la parola corrispondeva all'immagine, un processo chiamato codifica.


Dopo 10 minuti, i partecipanti hanno rivisto le 80 coppie parole-immagine di prima, altre 40 paia di nuove parole-immagini e 40 coppie riorganizzate costituite da parole-immagini che avevano visto in precedenza. Il loro secondo compito era ricordare se avevano visto in precedenza ogni specifica coppia parola-immagine, o se vedevano una coppia nuova o riorganizzata. Mentre i partecipanti erano nello scanner, i ricercatori hanno prestato molta attenzione alla corteccia visiva, che è l'area del cervello che elabora ciò che vedi ed è particolarmente sensibile all'invecchiamento.


"Nella corteccia visiva, ci sono popolazioni di neuroni che sono coinvolte selettivamente nell'elaborazione di diverse categorie di immagini, come facce, case o scene"
, afferma il primo autore Yuta Katsumi PhD, post-dottorato in psichiatria al MGH. "Questa funzione selettiva di ciascun gruppo di neuroni li rende più efficienti nell'elaborare ciò che vedi e creare una memoria distinta di quelle immagini, che può quindi essere facilmente recuperata".


Durante l'invecchiamento, questa selettività ('differenziazione neurale') diminuisce e il gruppo di neuroni che una volta rispondeva principalmente ai volti ora si attiva per altre immagini. Il cervello ha ora difficoltà a creare modelli di attivazione neurale unici per diversi tipi di immagini, il che significa che sta facendo rappresentazioni mentali meno riconoscibili di ciò che la persona sta vedendo.


Questo è un motivo per cui gli individui più anziani hanno difficoltà a ricordare quando potrebbero aver visto uno spettacolo televisivo, letto un articolo o mangiato un pasto specifico. Ma nello studio con fMRI, la prestazione della memoria dei superager era indistinguibile dai ventenni, e la corteccia visiva del loro cervello manteneva modelli di attività giovanili.


"I superager avevano mantenuto lo stesso alto livello di differenziazione neurale, o selettività, come da giovani adulti"
, afferma Katsumi. "Il loro cervello ha permesso loro di creare rappresentazioni distinte delle diverse categorie di informazioni visive in modo da poter ricordare con precisione la coppia parola-immagine".


Una domanda importante alla quale i ricercatori devono ancora rispondere è se "il cervello dei superager era sempre stato più efficiente dei loro pari, o se, nel tempo, hanno sviluppato meccanismi per compensare il suo declino mentre invecchiavano", afferma la Touroutoglou.


Gli studi precedenti hanno dimostrato che l'allenamento può aumentare la selettività delle regioni cerebrali, che può essere un intervento potenziale per ritardare o prevenire il calo della differenziazione neurale degli adulti con invecchiamento normale e rendere il loro cervello più simile a quello dei superager.


Attualmente i ricercatori stanno conducendo una sperimentazione clinica per valutare se la stimolazione elettromagnetica non invasiva, che fornisce una corrente elettrica alle aree puntate del cervello, può migliorare la memoria degli anziani. I ricercatori hanno in programma anche di studiare diverse regioni cerebrali per capire ulteriormente come i superager imparano e ricordano, e esamineranno lo stile di vita e altri fattori che potrebbero contribuire alla memoria sorprendente dei superager.

 

 

 


Fonte: Massachusetts General Hospital (> English) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Yuta Katsumi, Joseph Andreano, Lisa Feldman Barrett, Bradford Dickerson, Alexandra Touroutoglou. Greater Neural Differentiation in the Ventral Visual Cortex Is Associated with Youthful Memory in Superaging. Cerebral Cortex, 2021, DOI

Copyright: Tutti i diritti di testi o marchi inclusi nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer OdV di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

La scoperta del punto di svolta nell'Alzheimer può migliorare i test di n…

20.05.2022 | Ricerche

 Intervista al neurologo William Seeley della Università della California di San Francisco

...

5 tipi di ricerca, sottostudiati al momento, potrebbero darci trattamenti per …

27.04.2020 | Esperienze & Opinioni

Nessun ostacolo fondamentale ci impedisce di sviluppare un trattamento efficace per il m...

Infezione cerebrale da funghi produce cambiamenti simili all'Alzheimer

26.10.2023 | Ricerche

Ricerche precedenti hanno implicato i funghi in condizioni neurodegenerative croniche co...

Scienziati dicono che si possono recuperare i 'ricordi persi' per l…

4.08.2017 | Ricerche

Dei ricordi dimenticati sono stati risvegliati nei topi con Alzheimer, suggerendo che la...

Acetil-L-carnitina può aiutare la memoria, anche insieme a Vinpocetina e Huper…

27.03.2020 | Esperienze & Opinioni

Demenza grave, neuropatie (nervi dolorosi), disturbi dell'umore, deficit di attenzione e...

Alzheimer e le sue proteine: bisogna essere in due per ballare il tango

21.04.2016 | Ricerche

Per anni, i neuroscienziati si sono chiesti come fanno le due proteine ​​anomale amiloid...

Le cellule immunitarie sono un alleato, non un nemico, nella lotta all'Al…

30.01.2015 | Ricerche

L'amiloide-beta è una proteina appiccicosa che si aggrega e forma picco...

Meccanismo neuroprotettivo alterato dai geni di rischio dell'Alzheimer

11.01.2022 | Ricerche

Il cervello ha un meccanismo naturale di protezione contro il morbo di Alzheimer (MA), e...

Trovato legame tra amiloide-beta e tau: è ora possibile una cura per l'Al…

27.04.2015 | Ricerche

Dei ricercatori hanno assodato come sono collegate delle proteine che hanno un ruolo chiave nell...

3 modi per trasformare l'auto-critica in auto-compassione

14.08.2018 | Esperienze & Opinioni

Hai mai sentito una vocina parlare nella tua testa, riempiendoti di insicurezza? Forse l...

Sintomi visivi bizzarri potrebbero essere segni rivelatori dell'Alzheimer…

1.02.2024 | Ricerche

Un team di ricercatori internazionali, guidato dall'Università della California di San F...

Perché vivere in un mondo ‘incredibilmente tossico’ aumenta il rischio di Alzh…

6.05.2020 | Denuncia & advocacy

Sei preoccupato per la minaccia del morbo di Alzheimer (MA), e ti stai chiedendo che cos...

Chiarito il meccanismo che porta all'Alzheimer e come fermarlo

30.08.2017 | Ricerche

Nel cervello delle persone con Alzheimer ci sono depositi anomali di proteine ​​amiloide-beta e ​...

LATE: demenza con sintomi simili all'Alzheimer ma con cause diverse

3.05.2019 | Ricerche

È stato definito un disturbo cerebrale che imita i sintomi del morbo di Alzheimer (MA), ...

Microglia: ‘cellule immunitarie’ che proteggono il cervello dalle malattie, ma…

28.05.2020 | Esperienze & Opinioni

Sappiamo che il sistema immunitario del corpo è importante per tenere tutto sotto controllo e per...

L'Alzheimer inizia all'interno delle cellule nervose?

25.08.2021 | Ricerche

Uno studio sperimentale eseguito alla Lund University in Svezia ha rivelato che la prote...

I ricordi potrebbero essere conservati nelle membrane dei tuoi neuroni

18.05.2023 | Ricerche

Il cervello è responsabile del controllo della maggior parte delle attività del corpo; l...

Paesi asiatici assistono gli anziani in modo diverso: ecco cosa possiamo impar…

28.10.2020 | Esperienze & Opinioni

A differenza dei paesi occidentali, le culture tradizionali asiatiche mettono un forte a...

10 Consigli dei neurologi per ridurre il tuo rischio di demenza

28.02.2023 | Esperienze & Opinioni

La demenza colpisce milioni di persone in tutto il mondo, quasi un over-65 su 10. Nonost...

Come vivere in modo sicuro con la demenza a casa tua

12.11.2020 | Esperienze & Opinioni

C'è un malinteso comune che la persona con una diagnosi di demenza perde la sua indipend...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

Seguici su

 
enfrdeites

We use cookies

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.