Ricercatori australiani hanno delineato nuovi approcci per la diagnosi e il trattamento dell'Alzheimer, che potrebbero consentire l''individuazione precisa della malattia prima che sorgano i sintomi più debilitanti.
La diagnosi del morbo è attualmente possibile solo attraverso l'esame post-mortem del cervello, ma la diagnosi precoce è fondamentale per prevenire la malattia che causa notevoli danni al cervello.
Parlando all'11a conferenza annuale sull'Aggiornamento di Patologia del Royal College of Pathologists of Australasia (RCPA) a Sydney, due squadre di scienziati hanno annunciato i risultati di ampie ricerche che hanno trovato una serie di possibili "biomarcatori", utili a delineare un nuovo approccio diagnostico e terapeutico per affrontare la malattia.
TEAM 1
Il Dr Simon Laws, dell'Edith Cowan University e del gruppo di ricerca Australian Imaging Biomarker and Lifestyle (AIBL), ha annunciato due risultati principali dai suoi studi.
Nel primo, Laws ha identificato un gruppo di otto potenziali biomarcatori del plasma. Il secondo studio ha scoperto che i livelli di ormoni sessuali, in particolare del testosterone e dell'ormone luteinizzante, sono correlati alla presenza nel cervello di plasma che causa Alzheimer e amiloide-beta cerebrale; aprendo la strada a nuovi metodi di diagnosi e trattamento.
Laws ha detto che l'individuazione e la convalida di un piccolo gruppo di biomarcatori ha implicazioni significative per la futura diagnosi, previsione e monitoraggio della malattia di Alzheimer. "La stretta associazione tra ormoni e patologia di Alzheimer ha implicazioni significative sui trattamenti futuri della malattia; uno studio clinico sarà la fase successiva per valutare l'efficacia di questo approccio", ha detto Laws in un comunicato.
TEAM 2
Il secondo team, guidato dal dottor Ashley Bush (foto) del Department of Pathology and Mental Health Research Institute dell'Università di Melbourne, ha esaminato il modo in cui i disturbi alla capacità del cervello di esportare concentrazioni di elementi di transizione, come zinco, rame e ferro, si correlano alla presenza e alla formazione di placche.
Ciò potrebbe fornire ai patologi nuovi metodi di diagnosi e trattamento dell'Alzheimer. I livelli di questi ioni nel cervello aumentano con l'invecchiamento e crescono ancora di più quando insorgono i sintomi dell'Alzheimer. La regolazione anomala dei metalli nel cervello è cruciale per la formazione delle placche e della tau che provocano l'Alzheimer.
"Queste recenti scoperte che vedono un ruolo centrale dei metalli nella neuropatologia dell'Alzheimer individuano i bersagli per una nuova classe di farmaci che si sono dimostrati molto promettenti nei test clinici. Queste alterazioni si riflettono anche in periferia nell'Alzheimer e possono essere la base di biomarcatori predittivi", ha detto Bush.
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Pubblicato in AgedCareInSite il 12 marzo 2012 - Traduzione di Franco Pellizzari.
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