Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Un singolo trattamento genera nuovi neuroni, elimina neurodegenerazione nei topi

mouse dopaminergic neurons

Xiang-Dong Fu PhD, non è mai stato così entusiasta di qualcosa in tutta la sua carriera. Ha studiato a lungo la biologia di base dell'RNA, un cugino genetico del DNA e delle proteine ​​che lo legano. Ma una singola scoperta ha lanciato Fu in un campo completamente nuovo: le neuroscienze.


Da decenni, Fu e il suo team dell'Università della California di San Diego stanno studiando una proteina chiamata PTB, che è ben nota per legare l'RNA e influenzare quali geni sono accesi o spenti in una cellula. Per studiare il ruolo di una proteina come la PTB, gli scienziati spesso manipolano le cellule per ridurre la quantità di quella proteina, e poi vedere cosa succede.


Diversi anni fa, un ricercatore post-dottorato del laboratorio di Fu stava usando questo approccio, con una tecnica chiamata siRNA per silenziare il gene PTB in cellule del tessuto connettivo chiamate fibroblasti. Ma è un processo noioso che deve essere eseguito più e più volte. Dopo essersi stancato ha convinto Fu che avrebbero dovuto usare una tecnica diversa per creare una linea cellulare stabile che manca in permanenza della PTB. In un primo momento, il ricercatore si è lamentato anche di questa nuova tecnica, perché faceva crescere le cellule troppo lentamente.


Ma dopo un paio di settimane ha notato qualcosa di strano: erano rimasti pochissimi fibroblasti, quasi tutto il piatto era invece pieno di neuroni. In questo modo fortuito, il team ha scoperto che l'inibizione o l'eliminazione di un singolo gene (quello che codifica la PTB) trasforma diversi tipi di cellule del topo direttamente in neuroni.


Più di recente, Fu e Hao Qian PhD, un altro ricercatore post-dottorato nel suo laboratorio, hanno fatto fare alla scoperta un grande passo in avanti, applicandola in quello che potrebbe un giorno essere un nuovo approccio terapeutico per il Parkinson e per altre malattie neurodegenerative. Un solo trattamento, che ha inibito la PTB nei topi, è stato sufficiente a convertire astrociti nativi (cellule di supporto a forma di stella del cervello) in neuroni che producono il neurotrasmettitore dopamina. Di conseguenza, nei topi sono scomparsi i sintomi del Parkinson.


Lo studio è pubblicato il 24 giugno 2020 su Nature.


“I ricercatori di tutto il mondo hanno cercato molti modi per generare neuroni in laboratorio, usando cellule staminali e altri mezzi, così da studiarli meglio, e usarli per sostituire i neuroni persi nelle malattie neurodegenerative”, ha detto Fu, professore di medicina molecolare e cellulare alla UC San Diego. “Il fatto che siamo riusciti a produrre tanti neuroni in modo relativamente facile è stata una grande sorpresa”.


Ci sono diversi modi per imitare il Parkinson nei topi. In questo caso, i ricercatori hanno applicato una molecola che assomiglia alla dopamina per avvelenare i neuroni che producono la dopamina. Come risultato, i topi perdono i neuroni che producono dopamina e sviluppano sintomi simili al Parkinson, come ad esempio le deficienze di movimento.


Il trattamento funziona così: i ricercatori hanno sviluppato un virus non-infettivo che porta una sequenza oligonucleotide antisenso, un pezzo artificiale di DNA progettato per legarsi specificamente all'RNA che codifica la PTB, così da degradarlo, impedire che sia tradotto in una proteina funzionale e che stimoli lo sviluppo dei neuroni.


Gli oligonucleotidi antisenso, chiamati anche farmaci di progettazione del DNA, sono un approccio collaudato per le malattie neurodegenerative e neuromuscolari; il coautore dello studio, Don Cleveland PhD, è il pioniere della tecnologia, che ora costituisce la base della terapia approvata dalla Food and Drug Administration per l'atrofia muscolare spinale e di molte altre terapie attualmente in sperimentazione clinica. Cleveland è preside del Dipartimento di Medicina Molecolare e Cellulare della UC San Diego e fa parte del Ludwig Institute for Cancer Research.


I ricercatori hanno somministrato il trattamento con oligonucleotidi antisenso PTB direttamente al mesencefalo del topo, dove avviene la regolazione del controllo motorio e dei comportamenti di ricompensa, la parte del cervello che di solito perde i neuroni che producono dopamina nel Parkinson. Un gruppo di controllo di topi ha ricevuto un trattamento finto con un virus vuoto o una sequenza antisenso irrilevante.


Nei topi trattati, un piccolo sottoinsieme di astrociti si è convertito in neuroni, aumentando il numero di neuroni di circa il 30%. I livelli di dopamina si sono ripristinati ad un livello paragonabile a quello dei topi normali. Ancora di più, i neuroni sono cresciuti e hanno inviato i loro processi in altre parti del cervello. Nei topi di controllo invece non c'è stato alcun cambiamento.


Su due diverse misurazioni di movimento e risposta degli arti, i topi trattati sono tornati alla normalità entro tre mesi dopo un singolo trattamento, e sono rimasti completamente privi di sintomi di Parkinson per il resto della loro vita. Al contrario, i topi di controllo non hanno mostrato alcun miglioramento.


“Sono rimasto sbalordito da quello che ho visto”, ha detto il co-autore William Mobley MD/PhD, professore di neuroscienze della UC San Diego. “Tutta questa nuova strategia per il trattamento della neurodegenerazione dà speranza che sia possibile aiutare anche quelli con la malattia avanzata”.


Cosa ha a che fare la PTB con questo effetto? “Questa proteina è presente in molte cellule”, ha detto Fu. “Ma, quando i neuroni cominciano a svilupparsi dai loro precursori, essa scompare naturalmente. Quello che abbiamo trovato è che costringere la PTB ad andare via è l'unico segnale di cui una cellula ha bisogno per accendere i geni necessari per produrre un neurone”.


Naturalmente, i topi non sono persone, ha ammonito. Il modello usato dal team non riassume perfettamente tutte le caratteristiche essenziali del Parkinson. Ma lo studio fornisce una prova di concetto, ha detto Fu.


Per il seguito, il team ha in programma di ottimizzare i suoi metodi e testare l'approccio in topi modello che imitano il Parkinson attraverso cambiamenti genetici. Essi hanno anche brevettato il trattamento con oligonucleotide antisenso PTB, per procedere ai test negli esseri umani.


“Il mio sogno è vedere questo nella sperimentazione clinica, per testare questo approccio come trattamento per il Parkinson, ma anche per molte altre malattie in cui si perdono i neuroni, come l'Alzheimer, il morbo di Huntington e l'ictus”, ha detto Fu. “E sognando ancora più in grande, cosa succederebbe se potessimo puntare la PTB per correggere difetti in altre parti del cervello, per trattare cose come i difetti cerebrali ereditari? Voglio passare il resto della mia carriera a rispondere a queste domande”.

 

 

 


Fonte: Heather Buschman PhD in University of California San Diego (> English text) - Traduzione Franco Pellizzari.

Riferimenti: Hao Qian, Xinjiang Kang, Jing Hu, Dongyang Zhang, Zhengyu Liang, Fan Meng, Xuan Zhang, Yuanchao Xue, Roy Maimon, Steven F. Dowdy, Neal K. Devaraj, Zhuan Zhou, William C. Mobley, Don W. Cleveland, Xiang-Dong Fu. Reversing a model of Parkinson’s disease with in situ converted nigral neurons. Nature, 2020, DOI

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Accumulo di proteine sulle gocce di grasso implicato nell'Alzheimer ad es…

21.02.2024

In uno studio durato 5 anni, Sarah Cohen PhD, biologa cellulare della UNC e Ian Windham della Rockef...

Sintomi visivi bizzarri potrebbero essere segni rivelatori dell'Alzheimer…

1.02.2024

Un team di ricercatori internazionali, guidato dall'Università della California di San F...

Demenze: forti differenze regionali nell’assistenza, al Nord test diagnostici …

30.01.2024

In Iss il Convegno finale del Fondo per l’Alzheimer e le Demenze, presentate le prime linee g...

Svelata una teoria rivoluzionaria sull'origine dell'Alzheimer

28.12.2023

Nonostante colpisca milioni di persone in tutto il mondo, il morbo di Alzheimer (MA) man...

Diagnosi di Alzheimer: prenditi del tempo per elaborarla, poi vai avanti con m…

4.12.2023

Come posso accettare la diagnosi di Alzheimer?

Nathaniel Branden, compianto psicoterape...

Zen e mitocondri: il macchinario della morte rende più sana la vita

20.11.2023

Sebbene tutti noi aspiriamo a una vita lunga, ciò che è più ambito è un lungo periodo di...

Infezione cerebrale da funghi produce cambiamenti simili all'Alzheimer

26.10.2023

Ricerche precedenti hanno implicato i funghi in condizioni neurodegenerative croniche co...

Scoperta nuova causa di Alzheimer e di demenza vascolare

21.09.2023

Uno studio evidenzia la degenerazione delle microglia nel cervello causata dalla tossicità del ferro...

Malato di Alzheimer: la casa di cura la paga lo Stato?

25.05.2023

Chi si fa carico delle spese per un malato di Alzheimer ricoverato in una casa di riposo? Scopriamo ...

I ricordi potrebbero essere conservati nelle membrane dei tuoi neuroni

18.05.2023

Il cervello è responsabile del controllo della maggior parte delle attività del corpo; l...

Qualità della vita peggiora quando l'Alzheimer è complicato dal cancro

28.04.2023

Che considerazioni si possono fare per una persona con Alzheimer che riceve anche la diagnosi di can...

Gli interventi non farmacologici per l'Alzheimer sono sia efficaci che co…

19.04.2023

Un team guidato da ricercatori della Brown University ha usato una simulazione al computer per di...

Menopausa precoce e terapia ormonale ritardata alzano il rischio di Alzheimer

17.04.2023

Le donne hanno più probabilità degli uomini di sviluppare il morbo di Alzheimer (MA), e ...

Flusso del fluido cerebrale può essere manipolato dalla stimolazione sensorial…

11.04.2023

Ricercatori della Boston University, negli Stati Uniti, riferiscono che il flusso di liq...

L'impatto del sonno su cognizione, memoria e demenza

2.03.2023

Riduci i disturbi del sonno per aiutare a prevenire il deterioramento del pensiero.

Orienteering: un modo per addestrare il cervello e contrastare il declino cogn…

27.01.2023

Lo sport dell'orienteering (orientamento), che attinge dall'atletica, dalle cap...

Effetti della carenza di colina sulla salute neurologica e dell'intero si…

23.01.2023

Assorbire colina a sufficienza dall'alimentazione è cruciale per proteggere il corpo e il cervello d...

Scoperta ulteriore 'barriera' anatomica che difende e monitora il ce…

11.01.2023

Dalla complessità delle reti neurali, alle funzioni e strutture biologiche di base, il c...

L'invecchiamento è guidato da geni sbilanciati

21.12.2022

Il meccanismo appena scoperto è presente in vari tipi di animali, compresi gli esseri umani.

Goccioline liquide dense come computer cellulari: nuova teoria sulla causa del…

22.09.2022

Un campo emergente è capire come gruppi di molecole si condensano insieme all'interno de...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

We use cookies

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.