Un test tanto atteso, sviluppato da Eli Lilly & Co, che rileva la presenza di proteine legate all'Alzheimer nel cervello è stato approvato Venerdì dalla Food and Drug Administration.
Lo strumento potrebbe consentire ai medici di individuare l'Alzheimer prima e con più precisione nei pazienti al primo segno di problemi di memoria, un vantaggio potenziale per le cure e i medicinali in via di sviluppo contro la malattia.
Il test utilizza una sostanza chimica chiamata florbetapir, noto con il marchio Amyvid, un agente radioattivo che marca i grumi di una sostanza appiccicosa chiamato amiloide, una caratteristica dell'Alzheimer. La sostanza chimica, che costa 1.600 dollari per dose, viene poi rilevata utilizzando una tecnica di imaging cerebrale chiamata tomografia a emissione di positroni (PET).
Per i pazienti che hanno già alcuni sintomi di declino cognitivo, una scansione positiva suggerisce che sono presenti nel cervello placche amiloidi da moderate a frequenti, il che è coerente con l'Alzheimer. Se la scansione è negativa, indicando assenza di grumi o grumi con poca amiloide, "ciò conferisce al medico un indizio che l'Alzheimer non è, probabilmente, la causa di quei sintomi", ha detto Daniel Skovronsky, che ha sviluppato l'agente ed è il responsabile dello sviluppo a livello globale dell'Amyvid alla Lilly. Per quei pazienti, i medici possono quindi cercare altre cause potenziali del declino della memoria, emettendo una diversa prognosi o con un trattamento differenziale rispetto all'Alzheimer, ha detto.
L'agente di imaging non può essere utilizzato per la diagnosi di una persona con Alzheimer se l'individuo non avverte disturbi della memoria, perché la presenza di amiloide nel cervello da sola non significa che qualcuno ha l'Alzheimer. Prima dello sviluppo di agenti di imaging, le placche amiloidi potevano essere determinate solo dopo la morte, esaminando il cervello con un'autopsia. Circa il 20% degli anziani cognitivamente sani, durante l'autopsia, hanno grandi quantità di amiloide nel cervello, secondo Denise Park, direttore del Center for Vital Longevity all'Università del Texas di Dallas. "Probabilmente avrà un ruolo importante nel capire sia come diagnosticare che come trattare la malattia, ma a questo punto è ancora una questione aperta per le persone asintomatiche", ha affermato la Park, professore di comportamento e scienze del cervello, che utilizza l'Amyvid nella sua ricerca sull'invecchiamento.
L'Amyvid sarà disponibile in quantità limitata a partire dal mese di giugno, ha dichiarato Lilly. La mancanza di capacità di diagnosticare in modo affidabile i pazienti nelle fasi iniziali dell'Alzheimer ha ostacolato la ricerca. Alcuni esperti ritengono che i test di sperimentazione dei farmaci hanno fallito in quanto i pazienti arruolati in questi studi erano già progrediti troppo perchè i trattamenti fossero efficaci. I fautori dell'utilizzo del florbetapir, e degli agenti simili che si stanno sviluppando, hanno detto che tale tecnologia potrà accelerare la ricerca, contribuendo a identificare con precisione le persone ad alto rischio per lo sviluppo della malattia e all'iscrizione di tali persone agli studi terapeutici. Può anche essere utile nel monitorare la progressione della malattia nel cervello.
Alcuni esperti hanno messo in dubbio l'utilità del test finché non sono disponibili trattamenti che alterano in modo significativo il decorso della malattia. Ma alcuni medici ritengono che i pazienti possono trovare la diagnosi utile ai fini della pianificazione o semplicemente per sapere con certezza di avere l'Alzheimer.
Un'altra preoccupazione espressa dalla FDA è se i medici possono leggere i risultati della scansione in modo accurato e coerente. L'agenzia, in marzo dello scorso anno, ha rifiutato di approvare il composto e ha detto che la società aveva bisogno di stabilire un programma di formazione perchè i medici potessero interpretare con precisione i risultati della scansione. La Lilly ha lavorato con la FDA e con gli esperti per sviluppare dei programmi di formazione online e di persona della durata di tre ore per i medici. "Ci sono molti pazienti che stanno brancolando nel buio da qualche tempo, ed ecco l'occasione per far brillare una luce nel loro cervello e scoprire se c'è amiloide o no", ha detto il Dott. Skovronsky.
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Pubblicato da Shirley S. Wang in WallStreetJournal il 9 Aprile 2012 - Traduzione di Franco Pellizzari.
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