Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


I nuovi farmaci per l'Alzheimer devono avere l'obiettivo giusto

I farmaci di nuova generazione, progettati per combattere l'Alzheimer, sembrano molto promettenti. Infatti degli scienziati hanno svelato i meccanismi alla base di due classi di composti in fase di sperimentazione con studi clinici. Essi hanno inoltre identificato una probabile causa di forme ereditarie della malattia ad insorgenza precoce.


Degli scienziati dell'EPFL hanno svelato come operano contro la malattia due classi di composti farmacologici, attualmente in sperimentazione clinica.


La loro ricerca suggerisce che questi composti puntano i peptidi che causano la malattia con un'alta precisione e con il minimo di effetti collaterali. Allo stesso tempo, gli scienziati offrono una spiegazione molecolare alle forme ereditarie dell'Alzheimer ad esordio precoce, che possono insorgere fin dai 30 anni di età. Le conclusioni della loro ricerca, che è stata pubblicata sulla rivista Nature Communications, sono molto incoraggianti per quanto riguarda il futuro dei mezzi terapeutici che potrebbero tenere l'Alzheimer sotto controllo.


Il morbo è caratterizzato da una aggregazione di piccole molecole biologiche conosciute come peptidi amiloidi. Tutti noi produciamo queste molecole, che hanno un ruolo antiossidante essenziale. Ma nelle persone con Alzheimer, questi peptidi si aggregano nel cervello in placche tossiche - chiamate "placche amiloidi" - che distruggono i neuroni circostanti.


Il processo inizia con una lunga proteina (l'APP), presente in tutta la membrana del neurone. Questa proteina è tagliata in diversi pezzi da un enzima, proprio come un nastro viene tagliato dalle forbici. Il taglio iniziale genera una proteina intracellulare più piccola che ha un ruolo utile nel neurone. Un altro taglio rilascia il resto dell'APP fuori della cellula: questa parte è il peptide amiloide.


Per ragioni non ancora chiare, la proteina APP può essere tagliata in vari punti, producendo peptidi amiloidi di varie lunghezze. Solo le forme più lunghe del peptide amiloide rischiano di aggregarsi in placche, e le persone con Alzheimer producono un numero anormalmente elevato di queste.

 

Un bersaglio preferito dell'Alzheimer: il gamma secretasi

Le due classi di composti di nuova generazione che sono attualmente in sperimentazione clinica puntano un enzima che taglia l'APP, noto come gamma secretasi. Fino ad ora, la nostra comprensione del meccanismo in questione è stata carente. Ma con questo lavoro, i ricercatori dell'EPFL sono riusciti a fare un po' di luce su di esso, determinando come i composti farmacologici influenzano il gamma secretasi e la sua attività di taglio.


Nella maggior parte delle forme di Alzheimer, si formano quantità anormalmente grandi del lungo peptide amiloide 42, chiamato così perché contiene 42 aminoacidi. I composti farmacologici cambiano il punto dove il gamma secretasi taglia la proteina APP, producendo così peptide amiloide 38 invece del 42, che è più breve e non si aggrega in placche neurotossici.


Rispetto ai precedenti sforzi terapeutici, questa è un considerevole progresso. Nel 2010, gli studi clinici di fase III hanno dovuto essere abbandonati, perché il composto in fase di sperimentazione inibiva la funzione del gamma-secretasi su tutta la linea, implicando che l'enzima veniva disattivato anche nei processi di differenziazione cellulari essenziali, producendo effetti collaterali come nel sanguinamento gastrointestinale e nel cancro della pelle.


"Gli scienziati stanno cercando da oltre dieci anni di puntare il gamma secretasi per trattare l'Alzheimer", spiega Patrick Fraering, autore senior dello studio e docente Merck Serono di Neuroscienze all'EPFL. "Il nostro lavoro suggerisce che le molecole di nuova generazione, modulando piuttosto che inibendo l'enzima, potrebbero avere pochi, o nessun effetto collaterale. E' tremendamente incoraggiante".

 

Nuove scoperte sulle forme ereditarie della malattia

Durante la loro ricerca, gli scienziati hanno anche individuato le possibili cause di alcune forme ereditarie dell'Alzheimer. Questa forma ad insorgenza precoce della malattia, può comparire già a 30 anni di età, con un'aspettativa di vita di pochi anni. Gli esperimenti in vitro e le simulazioni numeriche indicano che nei pazienti ad esordio precoce, le mutazioni nel gene della proteina APP modificano il modo con cui l'APP è tagliato dall'enzima gamma-secretasi. Ciò si traduce in una sovrapproduzione di peptide amiloide 42, che poi si aggrega in placche amiloidi.


Questa ricerca chiarisce molto di quello che ancora non sappiamo dell'Alzheimer. "Abbiamo ottenuto una straordinaria conoscenza di come il gamma secretasi può essere modulato", spiega il co-autore Dirk Beher, dirigente scientifico di Asceneuron, una nuova unità della Merck Serono, divisione biofarmaceutica della Merck KGaA di Darmstadt in Germania. "Questa conoscenza sarà preziosa per sviluppare farmaci ancora più mirati per combattere la malattia".

 

 

 

 

 


Fonte: Ecole Polytechnique Fédérale de Lausanne. Articolo originale scritto da Lionel Pousaz.

Riferimento: Mitko Dimitrov, Jean-René Alattia, Thomas Lemmin, Rajwinder Lehal, Andrzej Fligier, Jemila Houacine, Ishrut Hussain, Freddy Radtke, Matteo Dal Peraro, Dirk Beher, Patrick C. Fraering. Alzheimer’s disease mutations in APP but not γ-secretase modulators affect epsilon-cleavage-dependent AICD production. Nature Communications, 2013; 4 DOI: 10.1038/ncomms3246

Pubblicato in Science Daily (> English version) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X. I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari proposti da Google sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.

Sostieni l'Associazione; una donazione, anche minima, ci aiuterà ad assistere malati e famiglie e continuare ad informarti. Clicca qui a destra:

 


 

 

Notizie da non perdere

Convalidare il sentimento aiuta meglio di criticare o sminuire

30.03.2020 | Ricerche

Sostenere i tuoi amici e la famiglia può aiutarli a superare questi tempi di incertezza...

Paesi asiatici assistono gli anziani in modo diverso: ecco cosa possiamo impar…

28.10.2020 | Esperienze & Opinioni

A differenza dei paesi occidentali, le culture tradizionali asiatiche mettono un forte a...

I possibili collegamenti tra sonno e demenza evidenziati dagli studi

24.11.2017 | Ricerche

Caro Dottore: leggo che non dormire abbastanza può aumentare il rischio di Alzheimer. Ho avuto pr...

Perché dimentichiamo? Nuova teoria propone che 'dimenticare' è in re…

17.01.2022 | Ricerche

Mentre viviamo creiamo innumerevoli ricordi, ma molti di questi li dimentichiamo. Come m...

Svolta per l'Alzheimer? Confermato collegamento genetico con i disturbi i…

26.07.2022 | Ricerche

Uno studio eseguito in Australia alla Edith Cowan University (ECU) ha confermato il legame tra Alzhe...

Microglia: ‘cellule immunitarie’ che proteggono il cervello dalle malattie, ma…

28.05.2020 | Esperienze & Opinioni

Sappiamo che il sistema immunitario del corpo è importante per tenere tutto sotto controllo e per...

Flusso del fluido cerebrale può essere manipolato dalla stimolazione sensorial…

11.04.2023 | Ricerche

Ricercatori della Boston University, negli Stati Uniti, riferiscono che il flusso di liq...

Sintomi visivi bizzarri potrebbero essere segni rivelatori dell'Alzheimer…

1.02.2024 | Ricerche

Un team di ricercatori internazionali, guidato dall'Università della California di San F...

La lunga strada verso la demenza inizia con piccoli 'semi' di aggreg…

20.11.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) si sviluppa nel corso di decenni. Inizia con una reazione a c...

Infezione cerebrale da funghi produce cambiamenti simili all'Alzheimer

26.10.2023 | Ricerche

Ricerche precedenti hanno implicato i funghi in condizioni neurodegenerative croniche co...

Con l'età cala drasticamente la capacità del cervello di eliminare le pro…

31.07.2015 | Ricerche

Il fattore di rischio più grande per l'Alzheimer è l'avanzare degli anni. Dopo i 65, il rischio r...

Dott. Perlmutter: Sì, l'Alzheimer può essere invertito!

6.12.2018 | Ricerche

Sono spesso citato affermare che non esiste un approccio farmaceutico che abbia un'effic...

Nuova terapia che distrugge i grovigli di tau si dimostra promettente

30.09.2024 | Ricerche

Degli scienziati hanno sviluppato potenziali terapie che rimuovono selettivamente le proteine ​​t...

Identificazione dei primi segnali dell'Alzheimer

7.03.2022 | Ricerche

Un team multidisciplinare di ricerca, composto da ricercatori del progetto ARAMIS, dell...

Capire l'origine dell'Alzheimer, cercare una cura

30.05.2018 | Ricerche

Dopo un decennio di lavoro, un team guidato dal dott. Gilbert Bernier, ricercatore di Hô...

Interleuchina3: la molecola di segnalazione che può prevenire l'Alzheimer…

20.07.2021 | Ricerche

Una nuova ricerca su esseri umani e topi ha identificato una particolare molecola di seg...

Variante della proteina che causa l'Alzheimer protegge dalla malattia

15.02.2021 | Ricerche

Le scoperte di un nuovo studio sul morbo di Alzheimer (MA), guidato da ricercatori dell...

Pensaci: tenere attivo il cervello può ritardare l'Alzheimer di 5 anni

21.07.2021 | Ricerche

Mantenere il cervello attivo in vecchiaia è sempre stata un'idea intelligente, ma un nuo...

Ritmi cerebrali non sincronizzati nel sonno fanno dimenticare gli anziani

18.12.2017 | Ricerche

Come l'oscillazione della racchetta da tennis durante il lancio della palla per servire un ace, l...

Nuovo farmaco previene le placche amiloidi, un segno specifico di Alzheimer

8.03.2021 | Ricerche

Le placche di amiloide sono caratteristiche patologiche del morbo di Alzheimer (MA): son...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

We use cookies

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.