"Quando sono andata in pensione, all'inizio sembrava che ci sarebbero stati così tanti mercoledì vuoti; come tutti gli altri giorni della settimana. Ma non è stato così".
Per la natura stessa della mia diagnosi, il mio libro parla della perdita del vecchio e della nascita del nuovo io. Ma quello che spero possa mostrare di più è che la chiave per sopravvivere è il modo in cui cambiano le relazioni in una crisi, come si fanno nuovi amici e come ci si adatta a questo nuovo mondo.
Tuttavia, di fronte a tanto stigma, tanta negatività su una diagnosi di demenza, non sarebbe stato facile vedere alcun segnale positivo. Mi ci è voluto un po' per mettere in discussione le opinioni che sembrano circondarmi.
Con il passare dei giorni, dopo la mia diagnosi, mi sono presto resa conto che non stavo subendo un declino rapido. Sì, avevo i miei giorni buoni e quelli cattivi, ma se un giorno era brutto, ho sempre pensato che il successivo avrebbe potuto essere migliore.
Quando le persone sentono la parola 'demenza', pensano immediatamente alle fasi finali. Ma deve avere un inizio, deve avere un centro e tutte quelle persone nelle fasi avanzate hanno avuto un inizio.
Venendo a patti con questa nuova esistenza, scoprendo ancora una volta il senso di scopo, ero determinata a fare in modo che una diagnosi non significasse la fine, come molti medici volevano farmi credere. Era semplicemente un nuovo capitolo della mia vita; uno che non avrei mai scelto, ma che la vita mi aveva riservato.
La gente dimentica che ogni giorno prendiamo decisioni sul modo in cui viviamo, e che la decisione - piccola o grande come la mia - può fare la differenza tra ciò che ti forma e ciò che ti spezza. Ho deciso di intraprendere un percorso positivo che ha portato a una nuova scoperta di me stessa.
All'improvviso ho scoperto nuovi talenti. Ero sempre piena di risorse, ero sempre organizzata, ma non ho mai saputo quanto cruciali sarebbero state queste abilità per sopravvivere a una diagnosi. Ho affinato quei talenti per permettermi di inventare modi fantasiosi per adattarmi alle sfide lanciate contro di me dalla demenza.
All'improvviso ti si presentano nuove opportunità ... chi avrebbe mai pensato di incontrare Julianne Moore alla prima di Londra di 'Still Alice'? Chi avrebbe mai pensato che avrei avuto una tale passione per la ricerca e fatto dei nuovi amici così meravigliosi nella comunità di ricerca? Chi avrebbe mai pensato che avrei fatto amici così fantastici tra le persone con demenza, persone che altrimenti non avrei mai incontrato?
Chi avrebbe mai pensato che avrei scritto un best seller del Sunday Times ... questo solo per dimostrare che anche ritrovarsi con una brutta mano nella vita può portare a nuovi inizi.
La mia identità è cambiata? Bene, il mio nome è ancora Wendy Mitchell, ma credo che la demenza abbia aperto un io tutto nuovo che non sarebbe mai emerso se non avessi avuto la diagnosi.
Fonte: Wendy Mitchell in Psychology Today (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.
Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.
Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.
Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.