Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Le connessioni tra Alzheimer e sindrome di Down

Esiste un legame tra la sindrome di Down e Alzheimer?

Secondo Michael Rafii, direttore della Memory Disorders Clinic dell'Università della California di San Diego "le persone con sindrome di Down rappresentano la più grande popolazione mondiale di individui predisposti al morbo di Alzheimer (MA). All'età di 40 anni, il 100% degli individui con sindrome di Down ha la patologia di MA nel cervello".


Negli Stati Uniti ogni anno nascono circa 6.000 bambini con sindrome di Down, che insorge quando un individuo ha una copia extra, completa o parziale, del cromosoma 21, e i tratti fisici comuni includono un tono muscolare basso, statura ridotta e inclinazione verso l'alto degli occhi. Un individuo con sindrome di Down può possedere queste caratteristiche a diversi livelli, o forse non averli affatto.


La presenza di una copia extra del cromosoma 21 è legata al MA in quanto uno dei geni del cromosoma 21 controlla la produzione di amiloide, la proteina che forma le placche appiccicose associate al MA. Con una dose extra del gene in ogni parte del loro corpo, gli individui con sindrome di Down iniziano presto a creare amiloide.


Quindi, a causa di questa amiloide extra nel corpo, svilupperà problemi con il pensiero e la memoria quando arriva a 60 anni. In passato, si credeva che fosse raro che una persona con sindrome di Down vivesse abbastanza a lungo da subire la demenza; tuttavia, il miglioramento dei trattamenti medici implica che le persone con il disturbo vivono spesso oltre i 60 anni.


Il 100% delle persone con sindrome di Down sviluppa placche e grovigli simili al MA nel cervello, ma solo circa il 50% sviluppa la malattia. Questo mistero del perché solo la metà degli individui lo sviluppa lascia perplessi scienziati e ricercatori.


È estremamente utile per i ricercatori e i medici delle persone con sindrome di Down avere una base, cioè avere una buona descrizione e comprensione delle capacità della persona e di ciò che l'individuo è in grado di fare al suo meglio, come base di confronto per i cambiamenti che avvengono man mano che l'individuo cresce.


Le informazioni di base per tutto il corso dell'età adulta includono il rilevamento delle competenze minime di auto-cura, delle conquiste personali, dei traguardi scolastici e lavorativi, dei talenti, delle competenze e degli hobby. Se l'individuo mostra un cambiamento rispetto alla memoria o al funzionamento di base, è importante consultare il medico di famiglia per valutare la presenza di altre condizioni potenzialmente curabili o correggibili o del MA.


I ricercatori di Alzheimer dell'UCSD stanno cercando trattamenti farmacologici per curare precocemente gli individui, anni prima che appaiano i sintomi del MA. Poiché l'approccio è difficile da testare in quanto non c'è modo di sapere chi svilupperà la malattia, stanno esaminando persone con sindrome di Down, che hanno la quasi certezza di sviluppare la malattia, per fare la differenza nella ricerca.


Ulteriori ricerche sui collegamenti tra MA e sindrome di Down sono condotte al Linda Crnic Center for Down Syndrome dell'Università del Colorado di Denver, in cui il ricercatore principale, dott. Huntington Potter, è dell'opinione che "il MA è una forma di sindrome di Down".

 

 

 


Fonte: Dana Territo in The Advocate (> English) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Copyright: Tutti i diritti di testi o marchi inclusi nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer OdV di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

5 tipi di ricerca, sottostudiati al momento, potrebbero darci trattamenti per …

27.04.2020 | Esperienze & Opinioni

Nessun ostacolo fondamentale ci impedisce di sviluppare un trattamento efficace per il m...

IFITM3: la proteina all'origine della formazione di placche nell'Alz…

4.09.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) è una malattia neurodegenerativa caratterizzata dall'accumulo...

I dieci fattori legati a un aumento del rischio di Alzheimer

27.07.2020 | Esperienze & Opinioni

Anche se non c'è ancora alcuna cura, i ricercatori stanno continuando a migliorare la co...

Sciogliere il Nodo Gordiano: nuove speranze nella lotta alle neurodegenerazion…

28.03.2019 | Ricerche

Con un grande passo avanti verso la ricerca di un trattamento efficace per le malattie n...

Districare la tau: ricercatori trovano 'obiettivo maneggiabile' per …

30.01.2019 | Ricerche

L'accumulo di placche di amiloide beta (Aβ) e grovigli di una proteina chiamata tau nel ...

Cerca il tuo sonno ideale: troppo e troppo poco legati al declino cognitivo

28.10.2021 | Ricerche

Come tante altre cose buone della vita, il sonno fa meglio se è moderato. Uno studio plu...

Scoperta inaspettata: proteine infiammatorie possono rallentare il declino cog…

5.07.2021 | Ricerche

Finora la ricerca aveva collegato l'infiammazione al morbo di Alzheimer (MA), però scien...

Svolta per l'Alzheimer? Confermato collegamento genetico con i disturbi i…

26.07.2022 | Ricerche

Uno studio eseguito in Australia alla Edith Cowan University (ECU) ha confermato il legame tra Alzhe...

Scoperta importante sull'Alzheimer: neuroni che inducono rumore 'cop…

11.06.2020 | Ricerche

I neuroni che sono responsabili di nuove esperienze interferiscono con i segnali dei neu...

Rivelato nuovo percorso che contribuisce all'Alzheimer ... oppure al canc…

21.09.2014 | Ricerche

Ricercatori del campus di Jacksonville della Mayo Clinic hanno scoperto...

Menopausa precoce e terapia ormonale ritardata alzano il rischio di Alzheimer

17.04.2023 | Ricerche

Le donne hanno più probabilità degli uomini di sviluppare il morbo di Alzheimer (MA), e ...

Studio dimostra il ruolo dei batteri intestinali nelle neurodegenerazioni

7.10.2016 | Ricerche

L'Alzheimer (AD), il Parkinson (PD) e la sclerosi laterale amiotrofica (SLA) sono tutte ...

Falsi miti: perché le persone sono così pessimiste sulla vecchiaia?

4.06.2020 | Esperienze & Opinioni

Non smettiamo di giocare perché invecchiamo, ma invecchiamo perché smettiamo di giocare ...

Perché le cadute sono così comuni nell'Alzheimer e nelle altre demenze?

4.09.2020 | Esperienze & Opinioni

Le cadute hanno cause mediche o ambientali

Una volta che si considerano tutte le divers...

Capire l'origine dell'Alzheimer, cercare una cura

30.05.2018 | Ricerche

Dopo un decennio di lavoro, un team guidato dal dott. Gilbert Bernier, ricercatore di Hô...

Cervello del toporagno si restringe in inverno e rinasce in estate: c'è q…

10.09.2025 | Ricerche

I toporagni comuni sono uno dei pochi mammiferi noti per restringere e far ricrescere in...

'Scioccante': dopo un danno, i neuroni si auto-riparano ripartendo d…

17.04.2020 | Ricerche

Quando le cellule cerebrali adulte sono ferite, ritornano ad uno stato embrionale, secon...

Il Protocollo Bredesen: si può invertire la perdita di memoria dell'Alzhe…

16.06.2016 | Annunci & info

I risultati della risonanza magnetica quantitativa e i test neuropsicologici hanno dimostrato dei...

Perché vivere in un mondo ‘incredibilmente tossico’ aumenta il rischio di Alzh…

6.05.2020 | Denuncia & advocacy

Sei preoccupato per la minaccia del morbo di Alzheimer (MA), e ti stai chiedendo che cos...

I possibili collegamenti tra sonno e demenza evidenziati dagli studi

24.11.2017 | Ricerche

Caro Dottore: leggo che non dormire abbastanza può aumentare il rischio di Alzheimer. Ho avuto pr...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)